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24-01-2005, 15.23.06 | #42 | |
Sii cio' che Sei....
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Citazione:
Bello, mi piace. Diciamo che ci sono insight (che avvengono anche in pratiche di psicoterapia come la Gestalt - vedi scambio dei ruoli) o illuminazioni e che da li puo' scaturire un pensiero diverso, piu' collegato. Il desiderio nel Tantrismo e' la via...sembra paradossale. Il desiderio e' la testa il pensiero scollegato. Collegandolo a quel sentire, al testimone o osservatore interno, accade qualcosa. Questo il senso del Tantra. Quell'accadere si puo' chiamare amore. Per questo "fare l'amore" e' un momento di elezione nella pratica tantrica. Il desiderio (maschile, il vuoto) testimoniato (consapevolezza-femminile) si manifesta come Amore (l'energia). Altrimenti detto: vuoto-consapevolezza-energia o Satcitananda, o l'unione di Shiva con la Shakti che e' puro Amore. p.s.: Ho tradotto per i cafoni come me, che non riescono ad usare linguaggi semplici. |
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24-01-2005, 15.24.31 | #43 |
Ospite abituale
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Cerco di dipanare qualche matassa...
per adesso lasciamo stare il libero arbitrio... Per quanto riguarda la mia risposta era indirizzata a te e non a Catharsis (ho scritto solo che ero daccordo con la sua affermazione).... Per me etica vuol dire valore, modalità di condotta (esteriore ed interiore). Gyta: "Se il discorso è 'Uno' > cioè unità profonda dentro & fuori, interdipendenza, potenza della profonda comunicazione, possibilità di 'trasformazione' attraverso una coscienza (profonda)d'unità, l' 'etica' è -a mio avviso- nient'altro che una sorta di rivestimento peraltro pure alquanto soggettivo e/o di costume, ha senso parlare di 'etico' quando si tende al nocciolo?" Come si esplica questa trasformazione? Quando accennavo all'etica , lo intendevo nel senso di modalità del comportamento: come modalità di agire. L'etica, è vero, non è il nocciolo ma è la modalità con cui portiamo ad azione il nostro profondo sentire. L'etica rappresenta una serie di valori. Per certi versi quando parliamo dell'Uno parliamo anche dell'etica dell'Uno. Cerco si spiegarmi: Come agisce l'Uno?Perchè? Con quali presupposti - valori? In tal senso l'Uno sembrerebbe avere il valore della "comunicazione profonda dentro e fuori": questo concetto che tu esprimi e che già abbiamo discusso qualche post fa, presuppone un agire e l'agire porta con sè il valore. Qualsiasi agire che conduce con sè valore è etica. Questa potrebbe essere filosofia, è vero.....ma anche la filosofia può parlare del profondo sentire (anzi è stata la prima nella storia a farlo...). La comunicazione da anima ad anima è comunque un valore che presuppone certe modalità di condotta sia individuali che sociali. L'etica non è solo regola morale è anche la modalità con cui decidiamo di condurre la nostra vita. Non tutti hanno come valore quello della "comunicazione profonda dentro e fuori". Antepongono altri valori. (in tal senso un'etica dell'Uno sarebbe alquanto rivoluzionaria...) Hai scritto: "Sino a quando 'pensiero' e 'sentire' appariranno come realtà separate nel nostro essere non sarà possibile veramente nessuna cooperazione ad un comune obiettivo di 'benessere'..". Questa per me è l'etica dell'Uno. Perchè se, come dici tu: "'Uno' > cioè unità profonda dentro & fuori,interdipendenza, potenza della profonda comunicazione, possibilità di 'trasformazione' attraverso una coscienza (profonda)d'unità" non fosse anche valore per l'individuo e come tale condivisibile con l'altro, esso non potrebbe agire, cioè essere veramente. Parlare di etica e di estetica dell'Uno significa rispondere alle domande: quali valori ha "dietro" di sè questo sentire? Come agisce? In tal senso una etica ed estetica dell'Uno...che sono, secondo me,tra le facce del "nocciolo" a cui accennavi. Un saluto |
24-01-2005, 15.48.36 | #44 | |
Sii cio' che Sei....
