ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
16-03-2004, 18.17.55 | #25 |
SiamoUniciPezzi di N.. :D
Data registrazione: 23-08-2003
Messaggi: 426
|
Il puzzo di terror sacro, si sente da qui nelle vostre, di parole!
Ehi Cluney, una nota devo dare a sfavore di quel senso del sacro di cui parli, che lo senti così, quello sì, per la paura che a te è stata inculcata dalla tua cultura religiosa! Come mai a me ora fa solo ridere quando entro in ‘luoghi sacri’ visto che so tutto quello che c’è dietro? E come mai lo sento nella pancia e nel sangue, nei capelli, nei genitali anche, se in qul luogo per caso c’è una bella donna che ancora non è stata completamente condizionata e ci scappano sguardi complici? C’entra il meraviglioso e incodizionabile corpo, incorruttibile anche dal punto di vista rovesciato (ma è quello dritto) dei manipolatori spirituali. E stai pur certissimo che i miei sensi, proprio così ben preservati e rimasti puri dalla contaminazione ‘diafana’ e sterile dei bigottismi che temono il fremere di un seno e il senso della virilità più piena, godono del BELLO reale davanti la natura, poiché è natura anche l’essere umano e quel suo corpo che è CARNOSO e non un esile sospirino di terrore ‘per amor del sacro’…e Cluney.., mi dispiace per te e per tutti quelli che applaudono alle tue parole e che pregano buttando via il loro tempo ad autoipnotizzarsi con tali stupidaggini. L’energia concreta dell’essere non ha bisogno della spazzatura che per secoli gli è stata inculcata con questi lavaggi di cervello che incutono paura col meccanismo CATTIVO di punizione-ricompensa. E ancora, sai che su questo argomento tempo fa su questo sito incontrai un tale, Il RE, che disse che noi, quelli come me o Dunadan, avevano solo paura e che se avessimo detto un solo ‘Sì’ lui ci avrebbe PRESO l’anima dimostrandoci quindi che essa c’è. Lo sai cosè successo? Non so se ci sono ancora i messaggi relativi e non ricordo in quale sezione, ma io gli risposi ‘Sì’, con annessi e connessi, chiaro. Beh.., io sono sempre il solito, ancora più potente di prima, Sté-Tonante, Sté-Mpetuoso, Arago-Sté, Signore degli Snelli, ma non di anima, bensì di corpo! E se ti può servire un appunto di comicità per dimostrarti che non c’è paura in me sennon quella naturale dell’organismo, ti dico anche che puoi tu personalmente dannarmi per 2 eternità, o per l’eternità al quadrato, visto che io non sono neanche uno Spirito Libero, bensì un Corpo Sciorto,
|
16-03-2004, 19.03.46 | #26 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2003
Messaggi: 876
|
l'anima ?
boh...
se tu vuoi che esista esiste un pò come per tutte le altre cose dell'uomo non mi sembra molto complicato certo che se però vuoi complicare il tutto non sarà difficile nemmeno questo ... e per tutto il resto mi trovo abbastanza in sintonia col ste-detonante a me cimiteri o chiese non comunicano nulla di nulla angeli e demoni mi stanno simpatici come i folletti e le streghe e non temo il buio,né la luce perchè dovrei ? sono vivo e sto bene e la Natura è molto generosa con chi la ama wahankh . |
16-03-2004, 19.30.20 | #27 | |
Ospite
Data registrazione: 12-03-2004
Messaggi: 16
|
Re: Il puzzo di terror sacro, si sente da qui nelle vostre, di parole!
