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30-09-2007, 23.38.16 | #42 | |
Ospite abituale
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Riferimento: immacolata concezione
Citazione:
Maria non ha subito violenze corporali. Maria è infatti Co-redentrice, perchè ha condiviso pienamente la Redenzione con l'intenzione e la volontà, ma non è Redentrice, perchè non è stata crocifissa. Adamo ed Eva non subivano la corruzione del corpo, infatti non conoscevano la sofferenza del lavoro, il dolore del parto, ecc...cose che sono venute solo come conseguenza del peccato originale, (se leggi la Genesi te ne accorgi, ne parla proprio Dio) per questo non è sufficiente, come ha sostenuto invece il teologo che tu hai consultato, affermare che il peccato dell'uomo sia semplicemente l'atteggiamento egoistico. L'atteggiamento egoistico ha come conseguenza diretta la sofferenza e il dolore fisico e quindi la morte fisica. |
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01-10-2007, 00.56.53 | #43 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: immacolata concezione
Citazione:
Bravo e siccome Gesù è morto fisicamente tu che ne deduci ? Citazione:
Citazione:
Dopo quest'ultima perla abbandono la discussione perchè è davvero troppo. (l'ha detto Dio...embè... ) Saluti Andrea |
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01-10-2007, 03.42.11 | #44 | |
Nuovo iscritto
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Riferimento: immacolata concezione
Citazione:
non é logico dire cattolica una teologia che pensa come dici tu, che Maria sia morta. almeno sii logico, ti chiedo. Giovanni Paolo II non é mai andato contro un solo dogma della Chiesa. Tu vorresti dire invece che i cattolici pensano in maggioranza che maria sia morta come tutti insomma. Va bene, ma allora devono ricredersi in quanto come cattolici adulti devono avere coscienza che la chiesa perché tu sia cattolico ti chiede di credere che Maria non sia morta fisicamente, ma sia stata assunta in cielo. Semplicemente chi la pensa diverso dal dogma non é cattolico almeno in quello, farebe meglio a non pensarci per rimanere cattolico. |
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01-10-2007, 10.32.18 | #45 | ||||||
Ospite abituale
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Riferimento: immacolata concezione
Citazione:
La teologia cattolica è solo dogma ? Spero tu stia scherzando, la teologia cattolica è la speculazione teologica su tutto ciò che è il cristianesimo e dintorni, forse volevi dire che per definirsi cattolico la conditio sine qua non è credere ai dogmi e seguirne la morale, questo è vero. Ciò non toglie che esistono le cosiddette “verità cattoliche” ed il magistero cattolico ovvero il “'sensus fidelium” che sono insegnamenti morali e di fede non esplicitati nei dogmi. Citazione:
Certamente, proprio per questo ha definito che secondo i cattolici Maria morì come suo figlio, cioè soffrì e morì fisicamente per poi essere assunta. Citazione:
E’ quello che sostengono i professori delle pontificie accademie, il Papa prossimamente santo, la Traditio, i padri della chiesa. Citazione:
Falso, è l’esatto opposto. Non c’è un dogma sulla non morte “fisica” di Maria, quindi Giovanni Paolo II ha potuto tranquillamente definire, seppur non in maniera dogmatica, che Maria morì fisicamente, così come si insegna in mariologia sistematica, così come sostiene San Francesco di Sales e altri santi, così come dice la traditio dai padri ad oggi. Citazione:
Essere assunto in cielo non implica che non si deve morire fisicamente, difatti morì e poi fu assunta in cielo, questo sostiene Giovanni Paolo II. Leggiamo cosa ne dice G. Alastruey: "Se si considera l'Assunzione in concreto come è presentata nella liturgia e nei documenti dei Padri e dei teologi certamente comprende tutti questi elementi: morte previa, preservazione dalla corruzione del sepolcro e risurrezione anticipata; per cui occorre dire che l'Assunzione consiste nell'unione del corpo con l'anima gloriosa, preceduta dalla morte (ma non dalla conseguente corruzione del sepolcro) e iniziata con la risurrezione (dal sito di Don Bosco) Sempre dal sito di Don Bosco: “Come tema relativamente secondario, ma interessante nella Tradizione della Chiesa, si potrebbe vedere, in una prospettiva rinnovata, il problema della morte o no di Maria. Il rapporto si pone secondo il modo di intendere il peccato originale. Tradizionalmente si faceva un ragionamento 'pacifico': La morte è conseguenza del peccato originale. Maria non ebbe peccato originale. Quindi o Maria non è morta ( essendo la morte conseguenza del peccato originale) oppure rimase libera