Io credo che casa e lavoro per la donna non solo siano compatibili, ma possano utilmente alimentarsi se vissuti bene: la donna può fare approfittare bene la sua famiglia dell'attività extra-domestica. Le madri hanno in linea di massima una buona comprensione delle relazioni professionali.
Il modo in cui questo avviente è orribile.
Si richiede alla donna di produrre moltissimo al lavoro durante gli anni della riproduzione. Lo stress della mamma che lascia a casa i bambini piccoli, in mani spesso inaffidabili non giova certo all'ambiente di lavoro.
D'altra parte il suo stipendio è spesso indispensabile al menage, soprattutto quando i figli crescono.
La tristezza che l'assale quando si accorge che i figli sono cresciuti e che non se li è goduti non può essere compensata da niente. Ma è proprio quando la donna potrebbe dare moltissimo all'economia per esperienza e conoscenze che viene licenziata, perché "vecchiotta".
Trovavo molto umano il sistema dell'Ungheria socialista. Anche se non percepiva lo stipendio, la donna conservava il posto di lavoro per cinque anni dopo il parto. Oggi questo è un assurdo storico.
Nei primissimi anni d'infanzia il bambino ha molto più bisogno della mamma che di passeggini, abiti firmati, costosissimi giocattoli. Le baby sitters sono care impestate, il tragitto per andare al lavoro estenuante e non certo gratuito.
Se le nonne lavorassero quando i nipotini sono piccoli potrebbero far loro utili regalini.
La mamma realizzata e ancora giovane, quando i bimbi cominciano asilo e scuola, potrebbe offrire buone energie all'ambiente di lavoro e raccontare cose interessanti ai suoi bimbi sul mondo al di fuori della casa.