Citazione:
Non parlavo con te, ma con Dunadan... esiste una fondamentale differenza tra voi due... lui dice di non credere, ma in realtà è spinto da un bisogno di conoscere, di capire, di comprendere...ha un'intelligenza viva ed audace....e per lui il passo di rendersi conto che la Verità è altrove è molto più breve di quanto immagina...lui ha ancora una speranza di capire...e prima o poi capirà.. ma tu, amico esplosivo, come tu stesso hai scritto, ti muovi solo in virtù dei tuoi sensi più bassi, della tua animalità più greve... tu hai chiuso in una cassaforte ogni virtù intuitiva, ogni capacità intellettiva....tu di speranze, non ne hai... ma divertiti amico mio, finchè i tuoi genitali funzionano. E'l'unico contributo che puoi dare alla Creazione. |
|
17-03-2004, 03.13.33 | #29 |
SiamoUniciPezzi di N.. :D
Data registrazione: 23-08-2003
Messaggi: 426
|
Grazie, dawork. Ti ringrazio anche te, Cloni, che mi hai saputo vedere per quello che sono, e questo vuol dire che sai riconoscere la vera natura di noi tutti. Siamo animali ma siamo peggio di loro perché non abbiamo più accesso ai nostri sensi puri di esseri concreti, e quindi li distorgiamo e siamo davvero ‘bassi’ come ‘istinti’.. , ma questo è perché non ce ne sono di ‘alti’ istinti. Ed è anche vero che il mio funzionamento sessuale è l’unico, concreto e naturale contributo che posso dare alla creazione, e non permettersi questo ascolto, castrare in tutti i sensi questo ritmo, questo impulso naturale del corpo è il vero crimine contro natura. Ed è verissimo che non ho speranze, né tantomeno le voglio, perché la speranza è sempre domani, io invece mi vivo le mie vittorie e le mie sconfitte al momento, senza farmi illusioni: sono un realista ormai, che ho comunque i miei sogni però, quindi mi ‘illudo’ ancora soprattutto in fatto di relazioni con l’altro sesso, poiché non ne posso prescindre in quanto siamo biologicamente predisposti così, ma sono in questo settore anche allo stesso tempo sempre più disincantato da riconoscere che questi miei sono e restano ‘sogni’, filmini e proiezioni che uno si fa da sé e appiccica ad una donna che gli sembra quella ‘ideale’. Poi questo fatto, questa ricerca del ‘modello perfetto’ o perfettamente compatibile è di certo l’errrore della società che vuole arrivisti e gruppi settari, che seleziona in base a chi sa essere più egoista, più ipocrita, più opportunista, che non riuscendo a pigliassi com’è, cerca sempre di migliorare per essere qualcosa d’altro, ma è impossibile, è questa la vera illusione. Questo fatto appunto da una ricerca di ‘rapporti’ si può protrarre in uno stile di vita ‘ideale’ e quindi più ‘sacro’: ed ecco i percorsi, ma questo per me non è più, questa speranza che è illusoria che ce l’ha dettata la cultura fin da piccoli non ha più presa su di me, questa no. Quello che resta in uno come me, che però non ha avuto abbastanza fortuna da avere il ‘colpo’ che libera e trasforma tutto l’essere fino a farlo tornare al suo stato naturale, è accettare tutta questa condizione, così da essere leggero e non addizionare sofferenza a quella già presente, e cercare di trovare il ‘Coraggio di Essere Soli’, tanto da riuscire a trasformare, quando l’energia (perché c’è ed è viva visto che non si perde in astrazioni) arriva vulcanica e rischi di scoppiare, questa sensitività (sempre bassa, sono d’accordo, animalesca) verso la miseria del mondo in qualche stralcio di pensiero poetico o in qualche fine serata dove devi cantare a squarciagola le tue canzoni preferite in macchina per non incazzarti e piangere su di te, come per darti invece una pacca sulla spalla.
|
17-03-2004, 21.16.00 | #30 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
|
Buonasera! Sono nuovo, questo è il mio primo post … sono anche bugiardo!
