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05-03-2003, 08.33.13 | #25 |
tra sogno ed estasi...
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A che cosa serve parlare di spiritualità, ricerca interiore, assoluto ecc.. ?????
Mi sono resa conto che ognuno ha la propria verità e malgrado si cerchi di renderla unica, assoluta e valida per chiunque, ci sarà sempre qualcuno che proverà e talvolta riuscirà a metterci i bastoni tra le ruote nel senso che ci sarà sempre un qualsivoglia individuo a darci una dimostrazione che il nostro pensiero non è giusto, non è valido, non può essere accettato... in alcuni casi è possibile dimostrare anche l'esatto contrario. Questo secondo me sta ad indicare che la verità esiste, ma essendo per noi un fattore soggettivo diventa assoluta quando noi e solo noi accettiamo un pensiero per valido, sappiamo bene che l'uomo non osserva il mondo oggettivamente, egli elabora un pensiero sulla base delle percezioni sensoriali, trasforma l'oggettivo in soggettivo..... La verità assoluta non esiste.... meglio..se per assoluto s'intende ciò in cui noi "crediamo"... Allora n’esistono molte ... tutte valide poiché degne di credo..... in fondo, il mondo siamo noi, io sono il mio mondo. Nessun'altra persona potrà penetrare i miei pensieri, le mie emozioni..... Questo è assoluto.... l'unica verità che mai conoscerò, il mio io... Cos'è il mio universo se non ciò che io sono "dentro"... la mia interpretazione di ciò che sta attorno a me... Sappiamo esiste un'espressione oggettiva di tutto ciò che esiste ma non potremo mai capirla... Un assoluto... non una verità assoluta.... Esiste un assoluto perché esiste un'origine che è origine in ogni istante ...che porta avanti in ciò che noi chiamiamo..tempo..il suo processo vitale, infinito...in continua evoluzione... (talvolta amo immaginare tutto questo come un albero.... ) Questo, secondo me è l'assoluto, ciò che l'uomo vorrebbe comprendere... ma non esiste una verità assoluta.... |
05-03-2003, 13.56.00 | #26 |
autobannato per protesta
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Verità assoluta: missione impossibile?
Verità quanto si è detto intorno a Lei, è come il silenzio se dici qualcosa non c'è più.
Che importa se anche dovesse essere una "missione impossible" non sarebbe meraviglioso ugualmente! Come l'assalto di un solo cavaliere contro un'esercito sterminato, che slancio, che coraggio, che cuore! Già nel gesto c'è tutta la grandezza che può abbracciare l'Uomo, una grandezza infinità che può contenere anche la verità! |
10-03-2003, 20.12.07 | #27 | ||
Ospite abituale
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Citazione:
Si, se dici qualcosa la Verità non c'è più, ma se taci la Verità non la percepisci. Ergo, l'azione dell'uomo, qualsiasi essa sia, non può in alcun caso raggiungerla. La Verità è una chimerica speranza a cui l'uomo non può far a meno di tendere. Citazione:
Quanto da te descritto è l'atteggiamento di Don Chisciotte … uomo solo, mosso da indomito, velleitario e testardo coraggio che impedisce a se stesso di crogiolarsi al sole delle certezze conseguite. Fra l'altro, credo che sia proprio questa propensione tipicamente umana che ha permesso nel passato e permette tuttora all'umanità di raggiungere e svelare sempre maggiori frammenti di Verità. Piccole particelle che ricomposte non conducono mai all'intero … un mosaico dinamico a cui mancherà sempre un pezzo, quello più importante, quello che poi, in definitiva, dovrebbe o potrebbe elevare l'uomo (limitato ed imperfetto) a divinità (compiuta e perfetta). La Verità è un animale selvaggio, ogni qual volta ritieni d'essere prossimo a percepirne l'essenza, a coglierne il significato, questa scarta di lato o accelera il proprio moto, mostrando nuovi lati oscuri che necessitano di sempre più complesse e sublimi indagini. L'uomo dovrà rassegnarsi al fatto che non potrà mai conseguire il Risultato finale. La Verità sarà sempre un metro più avanti e le successive scoperte ed intuizioni, anche spirituali, sono utili solo per comprendere che c'è sempre qualcosa da scoprire e che l'esplorazione