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28-07-2005, 11.41.58 | #52 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-07-2005
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Visto che Gyta ha detto "Bella questa discussione e.. costruttiva!!"
e - con un certo sforzo - supponendo che non stesse ironizzando, continuo a discutere. Quello che volevo sottolineare dicendo che sono colto da deliri e ossessioni incontrollabili, è che questo dipende dal fatto che sono stupido emotivamente. Cioè, l'essere umano, prima di una educazione al ragionamento e alla logica, ha bisogno di un educazione emotiva. Affinché la razionalità sia "corretta" è necessario che lo sia anche l'emotività. I genitori devono essere in grado di controllarsi emotivamente e di assicurare al bambino una corretta interpretazione degli stati emotivi. Altrimenti il bambino si creerà una visione distorta della realtà. Fortunatamente non si cade sempre nella psicosi, come è successo a me, ma molto comunemente si incoccia nella nevrosi. Anche se la nostra società è più aperta di quella fine 800 in cui Freud iniziò a elaborare le sue teorie, è indubbio che interpretazioni nevrotiche della realtà fioriscano anche ai nostri giorni. Ciò secondo me è dovuto proprio alla scarsa intelligenza emotiva, insiema alla mancanza di autoconsapevolezza. Le paure inconsce vengono interpretate razionalmente arrivando a conclusioni anche bizzare. Ad esempio i leghisti, uomini che si compiacciono di essere pratici e di avercelo duro, arrivano a definire l'islam una non civiltà. E lo fanno in pubblico, avendo pure un certo - seppur limitato - seguito. Questo potrebbe essere attribuito a ignoranza, ma non è così. Infatti è del tutto evidente che l'islam è una civiltà: i musulmani da sempre vivono in città e hanno una loro cultura, di stampo ovviamente religioso. E, ancor di più, tutti sanno che nel medioevo l'islam aveva una civiltà superiore - secondo qualsiasi canone - a quella occidentale. I leghisti negano la realtà, perché negano qualsiasi qualità al loro nemico. E devono trovare un nemico, un cattivo a cui dare tutte le colpe. Interpretano male la realtà perché sono arroganti. E sono arroganti perché hanno paura, perché hanno una scarsa intelligenza emotiva... Non so, forse mi sono spinto troppo in là... |
28-07-2005, 12.24.51 | #53 |
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Data registrazione: 02-02-2003
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No, Lord Kellian, non stavo scherzando..
Ho molto rispetto per le ricerche autentiche e l'ho trovata veramente bella e costruttiva! Un'amica m'ha spedito queste righe e mi piacerebbe condividerle con voi.. Le trovo incredibilmente in tema! Buona Giornata! Gyta ****************************** ********************** "L'uomo è disumano" (Osho) Perché le persone si trattano nel modo che vediamo? È tutto il risultato di un condizionamento, o c'è qualcosa nell'uomo che lo porta facilmente ad andare fuori strada? Entrambe le cose sono vere. In primo luogo, c’è qualcosa nell’uomo che lo porta fuori strada. E, in secondo luogo, ci sono quelli che hanno un interesse nel portare le persone fuori strada. Queste due cose insieme creano un essere umano che è finto, falso. Il suo cuore ha una gran voglia d’amore, ma la mente condizionata gli impedisce di amare. Il problema è proprio questo: il bambino nasce con un cuore che desidera appassionatamente l’amore, ma nasce anche con una mente che può essere condizionata. La società deve condizionarlo ad opporsi al cuore, perché il cuore sarà sempre un ribelle rispetto alla società, seguirà la propria strada. Non puoi fare del cuore un