Credo di aver capito il senso di quello che vuoi dire, di qualsiasi cosa si tratti.
Non so, però, se sono in grado di spiegarti quello che capita a me.
Ci provo.
Io, per anni, mi sono portata dentro volti e voci che ormai facevano parte di un passato, più o meno lontano. Volti che, spesso (l'ho capito solo ora) non erano nemmeno così importanti.
Ma io non riuscivo ad accettare l'idea che loro avessero dimenticato me senza che io fossi, in realtà, davvero riuscita a separarmi da loro.
Spesso mi sono fermata a riflettere su tutto questo per troppo tempo, e questo ripiegarmi sul passato come se volessi a tutti i costi renderlo presente mi ha causato nuove infelicità.
Finché non ho capito una cosa, che non è detto sia universale, ma che, nel mio caso, è stata una specie di "illuminazione" che mi ha cambiato la vita: io, in realtà, cercavo dentro me quei volti, simboli di un passato irrecuperabile, perchè non ero contenta del mio presente.
Ho capito più tardi, quando ho cominciato a prendermi cura di me, a cercare di costruire qualcosa di solido dentro e fuori, che dal passato ci si separa davvero solo quando ci si rende conto di quanto sia prezioso il presente. Questo presente, QUI e ORA, che può essere cambiato se non ci piace, con un bel po' di coraggio e di buona volontà.
Solo quando la terra che hai sotto i piedi è solida non hai più bisogno di nuotare nel mare in burrasca del passato per aggrapparti alle isole dei ricordi, che sono soltanto dei miraggi, perché la realtà del presente è diversa, che ci appaia efferata o no.
Un bel giorno, così, ti svegli, ti guardi intorno, vedi un presente che ti fa schifo e ti dici: "che ti piaccia o no, questo è quello che hai, quindi, se ti interessa sopravvivere, adesso apri gli occhi, la smetti di nasconderti e cominci a darti i calci nel sedere per affrontarlo. Non ci sono vie di mezzo: o abbandoni la partita o sei in gioco: e se decidi di restare in gioco, tanto vale impegnarsi un po'".
Questo non significa che ho smesso di frugare dentro me alla ricerca dei ricordi e di quei volti. Anzi, posso dire che solo adesso ho cominciato davvero a prendermene cura come meritano.
Io non voglio rinunciare a portarli con me, perché fanno parte della mia memoria, della mia storia, di tutto ciò che mi ha portato ad essere quella che sono ora. I miei ricordi e i miei sogni sono sacri e sono le cose più preziose che ho.
Ma, nonostante tutte le cose che, ancora, nella mia vita, non vanno, sono contenta di quello che sono ora, per questo vivo tutto in modo diverso.
Ora quei ricordi, quei volti, sono al sicuro in una scatola che io posso aprire quando voglio; sapendo, però, che poi arriva il momento di richiuderla e di ricominciare a voltare lo sguardo verso quello che ho tra le mani ORA, verso i volti nuovi che incontro ogni giorno e che, domani, probabilmente, dovranno raggiungere gli altri nella mia preziosa scatola.
E non è importante se loro conservano o meno un posto riservato a me nella memoria.
Purtroppo in questo periodo devo convivere con la paura che qualcuno che ho scelto (dico "ho scelto" sapendo che è una menzogna perché, in realtà, in questi casi non siamo noi che scegliamo) di aspettare possa dimenticarsi di me.
Ma questa è un'altra storia (e forse è meglio se lascio cadere qui questo discorso su cui, in questi giorni, non ho neanche le idee tanto chiare....).
Tutto ciò che vivo, una volta che diventa "la mia storia", è soltanto mio, ed è al sicuro nella sua scatola.
Ma credo che tutto questo debba accadere spontaneamente col tempo, dopo una serie di riflessioni su se stessi. Basta semplicemente imbroccare la strada giusta, quella più adatta a noi, alla nostra sensibilità e al nostro modo di essere.
Io credo che il campanello d'allarme sia sempre lo stesso, però: la noia. Non quella di quando non si ha nulla da fare, ma il tedio, quello profondo, di quando ciò che si fa, qualunque cosa sia, non ci solleva da un malessere, così intimo che non riusciamo nemmeno a vederlo chiaramente.
E' allora, secondo me, che dobbbiamo cominciare a chiederci cosa c'è che non va nella nostra vita, nel nostro presente, in noi.
Ed è allora, quando abbiamo il coraggio di rispondere a questa domanda, che dobbiamo avere la forza, se ci interessa vivere, di chiudere quella scatola e guardarci intorno, anziché balzare indietro con la mente, trasformando il passato in un surrogato effimero e illusorio del presente.
Alla fine non so a cosa diavolo serva tutto questo. Io non so quale sia il fine o la meta. Prababilmente nessuno. Io credo sia tutto inutile. Ma non per questo smetto di godermi lo spettacolo, anzi.
Probabilmente la meta (come tante altre cose) ce la siamo inventata di sana pianta noi uomini, ossia è il prodotto culturale di una visione finalistica del mondo e della vita che ci fa vivere male perché, mentre ci affanniamo a correre per raggiungere chissà che, dimentichiamo di goderci il viaggio, di notare come ogni albero che incontriamo sulla strada sia diverso dall'altro, di ascoltare davvero quello che la gente con cui entriamo in contatto può insegnarci, anche solo con la sua semplice presenza.
E' come se, a un certo punto, avessimo perso la strada e, invece di approfittare dei boschi e dei prati per scoprire cose che, altrimenti, non avremmo mai potuto vedere, ci affannassimo tutta la vita a ritrovare il sentiero. Stanchi, stressati e confusi, per tutta la vita a cercare di far quadrare i conti; senza accettare il fatto che i conti, per loro natura, non quadreranno mai.
Sarebbe bastato, per dire tutto questo, farti leggere il testo di una canzone (secondo me una delle più belle della storia della canzone italiana) un po' "esistenzialista" di Guccini, che sicuramente, ha saputo esprimere molto meglio di me questi sentimenti così meravigliosamente UMANI.
Mi permetto di incollarla qui sotto, ma consiglio spassionatamente a tutti di ascoltarla.
Almeno se amate le riflessioni.
CANZONE QUASI D'AMORE
Non starò più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo
per raccontarti il vuoto che, al solito,
ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi
giocando coi miei giorni col tempo
O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti
io parlo sempre tanto ma non ho ancora fedi
non voglio menar vanto di me o della mia vita
costretta come dita ...dei piedi
Queste cose le sai perché siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali
perché siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d'azione o di parola,
volando come vola il tacchino
Non posso farci niente e tu puoi fare meno
sono vecchio d'orgoglio mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno
ma... c'è una vita sola non ne sprechiamo niente
in tributi alla gente o al sogno
Le sere sono uguali ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell'energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi buoni ad ogni evenienza
inseguendo la scienza ...o il peccato
Tutto questo lo sai e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
per te sian tutti uguali siamo cattivi buoni
e abbiam gli stessi mali siamo vigliacchi e fieri
saggi, falsi, sinceri... coglioni
Ma dove te ne andrai? ma dove sei già andata?
ti dono, se vorrai, questa noia già usata
tienila in mia memoria ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
che la noia, di un altro, non vale
D'altra parte lo vedi scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa pago le mie illusioni
fingo d'aver capito che vivere è incontrarsi
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi
(Francesco Guccini)