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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
16-12-2002, 13.37.01 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 28-04-2002
Messaggi: 341
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Citazione:
Si, è vero, l'uomo si è evoluto, si evolve e si evolverà ancora in futuro. Quello che ho detto si riferisce, se vogliamo parlare scientificamente, da quando l'uomo ha iniziato ad essere sapiens. E' palese che è più facile per un occidentale essere un uomo di cultura e ricco, che non un aborigeno dell'Australia. Ma proviamo a rigirare la questione. Immagina come può uno sciamano dell'Africa nera che conosce la pratica della guarigione, divenire un uomo d'affari che vive nella city di New York e che magari lavora in borsa a Wall Strett, o viceversa? Un essere malvagio lo è sia nell'Africa nera che a New York, così come lo è un essere portato al bene. L'ambiente può evolvere o lasciare un soggetto nella completa ignoranza, ma mai l'ambiente potrà determinare la sua intima indole, a costo di perdere egli stesso la propria vita! Determinismo o karma sono la solita parola. Il mio non è un credo ma una convinzione avvenuta sul campo di battaglia... dove ho aiutato soggetti di diverso sesso ed età a regredire in vite passate, e dove hanno trovato una risposta ad un handicap di questa esistenza. Pensa che una volta un ragazzo che era fanatico del nazismo e della violenza, tanto da credere di essere impossessato, venne da me. In breve lo riportai all'ultima esistenza, dove era un nazista in un campo ebreo. Era talmente violento che un suo compagno lo uccise violentemente. Una scoria psichica fu trasmessa in questa vita. Ci fu una catarsi violenta nella quale egli parlò in tedesco, lingua a lui completamente sconosciuta. Dopo questo egli sentì come una parte della sua testa vuota e fresca, insomma più libera. Da quel giorno decadde la sua violenza e questa forma di fanatismo. La morale tirala tu... |
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16-12-2002, 21.36.58 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Non so! Non sono troppo propenso a credere alla malvagità innata, al più riesco ad immaginare una certa predisposizione genetico/ereditaria alla malvagità (ovviamente, al di là della patologia che è altra cosa). Compito di una struttura organizzata, quale potrebbe essere una società civile, è quello di attenuare questa naturale, o presunta tale, inclinazione, attraverso un'azione tesa a reprimere (sistema giudiziario, carcere….) e/o a prevenire (sistema socio/culturale). Purtroppo la tendenza a ritenere innate e immodificabili, perché geneticamente connaturate all'essere individuo, certe devianze (ribadisco, non patologiche), spesso inibisce la propensione a cercare e trovare dei rimedi o degli elementi che ne mitighino gli effetti più deleteri. Ma su questa materia è stata scritta un'immensità di volumi che potrebbero riempire le librerie e le biblioteche del mondo.