soldato. Può diventare un poeta, un cantante, un danzatore, ma non un soldato. Può soffrire per la sua individualità, può morire per la sua individualità e libertà, ma non può essere reso schiavo. Questa è la condizione del cuore. Ma la mente… Il bambino viene al mondo con una mente vuota, un semplice meccanismo, che puoi formare come vuoi. Imparerà la lingua di tua scelta, la religione e la morale che le insegni. È un computer, al quale fornisci le informazioni. Ogni società si preoccupa di rafforzare sempre di più la mente in modo che, se si verifica un conflitto tra la mente e il cuore, sia sempre la mente a vincere. Ma ogni vittoria della mente sul cuore vuol dire infelicità. È una vittoria degli altri sulla tua natura, sul tuo essere – su di te. Hanno coltivato la tua mente proprio a questo scopo. La mente è vuota, e puoi introdurre al suo interno ciò che vuoi. Con venticinque anni di educazione sei in grado di renderla così forte da farti dimenticare il cuore; ma allora sarai sempre infelice. Solo il cuore può darti gioia e felicità, solo il cuore può farti danzare. La mente può fare dei calcoli aritmetici, ma non può cantare una canzone. Questo semplicemente non fa parte delle capacità della mente. Così sei spaccato tra la tua natura – il cuore – e la società che hai dentro la testa. Il fatto è che nasci – tutti nascono – con questi due centri. La difficoltà è proprio questa. Un centro è vuoto; in una società migliore verrebbe usato in sintonia con il cuore, al servizio del cuore. Allora sarebbe una vita bella, colma di gioia. Ma finora abbiamo vissuto in una società molto brutta, dalle idee vecchie e marce, che ha solo usato la mente. E la vulnerabilità è reale: la mente può essere usata. Ora i comunisti la usano in un certo modo, i fascisti l’avevano usata in Germania in un altro modo, tutte le religioni la usano in modi diversi. Questa vulnerabilità è presente in ogni individuo, perché hai una mente che viene al mondo vuota. In effetti, è un dono dell’esistenza, che però viene sfruttato e male adoperato. Ti viene data vuota in modo che possa servire perfettamente il cuore, le tue aspirazioni più profonde, il tuo potenziale. Non c’è nulla di male in questo. Ma i poteri costituiti in tutto il mondo hanno scoperto che per loro questa è un’opportunità straordinaria di usare la mente contro il cuore. Così resti infelice, e loro possono sfruttarti come vogliono. Ecco perché tutti al mondo sono infelici. Tutti vogliono essere amati, tutti vogliono amare, ma la mente è un enorme ostacolo che non ti permette né di amare né di essere amato. In entrambi i casi si mette di mezzo e inizia a falsare ogni cosa. Se anche per caso incontri una persona per la quale provi amore e lei prova amore per te, le vostre menti non troveranno comunque pace. Sono state educate da sistemi diversi, religioni e società diverse. È un diritto naturale di ognuno quello di essere felice, ma sfortunatamente la società, le persone con le quali abbiamo vissuto, che ci hanno messo al mondo, non hanno dedicato alcun pensiero a questo fatto. Si sono riprodotti come animali – o peggio, perché almeno gli animali non sono condizionati. Questo processo di condizionamento dovrebbe essere completamente trasformato. La mente dovrebbe essere addestrata a servire il cuore. La logica dovrebbe servire l’amore. E allora la vita diventerebbe una festa di luci. >> ****************************** ********************** |
28-07-2005, 14.02.03 | #54 |
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IE
"Si può essere totalmente razionali con una macchina; ma se si lavora con le persone spesso la logica deve dare spazio alla comprensione."