Nell’affrontare questo affascinante tema, ripartirei dall’inizio, dall’incipit (così sfoggio un po’ di cultura, o coltura?) propostoci da Viandanteinattuale. Credo valga la pena, almeno in questa circostanza, mettere da parte qualsiasi dissertazione di carattere scientifico, o pseudo tale, tesa alla dimostrazione dell’esistenza dell’anima o alla sua negazione. Questo per evitare fraintendimenti e soprattutto perché anch’io sono convinto che la scienza, ogni qualvolta arriva a lambire tematiche di tale portata, mostra i propri naturali limiti. La scienza è incapacitata, almeno per il momento, io mi auguro per sempre - immaginate che aberrazione ne verrebbe fuori in caso contrario – a dimostrare l’esistenza dell’anima o il suo contrario. Ancor meno è nelle sue attuali possibilità quella di fornire sempre e comunque, in qualsiasi circostanza e a qualsivoglia tema o argomento, le risposte certe che l’uomo è geneticamente orientato a ricercare e trovare. A poco vale, ai fini di una conseguente dimostrazione dell’esistenza dell’anima, l’aver voluto riferire dell’accertata diminuzione del peso corporeo al momento della morte… se ne arguirebbe, nelle intenzioni di chi ha introdotto detta ‘prova’, che l’anima peserebbe ben 21 grammi (se non ricordo male). Ma il calo corporeo non può, in alcun caso, essere ascritto alla presenza di questa essenza pura, perché in tal caso non ci troveremmo al cospetto dell’immaterialità impalpabile e si aprirebbe il campo a mille e una illazione circa la sua forma e consistenza. Nel senso che sarebbe altrettanto semplice, io direi semplicistico, argomentare che l’anima assuma anche una forma (eretta) ed una dimensione (20 cm? ), che si renderebbero palesi nell’erezione (del pene) che parrebbe si verifichi al momento della morte per impiccagione, così narra la letteratura scientifica. Per carità, nessuno mi prenda sul serio, stò solo scherzando seriamente. Non sono quindi gli argomenti scientifici quelli in grado di fornire una risposta attendibile circa la sua esistenza. ”La nozione di anima non entra nel dominio della scienza sperimentale.” Ma se ci viene a mancare il supporto della scienza sperimentale, unico lume che ha permesso all’umanità di compiere i passi da gigante che ha compiuto sul versante della conoscenza, su cosa potremo mai confidare per avere quantomeno una parvenza di realistica e verosimile probabilità che le cose stiano così come riteniamo o immaginiamo o, più semplicemente, ci auguriamo che stiano? Io, per la mia elucubrazione, farei riferimento alle argomentazioni proposteci da Viandanteinattuale (ciao), perché anch’io, come lui, ritengo che questo affascinante tema debba essere approcciato confidando sulle nostre capacità logico/deduttive, e, come lui, tanto per non compiere inutili sforzi immaginativi - la strada è spianata - e per mantenere una certa coerenza con quanto da lui affermato, mi rifarei all’indiscutibile esistenza delle “… tre attività umane che trascendono il corpo e la materia stessa. Queste attività sono la conoscenza intellettiva (da non confondere con la semplice conoscenza sensitiva), l'autocoscienza o conoscenza riflessa o riflessione, il desiderio della felicità assoluta e quindi dell'eternità.” La presa d’atto dell’esistenza di queste meravigliose attitudini umane, indurrebbero il nostro amico a ritenere dimostrabile (per logica deduzione) l’esistenza dell’anima, ma nello svolgere la sua esposizione non porta argomenti tali da far ritenere la conclusione cui è giunto il naturale ed unico epilogo dell’intera argomentazione. Questo fatto mi ha colpito non poco. Perché non analizza una per una le tre facoltà umane? Perché rinuncia ad immaginare che le conclusioni potrebbero essere anche altre? Io, incallito scettico, partendo dai suoi stessi presupposti, arriverei ad un’altra conclusione, guarda caso opposta alla sua. Essendo l’anima definita a priori, non potrebbe essere assoggettata alla necessità di subire modificazioni nella sua struttura primigenia; essendo essenza divina, quindi incorruttibile e unicità inalterabile, non dovrebbe avvertire alcuna esigenza di crescere e plasmarsi in relazione all’ambiente circostante, sarebbe, appunto, sempre ‘così come è’; non soggetta alle traversie della vita, non subirebbe nocumento alcuno per effetto delle diverse condizioni di vita in cui è inserita e, soprattutto, non vi sarebbero diversificazioni dipendenti dal contesto storico, sociologico, economico e geografico. Viceversa, ciò è ampiamente documentato e documentabile, la conoscenza intellettiva (da non confondere con la semplice conoscenza sensoriale… in tali casi dedurre l’esistenza dell’anima sarebbe ancora più problematico), è fortemente dipendente dal contesto socio culturale, nonché storico in cui, collegata al corpo, si trovera immersa… mi auguro che nessuno voglia provarsi a negare questa incontrovertibile verità: il contesto forma, plasma, determina