Non conosco esperienze simili a quella da te descritta, almeno non direttamente, piuttosto qualcosa del genere l'ho letta su testi specialistici, ma erano testi d'altro tipo, che parlavano e trattavano altro, non certo di esperienze 'ultra umane'; parlavano di psicoanalisi, di psicologia e di psichiatria (ti chiedo scusa, non vorrei apparirti scortese). Basterebbe provare a leggere i resoconti di alcuni eminenti psichiatri o psicoanalisti … poi, ovviamente, ognuno si sceglie i significati più congegnali alle proprie intime convinzioni … i cattolici parlano di possesso demoniaco e contrastano questi fenomeni facendo ricorso agli esorcisti, a cui, avrai ben compreso, io non credo. Non ne conosco e francamente, scusa ancora una volta la schiettezza, non ci credo affatto. La mente umana è uno stranissimo strumento, spesso preda di deliri allucinatori che pervadono l'individuo; i resoconti delle cure somministrate per contrastare questi deliri sono i più svariati, vanno dall'approccio psicoanalitico, a quello medico psichiatrico (farmacologico), da quello sciamanico, a quello cui sembra alludere tu. A chi credere? Purtroppo mistificatori, in un senso o nell'altro, ce ne sono parecchi. Io, per quel che mi riguarda, non avendo mai avuto alcun contatto con esperienze extra-umane (le definirei così … forse ci capiamo meglio e ci inquietiamo di meno) non ho mai avuto a che fare. Viceversa ho, purtroppo, visto atteggiamenti devianti posti in essere da individui fragili, con un retroterra culturale (famiglia, scuola …) alquanto compromesso; purtroppo, ribadisco, anche la statistica, 'scienza' incerta per antonomasia, che basa le sue deduzioni attingendo dall'elaborazione dell'osservazione della casistica (molti numeri - casi - letti insieme e opportunamente contestualizzati, rappresenterebbero una buona base probabilistica … pensa un po’ quanto sono indefinito nel riportare questo mio pensiero … nessuna certezza assoluta) sembrerebbe confermare ed avvalorare l'ipotesi che la devianza giovanile, se così tanto diffusa, è fortemente interconnessa all'aspetto culturale e sociale. Che dire ancora? Ho paura che una sorta di determinismo, fatto coincidere con il 'Karma' o con un 'fissismo' genetico, potrebbe rappresentare un alibi per evitare interventi migliorativi delle strutture e condizioni sociali e culturali generali che, viceversa, ritengo essere l'unica strada valida per fronteggiare il fenomeno dilagante. L'alternativa è quella di tirare i remi in barca, munirsi di un efficientissimo sistema repressivo (fosse mai possibile) - nella Germania nazista certi fenomeni erano abbastanza limitati … si dice - e confidare in una naturale progressiva attenuazione di quello che io, testardamente, mi ostino a vedere come un sintomo di un male più preoccupante che proverei a definire come .............................. ....................... Questa, però, è un'altra storia … potremo provare insieme, che dite? |
16-12-2002, 22.58.24 | #15 |
può anche essere...
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Messaggi: 2,053
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E' tutto molto chiaro, ma ho ancora un dubbio, Visechi:
cosa intendi per devianza non-patologica? Risolveresti (potendo farlo) questo dilangante fenomeno tramite "interventi migliorativi delle strutture e condizioni sociali e culturali generali ". Ammettendone la possibilità, si risoverebbe un determinismo ambientale creando un'altro ambiente deterministico. Quasi uscire da una prigione per andare in un'altra. Domanda: perchè? (N.B. mi interessa sul serio, non è una domanda idiota) |
17-12-2002, 00.07.58 | #16 |
iscrizione annullata
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Messaggi: 2,110
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Ovviamente non ho letto tutto 'sto "papiro" di roba,anzi...cmq...
Come dissi parecchio tempo fa in un'altro post che non ho la voglia di cercare,l'uomo ha bisogno del branco perchè sapere che c'è qualcuno che la pensa come lui gli da un senso di sicurezza."Immedesimarsi in altre persone ci permette di capire quando siamo nel "giusto".In più non si rischia di essere emarginati.E' una questione puramente egoistica.Dal mio punto di vista chi agisce in questo modo è un debole.Per me l'individualità è sacra.Io odio le mode.Io non voglio omologarmi.Io non ho bisogno degli altri per sapere che sono nel giusto.Ciò che è giusto per me è giusto in assoluto.Fine del discorso.Adeguarsi alla massa vuol dire essere mediocri,rinunciare a se stessi per il quieto vivere.E,tra l'altro,questa società incentiva questa mentalità perchè prodotti standard sono più facili da rifilare.Sono più comodi da fabbricare e da vendere. Per Fire,mi puoi dire chi ero io in un'altra vita?Magari ero Nietzsche,oppure Baudelaire,o...Scusa se rido,ma io sono molto scettico. |
17-12-2002, 14.54.38 | #17 | |
Ospite abituale
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Citazione:
E' inutile debellare una prigionia per crearne un'altra simile. Si verrebbe a creare una specie di "Arlecchino al servizio di due padroni". Arlecchino deve libersi dei due padroni, e gettare le sue spoglie di maschera per trovare il vero se stesso! Viva la libertà! |
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17-12-2002, 15.08.44 | #18 |
Ospite abituale
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per Visechi
Ok, scalo marcia.
