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29-12-2005, 22.01.37 | #9 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Re: Re: meditazione...?
Citazione:
Puoi osservare dal tuo pacifico centro (IO o Consapevolezza o Saksin nelle Upanishad - Testimone Silenzioso) i pensieri...senza seguirli, senza farti trasportare, senza entrare nel giudizio (attrazione-repulsione-indifferenza)....cade cosi l'identificazione nella conoscenza di tipo discorsivo, il pensiero separativo ...ovvero l'EGO. Questo e' un modo di meditare. Vi e' un altro modo, che e' quello di dimorare nella pura Consapevolezza...e' un guardare, un Vedere....chiamato Contemplazione..... SAT CIT ANANDA CIT e' la Consapevolezza, o IO...ANANDA e' la cartatteristica dell'Energia, di cui fanno parte i pensieri....ma questo accade alla fine e se deve accadere. Ovvero la Realta ti appare come SAT CIT ANANDA. (Non c'e' nessuna fusione con Dio, non c'e' nessun uomo che diventa Dio....ma questo e' un altro discorso.) |
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30-12-2005, 12.58.00 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-04-2005
Messaggi: 141
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Re: Re: Re: meditazione...?
Citazione:
La qualità sat cit ananda mi è familiare dalla bhakti, è riferita al mondo spirituale e quindi anche alla Persona suprema (Dio), ma – attenzione! – non è una meta di per sé, perché nella bhakti la meta è fusa col mezzo. Ora non voglio fare paragoni, la mia scelta l’ho già fatta ed è rispondente in pieno a ciò che ho sempre desiderato, sono solo incuriosito dalla meditazioine sul vuoto, cioè sgombrarsi dai pensieri, non seguirli né farsi trasportare od entrare nel giudizio, che produce l’abbandono dell’EGO. Ti sembreranno domande od osservazioni banali e/o superficiali, ma mi sembra un fatto innaturale non pensare, si pensa anche quando si dorme, intendo dire che c’è sempre un’attività elettrica del cervello, cui corrispondono pensieri, non mi dirai che il raggiungimento dello stato di consapevolezza passa attraverso l’elettroencefalogramma piatto! Scusa, ho avuto una punta di ironia, credo che non sia proprio così, però, non conoscendo bene il processo, mi sono permesso una battuta. Continuando, una persona normale ha preoccupazioni, emozioni, aspettative e quant’altro: non si sogna neppure di abbandonare tutto questo per raggiungere la consapevolezza, non ci riuscirebbe comunque, e poi la consapevolezza – cioè il contemplare privi di qualsiasi emozione – a cosa dovrebbe servire o dove dovrebbe portare? Per quale ragione devo abbandonare il mondo dove vivo? Hic manebimus optime, direbbero i latinorum, è un obiettivo che non mi interessa e poi nelle pratiche spirituali non trovo opportuno avere obiettivi, come dicevo prima, obiettivo e mezzo per raggiungerlo devono essere fusi per determinare continuità d’azione. Insomma ho l’impressione che col raggiungimento della Consapevolezza si ottenga tutt’al più uno stato temporaneo di calma, ma è una calma innaturale, indotta e forse illusoria. Illusoria nel senso che sembra un obiettivo che ci si da per sfuggire alle proprie responsabilità oppure per trovare tranquillità nei momenti di esasperazione: non è questo che io intendo per percorso spirituale. Il percorso spirituale, per me, è qualcosa di coinvolgente, anima e cuore, ed è qui che trovo sac cit ananda, la trascendenza in poche parole, utilizzando i miei “pensieri” e non disincentivandoli, caricandomi di responsabilità e non esautorandomi, e verificando il tutto con una onesta introspezione. Questo processo mi apre al mondo (amore o misericordia verso il prossimo, ecc.), non costituisce in alcun modo una nicchia di salvataggio per me solo. |
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