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Vecchio 20-10-2005, 13.30.58   #1
Yam
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Ram Tzu (Advaita Contemporaneo)

Dal punto di vista della comprensione ultima, cioè che tutto ciò che è, è Consapevolezza, tutte le apparizioni manifeste in Consapevolezza, tutti i cosiddetti individui sono mere apparizioni che emergono nella Consapevolezza. Esse sono espressioni della Consapevolezza. In termini visivi tu puoi immaginare la Consapevolezza come una grande palla di argilla, perché la palla di argilla è tutto ciò che c'è, è un'unità. Eppure da essa emergono tutti questi meccanismi corpo-mente che hanno nomi come Bill o Karen o Abdul. Quando essi emergono noi diciamo che sono nati. La ragione dell'utilità di questa immagine è che la connessione tra ciò che è nato e la Consapevolezza dalla quale nasce è visivamente intatta. Nel mondo c'è l'apparenza di tutte queste entità separate che camminano intorno. La loro connessione con la Sorgente non è veramente vista. Quando viene capito che vi è questa connessione sottostante che tutto nasce da questa Unità ed è solamente un aspetto dell'Unità allora si vede come ognuna di queste forme è una nascita temporanea attraverso cui vari eventi accadono, e attraverso cui sono contenuti esperienze, emozioni, pensieri e memorie. Alla fine della sua lunghezza avviene la morte, ciò che chiamiamo morte, che è il ritorno di tutti questi elementi alla Sorgente. E' la caduta di ciò che è nato e quindi tutti gli elementi composti "ritornano" alla fonte dalla quale non si sono mai allontanati. Ora non sono più differenziati in alcun modo. Tutti questi pensieri, esperienze, memorie, tutte queste caratteristiche ritornano in quell'insieme di indifferenziata Consapevolezza.

Ram Tzu
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Vecchio 20-10-2005, 15.02.40   #2
oizirbaf
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per saperne di più sull'Advaita Vedanta

La coscienza parla, di Ramesh Balsekar
di Toshan Ivo Quartiroli


Ramesh Balsekar è uno degli ultimi rappresentanti della corrente dell'ADVAITA VEDANTA, la filosofia mistica indiana della non-dualità. L'Advaita Vedanta, pur di origini antiche, ha ritrovato un forte interesse negli ultimi decenni, in particolare tra i ricercatori occidentali.

La linea da cui proviene Ramesh Balsekar è pura Advaita. Il suo maestro era Nisargadatta Maharaj, a sua volta discepolo di Ramana Maharshi. Il curatore e compilatore, nonché editore americano di La coscienza parla è Wayne Liquorman, alias RAM TZU, nome con cui ha firmato il suo primo libro. Wayne, americano, è stato affascinato e catturato dagli insegnamenti di Ramesh dopo diciannove anni di alcoolismo. Questi anni Ramesh li ha definiti la sua molto particolare sadhana. Dopo un periodo di intensa vicinanza a Ramesh, Wayne si è illuminato ed ora è un maestro riconosciuto da Ramesh che tiene a sua volta satsang e insegnamenti pubblici. L'Advaita, come con altri maestri indiani (in particolare con Poonja), si è diramata in occidente ed è ora rappresentata da autentici maestri locali.

La coscienza parla è scritto nella forma di domande e risposte. Uomo di grande cultura e di sofisticate capacità comunicative, Ramesh è in grado di rivolgersi anche alle menti più esigenti. Tuttavia, l'essenza del suo messaggio è sorprendentemente semplice: "Una cosa che mi ero sempre preoccupato di assicurare ai partecipanti dei seminari e dei ritiri è che non voglio vendere niente né nessuno. Poi, di colpo, capii che non è vero. In realtà vendo una cosa che non è niente, nell'interesse dell'Entità Divina che di fatto è una non entità, e quindi di nuovo niente. L'assurdità è che vendo questo niente a voi, che siete tutti niente! Questa è la burla. Ma, finché la burla non è vista come tale, può essere una faccenda realmente tragica."