dal peccato originale ma non dalle conseguenze di esso: nel qual caso morì. Come si può vedere chiaramente, bisogna cogliere il problema alla radice e non nelle sue conseguenze. La teologia attuale (mettendo in discussione il modo tradizionale di intendere il peccato originale) non considera realizzabile un essere umano la cui situazione di "giustizia originale" implichi i cosiddetti "doni preternaturali". Questi invece sono visti come espressione simbolica di un dono soprannaturale unico, cioè l'amicizia con Dio. In tale situazione l'uomo morirebbe sì, in quanto realtà biologica, ma senza sperimentare ciò che chiamiamo l'aspetto umano della morte, espresso genialmente in Eb 2,14-15 come "timore della morte". In questo modo si compongono in reciproca armonia i diversi aspetti, come le parti di un 'puzzle': la pienezza di Grazia in Maria, intesa come amicizia con Dio, trova la sua pienezza nell'Assunzione, attraverso la morte vissuta come passaggio ad una situazione definitiva dell'essere umano, cioè la risurrezione. Citazione:
Certo ed infatti pensando che Maria morì non si è contro alcun dogma, altrimenti staresti dando dell’eretico a Giovanni Paolo II. Saluti Andrea |
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01-10-2007, 12.51.26 | #46 | |
Ospite abituale
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Riferimento: immacolata concezione
Citazione:
Maria è unita a Cristo in tutta l’opera redentrice partecipando, secondo il piano divino, alla Croce e soffrendo per la nostra salvezza. Ella è rimasta unita al Figlio “in ogni azione, atteggiamento e volontà” (Vita di Maria, Bol. 196, f. 122 v.). L’associazione di Maria all’opera salvifica di Gesù avviene mediante il suo amore di Madre, un amore animato dalla grazia, che le conferisce una forza superiore: la più esente da passione si mostra la più compassionevole (cf. Vita di Maria, Bol. 196, f. 123 v.). http://www.vatican.va/holy_father/jo...951025_it.html Maria, inoltre, è figura della Chiesa e la Chiesa passerà alla vita eterna senza passare attraverso la morte comunemente intesa. quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore (1 Tessalonicesi 4,17) Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati(1 Corinzi 15, 51-52) Inoltre in un'altra udienza il Papa disse chiaramente che 3. Colei nella quale prese dimora Dio stesso nella Persona del Figlio, è concepita immacolata: è libera dal retaggio del peccato originale. In questo modo è stata pure preservata dalla legge della morte, che entrò nella storia dell’uomo insieme col peccato. Scrive san Paolo (e queste parole le leggiamo nell’odierna liturgia): “Poiché, se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine” (1 Cor 15, 21-23). Libera - per opera di Cristo - dal peccato originale, redenta in modo particolare ed eccezionale, Maria anche in modo particolare ed eccezionale è compresa nella sua risurrezione. La risurrezione di Cristo ha vinto in lei la legge del peccato e della morte già mediante l’immacolata Concezione. http://www.vatican.va/holy_father/jo...unta_it.htm l Quindi Maria ha partecipato pienamente alla morte di Gesù, seguendone la sorte, ma in ogni azione, atteggiamento e volontà, senza morire visibilmente e materialmente con il Suo corpo biologico. Bisogna stare attenti in che circostanza e contesto si parla di "morte". |
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01-10-2007, 14.03.02 | #47 |
Ospite abituale
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Riferimento: immacolata concezione
"Verosimilmente, per rispetto verso questa opinione Pio XII evitò di includere la morte di Maria nella definizione dogmatica dell'assunzione (1-11-1950), formulandola così: “l'immacolata vergine…, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste con il suo corpo e con la sua anima”. Giovanni Paolo II si schiera decisamente per la tradizione costante, sia dell'oriente sia dell'Occidente cristiano, “che vede nella morte di Maria la sua introduzione alla gloria celeste”
Qua è ovvio che si parla di morte fisica. La separazione dell'anima dal corpo senza morte fisica è inutile che avvenga, anche perchè poi Maria secondo il dogma dell'assunzione fu assunta con un corpo glorioso, ergo corpo pneumatizzato anima e corpo. Dunque che senso ha staccare l'anima dal corpo per rimeterla immediatamente se non ci fosse stata morte fisica ? Saluti Andrea |
01-10-2007, 15.15.30 | #48 |
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Riferimento: immacolata concezione
E' un pò lungo, ma credo valga la pena leggerlo perché chirisce non pochi dubbi. La Madonna non è corredentrice, non esiste pronunciamento dogmatico in merito.
