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19-12-2003, 09.04.36 | #54 | |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Citazione:
Mah, forse esageri...se ho capito bene ciò che intendi circa il "ricordo di sè", il difficile è (forse) approfondirlo, scavarlo, e al contempo mantenerlo vivido. (Sempre se ho capito bene ciò che intendi) credo che non sia tanto questione di "grandi Uomini", quanto di avere un sacco di energia, quello sì. |
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19-12-2003, 09.18.37 | #55 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 07-12-2003
Messaggi: 179
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Fai, poi vedarai!
Citazione:
r.rubin, per potere proseguire questo importante argomento, sarebbe bene che Tu mi spiegassi cosa Tu intendi per <<Ricordo di Sè>>. Poi ....... |
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19-12-2003, 12.23.10 | #56 |
Vivi!
Data registrazione: 28-10-2003
Messaggi: 1,159
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...l'importante è imboccare la strada anche se già sai che non arriverai mai alla fine...è un continuo...l'ipotetica fine si avrebbe solo se il tempo si fermasse...e ciò non è possibile...il "lavoro" continua giorno dopo giorno, in base alla consapevolezza raggiunta, "affermando" nella stessa la scoperta di sè, trasmutando il vecchio in nuovo Io...difficile, ma fattibile... ...
...forse mi sono spiegato male... Ciao, . |
19-12-2003, 14.20.10 | #57 | |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-05-2002
Messaggi: 2,913
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Citazione:
Ecco, "uguale e diversa" mi fa pensare che presuppore una "coscienza collettiva" (immagina un po' il concetto di inconscio collettivo di Jung, ma però non dirmi che sono una fissata, dai!) presupponga un certo appiattimento. Una cosciena "uguale per tutti" mi fa venire in mente una certa indifferenziazione che non mi piace e soprattutto non mi sembra verificata dall'esperienza. Tutti abbiamo la nostra specifica unicità, eppure tutti partecipiamo di qualcosa che ci comprende. L'inconscio collettivo non presuppone la non esistenza dell'inconscio personale. Secondo me la stessa immagine potrebbe essere estesa alla coscienza. Ti racconto una semplicissima, banale, comunissima esperienza di meditazione: durante il mio primissimo ritiro, quindi la prima volta che praticavo la meditazione per parecchio tempo consecutivo, osservando i pensieri, stupendomi a volte del loro contenuto ... ho avuto la nitidissima percezione che "non fossero miei". Passavano di lì. E' una sensazione che mi è in qualche modo rimasta per tutta la vita. Mi succede con le idee, con le storie che scrivo. Con molte cose che percepisco a livello cosciente. La netta, nettissima sensazione che non siano mie. Non le ho fatte. Non le ho prodotte. Sono solo passate nel raggio di percezione della mia coscienza. Tu dirai: e questo cosa c'entra? Non lo so, ma è questo mio modo di percepire che mi fa pensare che la coscienza non sia solo una cosa personale, specifica di un certo individuo. Ma una parte è certamente personale. La memoria, ad esempio. beh, ora devo lavorare. Spero di non aver scritto troppe castronate ma l'argomento non è semplice. ciao Ultima modifica di Fragola : 19-12-2003 alle ore 14.26.01. |
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19-12-2003, 15.15.41 | #58 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Ho letto l'intervento di Lucifero. Al momento evito ogni commento in merito alle sue personalissime elucubrazioni, sintomo di una mente quantomeno macchinosa, la cui architettura appare alquanto composita e più stratiforme e capziosa di quella dei comuni mortali (la provocazione è parte del gioco), per porgli solo una domanda… semplicissima e contenutissima nel numero di parole che utilizzerò (è un regalo che gli faccio volentieri ):
se la coscienza fosse così come tu la descrivi, come coniughi questa 'Coscienza multilivello' con l'accertata perdita del senso di sé nei casi di lesioni o patologie, congenite o procurate, di una determinata area cerebrale (mi pare sia quella di Broca… ma potrei sbagliare)? Se la Coscienza non è una capacità insita nel cervello ma dovesse essere diffusa nell'individuo, chi subisce una lesione cerebrale dovrebbe conservare inalterate le proprie potenzialità di ESSERE COSCIENZIOSO, senza subire alcun nocumento nella sua 'cerca', potendo così conseguire l'Illuminazione che tu ritieni risieda nella Coscienza Universale, primo livello. Ma così non è. Talvolta, alquanto spesso, dette lesioni o patologie sono causa di disfunzioni tali da irretire irreparabilmente la capacità d'interagire proficuamente tanto col mondo circostante, quanto con sé stessi, e si ripercuotono negativamente su ogni altro aspetto della vita psichica dello sfortunato. In altre parole, nella tua concezione, i disabili psichici sono dei refusi della creazione, del materiale di risulta? In effetti, certe vilipese 'scienze', quelle umane, postulano che l'unico essere felice della terra sia colui che non ha o perde la capacità di percepire sé stesso come un individuo inserito in un contesto alienante, è solo in questo status, non auspicabile per nessuno, che si renderebbe manifesta l'assenza di ansia… forse, non so se sia vero. Ciao |
19-12-2003, 17.30.02 | #60 |
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Stai chiedendo a me Vis?
Sarebbe come dire che se i suoni non sono prodotti dalle orecchie, allora chi subisce una lesione ad un timpano continuerebbe a sentire i suoni? E invece non è così! O è così? In realtà è così perchè con un certo allenamento si possono "sentire" i suoni con la pelle. Sentire le vibrazioni. Avevo un'amica audiolesa bravissima in questo! E chissà, forse una persona cui è stata lesa una zona del cervello conserva coscienza di sè ma magari non è più in grado di comunicarlo. Sai, non è che io abbia la certezza di quello che dico. E' una mia sensazione, assolutamente indimostrabile. Ma tanto la moggior parte delle teorie scientifiche sulla mente e sul cervello sono, allo stato attuale degli studi, ipotesi indimostrabili. L'unica risposta seria che si possa dare è "non lo so". Ed è la prima che ho dato. Poi ho espresso l'idea che mi sono fatta della cosa. Prendila così, diciamo ... poeticamente! ciao |