Suona un po' come Matrix? Beh, non è finito. Ramesh afferma che non vi è né nascita né morte, non c'è né un ricercatore né tantomeno alcunché da ricercare, non è mai accaduto nulla, non vi è mai stata alcuna creazione e le persone sono "organismi corpo-mente". Negatività? No, piuttosto la nobile via della negazione, neti neti, non questo, non questo. Tagliare, togliere e scavare il falso fino ad arrivare al nucleo inalterabile: "Tutto ciò che c'è, è Coscienza", il messaggio che Ramesh non si stanca di ripetere.

Secondo Ramesh il cercatore non deve interferire con il processo di trasformazione, non deve cercare di correggere né alterare la sua vita. Deve continuare come ha sempre fatto. L'enfasi qui è sull'attitudine del cercatore che, nel processo stesso di ricerca, rafforza la stessa entità individuale che è l'ostacolo alla "sua" liberazione.
I messaggi dell'Advaita, pur profondi ed affascinanti, sono una medicina per cavalli. Facilmente possono essere interpretati e impossessati dall'ego che, all'udire che non esiste un responsabile delle proprie azioni e che queste semplicemente accadono, potrebbe giustificare in modo acritico e passivo i propri e altrui comportamenti. Ogni messaggio di verità e di trasformazione verrà incanalato dall'ego a suo comodo (l'ego non mollerà mai di sua spontanea volontà e tenterà sempre di cambiare le carte in tavola); i particolari concetti dell'Advaita, se innestati nel nostro inconscio collettivo che ha portato spesso alle strade senza uscita del cinismo e del nichilismo, potrebbero deresponsabilizzare il ricercatore non maturo. Ma Ramesh è ben lontano dal fatalismo o dal nichilismo; se le azioni "semplicemente accadono" senza che vi sia colui che agisce, ma solo reazioni del cervello agli stimoli esterni, da una parte ci provoca le vertigini togliendoci l'identificazione con la nostra illusione di essere artefici delle nostre azioni, ma dall'altra ci dice che siamo a nostra volta Coscienza.

Analogamente, sentirsi dire che siamo già illuminati e che non vi è nulla che si possa fare per produrre lo stato di illuminazione, potrebbe incoraggiare una fine prematura della ricerca nell'illusione di essere già arrivati. Ritengo verosimile che i tempi siano particolarmente fertili per la ricerca di sé, ma talvolta non posso fare a meno di nutrire un certo scetticismo di fronte al numero di neo-illuminati (prevalentemente dalla tradizione advaita) a cui assistiamo negli ultimi anni.

Mi sembra di sentire Ramesh affermare che il mio meccanismo corpo-mente è stato semplicemente progettato per portare un certo grado di scetticismo in questa fase della mia ricerca. E' possibile, ci sono buoni motivi "meccanici" per ciò: se aggiungo i condizionamenti cristiani sul libero arbitrio, a quelli della società capitalista sull'essere identificati con il "fare", a quelli di una società che dà valore alle scelte e alla libertà individuali (spesso individualistiche) e infine a quelli sociali-politici sul voler migliorare attivamente il mondo, non mi stupisco di sentire un certo disagio. Le parole di Ramesh rimuovono nientemeno che l'individuo dal palco in cui si svolgono le azioni. Il disagio forse è "solo" il rifiuto dell'ego che non accetta di essere sminuito nel suo "fare" e nel suo decidere "liberamente".

Comunque sia, parto da dove mi trovo, qui e ora. Questo meccanismo corpo-mente che scrive, in questa particolare situazione geografica e storica, considerando i suoi condizionamenti personali e collettivi, sente che la nostra epoca necessita di agire nel mondo "là fuori", tanto quanto "qui dentro" e teme che Ramesh possa venire equivocato portando a una non-azione fatalistico. Mentre scrivo mi rendo conto che la distinzione del "fuori" e "dentro" ha senso solo nello stato di dualità. C'è poco da fare, cercare di mettersi con l'Advaita a parole è come pigiare sull'acceleratore quando si ha la macchina impantanata.