DICHIARAZIONE DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA SULLA QUESTIONE DELLA RICHIESTA DELLA DEFINIZIONE DEL DOGMA DI MARIA MEDIATRICE-CORREDENTRICE E AVVOCATA Avendo chiesto la Santa Sede che questo XII Congresso Mariologico Internazionale, che si sta celebrando a Czestochowa (Polonia), studiasse la possibilità e l'opportunità della definizione dei titoli mariani di «Mediatrice», «Corredentrice» ed «Avvocata», come certi circoli sollecitano attualmente dalla stessa Santa Sede, è parso opportuno costituire una Commissione scegliendo quindici teologi specificamente preparati nella materia, i quali potessero discutere insieme e analizzare la questione con riflessione matura. Oltre alla loro preparazione teologica si curò la massima eterogeneità geografica fra di essi, in modo che i loro eventuali consensi diventassero specialmente significativi. Si è cercato inoltre di arricchire questo gruppo di studio, aggregando ad esso, come membri esterni, alcuni teologi non cattolici presenti al Congresso. Si è così pervenuti ad una doppia conclusione: 1. I titoli, come vengono proposti, risultano ambigui, giacché possono comprendersi in modi molto diversi. E' parso inoltre non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal Concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi: non adoperò nel suo magistero il titolo di «Corredentrice»; e dei titoli di «Mediatrice» ed «Avvocata» ha fatto un uso molto sobrio (cf. Lumen gentium 62). In realtà il termine «Corredentrice» non viene adoperato dal magistero dei Sommi Pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII. A questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che Egli ne abbia evitato intenzionalmente l'uso. Per quanto concerne il titolo di "Mediatrice" non si dovrebbero dimenticare eventi storici abbastanza recenti: nei primi decenni di questo secolo la Santa Sede affidò a tre commissioni diverse lo studio della sua definibilità; tale studio portò la Santa Sede alla decisione di accantonare la questione. 2. Anche se si attribuisse ai titoli un contenuto, del quale si potrebbe accettare l'appartenenza al deposito della Fede, la loro definizione, nella situazione attuale, non risulterebbe tuttavia teologicamente perspicua, in quanto tali titoli, e le dottrine ad essi inerenti, necessitano ancora di un ulteriore approfondimento in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica ed antropologica. Infine i teologi, specialmente i non cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli. Presidente: Melada P. Pavao, O.F.M. (PAMI) Segretario: Cecchin P. Stefano, O.F.M. (PAMI) Moderatore: Pozo P. Cándido, S.J. (España). 1. Calabuig P. Ignacio M., O.S.M. (Roma) 2. Castellano Cervera P. Jesus, O.C.D. (España) 3. Courth P. Franz, S.A.C. (Deutschland) 4. De Fiores P. Stefano, S.M.M. (Italia) 5. Delgado P. Miguel Angel, O.S.M. (México) 6. Felício da Rocha Rev. Manuel (Portugal) 7. Gharib P. Georges, Melchita (Siria) 8. Laurentin Rev. René (France) 9. Pach P. Jan, O.S.P.P.E. (Polska) 10. Rebic Rev. Adalbert (Croatia) 11. Rivain Rev. Jean (France) 12. Roten P. Johannes, S.M. (U.S.A) 13. Toniolo P. Ermanno, O.S.M. (Italia) 14. Siudy Rev. Teofil (Polska) 15. Ziegenaus dr. Anton (Deutschland) non cattolici 16. GREENACRE Rev. Roger (anglicano) 17. SCHMIDT-LAUBER dr. Hans Christoph (Luterano - Austria) 18. LIMOURIS P. Gennadios (Ortodosso) 19. KAWAK R. P. Jean (Ortodosso - Siria) 20. CHARALAMPIDIS Prof. Constantin (Ortodosso - Grecia) UN NUOVO DOGMA MARIANO? A conclusione di ogni Congresso Mariologico Internazionale, che con ritmo quadriennale e organizzato dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale, una Commissione formata da mariologi cattolici e da teologi di altre confessioni cristiane, con l'intento di favorire il dialogo ecumenico, formula una Dichiarazione su qualche punto controverso della dottrina riguardante la beata Vergine Maria. Anche in occasione dell'ultimo Congresso Mariologico, celebrato a Czestochowa dal 18 al 24 agosto 1996, fu costituita una Commissione ecumenica per rispondere a una richiesta della Santa Sede: conoscere il parere degli studiosi presenti al Congresso sulla possibilità