"La nostra vita in maschera" (la Repubblica, 27,3,05, C. Capua)

Ci cita il saggio "Che figura" di Castelfranchi, il Mulino.
Perchè ci affatichiamo nel mostrare la nostra immagine migliore? E' una forma di potere ma a volte ci affezioniamo inconsapevolmente a certe maschere mentre primaria sarebbe quella che ci consenta l'autostima.

Secondo Galimberti importa soprattutto discernere con consapevolezza le nostre finzioni dall'autentico essere per raggiungere la libertà in un equilibrio comportamentale tra l'occultata follia dell'essere individuale e l'insignificanza manifesta dell'apparire sociale che tuttavia permette di relazionarsi con altri "ruoli" dove la specifica identità non conta.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°

Già Goffman assimilò la vita sociale all'antica metafora del teatro ("La vita quotidiana come rappresentazione")
Impersoniamo più o meno consciamente una parte contraffacendo o reprimendo certe espressioni per controllare le impressini suscitate, per rappresentare l'io che vorremmo essere, per strategie autopromozionali, ecc. ma l'effetto potrebbe non essere quello voluto.
Certi copioni ripetuti e prevedibili risalirebbero a condizionamenti infantili (Berne).

Ciascuno si crede uno, ma in realtà siamo tanti secondo le possibilità di essere, afferma Pirandello attraverso il Padre, anche se non si riferisce tanto alle parti autoassegnateci quanto, da filosofo, a una frammentazione dell'io in svariate personalità riflesse negli ochi degli altri.

Ho spesso avuto la sensazione di osservare comportamenti fittizi: il sorriso convenzionale, il buonismo simulato, le recite professionali dei politici, ogni forma di discorso retorico e ritualità circostanziale, l'ostentata efficienza sul posto di lavoro, la comunicazione non verbale del manager, le forme di saccenteria per suggestionare gl'ingenui, la gentilezza, premurosità e persuasività di chi ci vende cose o parole, il sentimento amoroso con secondi fini, la seduzione di chi sa che in tale campo vince chi meglio finge, certe identità virtuali inconsistenti dove più che altro conta la visibilità, ecc.

Si dovrebbero rivedere le nostre capacità istrioniche sia per un cambiamento sia per ricordare che quando ci si crea un'identità il rischio è commettere errori disconfermanti quella parte o personalità in atto e sottovalutare le altrui intuizioni.

Se ognuno tende a esibirsi in recitazioni edificanti perchè poi si tradisce rivelandosi incapace di autocritica verso suoi comportamenti e sentimenti autosvalorizzanti e cadute di stile?


______________________________

"Personam tragicam forte vulpes viderat:
"O quanto species", inquit, "cerebrum non habet"
(Fedro)

Per parecchi si...ma la maschera cade sempre prima o poi!

Se ognuno tende a esibirsi in recitazioni edificanti perchè poi si tradisce rivelandosi incapace di autocritica verso suoi comportamenti e sentimenti autosvalorizzanti e cadute di stile?

Appunto, la vita riserva prove che mettono a nudo la vera natura di ognuno!

la risposta è qui
l'hai gia' data, e' inconsapevoe l'atteggiamento che abbiamo e la maschera o le centomila maschere che indossiamo
e in gran parte e' inutile cercare di smuovere noi stessi e gli altri da questo atteggiamento, perke' non ne abbiamo coscienza

e in larga parte dovremmo anche trattenerci dal rimproverare negli altri lo stesso atteggiamento in quanto noi stessi siamo quelli ke provocano tale atteggiamento

nella pragmatica della comunicazione umana si parla di questa interazione tra due o piu' persone secondo la quale ogni azione della persona che c sta d fronte e' in reazione alla nostra

e' questa interrelazione ke dobbiamo avere davanti prima di lanciare accuse

in due persone che litigano secondo me la colpa e' da cercare in entrambi, anche se difficilmente si riuscira' a capire cosa come o chi ha iniziato il bisticcio
ognuno credera' di aver risposto all'infamia dell'altro senza riuscire a capire dove e' stato lui a provocare tale reazione

tranne che per quelle menti elette che sanno esattamente come funziona il mondo delle idee altrui.. e mettono in atto la provocazione ad arte
allora si ha coscienza di chi sia l'artefice della maschera dell'altro

