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06-02-2008, 10.05.47 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: Quando la parola veicola emozioni?
X nevealsole e per visechi
Arsenio è Montale? Montale è il mio primo amore poetico, e nel corso degli studi ebbi l'occasione di approfondire la sua poetica. Arsenio fu tra i personaggi che indagai nel profondo; abitudine che poi non ho abbandonato nella lettura critica di certa narrativa problematica, specialmente dell' antieroico '900, ma pure nei romanzi attuali . Così la mia chiave di lettura nell'interpretare certi film è in prevalenza il confronto psicologico dei protagonisti. La seguente è una brevissima sintesi ricavata da una mia ricerca giovanile. “Non saprei che cosa dire sui personaggi poetici, oggi che il personaggio tende a sparire anche dal romanzo. Arsenio e il Nestoriano sono proiezioni di me”. (da “Dialogo con Montale sulla poesia” - Quaderni milanesi – 1960 Arsenio è un personaggio lirico emblematico perchè riassume la poetica del “non essere” di Ossi di seppia. In delirio per un'inutile attesa fallisce il passaggio in un'”altra orbita”, “trema di vita”, non sa staccarsi dalla “ghiacciata moltitudine dei morti”. Negazione, ridimensionamento della realtà e ripiego individuale sono le sue salvifiche risorse: non ha senso né il vivere né il morire. Montale disse che per la poesia s'ispirava a una “totale disarmonia con la realtà sentita fin dalla nascita”. Chi è questo antieroe, tenendo conto anche di altri indizi sparsi nelle sue poesie? Non si conforta con nessuna certezza come l'uomo della massa: “Oh l'uomo che se ne va sicuro / agli altri ed a se stesso amico / . Esiste solo la ricchezza delle percezioni , quale apparenza che camuffa il vuoto. In immobile attesa di un passato rivelatorio che rompa il determinismo cosmico, con un miracolo che faccia percepire il vuoto come unica realtà. Le sue “certezze” sono l'ignoranza cosmica, l'impossibilità di dogmi che possano salvare, il male di vivere che assoggetta l'indifferenziata materia: “non domandarci la formula che mondi possa aprirti”. Il bene sta nell'insensibilità assoluta, perchè anche la morte ci può trasformare in “larve rimorse dai ricordi umani”. Vorrebbe uscire dalle sue giornate uguali come “scheggia fuori dal tempo”. Raggiungerà mai l'indifferenza che sogna?” Ormai lo stesso / sapore han miele e assenzio”. La memoria non è ricupero di emozioni o conoscenza,ma estranei frammenti di vita: “Si deforma il passato, si fa vecchio / appartiene ad un altro”. Dubbioso vorrebbe fuggire dalla vita, ma il suo senso di nullificazione è ambiguo: “tremi di vita e ti protendi / a un vuoto risonante di lamenti /. Nessuna risorsa di sopravvivenza : La vita è “immoto andare”, delirio nell'attesa del tempo che avanza venendoci incontro fino alla fine. Resta solo qualche rara occasione illuminante (tale spiraglio si nota nelle Occasioni) (...) forse / ti salva un amuleto che tu tieni / vicino alla matita delle labbra / al piumino,alla lima: un topo bianco / d'avorio; e così esisti! (da “Dora Markus) Eppure non esclude di poter pervenire a una serena saggezza priva di asperità: Triste anima passata e tu volontà nuova che mi chiami / tempo è forse d'unirvi / in un porto sereno di saggezza. / Come Arsenio La fine dell'estate avanza deserto è il molo con sporte lenze. Ormai sei solo in capanno corroso quale dechirichiano bagnante misterioso. Su rena non pesta – è luna park spento - vaghi irrequieto – è prossima tempesta - e fuggi dalla darsena,calpesti il bagnasciuga, pervieni alla discesa e inizia la tua fuga Volgerti non osar o muto soccombi in insidiosa marea d'un popolo di zombi. Arsenio (...) Discendi in mezzo al buio che precipita e muta il mezzogiorno in una notte di globi accesi, dondolanti a riva, - e fuori, dove un'ombra sola tiene mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita l'acetilene - finché goccia trepido il cielo, fuma il suolo che s'abbevera, tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono le tende molli, un frùscio immenso rade la terra, giù s'afflosciano stridendo le lanterne di carta sulle strade. * Così sperso tra i vimini e le stuoie grondanti, giunco tu che le radici con sé trascina, viscide, non mai svelte, tremi di vita e ti protendi a un vuoto risonante di lamenti soffocati, la tesa ti ringhiotte dell'onda antica che ti volge; e ancora tutto che ti riprende, strada portico Mura specchi ti figge in una sola ghiacciata moltitudine di morti, e se un gesto ti sfiora, una parola ti cade accanto, quello è forse, Arsenio, nell’ora che si scioglie, il cenno d’una vita strozzata per te sorta, e il vento la porta con la cenere degli astri. * ( Da Arsenio, E. Montale - Ossi di seppia) Potremmo continuare il discorso sulla poesia di Montale, specie Ossi di seppia. Credo in Poesie o Arte. |
08-02-2008, 13.24.54 | #6 |
Ospite
Data registrazione: 29-01-2008
Messaggi: 38
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Riferimento: Quando la parola veicola emozioni?
