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21-03-2006, 18.35.44 | #34 | |
torna catalessi...
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
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Re: razzismo e superiorità
Citazione:
quoto solo questo pezzo ma era da quotare tutto.... credo anche io che sia oggi, forse per la prima volta, che ci si batte per il rispetto della diversità. ewiwa! Il razzismo si esprime in molte forme, da quelle velate e sottili come nell'esempio del treno, a quelle estreme dove l'odio per una categoria diversa diventa strumento politico. In parte sono d'accordo con hava, nel senso che il razzismo ha in parte la funzione di unificare la razza dominante e attribuirle un'identità superiore e ben delineata. La funzione principale però è quella di "identificare il male". Se vivessimo in una società dove va tutto bene e tutti sono sereni e ricchi, nessuno sarebbe razzista. Quando qualcosa va male si ha bisogno del capro espiatorio, lo straniero e il diverso (o forse semplicemente la minoranza) diventano il nemico che è la causa di tutti i guai. Da qui tutti i luoghi comuni che non si basano sulla realtà: gli stranieri ci rubano il lavoro, ci rubano le case ecc. |
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24-03-2006, 23.06.20 | #35 | |
Rudello
Data registrazione: 08-01-2006
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Re: tolleranza?
Citazione:
Osservando che anche su un problema di ritardo di un treno locale hai trovato il modo di tirare una zampata alle istituzioni del paese che ti ospita da 14 anni, direi che forse in tema di tolleranza e sopportazione non sei un granché nemmeno tu. Comunque, per razzismo, si intende un'altra cosa. Il tizio allo sportello che viene aggredito da te incazzata (e non deve essere cosa da poco), è uno che sta facendo il suo lavoro di bigliettaio delle FS, non è responsabile né dei ritardi né delle cause che generano i ritardi, né delle rotaie del 1800, né del prolungamento della validità degli abbonamenti, né dell'alta velocità..... ma forse tu, giustamente in quanto forestiera, queste cose non le sai! Aggredito da te per queste cose assolutamente non di sua competenza, credo che si sia anche mantenuto, nella reazione. Forse è anche un po' razzista, ma a mio parere sin troppo "signorone", con te. Quello, è un lavoratore, non il tuo "capro espiatorio" (sai cos'è vero, il "capro espiatorio"?... sennò puoi consultare il vocabolario!). |
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25-03-2006, 00.02.31 | #36 |
Rudello
Data registrazione: 08-01-2006
Messaggi: 943
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RAZZISMO
Razzismo
Mi pare che sia stato detto già tutto, un po’ qua ed un po’ là. Non potrò quindi essere completamente originale. Il razzismo a mio avviso è solo una etichetta. Il modo per chiamare, e spesso strumentalizzare, qualcosa che ha altri, diversi nomi, che è sempre esistito, ed è presente in tutti noi. Credo lo abbia detto chiaramente “fragola”, quel qualcosa che si chiama paura; più esattamente paura del “diverso”. Chi è il “diverso”?... dipende da molti elementi, quasi tutti di natura economica e culturale. In una società tribale in cui il territorio può dar sussistenza solo a pochi individui raggruppati in comunità il “diverso” è il l’estraneo alla famiglia, al clan, alla tribù, al castello, al comune. Il compromesso è fra la necessità di una difesa reciproca, dove “più siamo e meglio stiamo”, di sopravvivenza individuale, dove “meno siamo e meglio stiamo”, e le risorse del territorio “vivi e lascia vivere”. I polinesiani erano accoglienti e pacifici perché le risorse di cui abbisognavano erano sovrabbondanti e gratuite. Altrove i “diversi” sottraggono risorse vitali e quindi sono nemici. Solo ieri avevamo la “perfida Albione” e “i caporali boemi”, e ora facciamo la Comunità Europea. Raffinandosi la civiltà, e riducendosi le esigenze “primarie”, la discriminazione verso i “diversi” (possiamo tranquillamente chiamarlo “razzismo” ora che ci siamo intesi) si estende al piano sociale e culturale, e finisce per abbracciare alcuni settori ignorandone altri. “Escuso meridionali”, si vedeva stampato sugli “Affittasi” piemontesi degli anni cinquanta. Ma i meridionali che andavano a fare i manovali, in quanto tali erano ben accetti. Così gli italiani minatori in Belgio. E’ successo con gli schiavi, bianchi in Europa, neri in America, indifferentemente di qualunque colore altrove. Non per il colore della pelle o l’origine