Sicuramente la vita è una recita. Da quando nasciamo abbiamo bisogno di imparare tutto ciò che sarà la nostra parte in questa recita, fino al giorno in cui moriremo. A volte crediamo di poter ecitare una parte diversa da quella a noi assegnata. Ci proviamo, riproviamo fino a sfiancarci, ma senza tuttavia ottenere risultato alcuno. Allora ci ridimensioniamo. e torniamo a recitare la nostra parte. o no?

Ciao Arsenio, ciao a tutti.

E se ribaltassimo il punto di vista?
Voglio dire… ognuno di noi, come detto più volte, è diverso nei suoi atteggiamenti e modi di essere a seconda dell’interlocutore che ha di fronte. Queste possono essere considerate maschere ma forse sono semplicemente mutevoli aspetti della nostra personalità. Io cambio al cambiare di chi mi sta di fronte perché chi mi sta di fronte tocca note diverse di me. Posso essere romantica col fidanzato, schietta con l’amica, professionale con il collega, caritatevole con il “povero”, stron.. con chi mi sta antipatico, antipatica con la persona con cui non mi va di rapportarmi, deferente con il superiore, gentile con chi è gentile, e così via.
Voglio dire, non mi sento affatto falsa: tutti i lati che si intravedono sono parte di me ma io non sono una di queste parti bensì la ricomposizione di tutte quante. Solo che la integrale percezione non l’ho neppure io; posso non sapere chi sono – ovvero sapere come reagirò – in relazione a nuove esperienze con nuove persone. Potrei ripetere un comportamento già tenuto come anche sperimentarne uno diverso mai sperimentato.
Allo stesso modo nessuno può dire di conoscermi del tutto perché non può vedere l’intero che forse neppure io vedo. Recito un ruolo? Può darsi. D’altro canto la mancata capacità di adeguamento alla situazione è il tipico comportamento della persona disturbata (es. chi parla in un momento in cui è richiesto il silenzio è etichettato come maleducato se non pazzo, a seconda di cosa dice). Lo stesso vale per chi manca della capacità di distinguere i ruoli (al superiore non sempre ci si può rapportare come si fa con l’amico e così via).
Insomma, questo a mio avviso è il vivere sociale che richiede il rispetto delle sue regole e quindi che ci richiede di esprimere parti diverse di noi in circostanze diverse.
E se recitare, al contrario, fosse il mantenere un unico identico ruolo con qualsiasi interlocutore si presenti di fronte a noi?


Risposta alla luce di quanto ho detto: perché questa persona è anche colui che nutre sentimenti autosvalorizzanti e ha cadute di stile.. insomma se recita recita se stesso...

Ciao a tutti,
Neve

pensa che spesso io, quando si parla di argomenti simili, dico che noi esseri umani siamo come dei cristalli con infinite sfaccetature, tutte diverse e tutte vere e che, a seconda dell'essere che abbiamo di fronte, ruotiamo in modo tale da porgere la nostra sfaccettatura più adatta a relazionare in quella determinata circostanza.
Non la vedo come un'ipocrisia questa, ma come un realistico adattamento alle circostanze.
Noi non siamo esseri statici ed identicio in tutti i momenti della nostra vita...e non credo che ci sia nulla di sano nell'esserlo.

La vita è recita non se mostri lati diversi di te, ma se mostri lati falsi.

bellissima immagine Rodi, complimenti...

trovi?
la prossima volta che la dico a qualcuno lo farò con meno esitazione...

dato questo tema consiglierei di leggere il libro oltre la maschera"

...ne ho trovati tre con quel titolo, mi aggiungi autore e breve recensione (non ce ne sono), per favore?

A proposito di libri ben scritti... si parlava giorni fa di sesso. Consiglio in argomento "Gli Specchi dell'eros maschile" di Baldaro Verde e Todelli.
Scritto in modo chiaro e molto interessante negli argomenti trattati.

Ciao e grazie
Neve