eternità incarnata
Data registrazione: 23-01-2005
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parlo per esperienza personale
a me è capitato di essere vittima del mobbing. A dire il vero, in 23 anni e 1 mese alle dipendenze della stessa azienda, mi sono capitati periodi in cui i miei capi non sapevano cosa farmi fare ed altri in cui pretendevano da me anche l'impossibile! Andiamo per ordine. Nel 1979 iniziai a lavorare nell'allora Total a Milano. Essendo io un lavoratore con disabilità, ed essendoci allora due (non una) possibilità di lavorare a Villsanta (visto che esistevano una filiale ed un centro operativo) chiesi il trasferimento in una delle due sedi, in quanto lavoratore con disabilità. Avvenne dopo 9 mesi che si licenziasse un mio collega e si liberasse un posto. Lì feci dal cassiere al fatturista. Poi, dovendosi spostare la sede a Lacchiarella (per chi non lo sapesse è all'altro capo di Milano), riuscii a scambiarmi con un collega che faceva Voghera - Villasanta ogni giorno. Andava bene ad entrambi ed anche al nostro datore di lavoro, visto che avevamo lo stesso livello di inquadramento. Lì, nella filiale (nel frattempo Total se ne era andata dall'Italia, affidandoci alle mani di Montedison e Shell. Poi Montedison lasciò tutto a Shell) gas, trovai un capo che pareva fatto apposta pe dimostrare la mia (inesistente) disabilità psichica. Non sapeva cosa farmi fare. Il suo successore invece riuscì a valorizzare le mie capacità. Ero contento perché finalmente riuscivo a svolgere un lavoro stimolante, al telefono con i clienti, portando anche dei buoni risultati. Riuscimmo per ben due anni a chiudere la fatturazione relativa all'anno precedente, il 2 gennaio (primo giorno di lavoro) entro le 18!
I miei colleghi mi chiamavano "il pitbull della televendita" perché mi occupavo di vendere il gpl ai clienti che avevano i serbatoi della Shell. Considerato che si trattava di riscaldamento, vendere il gpl a luglio ed agosto pareva una novità per tutti. Io ci riuscii...
Queste le premesse (perché credo che altrimenti non si capirebbe ciò che sta per arrivare). Potevo mai continuare ad essere soddisfatto di un lavoro in Shell? Si stava preparando una grossa mazzata: la ristrutturazione aziendale che avrebbe portato da 10 filiali a 4 aree e, successivamente ad un call center nazionale. Fino alle 4 aree per me non c'erano problemi, anche perché quella più vicino a casa rimaneva. Nel 2001, invece vi furono cambiamenti repentini: a febbraio correvano voci che le aree sarebbero passate da 4 a 2. Invece, ahimè, a maggio ci dissero che entro luglio avrebbero creato il famigerato call center nazionale di cui anch'io avrei dovuto far parte.
Nel frattempo la mia disabilità si era aggravata e non poco. Dal 34% iniziale passai fino al 75% con l'aggiunta della gravità dell'handicap. In tale situazione avrei dovuto continuare a lavorare vicino a casa. Il mio datore di lavoro avrebbe potuto anche chiedermi se e quali problemi si potessero verificare se io mi fossi fatto 40 chilometri al giorno. Non parvero interessarsi a ciò, nemmeno minimamente. Io, a detta loro, ero un elemento valido, e quindi sarei dovuto andare avanti e indietro in continuazione. Non servì a nulla che io chiedessi quanto fossero disposti a darmi come buona uscita, se me ne fossi andato. Un elemento valido non si ha interesse a lasciarlo sfuggire. Di fatto, però, non fecero nulla per dimostrarmi che ci tenevano a me. Mi misi dunque nelle mani di un avvocato. Scrissi di persona una lettera in cui chiedevo spiegazioni. Fu ignorata. Scrisse il mio avvocato. Ignorarono anche quella lettera. Li citammo quindi dinnanzi ad un giudice. Non si presentarono ed il giudice stabilì in via cautelativa il mio reintegro nella vecchia sede, che, comunque non era stata chiusa. Esistevano pur sempre delle mansioni che erano state terziarizzate. Io mi dissi anche disposto a passare sotto terzi, visto che quelle mansioni le avevo svolte per diversi anni e le conoscevo. Niente da fare: rimasi da novembre 2001 a maggio 2002 nullafacente. Non sapevano che lavoro farmi svolgere. Poco per volta mi tolsero pc, telefono, ecc... cercarono di isolarmi. Ah, dimenticavo, che nei 4 mesi in cui mi feci avanti e indietro, misero un operaio della filiale a lavorare come recupero crediti. Anche questa mansione avrei potuto svolgerla tranquillamente. Capite allora che alla fine, dopo 7 mesi di avanti e indietro dal giudice, decidemmo di comune accordo per le mie dimissioni ed una buona uscita di 10 mensilità. Nei 7 mesi in cui fui tenuto nullafacente, mi comprai un pc portatile e, almeno, potevo occupare il tempo, scrivendo. Lessi come non mai e, tuttavia, mi sentivo un verme e contemporaneamente mi ribolliva il sangue. Come era possibile che una multinazionale così importante si abbasse a tal punto? Come era possibile che chi aveva dimostrato di saperci fare, potesse essere trattato in quel modo? Tra l'altro, a dispetto della mia situazione fisica ho fatto ben poche assenze per malattia. Qualcuno mi aveva suggerito di accettare il trasferimente e di far morire questi signori (è un eufeismo naturalmente) a suon di malattia.
Andai anche a Milano a sottopormi a test sullo stress...non vi dico la pressione a quanto mi andò! Credo che queste angherie esistano perché in ogni azienda ci sono i capetti col loro piccolo orticello o centro di potere, che riversano le proprie frustrazioni sui collaboratori. Naturalmente la casa madre angloolandese è stata molto felice dei risultati economici, salvo poi scoprire che il General Manager (ora non si chiamano più direttori generali...) ha lasciato qualche centinaia di migliaia di euro di "buco", ma... così va il mondo, che ci volete fare?
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