Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2007
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Riferimento: Bhagavat-gita
Citazione:
Da Giorgiosan:
E’ ovvio che lo scopo più alto per cui praticare una disciplina è l’unione con Dio.
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Condivido (ovvio)!
Riporto un estratto da una ricerchina:
Citazione:
L'interlocutore divino, Krishna, è uno dei molteplici aspetti di Dio o dell'Assoluto che "prende corpo", o sembianza, come Avatara per illuminare e riportare alla corretta comprensione gli uomini desiderosi di Conoscenza. La manifestazione di una Incarnazione (Avatara) di Dio si mostra allo scopo di attualizzare la verità delle Scritture e offrire occasione di riconoscimento della Realtà, non solo attraverso la speculazione filosofica pura, che può essere inaccessibile a molti, ma anche mediante pratiche yogiche o devozionali che assecondano le predisposizioni individuali. Tale insegnamento si realizza nella Conoscenza, non prevede tecnicismi e osservanze, e punta direttamente a fare dell'esperienza uno strumento di elevazione della coscienza.
Sebbene il testo sia stato oggetto di svariate interpretazioni, l'intento non è quello di stabilire un culto teistico, tanto meno una setta o una scuola particolari. La divinità che si manifesta ad Arjuna dichiara, come nel dettato upanisadico, la superiorità della Conoscenza del Sé su tutte le discipline e le pratiche ascetiche o devozionali, Conoscenza che si verifica mediante la Devozione, il Servizio impersonale o la Ricerca pura, senza preferenze:
<<33. O vincitore dei nemici, il sacrificio nella conoscenza è superiore al sacrificio dei beni materiali poiché tutte le azioni hanno il loro compimento nella conoscenza, o figlio di Pritha.
34. Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L'anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità.
35. E quando avrai appreso la verità da un'anima realizzata non cadrai mai più nell'illusione perché capirai che tutti gli esseri sono parte del Supremo o, in altre parole, Mi appartengono.
36. Anche se tu fossi il peggiore dei peccatori, una volta salito sul vascello della conoscenza supererai l'oceano della sofferenza.
37. Simile al fuoco ardente che riduce il legno in cenere, o Arjuna, il fuoco della conoscenza riduce in cenere tutte le azioni.
38. In questo mondo, niente è così puro e sublime come la conoscenza. Colui che è diventato maturo nella pratica dello yoga, a suo tempo, trova in se stesso questa conoscenza.>> (IV, 33 -38)
Sebbene Dio si mostri, in un concerto di epifanie, nelle svariate forme in cui l'immaginario religioso ha concepito la Sua figura, lo fa per per rivelarsi infine "a due braccia", nella forma di uomo:
<< 51. Vedendo Krishna nella Sua forma originale, Arjuna disse: Guardando questa forma dall'aspetto umano, così meravigliosamente bella, la mia mente si placa e io ritorno alla mia normale natura.
52. Il Signore Beato disse: Questa Mia forma, che tu ora contempli, è molto difficile da vedere, Mio caro Arjuna. Perfino gli esseri celesti aspirano continuamente a contemplarla
53. La forma che vedi con i tuoi occhi spirituali non può essere compresa né con lo studio dei Veda, né con le severe ascesi, né con gli atti caritatevoli, né con l'adorazione rituale. Nessuno, per queste vie, Mi vedrà così come sono.
54. Mio caro Arjuna, soltanto per mezzo di un incrollabile amore Mi si può conoscere cosi come sono, in piedi di fronte a te, e Mi si può vedere direttamente. Solo cosi si può penetrare il mistero della Mia Persona.
55. Mio caro Arjuna, colui che agisce per Me, guardando solo Me, libero dalla contaminazione delle sue attività passate e dalla speculazione mentale, benevolo con tutti gli esseri, certamente giunge a Me. >> (XI, 51-55)
I due brani citati, sebbene non possano riflettere la complessità dell'opera, suggeriscono la visione di fondo che anima il testo: la conoscenza del Supremo è la meta finale dell'esistenza umana, qualsiasi siano i mezzi utilizzati per ricercarla, questi non sono altro che semi dell'infinito Essere senza-parti, la cui conoscenza brucia ogni azione, ogni residuo karmico e la stessa necessità di qualsiasi azione. Krishna indica altresì tre vie che possono condurre gli uomini, secondo la loro indole, a realizzare la pienezza: il Karma Yoga, via dell'azione disinteressata, il Bhakti Yoga, via della pura devozione e il Jnana Yoga, via della conoscenza filosofica:
<<1. Arjuna disse: Tra chi Ti adora col servizio di devozione e chi dedica il culto al Brahman impersonale, al non-manifestato, chi è più perfetto?
2. Il Signore Beato disse: Colui che fissa la mente sulla Mia forma personale e, colmo di un'ardente fede spirituale, s'impegna sempre nella Mia adorazione, è unito a Me in modo perfetto.
3-4. Quanto a coloro che si votano completamente al non-manifestato, indefinito, inconcepibile ai sensi, onnipresente, fisso, immutabile, controllando i sensi, mostrandosi equanimi tutti e operando per il bene universale, certamente Mi realizzano.
5. Per coloro che hanno la mente attratta dal non-manifestato, dall'aspetto impersonale dell'Assoluto, il progresso sarà molto faticoso. Avanzare su questa via è sempre difficile per l'essere incarnato.
6-7. Per colui che Mi adora e abbandona a Me tutte le sue attività, dedicandosi esclusivamente a Me, assorto nel servizio di devozione e meditando costantemente su di Me, con la mente fissa in Me, o figlio di Pritha, Io sono il liberatore che lo sottrarrà presto all'oceano di nascite e morti.
8. Fissa la tua mente in Me e impegna in Me tutta la tua intelligenza. Così, senza dubbio, vivrai sempre in Me.
9. Mio caro Arjuna, conquistatore delle ricchezze, se non riesci a fissare in Me la tua mente senza deviare, osserva allora i principi regolatori dello yoga.
10. Se non puoi sottometterti ai principi regolatori dello yoga, cerca di dedicare a Me le tue opere, poiché agendo per Me raggiungerai la perfezione.
11. Tuttavia, se non puoi agire in questa coscienza, sforzati allora di rinunciare ai frutti delle tue azioni e diventa consapevole della natura spirituale.
12. Superiore alla conoscenzatuttavia, è la meditazione, e superiore alla meditazione è la rinuncia ai frutti dell'azione, perché con questa rinuncia si può ottenere la pace della mente.>> (XII, 1 - 12)
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La rinuncia ai frutti dell'azione è indicata come via maestra, superiore anche alla meditazione, per accedere alla pace della mente (vedi sottolineato)
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