tra sogno ed estasi...
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Eros ed eresia...Frà Dolcino..santo eretico?
Navigando in internet e cercando informazioni sul personaggio di Frà Dolcino ho trovato questo articolo...ve lo propongo...
"EROS" ED "ERESIA": LA LIBERTÀ DI AMARE TRA GLI "APOSTOLICI" DI FRA DOLCINO
Intervista a Gustavo Buratti, coordinatore del Centro Studi Dolciniani e direttore de "La Rivista Dolciniana"
A cura di Lucia Mornese
Pubblicato in "La Rivista Dolciniana" n° 20, luglio-dicembre 2001
Non è difficile immaginare che molti "tabu" moderni traggano la loro origine nella storia "lontana" della civiltà occidentale, e nel medioevo in particolare, quando per lunghi secoli la figura femminile fu addirittura demonizzata e, in quanto "strega", fatta oggetto di una sistematica caccia, condanna e distruzione nei roghi e nelle torture più inumane.
Abbiamo pertanto ritenuto utile cercare di capire, in questa materia, come fu posto, al contrario, il problema dell’amore e della sessualità nell’ambito dei movimenti "ereticali" medievali, e in particolare in quello che fu il più "radicale" per molti aspetti, cioè il movimento degli Apostolici, e intervistare a proposito Gustavo Buratti, coordinatore del Centro Studi Dolciniani di Biella e direttore del "La Rivista Dolciniana".
I movimenti ereticali, pauperistici medievali, sono stati accusati dall’ortodossia cattolica di propugnare il "libero amore", l’uso comune delle donne, e quindi di causare il disordine sessuale e sociale. Che c’è di vero in ciò?
L’imputazione di devianza sessuale a carico degli eretici era sovente strumentale, derivando dalla mancanza di più completi capi di accusa, e da tipici marchi addossati per ribaltamento, proprio a quei movimenti che predicavano la castità: esemplare il caso dei Càtari, per i quali la ripulsa delle attività sessuali diede luogo ad una continua e fantasiosa calunnia di segno opposto: dal papa Gregorio IX furono persino accusati di dare baci osceni a rospi e gatti!
Tuttavia, per quanto riguarda gli Apostolici di Dolcino, l’inquisitore Bernard Gui riferisce che, per ammissione degli eretici catturati, tra i venti "errori" da loro seguiti c’erano questi due: "è lecito per un uomo giacere nudo insieme ad una donna nuda nello stesso letto ed essere stimolato carnalmente finchè cessi la tentazione: questo non è peccato"e "giacere con una donna e non unirsi carnalmente è cosa più grande che resuscitare un morto".
In effetti queste affermazioni risultano da proposizioni attendibili del fondatore degli Apostolici, Gherardino Segalello e dei seguaci del suo successore, Dolcino. Tuttavia la "pratica della tentazione" non era un’invenzione degli Apostolici ma aveva un fondamento evangelico rifacendosi al versetto 12 del I capitolo dell’Epistola a Giacomo: "Beato l’uomo che sostiene la prova perché, dopo averla superata, egli riceverà in dono la vita eterna".
Il famoso cronista Fra Salimbene da Parma (secolo XIII), riferisce comunque episodi boccacceschi della vita di Gherardino Segalello…
Per la verità, Salimbene, tutto preso nel sottolineare che la donna è uno strumento del diavolo (non dimentichiamo che ancora nel V secolo nella Chiesa romana si negava che la donna avesse l’anima!), riteneva scandalosa la promiscuità in cui gli eretici viveveno, e denunciava il comportamento sessuale deviante (anche omosessualità) di "alcuni" apostolici; tuttavia egli stesso ammetteva che il Segalello, da lui bollato come "folle", "mentecatto", nondimeno era un puro. L’accusa di immoralità e di sodomia cadrà su fra Gherardino soltanto in seguito, quand’era incarcerato, in concomitanza della bolla di papa Onorio VI (1286), nella ricerca di nuove prove a carico degli eretici da reprimere, quando occorreva colpire e neutralizzare il giullare, poeta e creatore di "Misteri buffi" alla Dario Fo.
Per quanto riguarda Dolcino, le fonti cattoliche che pur non gli risparmiarono ignominie d’ogni sorta, non fanno riferimento ad immoralità sessuale. Certamente la vita comunitaria, i ricoveri in stalle ed in grotte, la fuga dalle persecuzioni, la partecipazione alla rivolta montanara che li ha difesi e nascosti dai rastrellamenti delle forze vescovili, non consentiva certo di evitare la promisquità uomini-donne. Normale era quindi per Dolcino affermare che il sapersi comportare correttamente, anche in situazioni difficili, precarie, resistendo alle "tentazioni", avrebbe ben meritato; così come celebrare un culto in una stalla ed in una foresta era gradito a Dio tanto quanto in una chiesa consacrata, e forse di più!