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Citazione:
...e si chiama Amore |
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24-01-2005, 16.48.57 | #47 | ||
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Citazione:
L' 'agire' -a mio avviso- porta con sé il 'sentire', non la sua rappresentazione intellettuale.. Il 'valore' è accessorio del pensiero, non esattamente coscienza 'osservante', ed è in tal caso identificazione col pensiero concettuale sottostante di 'giusto' e 'sbagliato', altresì d'una 'modalità' esplicativa di 'giusto' e 'sbagliato', non quindi diretta esplicazione del 'sentire'.. Ognuno ha la sua strada per arrivare ad un medesimo punto.. Ma il concentrare l'attenzione ad uno 'scopo' che non sia il 'fine' stesso insito, porta ad una scissione reale profonda tra il 'sentire' (e la sua coerente esplicazione) ed il volere!!!! Il punto non è 'il volere' ma lo scendere più profondamente possibile al nocciolo del 'sentire' di modo che ogni azione risulti coscientemente coerente in sé stessa (non solo quindi 'logicamente-coerente' com'è e non potrebbe diversamente essere).. Il 'fare' una determinata cosa perché ci pare 'bella' non ci porta ad una coscienza profonda del nostro essere, ma ci ferma su di un terreno alquanto 'pericoloso' poiché ogni reale 'sentire' verrebbe passato sotto il vaglio della 'ragione-etica' e s'incaglierebbe ancor più in un gioco di maschere, mentre il reale obiettivo sarebbe lo sciogliere in profondità le maschere coprenti, per giungere in un 'luogo' dove 'io' - 'tu' si rivelano essere 'nomi' di una stessa entità (/di una stessa sottostante sostanziale realtà).. Può anche darsi che la spinta iniziale d'indagine possa verificarsi sotto il segno di un sentore di 'volontà etica', cioè ci indirizziamo verso una scoperta di noi stessi da un'esigenza in realtà non introspettiva ma come risposta iniziale ad un senso personale di malessere, di ingiustizia, di non-amore.. Quindi, parte/può partire da una superficie di problema etico-esistenziale, ma non ne è che la punta dell' iceberg.. Perciò la discussione è posta in 'spiritualità' e non in filosofia, poiché il fine vorrebbe essere quello di una presa di coscienza reale che non presuppone un precedente intellettuale-concettuale, ma solo una reale volontà-esigenza di mettersi in gioco completi, di auto-analisi, di specchio-reciproco.. Il punto sta in ciò che Yam rende bene in queste parole: Citazione:
Gyta |
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24-01-2005, 17.34.10 | #48 |
Ospite abituale
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Cara Gyta,
le tue considerazioni sono decisive nel separare quello che intendevo dire e quello che intendi dire tu. Specie in questa frase: "L' 'agire' -a mio avviso- porta con sé il 'sentire', non la sua rappresentazione intellettuale.. Il 'valore' è accessorio del pensiero, non esattamente coscienza 'osservante', ed è in tal caso identificazione col pensiero concettuale sottostante di 'giusto' e 'sbagliato', altresì d'una 'modalità' esplicativa di 'giusto' e 'sbagliato', non quindi diretta esplicazione del 'sentire'.." Quello che dici è sacrosanto, ma è anche ciò che ci "divide". Perchè il sentire, se non diviene volontà o anche rappresentazione intelettuale non diviene azione. Hai perfettamente ragione quando dici che qui c'è il pericolo di innestare una serie di maschere in cui il sentire verrebbe "vestito" dalla ragione etica. Ma......secondo me è un passo e un rischio necessario da assumere. L'importante è ci sia sempre la consapevolezza che l'intelettuale / concettuale non sia mai a-priori, ma a posteriori rispetto al sentire (come dici tu). L'azione ha bisogno della volontà e del Logos, purchè vengano a posteriori rispetto al sentire... Può sembrare orrido dal tuo punto di vista: ma il sentire ha anche bisogno di essere normato, di essere tradotto in pubblico, perchè l'azione necessita della collettività Qui innesto la considerazione estetica " ..Anche la persona più piccola può cambiare il corso del futuro " Ci eravamo risposti di si, perchè non è l'ambiente che performa l'individuo, ma l'incontrario... Ci eravamo risposti che "Lo spirito è ciò che anima l'azione.. e l'azione non è che conseguenza naturale di un sentire profondo che si esplica.." (tue parole) Avere la consapevolezza del nostro agire (con l'amico, la moglie, al lavoro, in pubblico, in tutte le situazioni della vita...) in un tal modo presuppone una estetica, cioè una concezione del rapporto e del relazionarsi che non ha eguali. Se tutti agissero in questo modo, non solo riusciremmo a cambiare il futuro, ma a creare un "uomo nuovo". Lo spirito ha bisogno del filosofico (diciamo del Logos) per agire.Questo, forse, è il punto che ci divide. Ciao |
24-01-2005, 18.49.28 | #49 | |||
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Citazione:
Mah.. secondo me è possibile che non c'intendiamo a causa del significato ampio della termini.. Secondo il mio personale modo d'intenderli affermo che il 'sentire' è 'volontà profonda' cui frutto obbligato è l'azione (visibile o meno) che a sua volta nient'altro è che 'anima'(nel senso di 'movimento' del 'sentire' /animare).. Citazione:
Importante è per me la coscienza di ciò che 'passa' >il pensiero intellettuale e le sue 'qualità' classificatorie Citazione:
Non mi riferisco al 'sentire' come sommatoria di emozioni confuse e latenti, ma ad un 'sentire(-coscienza)' depurato dall'egocentrismo in virtù d'un egoismo dove il 'mio' bene coincide con il 'bene-uomo'.. Che può anche vedersi sotto sorta di concetto intellettuale ma è in ultima ed unica istanza Realtà Profonda Sottostante dell'Essere (se vuoi aggiungici 'umano'= essere umano).. Al massimo puoi tacciarmi di abusata fede dionisiaca..-in senso lato- se proprio insisti Un abbraccio.. ! Gyta |
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25-01-2005, 10.08.51 | #50 |
Ospite abituale
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il linguaggio
Si Gyta,
stiamo parlando di termini talmente ampi che stiamo facendo il gioco delle matrioske (si scrive così?..). Anche se la mia idea di base è che per cambiare proprio il futuro non basta un profondo sentire che ci metta in comunicazione con l'altro. Sono daccordo che è la premessa, il fulcro della questione di cui abbiamo parlato... come dici tu è il nocciolo della questione: io cercavo di aggiungere polpa per farlo diventare un frutto. Ti saluto |