del non noto mai avrà termine, almeno in questo mondo e nel perdurare della vita terrena. E' questo il grande scopo della vita, il grande supplizio di Sisifo, spingere verso la vetta un macigno che continua a rotolarci addosso, travolgendo le nostre certezze ed aprendo sempre nuovi inusitati orizzonti … inseguire perennemente e mai raggiungere. La vita è questo … è il non noto che si profila all'orizzonte … è l'incertezza che cerchiamo di colmare con certezze, spesso solo sofistiche. La Verità è il complemento della vita, è il quid che manca e a cui si deve perennemente tendere, è il velo di Maya mai squarciato e, per quel che mi riguarda, mai compiutamente squarciabile. Questa consapevolezza esalta il ruolo dell'uomo, elimina gli alibi, lo rende partecipe e protagonista del proprio divenire. No c'è Karma, non c'è predestinazione, non c'è determinismo … l'uomo deve compiere il proprio cammino, lo deve compiere in un costante rapporto dialettico con sé e con la natura che lo circonda, deve operare in simbiosi con i propri simili; per far ciò deve scoprire ed enfatizzare tutte le ragioni che portano all'unione, alla comprensione e alla comunanza d'intenti … è questo, a parer mio, un processo ineluttabile, pena la disintegrazione del pianeta e di tutti i suoi transeunti ospiti. |
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10-03-2003, 20.13.45 | #28 | |
Ospite abituale
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REINCARNAZIONE?
Citazione:
La reincarnazione. Un tema sempre sfiorato, un'ipotesi suggestiva spesso assunta come vera. Io non sono d'accordo, io non credo alla reincarnazione, non penso che oltre la nostra attuale vita ci possa essere una rinascita nella carne … a dire il vero non credo neppure ci sia una rinascita nello spirito, giusto perché non credo all'esistenza dello spirito. A parer mio - meglio essere prudenti su questo tema - la morte è la conclusione definitiva della vita terrena. Fra l'altro bisognerebbe provare a ragionare intorno ad una questione che parrebbe, a prima vista, frutto di dissertazioni capziose inerenti alla consistenza della lana caprina o alla natura del sesso degli angeli, ma che potrebbe anche creare qualche difficoltà nell'accettare passivamente l'intero teorema. Mi spiego meglio: se ho ben compreso, la reincarnazione implica che ad un decesso (deperimento del corpo… della materia che racchiude l'anima o lo spirito), che libera la parte incorporea che costituisce l'uomo (l'anima, lo spirito), corrisponda - non so dire con quale successione temporale - una rinascita corporale che consente alla materia impalpabile, altrimenti definita anima o spirito, di trovare collocazione. L'anima, mondanamente, estrinseca sé stessa attraverso il corpo, questi è, dunque, il complemento umano concreto dell'astrattezza altrettanto umana. Anima e corpo si compendiano per costituire l'essere. Questa tesi dovrebbe anche presupporre che la quantità di corpi viventi sulla terra nel corso della storia si mantenga stabile. Giacché non credo sia immaginabile ipotizzare un uomo privo del suo elemento qualitativo essenziale, penso che l'equazione <un decesso, una rinascita; cento anime, cento corpi>, anche se piuttosto cruda e ragionieristica, possa riscontrare l'approvazione dei più. Ora se assumessimo come valida questa congettura, dovremmo registrare nel corso della storia dell'Umanità un numero di nascite tali da compensare, senza resti, la quantità di decessi … non registreremmo l'incremento demografico che è sotto gli occhi di tutti. Detto questo, non mi nascondo alcune argomentazioni che potrebbero rendere giustizia a quanti della reincarnazione fanno una bandiera, che vivono nella costante certezza della sua fattuale e realistica attendibilità. Non è mia intenzione nascondermi dietro un dito; il tema deve essere sviscerato compiutamente (fosse mai possibile … questo è un atto di presunzione cristallina … proviamoci, una volta tanto). Secondo un'affascinante teoria, Dio, o chi per lui, estrinseca sé stesso nel mondo attraverso progressive e successive emanazioni. Questo fatto giustificherebbe il