Citazione:
Irene
Forse davvero si "trova" quello che si vuole "trovare"!
Ma questo contraddice i presupposti di partenza, che fanno coincidere l'illuminazione con l'esperienza di una dimensione totalmente "altra", non concettuale...
Insomma, sarebbe molto più coerente e persuasivo pensare che, conseguita l'illuminazione, ogni etichetta effettivamente cada.
Ciò però non avviene.
Pascal, ad es.. per tornare al discorso di prima, "trova" il Dio d'Abramo e il Dio di Giacobbe...Cioè "trova" esattamente il Dio su cui aveva in precenza a lungo meditato.
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Si, in effetti quanto da te evidenziato è piuttosto significativo. Ciascuno, conseguita l'illuminazione, tende a mantenersi ben ancorato al proprio credo, alla propria teologia originaria. Parrebbe proprio che l'illuminazione consegua una ricerca orientata proprio a trovare ciò che ci si era proposti di trovare, con le particolari caratterizzazioni che ci si era immaginati di scoprire una volta instaurato il rapporto col divino. Chi lo percepisce come un'Entità antropoformizzata, che parla e interviene direttamente nelle cose del mondo, circonfuso d'Amore; chi, invece, avverte l'annullamento del proprio essere e la fusione con il Tutto, un Dio non personale che trascende la realtà delle cose; chi lo identifica con la calma e la pace interiore etc… Che significa tutto questo? Forse che l'illuminazione è un evento, un bang autogenerato, non bidirezionale ma unilaterale? Forse frutto di una fortissima esigenza interiore che si appaga nell'incontro fantasioso con qualcosa che non c'è. Non metto in dubbio che sia appagante e che sia in grado di fornire delle risposte confortevoli al grande desiderio di serenità e pace, che dia conforto rispetto al grande mistero della morte; ma questo fatto, questa condizione sublimata, non è sufficiente a dimostrare alcunché circa l'effettivo instaurarsi di una relazione trascendente, al limite è valida per dimostrare l'acquisizione di un equilibrio interiore diverso da quello comunemente raggiunto in condizioni 'normali'. Mentre mi pare di poter dire che sia, in parecchi casi, fonte di 'disallineamento' con la realtà circostante e causa della creazione fantasiosa di cose assolutamente improbabili.
Quanto da te evidenziato, Irene, tende a dimostrare, ancora una volta, che la mente umana tende a fornirsi risposte le più prossime possibili alle proprie aspettative e necessità. Le culture diverse forniscono, in tutti i campi, risposte diverse agli svariati quesiti che insorgono spontaneamente, e questa situazione - quella da te messa in evidenza - non è certo indicativa dell'esistenza di un rapporto con un'Entità trascendente che dovrebbe, così come ben immagini tu, destrutturare le caratterizzazioni filosofiche da cui promanano.
Citazione:
Io personalmente tendo a pensare che il vero illuminato sia chi, a seguito ed in virtù del proprio incontro con il divino, lasci cadere ogni categoria pregressa.
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Lo credo anch'io, anche se noto che ben pochi - giusto per non attribuirmi troppe certezze - sono in grado di andare oltre le dottrine che hanno forgiato il proprio pensiero e il proprio essere, sintomo, forse, del fatto che è il pensiero, che qualche improvvido vuol ridurre a cinico mausoleo, che determina l'illuminazione e la saggezza che hanno acquisito. L'ancoraggio filosofico che sottende l'illuminazione raggiunta è l'architrave su cui poggia l'intero essere, e se questo ancoraggio venisse a mancare ben difficilmente l'insegnamento o la trasmissione, anche a solo titolo di testimonianza, di questa condizione sublimata mai avverrebbe. Fai riferimento ai proseliti, ecco, appunto, i discepoli hanno necessità di un corpus filosofico-dottrinario ben preciso, di norme e regole, di strade e vie da percorrere. Ecco perché il buddismo, forse la religione meno religiosa del pianeta, si fonda sulle 4 nobili verità, e la strada da seguire è costituita dall'Ottuplice sentiero, per non citare la teologia cristiana o quella induista o taoista etcc… caratterizzazioni che sono assolutamente necessarie, funzionali e coerenti con la forma mentis della tradizione filosofico-culturale in cui sono inserite.