Akio Morita Alcuni spunti pratici per rapportare il nostro quotidiano ai concetti di intelligenza emotiva: 1) Osservare in modo consapevole le vostre reazioni emotive rispetto agli altri; 2) Riflettere su come si possa sviluppare la propria intelligenza emotiva; 3) Chiedere onestamente a se stessi come reagiamo quando gli altri ci sottopongono dubbi o preoccupazioni; 4) Non presupporre che si possa non portare le proprie emozioni sul lavoro, a scuola, nell’ambito familiare e relazionale 5) Non ritenere che l'intelligenza emotiva non sia importante per il tipo di attività (qualsiasi) che state svolgendo; 6) Non ritenere che la nostra intelligenza emotiva non abbia bisogno di continua cura per essere sviluppata. Come funziona l'intelligenza emotiva? Quando emozioni quali soddisfazione, ansia, o frustrazione sono percepite, il cervello umano è programmato per rispondere a queste sensazioni stimolando una manifestazione emotiva. In ogni caso, l'agire d'impulso spesso induce a dire o fare cose di cui poi, a mente fredda, ci si rammarica. Possedere intelligenza emotiva significa non solo essere consapevoli di come certe reazioni si formino, ma anche e soprattutto riuscire a controllarle permettendo a se stessi di creare un senso di prospettiva sulla situazione in cui si è coinvolti e di conseguenza permettendo al pensiero razionale di agire in modo costruttivo. Fra i vantaggi offerti dall'utilizzo dell'intelligenza emotiva elenchiamo: - Migliorare i rapporti interpersonali con i colleghi; - Contribuire a controllare le proprie reazioni alle piccole e grandi sfide del quotidiano; - Contribuire a diminuire la percezione di stress; - Contribuire a mantenere e rafforzare i livelli di motivazione; - Permetterci di comunicare con gli altri in modo efficace e persuasivo evitando conflitti. Studi scientifici hanno dimostrato che il potenziale per l'espressione di intelligenza emotiva è in tutti noi. E' un potenziale che può essere sviluppato partendo dalla consapevolezza di questi aspetti e dalla volontà di migliorare la gestione di noi stessi e del nostro rapporto con gli altri. http://www.professionelavoro.net/new...s_2003_02.html Come alimentare l’I.E.? “la capacità di percepire emozioni, accedere ad esse e saperle generare per sostenere il pensiero razionale, comprendere sentimenti propri ed altrui, e saperli gestire in modo da promuovere la crescita, intellettuale ed emotiva". Acquisire consapevolezza di sé: riconoscimento delle proprie emozioni e dei propri effetti, conoscenza delle proprie risorse interiori e dei propri limiti, percezione del proprio valore e delle proprie capacità, fiducia in se stessi. - Aumentare la motivazione: spinta alla realizzazione ed al miglioramento - Sviluppare empatia - Accrescere abilità sociali e relazionali: cooperazione e coesione di gruppo, gestione del conflitto - Accettare pienamente sentimenti ed emozioni http://www.assfo.it/corsi_2004/intell_emotiva.htm Ora, quale percorso fare mi sembra quasi scontato che sia quello dell’esperienza individuale e sono d’accordo con quanto detto da gyta e fragola sul post “cos’è l’esperienza”. Sono anche convinta che le emozioni vadano “ascoltate” non soppresse e inoltre che la mente è composta sia dalla razionalità quanto dall’emotività, non per questo l’una deve prevalere sull’altra, ma trovo molto interessante che se ne prenda “consapevolezza” della parte emotiva per migliorare noi stessi e i ns. rapporti verso gli altri. Non ho scoperto “l’acqua calda”, e nemmeno voi. Leggendovi chi più chi meno tende proprio verso l’emotività e usa la razionalità per spiegarla. Non mi sembra nemmeno “così astratto” un percorso verso il migliore sviluppo di tali ns. capacità, sono insite in ogni essere umano, a volte si ha solo bisogno di qualcuno che le traduca per noi…. “alfabetizzazione emotiva” Grazie gyta, per l’intervento |
28-07-2005, 14.36.52 | #55 |
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Sottoscrivo quanto detto da Tammy e Gyta. Ma purtroppo per voi devo ancora citare il mio caso per fare un'ulteriore analisi.