e definisce l’intelligenza deduttiva, elaborativa, sensoriale, intuitiva, emotiva etc… Non è dunque agevole dedurre da questa presa d’atto l’esistenza di un qualcosa – l’anima - che con tale meravigliosa capacità umana penso abbia ben poco a che vedere. Se l’anima fosse anche intelligenza (con tutti i distinguo e le specificazioni che si ritiene opportuno fare), e se la sua esistenza fosse davvero dimostrata da quest’ultima, saremmo al cospetto di un miserrimo scherzo divino. E’ noto che certi ambienti mortificano lo sviluppo cognitivo ed intellettivo, altri, viceversa, lo esaltano. Viandanteinattuale, hai ragione! L’uso della ragione deve rispettare il principio di non contraddizione. L’autocoscienza o conoscenza riflessa o riflessione, è un’altra particolarissima attività dell’animale uomo. Non è ancora certo che sia sua esclusiva prerogativa, ma questo non sposterebbe di una virgola i termini della questione, al più potremmo teorizzare che anche gli animali hanno un’anima. Ma cosa è e cosa rappresenta questa attitudine o facoltà? Rappresenta, a parer mio, l’identificazione del singolo rispetto agli altri: lo individua, appunto, nei confronti del prossimo e lo elegge ad unico ed irripetibile abitatore del pianeta. Ma tale considerazione non è in grado di dimostrare, di per sé, che possa corrispondere o essere caratteristica peculiare dell’anima. L’uomo è un animale particolarissimo, articolato e difficile da inquadrare nella sua complessità, voler attribuire a questa facoltà caratteristiche quasi metafisiche o trascendenti che la riconducano all’anima mi pare sia una forzatura che val la pena evidenziare. Non vi è alcun nesso logico/deduttivo che riconduca l’autocoscienza all’esistenza dell’anima… almeno credo, se dovessi aver travisato qualcosa o non preso in esame qualche suo importante e fondamentale aspetto, gradirei tanto averne nozione attraverso queste pagine da parte di chi ha introdotto il concetto… leggerei con estremo interesse. La dimensione in cui vive e, per i più fortunati, prospera l’uomo è avvolta da mille e più incertezze; sarei quasi tentato di affermare che il dubbio, e l’ansia che questo si porta appresso, siano la vera dimensione umana. Questo strano essere, munito di capacità speculative non ancora del tutto note, è anche fortemente orientato verso l’indagine e l’esplorazione – il mito di Ulisse è uno dei più affascinanti e antichi che la storia culturale dell’umanità conosca; tale occupazione non è fine a sé stessa, i misteri che l’attività speculativa progressivamente svela non sono semplicisticamente tesi a sommare conoscenza a conoscenza. Il sapere ha un fine ultimo, questo fine è l’acquisizione di certezze che al momento, in una certa misura, ancora mancano. L’attività d’indagine ed analisi forse non avrà mai termine, almeno fintanto che l’uomo non avrà raggiunto il livello ottimale che gli fornisca le certezze che ancora mancano. Tali ‘assenze’ sono costante fonte di ansia ed inquietudine. Basterebbe solo pensare ai mille dubbi e misteri che avvolgono la morte, o il senso da attribuire al nostro essere nel mondo, alla nascita… perché? Qual è il nostro compito in questa landa variopinta? Sono queste le domande che l’uomo si pone dalla notte dei tempi, dal primo momento in cui fece la comparsa, come essere raziocinante, sulla superficie della terra. Ma tali quesiti, che sono poi quelli basilari, i fondamenti che hanno mosso ogni speculazione filosofica, spirituale e scientifica, non sono insorti nell’animo umano per atto volitivo teso a conoscere per il piacere di conoscere; le relative risposte, anche mitizzate (i Miti), servivano a fornire sicurezza, certezze, a decodificare quel che accadeva intorno all’uomo e nel suo intimo, a rendere tutto più accettabile e comprensibile. Appare evidente come, in un ambiente avvolto dalle tenebre dell’ignoranza, la risposta più naturale ed istintiva potesse essere la paura e l’ansia ad essa connessa. E’ altrettanto agevole comprendere come quest’ansia non potesse che tradursi in una condizione con caratteristiche e qualità ben diverse da quelle che comunemente attribuiamo alla felicità. La paura della morte e il senso di caducità che, pur nella propria ignoranza, l’uomo istintivamente percepiva, non potevano che indurre una speranza che proiettasse il forte desiderio di perpetuare sé stesso oltre il limite dell’oltretomba. Forse è da questo incontrovertibile, naturale ed istintivo desiderio d’immortalità che nacque e nasce tuttora il concetto di eternità a cui, ovviamente, non poteva e non può che essere collegata un’altrettanto connaturata brama alla felicità eterna. Queste aspirazioni, ripeto, connaturate nell’uomo, non sono però riconducibili all’esistenza dell’anima, sono piuttosto da mettere in relazione alla nostra inestinguibile sete di ottenere certezze se non in questa, almeno in un’altra ipotetica e idilliaca vita. segue |