e l'opportunità di definire un nuovo dogma di fede su Marta Corredentrice, Mediatrice e Avvocata. Da diversi anni infatti giungono al Santo Padre e a vari Dicasteri romani petizioni in tal senso. La risposta della Commissione, volutamente breve, fu unanime e precisa: non è opportuno abbandonare il cammino tracciato dal Concilio Vaticano II e procedere alla definizione di un nuovo dogma. NELLA SCIA DELL'INSEGNAMENTO DEL CONCILIO VATICANO II Da qualsiasi parte lo si consideri, il movimento che postula una definizione dogmatica concernente i titoli mariani di Corredentrice, Mediatrice e Avvocata non è in linea con gli orientamenti del grande testo mariologico del Vaticano II - il capitolo VIII della Lumen gentitum -, che a giudizio di Paolo VI, costituisce la sintesi più vasta che mai un concilio ecumenico abbia tracciato «della dottrina cattolica circa il posto che Maria santissima occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa» (Allocuzione conclusiva della terza sessione conciliare, 21 novembre 1964, 7). E non è davvero il caso di sottovalutare la portata dell'insegnamento mariologico del Vaticano II, proposto nell'ambito eccezionale di una costituzione dogmatica, frutto dell'azione dello Spirito e della ponderata riflessione di coloro - i vescovi - a cui il Signore ha affidato il compito di custodire e illustrare il deposito della fede. Ora l'attuale movimento definitorio non è evidentemente in linea con l'indirizzo del Vaticano II per quanto riguarda sia la richiesta di un nuovo dogma mariologico sia il contenuto proposto per l'ipotetica definizione dogmatica. Sull'ipotesi di un nuovo dogma mariologico. I Padri del Concilio e i suoi Presidenti istituzionali, Giovanni XXIII e Paolo VI, ritennero che non fosse il caso di procedere a nuove definizioni dogmatiche: conclusione maturata in un processo di riflessione e di preghiera che vide impegnati in prima linea Giovanni XXIII, Paolo VI e la Commissione teologica del Concilio. Perché richieste di nuovi dogmi mariani erano giunte alla Commissione preparatoria del Vaticano II. Ad esempio, 265 vescovi avevano chiesto: «Doctrina mediationis universalis beatae Mariae Virginis definiatur ut dogma fidei»; 48 vescovi avevano inoltrato la stessa domanda con la precisazione «si id opportunum visum fuerit». In totale 313 vescovi, numero senza dubbio da prendere in considerazione. Ma si era nella fase preparatoria, «ante Concilium». Quelle richieste infatti diventano rare «in Concilio», anzi scompaiono via via che nell'aula conciliare procede il dibattito, ora già con valenza universale, guidato dallo Spirito, accompagnato dalla preghiera della Chiesa. Il risultato è noto, la costituzione Lumen gentium, che con meditata scelta non contiene la definizione dogmatica della mediazione, fu approvata con 2151 voti favorevoli su 2156 votanti: un'approvazione moralmente unanime, espressione vera e legittima del Magistero della Chiesa. In quel 2151 voti favorevoli ci sono senza dubbio anche quelli del 313 vescovi che, nella fase preparatoria, avevano chiesto la definizione dogmatica della mediazione di Maria. Ad appena 33 anni dalla promulgazione della Lumen gentium - e sono davvero pochi anni in rapporto alla rarità ed eccezionalità dl un concilio ecumenico - non è cambiato sostanzialmente il panorama ecclesiale, teologico ed esegetico che determinò i pronunciamenti dottrinali mariani del Vaticano II. Ciò non significa ovviamente che il capitolo VIII della Lumen gentium costituisca una sorta di blocco o di catenaccio per il progresso della dottrina riguardante la Madre del Signore: significa semplicemente che in una questione di tanta gravità come è quella di una definizione dogmatica non si può ignorare una specifica presa di posizione da parte di un organismo di tanto peso dottrinale quale è un concilio ecumenico. Sul contenuto specifico. La richiesta di definizione dogmatica si concentra su tre titoli della Vergine: Coredemptrix, Mediatrix e Advocata. La Dichiarazione di Czestochowa giustamente osserva che ad ognuno di essi si può attribuire un contenuto conforme al deposito della Fede, ma si rileva nondimeno che tali «titoli, come vengono