Bisogna stare attenti, comunque, allo sciovinismo della parola, perchè la parola è vero che veicola le emozioni, ma nel senso che le rende comunicabili.
Le emozioni, però, nascono prima ancora di essere verbalizzate nel nostro cervello. L'atto di tradurre le emozioni in parole non è immediato, e chi non ha la capacità di farlo in modo immediato non dovrebbe subire emarginazione sociale, come purtroppo avviene. Non mantenere la consapevolezza della meta-verbalità delle emozioni è indice di scarsa empatia, e una comunicazione priva di questa consapevolezza diventa inevitabilmente un gioco che premia chi ha la capacità di verbalizzare più velocemente i concetti. Questa consapevolezza dovrebbe essere talmente forte da arrivare addirittura a farci percepire chi si esprime poco allo stesso modo di un estroverso, purtroppo questo non avviene. Il dovere etico è divulgare questa consapevolezza e farla applicare in tutti i contesti sociali, anche quelli ricreativi. |
09-02-2008, 10.30.08 | #7 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
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Riferimento: Quando la parola veicola emozioni?
Citazione:
Se ho capito cosa intendi, concordo abbastanza sul punto. Però preciso che io con il mio intervento intendevo dire che qualunque parola del "trasmittente" fa nascere una emozione nel destinatario (positiva o negativa), che non necessariamente l'emozione che il destinatario percepisce è quella che il trasmittente intendeva indirizzargli. In ogni caso, la comunicazione che fa maggior presa sull'interlocutore, secondo alcuni studi che avevo letto, sembrerebbe essere quella non verbale. Tanto che in caso di contraddittorietà tra messaggio verbale e messaggio non verbale arriverebbe solo quello non verbale inducendo il ricevente a ritenere la "falsità" del messaggio verbale. Le eventuali problematiche di chi non è buon argomentatore certo esistono, se si svolgono mestieri che richiedono capacità dialettica, ma nel privato - in realtà - dovrebbe aiutare la comunicazione non verbale. Solo che, talvolta, secondo me si preferisce credere al messaggio verbale falso che al non verbale autentico. |
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09-02-2008, 10.45.49 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: Quando la parola veicola emozioni?
Citazione:
Caro simaptico, non comprendo il rapporto tra lo sciovinismo (nazionalismo esagerato e fanatico?) e le emozioni. E' vero che manca un'educazione ai sentimenti e alle emozioni, e che tale capacità nel presnte forum viene considerata "femminea" e non rilevante per i maschi. Mi sembra che tu condivida. In precedenti post abbiamo esaminato meglio il rapporto emozioni/parole. Le emozioni non sono facili da verbalizzare, da decifrare ed esprimere. Anche nel migliore dei casi ognuno sa cosa è per lui una certa emozione, ma non è detto che un'altra persona intenda esattamente la stessa cosa anche se usa la stessa parola. Possono essere chiamate con lo stesso nome cose che nulla hanno in comune,se non un certa somiglianza, e spesso si usano e intendono parole in modi impropri. Ci sono vari modi di essere”tristi”, “allegri” o “arrabbiati”, in relazione alla situazione-stimolo,all'ambiente sociale, alle condizioni psicofisiche,che sono interpretabili non tanto semanticamente, quanto da posture ed espressioni: la comunicazione non verbale, perchè le emozioni coinvolgono tutto l'organismo. Attraverso il linguaggio disponiamo di un lessico per etichettare emozioni e stati affettivi, e di una terminologia nel campo psicologico. Talora non si sa distinguere tra affetti, comportamenti,cognizioni. In conclusione, per definire un'emozione è necessario far ricorso a più indici, come le sensazioni corporee , l'espressone del volto, il sentimento provato, le valutazioni cognitive dello stimolo, il campionamento messo in atto. Il lessico dei linguaggi naturali è troppo variabile e dipende dl contesto storico, culturale, ecc. In ogni caso ci sarebbe un legame tra la natura delle emozioni, i nostri concetti su di esse e le forme linguistiche che usiamo per esprimerle. Come interpretare le emozioni? Per fare un esempio, in un setting di gruppo, nell' interazione verbale a riflesso, c'è la possibilità di rispecchiare verbalmente anche il tono di voce, la mimica facciale, ecc. che rivelano stati d'animo e sentimento. In ogni caso ci vuole reciprocità e collaborazione. |
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09-02-2008, 13.28.32 | #9 | |
Ospite
Data registrazione: 29-01-2008
Messaggi: 38
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Riferimento: Quando la parola veicola emozioni?