progredire demografico dell'umanità. Queste emanazioni, espressioni mondane della divinità trascendente, altro non sarebbero che l'anima dell'uomo e, per somma, tutte le anime sarebbero un unico 'corpo trascendente' che manifesta, appunto, Dio all'uomo. Ma se così fosse, sé veramente l'anima fosse il costituente essenziale e prioritario dell'umanità e, per tale fatto, quanto di più originariamente prossimo a Dio, vorrei comprendere il significato, lo scopo, il senso, la ragione, le motivazioni per cui una divinità, anzi la Divinità trascendente per eccellenza, ha avvertitola necessità di manifestarsi, sua sponte … senza alcuna apparente costrizione, a qualcosa che è figlia della Sua propria Volontà di Creazione: l'Umanità stessa. In quest'ipotesi, la Creazione dovrebbe prefigurare una 'necessità', un 'bisogno' da parte del Creatore. Un'urgenza che si estrinseca e soddisfa attraverso l'atto creativo … tanti iscritti al Forum ne hanno parlato, lo hanno sostenuto anche con fastidioso eccesso di certezza 'sapienzale'. Ora credo sia giunto il momento di far capire a tutti cosa sia questa 'necessità', da dove prende le mosse e da dove si origina. Una necessità lascerebbe spazio al dubbio che la Fonte da cui si originano le emanazioni non racchiuda in sé l'assoluta perfezione… il che sarebbe un assurdo inammissibile. Allora per quale motivo la Divinità avverte questo impellente ed inderogabile 'bisogno'? Ancora … la questione non può concludersi qui! Un'emanazione, ancorché perfetta e completa, è pur sempre figlia di un qualcosa di più completo, di più GRANDE. Frammenti di questa Entità si staccherebbero (sic! Non ho trovato altro termine… sorry) per dar Sostanza alla materialità del corpo, ma di questa effusione noi non abbiamo la percezione immediata; siamo costantemente costretti a ricercare la strada maestra che ci riconduca alla Fonte (lo facciamo in ogni occasione, io, scettico, lo faccio con minore assiduità). Mi domando per quale atto, per quale misterioso mistero sia data una siffatta condizione? Perché l'anima, perfetta che promana dalla Perfezione assoluta, è inserita in un contesto (un corpo) che si deteriora tanto nella propria materialità (morte), quanto che nella capacità di percepire l'Entità suprema da cui discende (ateismo o scetticismo)? Che gioco è mai questo? L'essenza dell'uomo, assumendo come tale l'anima, parte dalla Perfezione per essere inserita in un contesto imperfetto per poi, una volta che la materia è definitivamente corrotta, ricongiungersi alla Perfezione o, nel caso della reincarnazione, riprendere il cammino in compagnia dell'imperfezione umana per ricongiungersi ad Essa alla fine di un destino 'karmico’? Tutto questo, a parer mio, seppur affascinante e consolante, non ha alcun senso. E' un Dio burlone che si cimenta in un'impresa giocosa, quasi una puntata alla roulette … <vediamo un po’ quanto la mia Creatura è in grado di amarmi, di percepirmi, di ritornare a Me>… un boomerang che spesso perde la strada? O solo un atto mosso dall'Amore verso l'atto stesso, quindi fine a sé stesso … ma così ragionando non sarebbe svilire e mortificare il grande compito che il Caso, solo il Caso, ci ha affidato? Qual è il compito dell'uomo, quali le ragioni della sua comparsa sulla terra e quali le cause delle sofferenze, delle inquietudini umane, del pianto e del male di vivere? Sono queste le domande a cui credo sia necessario, oltreché utile, trovare risposta; solo un'esaustiva risposta a questi quesiti (so già che sarebbe un'impresa ardua, se non addirittura impossibile) potrà donare all'esistenza dell'animale uomo (siamo animali, nient'altro che animali… forse, dico forse, solo un po’ più evoluti degli altri) un senso e una ragione all'essere vivi. C'è dell'atro, ma mi fermo qui… c'è Martinus dietro l'angolo. Ciao |
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11-03-2003, 11.18.07 | #29 |
autobannato per protesta
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Sorridendo del tuo paragonarmi a Don Chisciotte (avresti potuto infierire con un Sancho Panza e non l'hai fatto!), cercherò di spiegarmi un pò meglio.