proposti, risultano ambigui, giacché possono comprendersi in modi molto diversi». Rilevazione grave, perché in vista di un pronunciamento dottrinale di tanta portata come una definizione dogmatica si esige che i termini non si prestino ad interpretazioni ambigue e siano intesi in modo sostanzialmente univoco. Ora il titolo di Mediatrice, ad esempio, è stato inteso lungo i secoli ed è inteso tuttora in modo notevolmente diverso. Basta prendere in mano i manuali di mariologia degli ultimi anni - dal 1987 ad oggi ne sono usciti una ventina - per constatare che la mediazione della beata Vergine è trattata dai teologi in maniera contrastante nell'impostazione, nella valutazione dottrinale, nella determinazione del campo in cui essa viene esercitata, nel raffronto con la mediazione di Cristo e dello Spirito Santo. A prescindere da ogni altra considerazione, nel caso della mediazione di Maria si è davanti, per quanto concerne molti aspetti di essa, a una "quaestio disputata", si è lontani cioè da quella sostanziale unanimità teologica che, in relazione a ogni questione dottrinale, è il preludio necessario per procedere ad una definizione dogmatica. |
01-10-2007, 15.15.54 | #49 |
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Riferimento: immacolata concezione
NEL SOLCO DELLA DOTTRINA DELLA MATERNITÀ SPIRITUALE
A proposito del titolo Corredentrice la Dichiarazione di Czestochowa annota: «il termine "Corredentrice" non viene adoperato dal magistero dei Sommi Pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII. A questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che egli ne abbia evitato intenzionalmente l'uso». Precisazione importante, perché qua e là, in documenti pontifici assolutamente marginali e quindi privi di peso dottrinale, si può trovare, sia pure molto raramente, tale titolo. Nei documenti fondamentali invece e in quelli di qualche rilievo dottrinale esso è accuratamente evitato. Così nella costituzione dogmatica Munificentissimus Deus (1950) e nelle encicliche Fulgens corona (1953) e Ad caeli Reginam (1954) di Pio XII, nel capitolo VIII della Lumen gentium (1964) del Vaticano II, nelle esortazioni apostoliche Signum magnum (1967) e Marialis cultus di Paolo VI (1974), nell'enciclica Redemptoris Mater (1986) di Giovanni Paolo II, che per la materia trattata avrebbe potuto costituire un'occasione propizia per il suo uso, il titolo "Corredentrice" è stato intenzionalmente evitato. Si tratta di un fatto significativo che non si può trascurare. Desta peraltro sorpresa che il movimento definitorio chieda al Magistero pontificio di procedere ad una definizione dogmatica - la massima espressione di impegno magisteriale - nei confronti di un titolo verso il quale esso nutre riserve e sistematicamente scarta. Ma più che su queste considerazioni la Dichiarazione di Czestochowa si sofferma a sottolineare l'importanza di seguire la linea tracciata dal Concilio Vaticano II e proseguita dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Linea impegnativa dal punto di vista dottrinale, per nulla minimalista feconda di prospettive pastorali. I due cardini di essa sono: - la ripetuta affermazione della cooperazione di Maria all'opera della salvezza (cf. Lumen gentium 53. 56. 61. 63): cooperatio, termine aperto, che non suscita reazioni negative nell'ambito della teologia cattolica, usato da sant'Agostino nel celebre testo De sancta virginitate, 6: sulla preferenza da parte del Magistero pontificio del termine cooperatio nei confronti di coredemptio, si veda la catechesi di Giovanni Paolo II nell'Udienza generale del 9 aprile 1997, in cui il Santo Padre tratta diffusamente della cooperazione della Vergine all'opera della salvezza; - l'insistente affermazione della maternità spirituale di Maria nei confronti dei discepoli di Cristo e di tutti gli uomini (cf . Lumen gentium 53. 54. 55. 56. 58. 61. 63. 65. 67. 