Ma allora qual era in sostanza la morale sessuale di questi "eretici", in particolare di Dolcino e dei suoi discepoli?
All’iniziale atteggiamento mentale alla base del comportamento apostolico, per cui, attuando letteralmente l’insegnamento evangelico, la "prova di castità" è strumanto di perfezione per il Cristiano, si affianca parallelamente un altro concetto, tipico del movimento del "Libero Spirito" sorto proprio in quei primi anni del XIV secolo, per cui il credente, in quanto pervaso dallo Spirito divino, non può peccare, anche in ciò che concerne l’ambito sessuale. I dolciniani non furono soltanto "contigui" ma finirono con l’unirsi agli assertori di questo movimento. L’apostolica Bartolomea Rubey, eremita di Savigno nel Bolognese, salì al rogo il 21 novembre 1307 (alcuni mesi dopo Dolcino) affermando che non è la verginità ad assicurare la salvezza e che "Dio è la libertà".
Dal culto della castità (Càtari) si giunse quindi alla finale osservazione del "non essere" del peccato sessuale: è questo un iter che percorsero diverse correnti ereticali , dai Valdesi, ai Beghini ed ai Fraticelli. Gli Apostolici passarono, prima, dalla fase della prova: cioè la castità intesa non come obbligo ma come volontario , libero esercizio di perfezionamento. Dunque, come afferma Corrado Mornese:"il non aver rapporti sessuali può essere solo una sublimazione, un’elevazione ad uno stadio super-umano. Umano è aver rapporti sessuali, non diabolico. Negli Apostolici ed in Gherardino, la questione sessuale è riportata al suo livello, quello della condizione umana, della natura, e come tale considerata senza complessi; concezione moderna, ampiamente condivisibile oggi e comunque lontana da forma di libertinaggio". .( C. Mornese, Gherardo Segarelli e gli albori della rivoluzione apostolica, in C. Mornese e G. Buratti (a c. di), Fra Dolcino e gli Apostolici tra eresia, rivolta e roghi, Derive Approdi, Roma, 2000, pp. 141-142). E’ vero, ma da qui al "non essere" del peccato sessuale che avvelena l’effusione amorosa, il passo è breve…
In che senso?
Come è stato affemato, la "libertà dello spirito" richiedeva la"libertà della carne"… "il corpo non sarà una zavorra gravosa e diabolica, ma un sereno tempio di Dio. L’uomo insomma deve cantare il suo poema senza le costrizioni innaturali di una imposta purezza". (Rino Ferrari, Fra Gherardo Segalello, libertaario di
Dio, Centro Studi Dolciniani, Parma, 1997, p. 30).
Se il comandamento evangelico fondamentale è "amare il prossimo", ne consegue che il "peccato"- cui si possono ricondurre tutti i "peccati", al plurale- è unico, quello di rompere l’alleanza con Dio nuocendo al prossimo, asservendolo, sfruttandolo a profitto dell’egoismo individuale, così ferendo il singolo e la comunità. La Chiesa romana, viceversa, continuerà ad essere sessofobica sino all’esasperazione, dimenticando che la sua collusione con il Potere, sempre e dovunque, è "peccato". Nella confessione la domanda rituale (specie ai giovani) diverrà il "quante volte?".
Va infine sottolineato come i movomenti ereticali abbiano costituito un rivoluzionario fattore di liberazione della donna, che aderendovi vi recuperava dignità e rispetto. La donna valdese, apostolica (emblematica a questo riguardo è Margherita, figura leader come e con Dolcino), predicava, agiva in piena indipendenza. In questo il Catarismo fu esemplare, costituendo, prima ancora di un’ eresia religiosa, un’eresia sociale. In una società medievale maschilista, schiavista, razzista, l’ Occitania (cioè la Francia meridionale odierna, un tempo Aquitania, contea di Tolosa e Provenza, agli albori del del XIII secolo ancora indipendente dai re di Parigi), percorsa dal pensiero càtaro, aveva non soltanto idealizzato la donna, onorata dalla letteratura trobadorica, ma le riconosceva competenze politiche ed amministrative; i conti di Tolosa erano imparentati con famiglie "more", cioè musulmane; gli ebrei non erano chiusi nei ghetti, ma partecipavano alla vita politico-amministrativa della città; praticamente non esistevano i servi della gleba e neppure i feudatari latifondisti. Fu appunto questa eresia "sociale", prima ancora di quella religiosa, pretestuosa, a scatenare la feroce guerra di conquista condotta dai re capetingi e dai papi durante un mezzo secolo.
Nel movimento apostolico il rapporto uomo-donna non aveva legami matrimoniali, proprio perché la donna era liberata da quella concezione patrimoniale che la riduceva a "proprietà" dell’uomo: si trattava quindi di una libera convivenza, ed è facile immaginare come una tale situazione familiare fosse ritenuta scandalosa per la Chiesa romana.
(segue)
Ultima modifica di deirdre : 10-11-2002 alle ore 11.24.14.
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