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06-10-2015, 23.01.15 | #40 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 30-01-2014
Messaggi: 189
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Riferimento: Buddha bar
Sariputra - Filosofia - Riferimento: Vita, morte, saggezza
Questa mattina, mentre gli preparavo la colazione, ho provato ad approfondire l'argomento con mio padre. E' un uomo molto anziano, quasi novantenne, ancora lucido ma pieno di malanni fisici (cardiopatia, prostata, piaghe alle dita dei piedi, artrite, diabete , operato di cancro, ecc.).Arriva in cucina ansimando. Ogni movimento gli procura sofferenza. Gli ho posto il problema in questi termini: -Per te la vita, ora che hai poche soddisfazioni e tanti malanni, ha ancora un significato? Ti va ancora di viverla? Le tue sofferenze sono molto maggiori delle gioie ?- Mi ha guardato con i suoi vecchi occhi stanchi ma ancora vivi e mi ha risposto: -Sì, per me vale ancora la pena di vivere.- -Perché?...- -Adesso trovo gioia in cose che quand'ero giovane nemmeno mi fermavo ad osservare. Piccoli particolari, scorci di paesaggio, una viuzza piena di ricordi, il sentire quasi le voci degli amici ormai tutti andati, i colori che non ho mai visto così belli come ora ( lui è un artista, uscito dall'Accademia delle Belle Arti di Venezia in epoca "eroica", quando l'arte aveva ancora reale valore per l'uomo). Adesso un semplice ricordo ha la capacità di farmi rinascere un mondo dentro. Quand'ero giovane vivevo pensando al futuro, ora invece , quando riesco a muovermi un po' e le gambe non mi fanno troppo male, assaporo intensamente ogni attimo perché sono consapevole, ogni giorno, che potrebbe essere l'ultima volta che lo posso fare. Lo so che non ci crede nessuno, ma io adesso vivo molto più intensamente di un tempo, solo che è tutto dentro e , quando sei vecchio, non hai più voglia di parlarne. E' faticoso e la gente non ti ascolta. Nemmeno tu mi ascolti, ormai...- -Alcuni affermano che è preferibile morire piuttosto che vivere con tanti dolori e pochissime gioie. Che ne pensi ? - -Guarda, lo pensavo anch'io quand'ero giovane ma non conoscevo niente dell'esser vecchio.Ora lo sono e mi sembra che, anche se soffro 23 ore su 24 alcuni giorni, la bellezza intensa che vivo in quell'ora di tregua, vale molto di più , tanto di più. Lo vedrai anche tu se avrai la grazia di diventar vecchio come me. A proposito...sei andato a prendermi il Tachidol ?- Mi è venuto da ridere e l'ho lasciato in pace ad inzupparsi lentamente, molto lentamente, le fette biscottate nel caffè. Non posso sapere se tutti i vecchi provano simili sentimenti ma...penso che in fondo, in vario modo, tutti percepiscano con intensità e rivivano continuamente il loro vissuto, più liberi dal "mondo" di un giovane. Altra cosa sono i morbi vari e le demenze che ti tolgono tutti i ricordi...quello è un altro capitolo che costringe coloro che ti seguono e aiutano a risvegliare i loro di ricordi. Galvan 1224 - Psicologia - Riferimento: La morte... ne parliamo? Ho apprezzato tutti gli interventi e la loro misura (come si conviene a tal argomento) di questo bel 3d e mi onoro di metterci qualche parola. Mio padre è morto in casa e gli addetti delle pompe funebri si son occupati (con professionalità e sensibilità) di comporlo nella cassa, ben vestito e nella posa classica, le mani sul petto. Nel soggiorno, con le imposte abbassate, son arrivati i pochi amici che ancora erano in vita, venuti per l’ultimo saluto, intrattenuti da me e un mio fratello. Uno portò un mazzo di fiori raccolti in qualche giardino, avvolti con della carta. Li rammento tra tutti. Trascorsi pochi minuti in silenzio son cominciati i ricordi e man mano che procedevano si scioglieva la triste atmosfera, tanto che mia madre affranta riuscì a prenderne un po’ parte. A un certo punto mi son reso conto, quasi la vedessi dall’esterno, della scena: eravamo a cerchio intorno alla cassa e due amici s’erano appoggiati con le braccia come ci s’appoggia su un tavolo, continuando a conversare. Quei ricordi erano e sono la voce che resta dentro di noi di chi si diparte. Se accade di non esser schiantati dall’evento doloroso tutto avviene con una certa naturalezza, in un’atmosfera di rispetto e dignità. Ritengo che ove possibile abbia importanza render l’ultimo saluto, e vi suggerisco di vedere il film “Departures” (a mio avviso un capolavoro anche di contenuti). A mio padre, malato da tempo, una mattina cedettero le vertebre e schiantò a terra. Era solo in camera in quel momento e un mio fratello con cui viveva accorse dopo un pò, trovandolo ormai senza vita. Non sopportando di vederlo sul pavimento con uno sforzo sovrumano (era alto e pesante) riuscì a metterlo sul letto e mi telefonò. Tremendamente sofferente da tempo non trovava pace, volendo resistere dal prender troppe sostanze per mantener la coscienza sveglia, tra l’incredulità del dottore che riteneva impossibile sopportar tali dolori, esortandolo a lasciarsi andare. Il volto ne era lo specchio implacabile e gli occhi azzurri erano diventati biancastri, infossati e spenti. Quando arrivai nella camera non provavo ancora nulla, c’era una sorta di sospensione nei miei meccanismi mentali e in quella sorta di vuoto mi sedetti vicino a mio padre per trascorrere del tempo da soli per l’ultima volta, io e lui. Lo guardai, aveva gli occhi aperti… ritornati incredibilmente azzurri, luminosi e dolci, il volto disteso. Tutta la sofferenza scomparsa… direi annullata… Ma quello che non scorderò mai è l’espressione di quegli occhi: sorpresi, sbalorditi come quelli d’un bimbo di fronte a un grandioso regalo inatteso. Non vado oltre. Ringrazio d’aver la memoria e di ricordar questo e gran parte della mia vita, bello e brutto. Io sono quel percorso, il lettore di tutti gli eventi che mi son successi. E trovo che sia una cosa grandiosa. .............................. ......
Maestro, qual è fra tutte l’arti invero la più grande e degna di rispetto? Avanti ti risponda rivolgi il cuor alle parti, il verbo steso in foglio e ogni santo detto, la luce intrappolata nel telo o nella carta, rivelano a lor modo l’imago del destino. Eppur Signor non sento il tocco della Sarta, permane la distanza tra me e quel Serafino… Ben dici mio devoto, allor l’orecchio poni al suono cristallino e all’armonie sottili, l’ascolto di tal cori val più di mille doni. Ma poi, mio saggio Vate, si smorzano quei fili… Dunque hai compreso il senso e alfine ti rispondo: guarda l’uomo scherzar e muoversi giocondo, sorrider a tutti attorno e della propria croce, portata sulle spalle al par di un lieve velo, quasi non dar bada pur nel dolor feroce, tu credi viva in terra… ma lui è già del cielo. |