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02-07-2005, 22.54.44 | #15 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-01-2004
Messaggi: 343
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cercherò di esprimermi a parole mie senza citare qualche eroe dell'umanità senza contestualizzazione (cmq,peccato, non ho il culto degli eroi e per me Fermi o Nobel non son meglio, come persone, di Gigi la trottola )e non sarò superficiale anche se son tornato a casa stanco.
Non ho letto frettolosamente gli interventi e voglio rispondere in modo non evasivo ....se lo facessi sarei poi costretto a ritrattare per onestà o, se fossi disonesto, supporre altre interpretazioni per il mio operato per coprire la madornale gaffe . Se lo facessi sarei molto ridicolo nonchè un grande maleducato con le persone che leggono. ho preso spunto dalla bella frase di Futuribile per introdurre un concetto che Mr Bean ha ben illustrato e che Futuribile ha poi riproposto nella sua identità iniziale con la quale concordo abbastanza si è liberi di formulare pensieri a propio piacimento, si è liberi di fantasticare come si vuole, si è liberi di porre barriere tra noi e ciò che è motivo di emozioni non alacremente intese al miglioramento del se, si è liberi si non assorbire un esterno poco esaltante o ansiogeno, si è liberi di mantenere una zona di calma dentro di noi. Questa libertà è insita nel fatto che siamo esseri singoli,con un pensiero ed una identità non condivisa col mondo esterno e con le altre persone, grazie al fatto di essere soli con noi stessi dentro di noi(solitudine esistenziale) Possiamo guardare al mondo che ci circonda e decidere, se vogliamo , di non farci influenzare dal mondo stesso,dalle nevrosi altrui,dal nervosismo altrui, dalle parole altrui mantenendo la nostra persona calma e produttiva; anzi, nelle nostre difficoltà possiamo fare leva su questa solitudine di pensiero per procedere serenamente al risolvimento delle difficoltà che si incontrano senza cadere in pianti ecc ecc. le nevrosi altrui diventano un problema nella misura in cui scegliamo di attribuir loro una importanza vitale anche nella nostra esistenza e diamo loro la possibilità di entrare in noi; una visione negativa della realtà diventa angosciante nella misura in cui scegliamo di darle un credito assoluto facendola nostra questo non implica assolutamente una mancanza di socialità,come ho già detto , (mi pareva un concetto banale , ma pare che abbia lasciato perplesso qualcuno)ma la possibilità di mantenere una indipendenza interna anche di fronte ad un amico che , per es,piange senza noi cadere nell'errore di 'compatire' quando in realtà si dovrebbe 'empatizzare'. dal punto di vista delle interazioni interpersonali essere travolti, annientati, paralizzati,immobilizzati dalla tristezza , ira, ansia altrui è compatire cioè cum patio, provo una sensazione insieme ad un altra persona e la condivido con lui interiorizzando un evento esterno a me finendone annientato;partecipare senza esser travolti, mantenendo una indipendenza emotiva ma comprendendo il dolore altrui , le motivazioni dell'ira altrui o ricercandone la genesi per definire una soluzione è empatizzare, en patio, mi immergo nel sentimento altrui comprendendolo nel suo nesso ma senza esserne paralizzato . Mr Bean vede la persone affrettarsi senza che la loro fretta ...gli metta fretta, anche se gli passano accanto; io vedo una ragazza con il suo dolore senza mettermi a piangere ma comprendendo che c'è e adoperandomi per alleviarlo.Il mio pianto di compassione non muta la sua situazione e non fa che far stare male anche me senza risolvere nulla; il mio adoprarmi empaticamente per il suo dolore e per alleviarlo o sanarlo ha una efficacia verso lo star bene che la compassione non ha.Se poi cercassi io compassione, come dice Tammy, so che sbaglierei ''poichè tendenzialmente siamo fatti per pararci dai problemi altrui, giustamente.''e questo vale per me e per gli altri.Questo pararci dai problemi altrui, o meglio dal travolgimento emotivo ad essi connesso è consentito dal distacco empatico. L'empatia si attua con un distacco emotivo