Quanto dice Gyta sul cuore è vero nel caso di una persona sana. In una persona malata, e comprendo anche i nevrotici, pure il cuore può essere malandato. Cioè, come dicevo, non si impara solo il linguaggio e il ragionamento, ma si impara anche ad usare le proprie emzioni, a gestirle, a controllarle, a conoscerle. Ripeto: si impara. Il cuore non si ha a priori, non è una qualità universale donateci dalla natura. Anche per gli animali è lo stesso: se vengono cresciuti con la paura e l'aggressività diventeranno esageratamente rabbiosi o paurosi. Quindi affidarsi unicamente al cuore, corrotto in principio, può non essere una via facile. E in questo caso ci può venire in aiuto la ragione. Infatti supersottoscrivo che la logica dovrebbe servire per amare. Io, prima di imparare a riconoscere le mie emozioni, le ho studiate razionalemente. Certo questo non basta, ma la logica mi ha convinto che dovevo capirle. E poi fu infine la disperazione a farmi capire che avevo bisogno di un aiuto esterno, di un altro cuore che potesse guidare il mio... |
28-07-2005, 14.59.30 | #56 |
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dolce lord...
se hai avuto o hai ancora bisogno di un analista, ben venga se questo ti può aiutare nel percorso della tua personale conoscenza. Sono dell'avviso che qualsiasi mezzo ci possa indurre alla comprensione di noi stessi vada utilizzato e sfruttato . Personalmente mi piace leggere, ma poi trovo difficoltà a confrontarmi e quindi traggo delle conclusioni che potrebbero essere anche sbagliate. Non mi pare tu sia privo di emozioni anzi, e per i casi patologici quelli che soffrono di "alessitimia" che letteralmente vuol dire "mancanza di parole per definire le emozioni" mi rimetto ai medici ed agli addetti ai lavori
A me piace capire e chiedermi il perchè delle cose, non sempre riesco a trovare la soluzione, però ci provo. ed è quello che stai facendo tu nè più nè meno, si prendono strade diverse ma la meta è sempre la stessa. P.S. è probabile che non ti abbia compreso, ma tu insisti... magari ci arrivo! |
28-07-2005, 15.12.21 | #58 | ||
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Re: IE
Citazione:
Ho riportato solo i punti che reputo fondamentali poiché in un certo senso vedo gli altri (punti) come il frutto diretto di tale consapevolezza..! Citazione:
Si..! Ed è un lavoro di "pulizia" di tutto ciò che inquina l'armonia fondamentale del nostro essere..! E' un lavoro di ri-conoscimento..! Un ascolto profondo, una "pulizia " di ciò che inquina, una ricostruzione nella libertà del nostro nuovo sentire..! Un abbraccio ed un grazie a voi tutti! Gyta |
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28-07-2005, 15.17.15 | #59 |
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"alfabetizzazione emotiva", questa mi piace! Chi è stato troppo in silenzio, disimpara a parlare. Bisogna saper esprimere le proprie emozioni, magari in maniera non violenta (se si ha la pazienza, grande virtù!). Parlare è l'unico mezzo per uscire da nevrosi e (presunte) psicosi.
Un saluto a tutti i malati di cuore...sperando che trovino la via della guarigione! |
28-07-2005, 15.52.32 | #60 |
Ospite abituale
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Tammy, ti prego, fermati! Se continui così mi induci alla pratica della confessione-fiume! Non vorrei stordire i forumisti con le mie storie da best-seller psicanalistico!
Ahhhh... devo trattenermi... Il fatto è che le emozioni mi mandano in crisi. Grazie alle cure genitoriali che ho ricevuto, non riesco proprio a gestirle. Quelle negative, le amplifico e da loro mi faccio convincere che tutto è veramente una merda. Quelle positive, le temo. Ma ancor più problematico è che faccio ancora fatica a riconoscerle, a sperimentarle. Quand'ero piccolo ho spesso provato quella sensazione cui fai riferimento: non aver parole per descrivere quello che sento. Ciò fa sì che lo stesso sentimento sia vissuto in modo alienante. Non viene riconosciuto, identificato, in un certo senso non viene neanche vissuto. Ma c'è. E opera nell'inconscio in qualche modo misterioso, sicuramente modo patologico e patogenetico, se si può dire. Per Catharsis Se ti riferivi a me parlando di "(presunte) psicosi", potrei provare a inoltrare l'informazione alla mia analista, per vedere se ritratta la definizione... |