69), sia come cooperazione storica all'evento della redenzione sia come intercessione permanente in favore degli uomini, dal momento della sua gloriosa Assunzione fine al coronamento di tutti gli eletti (cf. Lumen gentium 62). Come è noto è stato più volte osservato che se il Concilio di Efeso (431) fu il concilio dell'affermazione solenne della maternità divina di Maria, il Vaticano II è stato quello dell'affermazione della maternità universale, nell'ordine della grazia. Alla luce dell'insegnamento del Vaticano II, Paolo VI riteneva la dottrina riguardante la maternità spirituale di Maria una verità di fede: la Vergine «continua adesso dal cielo a compiere la sua funzione materna di cooperatrice alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle singole anime degli uomini redenti. E' questa una consolantissima verità, che per libero beneplacito del sapientissimo Iddio fa parte integrante del mistero dell'umana salvezza: essa, perciò, dev'essere ritenuta per fede da tutti i cristiani» (Signum magnum 1). Lo stesso Giovanni Paolo II, nell'enciclica Redemptoris Mater, nn. 44-47, concepisce la "mediazione mariana" quale "mediazione materna", la inquadra nella trattazione della maternità spirituale e vede in essa l'espressione più alta della sua cooperazione all'opera della salvezza. La Dichiarazione di Czestochowa indica la strada da seguire; approfondire le questioni relative alla mediazione di Maria e alla sua funzione di avvocata nell'ambito della maternità spirituale, come momenti significativi del suo esercizio. In questa direzione si è orientato nettamente il "sensus fidelium". Battere la strada inversa può rivelarsi fuorviante o condurre verso vicoli ciechi Come si diceva, i tre titoli in questione sono suscettibili di una lettura corretta. Come moltissimi altri che ricorrono nel documenti magisteriali e nelle pietà della Chiesa - Nova Eva, Auxiliatrix, Socia Redemptoris ... -. Ma bisognerà riflettere perché quei tre titoli - Coredemptrix, Mediatrix, Advocata - sono evitati o poco usati nel Magistero della Chiesa negli ultimi cinquant'anni: probabilmente perché non sono i più adatti per esprimere il contenuto a cui si riferiscono. Sorprende, in un certo senso, la estrema sobrietà con cui la Dichiarazione di Czestochowa allude alle gravi conseguenze negative che, sul piano ecumenico, avrebbe la definizione dogmatica dei titoli in questione: «Infine i teologi, specialmente i non cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli». Encomiabile moderazione. Perché, in definitiva, il nocciolo della questione è altrove: nella necessità di un "ulteriore approfondimento" dell'intera problematica, compiuto «in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica ed antropologica». http://www.accademiamariana.org/arch...ami/page7.html |
01-10-2007, 21.54.57 | #50 | |
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Riferimento: immacolata concezione
Citazione:
La morte di Maria si intende in quella frase come il passaggio dell'anima da una percezone di corpo biologico a corpo glorioso (introduzione alla gloria celeste). La separazione dell'anima dal corpo è possibile anche senza la morte biologica e San Paolo lo fa chiaramente capire quando nella seconda lettera ai Corinzi capitolo 12 parla dell'esperienza della sua conversione, quando ricevette la rivelazione di Dio. [2] Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. [3] E so che quest'uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - [4] fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. [5] Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorchè delle mie debolezze. Non è vero cheè inutile il passaggio da corpo biologico e corpo glorioso, perchè indipendentemente dalla morte biologica il corpo glorioso ha comunque delle proprietà che quello glorioso non ha. Rispondendo a visechi, è vero che il titolo di Corredentrice che si da a Maria non è ancora dogma, ma è un titolo che il magistero ufficiale della Chiesa ha dato e da ancora oggi. Vedi per esempio qui http://www.vatican.net/holy_father/j...841104_it.html http://www.vatican.va/holy_father/le...fficio_it.html http://www.vatican.net/holy_father/j...841104_it.html In quest'altro sito c'è uno studio di un teologo che mostra quali sono tutti i documenti in cui il magistero della Chiesa fa uso di questo appellattivo rivolgendosi a Maria. http://www.immacolata.com/cmaddolora...Pontificio.htm |
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