L'incontro con la Consapevolezza, il riconoscere i nostri condizionamenti meccanici, ci pone al di là degli stessi e ci porta ad un livello di consapevolezza più profondo (o più elevato per preferisce il "su" al "giù"). In questi lampi di intuizione possiamo avvicinarci a ciò che afferma Ramesh: Tutto ciò che c'è, è Coscienza.

da: http://www.innernet.it/geoxml/getcon...B9FE368%7D.htm
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Vecchio 20-10-2005, 15.25.14   #3
oizirbaf
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... segue

(Y)am in : http://www.meditare.it/forum/phpbb2/...pic.php?t=1469

Se l’acqua gela, diviene ghiaccio, ma l’acqua non è sparita. Allo stesso modo, se il ghiaccio si scioglie è forse sparito? Sicuramente no; si è soltanto convertito in acqua. L’acqua appare come ghiaccio, e il ghiaccio appare come acqua. L’acqua è ghiaccio, e il ghiaccio è acqua.



Lo stesso succede con l’energia e la massa. L’energia appare come massa e la massa appare come energia. Essi sono uno e il medesimo. Quanto scoperto prima con la teoria della relatività, vale anche per la teoria dei quanti, teoria che prosegue, concludendola, l’opera di Einstein. Cosa accade durante tale conversione? Noi pensiamo che quando l’acqua diviene ghiaccio, l’acqua sia sparita e si sia prodotto il ghiaccio. In realtà l’acqua non è sparita; si è solo trasformata (non-estinzione). Il ghiaccio non è stato perciò creato (non-creazione). L’acqua ha soltanto cambiato forma, convertendosi in qualcosa d’altro. Questo è un buon esempio di non-creazione, non-estinzione.



Ben versati nel pensiero tradizionale del Buddhadharma e nell’insegnamento della non–produzione, non-estinzione e non aumento, non decremento, i fisici giapponesi non si sorpresero più di tanto riguardo tali scoperte nella fisica atomica e nella teoria dei quanti. I fisici occidentali, invece, non familiari con il pensiero e la terminologia buddista, pensarono di aver trovato qualcosa di sbalorditivo. In realtà non avevano scoperto altro se non quello che il Buddha aveva intuito migliaia di anni fa. La differenza stà semplicemente nella terminologia.
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Vecchio 20-10-2005, 15.47.40   #4
fallible
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una riflessione

Secondo Ramesh il cercatore non deve interferire con il processo di trasformazione, non deve cercare di correggere né alterare la sua vita.

Ieri lasciandomi condurre attraverso astrazioni mentali riguardo alla interconnesione e alla manifestazione imparmanente in cui mi manifesto ho "visto" come in parte sia esperimentatore (cercatore) osservatore e in parte "fattore" dell' impermanenza, questo mi ha lasciato un pò perplesso! spero di aver reso chiaro il concetto
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Vecchio 20-10-2005, 17.06.19   #5
Mirror
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Un maestro Advaita Contemporeaneo

Poonja è un maestro Advaita contemporaneo, da alcuni anche chiamato "non guru del non culto del non metodo".
Quello riportato sotto è un estratto di uno dei suoi dialoghi con un ricercatore "spirituale".

Questo pezzo è anche una replica di un post fatto nel forum del topic "non guru del non culto del non metodo" nella sezione degli articoli tratti dal sito.
Mi è sembrato interessante e pertinente replicarlo anche in questo Trehad, per offrire ulteriori spunti alla discussione e stimolare eventuali interventi a proposito.


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D. Qual è il rapporto con chi ti fa vedere la corda che prendevi per un serpente?

P.(Poonjia) E'il dito che indica la luna. Se guardi solo il dito non
vedrai la luna.

D. Può esserci il desiderio che costui cammini insieme a noi, per
indicarci i serpenti e le corde?

P. Devi procedere da solo.
Completamente solo. Nessun altro lo può fare per te.
Questo cammino non è una via tracciata, in cui qualcun altro ti può guidare.
Non hai bisogno d'aiuti, e non c'è nessuna via.
Le vie tracciate appartengono al passato.
Getta via le strade ed i sentieri, e non fatti guidare da nessuno.
Le vie sono solo immaginazioni del passato o del futuro.
Rimuovi tutte le immaginazioni del passato e del futuro, e dove sei?