Citazione:
Collaborazione che viene ostacolata dallo sciovinismo della comunicazione extra-verbale e verbale, o meglio, sciovinismo di un'interpretazione standard spesso superficiale di queste forme di comunicazione. Interpretiamo le emozioni degli altri da uno spettro di espressioni facciali, mimiche, sguardi, senza accorgerci che non sono linguaggi standardizzati, e che possiamo ingannarci nella valutazione della personalità della persona che stiamo osservando. C'è poi lo sciovinismo del discorso organico: la capacità di improvvisare discorsi organici, bene articolati, dipende dalla prontezza di richiamare alla memoria blocchi di parole, richiede una procedura di decisione mentale che non è affatto banale, mentre nei contesti ricreativi viene imposta questa abilità come se dovesse essere innata: così vengono penalizzati quelli che sono più lenti a organizzare i discorsi, a verbalizzare le emozioni. Per questo io sento il dovere morale di prendere coscienza dei danni di questa forma di sciovinismo, affinchè tutti, estroversi e introversi, persone sciolte e persone imbranate, abbiano la stessa dignità sociale nei contesti ricreativi, dato che la socialità è un bisogno intrinseco dell'essere umano. Purtroppo lo sciovinismo di cui parlo è ancora troppo diffuso, io ne sono un testimone diretto. Come vedi dai post che scrivo la mia mente è piena di contenuti, eppure se mi incontrassi nella realtà non mi vedresti capace di organizzare così bene un discorso |
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10-02-2008, 17.12.19 | #10 | ||||||
Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2007
Messaggi: 603
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Riferimento: Quando la parola veicola emozioni?
Citazione:
Sono pienamente d'accordo con Nevealsole ( )... soprattutto, personalmente, ho notato molto il dislivello di chiarezza comunicativa tra interazione verbale nella vita quotidiana e interazione verbale esclusivamente scritta... In particolare come ha ben fatto notare Arsenio: Citazione:
Sono d'accordo sull'importanza delle delucidazioni, ovvero sul domandare il significato del messaggio, senza correre a conclusioni affrettate e fuorvianti... E dico questo proprio perché ultimamente comunicando esclusivamente in forma scritta con qualcuno, ho notato che questi interpretavano le mie parole in tutt'altro senso da quello in cui era partito da me... e questo, sinceramente mi lasciava alquanto esterrefatta (soprattutto perché non mi era mai successo prima... ) Citazione:
Infatti!!! Ci sono persone, come la sottoscritta che nel quotidiano sono molto affabili, usano nomignoli, diciamo che sono alquanto estroverse nelle manifestazioni di affetto.. ora ovviamente, riporto questo anche nell'ambito della verbalità scritta, però mancando la percezione della mimica, del tono di voce, dei gesti etc, alla fine la comunicazione non giunge sempre per quello che vuole significare veramente. Per questo alla fine ho capito, sempre riferendomi alla mia esperienza sopracitata, che l'interlocutore dall'altra parte non capiva il reale senso delle mie parole, perché magari io facevo dell'ironia per alleggerire la pesantezza dei discorsi, mentre egli percepiva un atteggiamento di superiorità da parte mia, oppure interpretava una mia parolina gentile (come mio solito fare con tutti, ma un pò di più con chi comunico più armoniosamente) come un approccio di "diverso" tipo... se avessimo comunicato anche non-verbalmente (ovvero con mimica, gesti etc) sicuramente non si sarebbero venuti a creare tanti fraintendimenti... Citazione:
Concordo anche su questo... la nostra visione del mondo influenza i nostri rapporti interpersonali e di conseguenza la comunicazione... per questo è anche l'atteggiamento verso il prossimo che gioca un ruolo importante, secondo me... Ad esempio credo che tutto si possa dire con garbo e gentilezza... io non so se riuscirei a portare avanti un dialogo con una persona che non mi usa gentilezza... non che mi debba stendere il tappeto rosso, ma comunque che mantenga un rispetto verso la mia persona... e detto proprio sinceramente amo molto quelle persone che sanno prendere la vita con filosofica leggerezza... che hanno voglia di andare incontro agli altri e non contro gli altri. Bisognerebbe, come dico sempre, impegnarci tutti a costruire più ponti e meno muri! Citazione:
Caro Arsenio, dalle mie parti quando ci piace quello che dice una persona gli diciamo: "ti darei un bacio in fronte!" (forse per onorarne il cervello!)... ecco, io virtualmente lo do a te ... perché mi piace "assai" il contenuto delle tue riflessioni e lo condivido sempre più, dato che la mia esperienza va confermando quanto da te detto (e non sto cercando di adularti, ma dico solo ciò che penso). Citazione:
Non so... per quel che mi riguarda, penso che dire delle cose con un "accento" affettuoso (e qui mi riferisco anche alla comunicazione in forma scritta) non cambi il contenuto del messaggio da comunicare, tuttavia lo fa "viaggiare" diversamente... arriva al cuore, perché parte da un cuore... no? Ultima cosa che ho notato in diverse occasioni (non mi riferisco esclusivamente al forum): in molte occasioni ho letto poesie meravigliose, delicate, che mi hanno trasmesso emotivamente molto... ma devo ammettere che spesso le persone che ne sono gli artefici non concretizzano in loro stessi i loro ideali poetici (anche il grande K. Gibran, da quanto ho letto ultimamente, nonostante i suoi meravigliosi testi poetici era molto lontano nella vita da quanto scriveva)... per cui, forse nella comunicazione come in tanti altri ambiti: non è tutt'oro quello che luccica! Un e buona serata!!! |
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