Lo slancio di cui parlavo non è certo quello di andare all'assalto di un mulino a vento scabiandolo per gigante, bensì lo slancio di abbandonare il proprio ego. E' in questo cadere, in questo arrendersi senza condizioni e senza calcoli che si ha una vera vittoria. L'Uomo trova così una dimensione universale perchè non più conchiuso nella propria mente egoica. Non è certo necessario morire in guerra! Ma è semplicemente un esempio per spiegare uno slancio, un satori...Non è facile. Altrimenti non si può cogliere un bel niente (anche se non ho la verità in tasca alcune mie esperienze mi dicono che quella è la strada), perchè niente è superiore alla mente illimitata, ma solo quando è libera dalle categorie. In riferimento alle questioni caprine della reincarnazione ecc. sono d'accordo con te che nella vita servono come una lampada UVA nel Sahara. Però, e si perchè c'è un però (non te la scampi così amabilmente). Tu trascuri la legge di causa ed effetto che non si esaurisce nell'ambito di una vita. Negare questo è negare ciò che sperimentiamo ogni giorno, e quidi caro Servantes bisogna essere molto ricettivi perchè non è tutto così scontato. Ecco perchè, forse ti sfugge che non è necessario avere uno scopo, anzi il segreto è proprio nel non scopo (cosa che la mente non può cogliere). Perchè un bambino gioca? Egli nel fare ciò che fà (io sono colui che é diceva il fuoco a Mosè) è azione, scopo ed essere che si fondono, ma ti ricordi di come eravamo felici quando si passava un pomeriggio a giocare con niente, perchè voi metterci uno scopo? il tramonto a cosa serve? eppure guarda come è bello! |
11-03-2003, 13.13.49 | #30 |
Ospite abituale
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Con molta riluttanza.....
Con molta riluttanza, metto il naso ancora in questo argomento. L’ho già detto che ho un naso grande, e poi tra Visir e Visechi, (ciao Visechi, anzi ciao a tutti e due…… anzi ciao a tutti), un vanlag ci sta anche bene.
Visir, la mia ingerenza è in risposta al tuo post, ma mi rivolgo anche a Rolando, che mi sembra un ricercatore serio, ed a tutti quelli che hanno un reale interesse. Come sempre ciò che esprimo è il mio pensiero e come tale da non considerarsi assolutamente assoluto, ma caso mai da soppesare come ipotesi possibile. Ma vengo al dunque.... tu scrivi: <<<…….. bensì lo slancio di abbandonare il proprio ego. E' in questo cadere, in questo arrendersi senza condizioni e senza calcoli che si ha una vera vittoria. >>> Leggendoti, soprattutto in questo passaggio, mi sorgono spontanee delle considerazioni. Si parla di “vera vittoria” ed io chiedo: - chi vuole questa vera vittoria? – Cioè chi sarà il beneficiario di quel nirvana, di quell’illuminazione, di quella catarsi, di quel satori, di quella realizzazione…etc? Sicuramente il “conseguimento” sarà il premio al ricercatore, per la sua ricerca; ma allora dov’è l’abbandono dell’ego? Quel conseguimento, così come lo cerchiamo, non è forse un rafforzamento dell’egoismo? Ma c’è di più, (questo passaggio è solo per iniziati), il velo di Maya non è stato gettato a coprire Verità trascendenti o Paradisi terrestri, o Stati dell’Essere. Il velo di Maya e l’illusione stessa, passataci dalla cultura, che esista qualche cosa di più di questo solido e concreto mondo che calpestiamo sotto i piedi. Maya sono proprio quelle: - Verità trascendenti o Paradisi terrestri, o Stati dell’Essere - dateci come promesse, che ci hanno fatto perdere la connessione con la vita vera e reale. In pratica viviamo in un "ideale ipotetico" e dimentichiamo la realtà che ci circonda. Se ho ragione….. (non sta a me dire se ho ragione o no), la realizzazione che, quella ricerca è falsa, è tutto il conseguimento che si può trovare in questa mondo. Può sembrare poco ma, quando si smette di cercare l’inesistente, si impara a vedere l’esistente con occhi diversi ed allora la scoperta può davvero essere grande. Allora e solo allora, con quell'atto di rinuncia enorme al mondo ideale, inizia il cammino. Saluti a tutti..... |