o le capacità o la casta: solo per motivi economici. Mozart, veniva pagato quanto il cuoco, e ne condivideva la dignità, Salieri invece era direttore dell’orchestra di corte; ma non perché l’imperatore fosse incolto, ma perché la musica a Vienna allora parlava italiano e Mozart, Salisburghese, veniva ascoltato ma discriminato (molti viennesi lo “snobbano” ancora oggi ndA). Per acquietare le coscienze, come sempre, occorrono motivazioni. E così i negri sono sporchi, i mulatti infidi, i gialli assassini, i rossi traditori… e via dicendo. Nazione contro nazione, paese contro paese, contrada contro contrada. Nomi diversi, ma sempre razzismo è. Anche negli uffici, nelle squadre di calcio e nei partiti. Se lo facciamo noi è legittima difesa, se lo fanno loro è indebita aggressione, perché “loro” sono i “malamenti”, e noi i buoni. Rudello 24 marzo 2006 parole 420 |
25-03-2006, 01.01.03 | #37 | |
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Citazione:
Ma, le differenze non sono differenze di valore, sono differenze e basta. Diversità. Se io ho la pelle blu e tu verde, le nostre pelli sono diverse. E questo esiste e va visto. Non c'è meno dignità nell'avere la pelle blu, però è diverso. Ma la diversità che fa paura di solito non è solo quella fisica, infatti molti razzismi si rivolgono a etnie diverse senza che ci siano differenze di razza. Gli slavi e gli albanesi sono bianchi, eppure adesso in italia c'è razzismo verso gli slavi e verso gli albanesi. Anche gli zingari sono bianchi. Ma hanno una cultura diversa e una cultura forte. Quello che fa paura è la differenza culturale e anche, moltissimo, il fatto che ci sono gruppi etnici che hanno una identità forte e che non hanno voglia di farsi assorbire, di disgregarsi, di scomparire fagocitati dalla nostra società. Cerchiamo di annullare ogni diversità. Dalle biodiversità alle diversità culturali. Invece la diversità è una grandissima ricchezza. La diversità, secondo me, andrebbe coltivata. Ultima modifica di Fragola : 25-03-2006 alle ore 01.02.14. |
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25-03-2006, 21.21.52 | #38 |
Utente bannato
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La convivenza porta l'adattamento, gruppi etnici che non vogliono perdere l'identità devono anche pensare che entrano in un identità diversa dalla loro...e questo non vuole dire perdere nulla, ma sicuramente non chiudersi nella propria, basta rispettare i pochi, ma veramente pochi indicatori sociali della nostra patria! e tutto scorre liscio....sai io non credo che si possa perdere l'identità etnica non è possibile perché la portiamo nei caratteri ereditari, li portiamo nel DNA e quindi non perdiamo nulla....vanno in disuso forse, certi modi di fare...come i nostri dialetti...altra perdita enorme, ma che vogliamo farci...
Ognuno porta la sua diversità, questo lo trovo meraviglioso! mi piacerebbe conoscere persone che mi avvicinassero ad usanze diverse dalle mie...non ho questa fortuna al momento...però l'unica mia paura è che quello che alla fine di tutto divide, non è il non riconoscersi uomini quindi uguali, diversi, compatibili ed assimilabili...quello che trovo sia non valicabile rimane il culto religioso...io posso fare a meno del mio! ma chi mi trovo di fronte per cercare di capirmi potrà sottrarsi un attimo al suo???? Ultima modifica di Kim : 25-03-2006 alle ore 21.24.54. |
26-03-2006, 22.41.04 | #39 |
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Volenti o ....
Volenti o ... ce da mettere in conto la presenza di un sempre numero di immigrati stranieri nel nostro paese per cui o si ci si abbiuta o altrimenti si rischia di stare sempre più male nelle proprie case chiusi e repressi ....
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26-03-2006, 23.16.25 | #40 | |
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Citazione:
Già, non si perdono le differenza genetiche. La carnagione, il taglio degli occhi, la statura... Ma si perdono drammaticamente le culture. A volte mi viene da pensare che il razzismo abbia una grossa componente di invidia! Noi la nostra cultura l'abbiamo distrutta. Non è rimasto praticamente nulla delle nostre tradizioni. Della nostra musica popolare, delle danza, dei dialetti, dei costumi e della saggezza antica. C'è chi cerca di recuperarle, ma è un lavoro di archeo-antropologia. La rianimazione è impossibile. E allora invidiamo e temiamo che ha ancora tradizioni vive. Nel bene e nel male. |
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