Il problema risiede nel conscio collettivo. Stai attento non dico inconscio collettivo (vedi C. Jung), ma conscio collettivo. Ovvero tutto ciò che si reperisce quotidianamente tramite i nostri cinque sensi e che il nostro cervello elabora e quindi accetta o rifiuta. I soggetti labili vengono così influenzati, gli altri solo informati. Il soggetto viene influenzato se trova in se il seme della solita natura dell'input, ecco che quella caratteristica spicologica germoglia e prende consistenza. Questo personaggio riverserà poi nel conscio collettivo la sua psiche, il quale gliela rimanderà confermata. Diviene così una specie di circolo vizioso, dove il cane si rincorre la coda. Cambiare quindi il conscio collettivo? Impossibile! Vorrebbe dire indire un caos totale in tutti i consci in un sol momento. Forse una terza guerra mondiale? Spero proprio di no. Come quindi? Lavorando sul singolo conscio, in special mdo se debole ed inflenzabile. Renderlo consapevole della propria debolezza e rafforzandolo, tanto da eludere qualsiasi altro input a lui oramai non più congeniale. Morale della favola Il conscio collettivo è formato da tutti i consci singoli, quindi nell'impossibililità di cambiare questo, iniziamo a farlo sui singoli. Ma chi realmente accetta questo? Solo poche mosche bianche, aimè... Che usano la loro volontà in una direzione di assenza di costrizioni, schemi, personaggi status simbol trainanti, e così via. Non c'è altra scelta... al di là di un caos mondiale.... |
17-12-2002, 17.19.08 | #19 | |||
Ospite abituale
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Citazione:
per devianza non patologica intendo ciò che non è riconducibile o configurabile come pazzia, schizofrenia etcc … Nel mio sproloquio non alludo neppure agli stati mentali definiti 'border line'. Io parlo d'individui tranquilli, i tipici 'bravi ragazzi', che si 'lasciano andare'; chi, per effetto di una forte propensione all'emulazione, anche non del tutto consapevole, o chi, sfruttando le indubbie opportunità di mimetismo offerte dal gruppo, o chi, ancora, confida sulla possibilità di scaricare o frazionare la responsabilità fra i tanti, compie atti efferati o anche semplicemente violenti, che in altre condizioni e circostanze non avrebbe mai compiuto e mai compirebbe. Io sostengo che, come già velatamente fatto intuire da Firenze in uno dei primi post, l'uomo è un animale sociale e all'interno di un clan, di un gruppo, di un branco riesce a reperire validi motivi per calmierare la propria naturale propensione all'ansia. Il gruppo funge da elemento catalizzatore, offre sicurezza, ma non solo, il gruppo lenisce la fatica attraverso la suddivisione dei compiti e soprattutto, qui arriviamo allo snodo, rappresenta un ottimo 'alibi' per suddividere le responsabilità… il gruppo, in una qualche misura, deresponsabilizza. Ecco perché determinate personalità, probabilmente le più fragili, sono più inclini a 'lasciarsi andare' se inserite o si muovono ed operano all'interno di un gruppo: 'il branco' appunto. Citazione:
Citazione:
Un saluto, ciao Per Firenze Ci penso su! Ciao |
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17-12-2002, 22.49.08 | #20 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Il branco da sicurezza ad un soggetto insicuro nel momento in cui egli trova conferma in un suo credo. E' come dire poichè ci credete anche voi, ci credo anch'io! Beato te che non hai bisogno degli altri... Hai mai pensato di essere stato un eunuco alla corte di un sultano, che oggi cerca la sua vendetta nell'ipotesi di essere un cazzuto e non omologato individuo? |
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