che solo l' indipendenza emotiva consente grazie alla distanza tra noi e gli altri, distanza non fisica, ma insita nella nostra solitudine esistenziale legata ai pensieri, fantasie ecc come detto in precedenza , solitudine la cui esistenza e consapevolezza non implica una chiusura al mondo l'esterno, ma anzi , una sana apertura in quanto esente da nevrosi eteroindotte. Quanto alla visione del mondo, il riconoscimento che esiste una distanza tra noi e ciò che di male a parer nostro ci circonda non apre la via alla induzione delle nevrosi stesse in noi, nevrosi autoindotte. quanto al concettto di libertà relativa, mi trovo pienamente d'accordo con Futuribile e chiosa correttamente la seconda interpretazione .....se poi non si capisce, chiedo la cortesia di rileggere gli interventi confido nella non superficialità ed interesse dei più Ultima modifica di mark rutland : 02-07-2005 alle ore 23.01.48. |
03-07-2005, 07.14.49 | #17 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-01-2004
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, Tammy, sì
'giorno solo che la discussione stava scivolando sul tema ' come è brutto star soli'e' bisogna evitare la solitudine' che potrebbe anche esser vero come concetto generale , ma non è esattamente il tema dell'intervento la libertà della indipendenza emotiva dal mondo esterno derivante dal nostro non essere in 'contatto telepatico' con gli altri ci consente di vivere mantenendoci calmi e sereni(diciamo così, fa molto star trek,se 'solitudine esistenziale' per alcuni è stata fuorviante perchè fa ricordare la Pausini che canta); l'essere ben e sanamente sconnessi dai pensieri altrui e dotati di un pensiero autonomo(cioè noi non pensiamo nella solitudine costituzionale del pensiero dentro di noi in compagnia di altri che leggono, commentano il nostro pensiero, ma pensiamo dentro di noi con noi stessi e basta , nè tanto meno partecipiamo alla formulazione del pensiero altrui) , ci consente di allacciare rapporti interpersonali quanti più ne vogliamo senza diventare preda di ansie, tensioni ecc che non ci appartengono . il pensare da soli e lo stare in compagnia di altra gente non si sovrappongono e sono ben differenti. Una cosa è la solitudine perchè non si è in compagnia, una cosa è la solitudine perchè si pensa da soli, son due solitudini colpletamente diverse, come Mr Bean ha efficacemente sottolineato parlo con una persona che ha fretta e posso dirmi'lui ha fretta, la sua fretta non è mia,quindi non vengo contagiato dalla sua fretta'; se al posto di fretta ci metto 'ansia',' ira 'o quant'altro il risultato non cambia. L'essere 'contagiati' dalle emozioni altrui è una scelta che si opera('voglio sentire fretta anche io, voglio adirarmi anche io, voglio sentire ansia anche io come lui') ma che può non essere operata, volendolo('io non voglio essere travolto e sentire la sua ansia, non voglio essere trascinato nell'ira dalla sua ira, non voglio mettermi fretta solo perchè lui ha fretta'). Questa libertà di scelta di essere o non essere travolti dalle emozioni altrui e mantenere la calma deriva dal fatto che il nostro pensiero, essendo solitario, è indipendente da quello altrui , autonomo. Parimenti, se anche del mondo esterno ho una visione negativa personale, la mia autonomia dal mondo derivante dal poter scegliere di non esserne sopraffatto (perchè la mia sfera emotiva vive distaccata dal mondo)mi consente di vivere con serenità anche durante una tempesta concentrandomi su quello che devo fare piuttosto che farmi diventare preda del panico |
04-07-2005, 15.28.31 | #18 |
Ospite abituale
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per me, la solitudine è una condizione ambivalente: la ricerco e la sfuggo di volta in volta....
l'uomo è fondamentalmente solo? secondo me sì, ed è per questo che cerca di trovare un' "anima gemella", una compagnia...ma alla fine sono due solitudini messe insieme. accostarla alla libertà, uhm no, non necessariamente. piuttosto credo che essa (la libertà) coincida con l' autenticità _ la capacità di essere sempre se stessi. e questo ovviamente implica una grande coscienza di sè. |