D. Cosa dire di tutti questi guru che fanno più male che bene?

P. Ci sono due diversi gruppi. Quante pecore, capre, maiali e bufali hai visto venendo qui in India?
Questo è il primo gruppo.
Ma quanti leoni? I leoni sono il secondo gruppo. Finchè ci saranno
pecore, ci saranno pecorai.
Ma quanti leoni addomesticati hai visto?

D. L'obbedienza al maestro è un modo per affrontare l'io e i desideri personali?

P. Così afferma la tradizione: Per tenere lontano l'io devi obbedire a un maestro.
Ma questo maestro non è altro che il tuo stesso Sé.
Devi obbedienza a ciò che stai cercando.
UN VERO MAESTRO NON PRETENDE OBBEDIENZA DA NESSUNO!
Se hai un io, deve essere portato ad arrendersi da un'autorità più alta.
Se non ce l'hai, non hai bisogno di obbedire a nessuno.
Se ti serve un aiuto per cancellare questo mostro, devi affidarti ad un' autorità che lo prenda in custodia.
Ma se non hai un io, non ti serve nessun maestro.
Il maestro deve essere il tuo stesso Sè.
Credo che la tua domanda non si riferisca ad un maestro, ma ad un predicatore.
Un maestro è un illuminato che mette in grado gli altri di illuminarsi.
Una candela ha una fiamma, e ogni altra candela che vi venga accostata si accenderà come la prima.
Se un maestro non ti dà l'illuminazione è un predicatore, non un
maestro.
Oggigiorno è molto difficile trovare un maestro.
Ci sono soprattutto predicatori.
Un vero maestro non ha un insegnamento, semplicemente ti informa che tu non sei diverso da lui, dal Sè.
Tu sei già Quello! Che cosa resta da insegnare?
Il maestro ti dice che lo sei già.
Un maestro deve essere capace di farti capire che lo sei già, e che quindi non devi più cercare.
Tu sei già Quello! Tu sei già libero!
La verità ultima è che non c'è maestro, non c'è insegnamento, non c'è studente

Tratto da: "SVEGLIATI E RUGGISCI" di Poonja
Ubaldini Editore-Roma

Ultima modifica di Mirror : 20-10-2005 alle ore 17.10.42.
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Vecchio 20-10-2005, 20.20.07   #6
Mistico
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...Un vero maestro non ha un insegnamento, semplicemente ti informa che tu non sei diverso da lui, dal Sè.
Tu sei già Quello! Che cosa resta da insegnare?
Il maestro ti dice che lo sei già.
Un maestro deve essere capace di farti capire che lo sei già, e che quindi non devi più cercare...
E pensare che mi hanno fatto perdere un sacco di tempo a scuola!!!!!

In effetti, tutto quello che adesso so, è quello che a scuola negavano.

E perciò, come sempre, ...ABBASSO LA SCUOLA! Bruciamo tutti i libri!
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Vecchio 21-10-2005, 08.43.27   #7
il pensiero
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Sono certo che qui s’infinocchia!

Sono alla ricerca di un maestro!
Qualcuno vuol farmi da maestro?

Sono in attesa di un maestro!

Avanti il più coraggioso dei maestri!
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Vecchio 21-10-2005, 08.57.21   #8
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Re: Sono certo che qui s’infinocchia!

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Sono alla ricerca di un maestro!
Qualcuno vuol farmi da maestro?

Sono in attesa di un maestro!

Avanti il più coraggioso dei maestri!




Povero J. Krishnamurti, se questi sono...i frutti.

Però il pensiero che arriva spesso a sproposito può diventare, per tutti, strumento utile per esercitare...le importanti virtù della pazienza e temperanza...

E vai pensiero a fare...il tuo mestiere.

Ultima modifica di Mirror : 21-10-2005 alle ore 09.13.58.
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Vecchio 21-10-2005, 09.24.43   #9
il pensiero
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Avanti un’altro!
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Vecchio 21-10-2005, 09.29.01   #10
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Avanti un’altro!

Solo monotonia...pensiero negativo...nient'altro.
Altro che consapevolezza!
Epigono spuntato...che crede lui stesso di essere il maestro,
nascondendo l'intento.

Ultima modifica di Mirror : 21-10-2005 alle ore 09.37.03.
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