Quanto mi ritrovo in tutto ciò che dite!!! Mi ritrovo perchè l'ho vissuto e alla fine ne sono uscita quando è saltata la saracinesca che avevo in me dietro la quale avevo rinchiuso la paura di soffrire per la rottura del legame.... Ed è scatato quel meccanismo di cui parli tu, Irene: non riuscivo più a vederci niente di bello, niente di così prezioso da farmi tollerare le delusioni che il legame stesso mi procurava.
Sono arrivata ad un'intolleranza tale per cui mi sono vista costretta a mollare la presa perchè vivevo perennemente irritata da lui: è qui, Ale, che scatta la molla per la cesoia! E per me è parecchio difficili arrivarci perchè faccio fatica ad esternare la mia arrabbiatura, ma ci si arriva eccome quando non hai proprio più sopportazione o quando senti che non hai più pelle da offrire. Questo è quello che ho vissuto l'ultima volta: mi sono ammessa che anche se avevo ancora voglia di tirare avanti da sola la relazione, non ce la facevo più, niente energia e niente pelle ancora sana per tollerare eventuali frustrazioi e delusioni! Solo un grande vuoto, vuoto così grande che non potevo continuare a ignorarlo e né illudermi di colmarlo con lui.
Si è così esausti che la sofferenza che si immagina terribilmente insopportabile, invece lo è: il problema sta nel decidere di smazzersela e non è facile nemmeno questo.
Confesso che tutte le volte ho anche desiderato di vedere del salvabile, quel che basta per non gettare via tutto il bello vissuto insieme al brutto. Ma l'evidenza era tale per cui non è mai stato possibile, per fortuna!
Credo che ci si debba concedere di pensare a 360° gradi: fossilizzarsi sulla paura di non uscire dalla tristezza della rottura non serve se non a farci arrocare ancora di più su quello stesso scoglio tagliente!
Non pensiamo mai abbastanza alle nostre risorse personali ma troppo al nostro tallone d'Achille e non ci aiutiamo così: come possiamo trovare la forza guardando solo le nostre debolezze?
Un cambio di prospettiva, ci può servire anche per ridimensionare ciò chepercepiamo come un problema insormontabile e come una qualcosa di estremamente doloroso.
Sia chiaro: non voglio banalizzare niente ma sto cercando di dire che sdrammatizzare qualche volta apre a visioni inedite e perciò molto utili.
Non metto in dubbio il metro di giudizio delle personali sofferenze e delusioni, di ciò che è accettabile o meno, e non mi sogno di discutere le aspettative: dobbiamo però anche tener conto dello stato d'animo nel quale ci troviamo e del momento della nostra vita, sia individuale che di coppia (se c'è). Fa la differenza eccome!
E' importante il vissuto nostro ma senza perdere il punto di vista razionale, nei momenti di idillio e non. Dopo una litigata, da cui usciamo incavolate e anche ferite, ripensiamo ai momenti di intesa perfetta idealizzandoli e facendone momenti grandiosi quali sono davvero e ci stiamo malissimo - ne sentiamo profonda nostalgia, ma quando stiamo toccando il cielo con dito e ci capita di chiederci come sia possibile in altri sentirsi così lontani e incompatibili, le litigate ci sembrano piccoli episodi quasi insignificanti....
A me spaventa questo: mi sembra di essere in balia degli eventi, o meglio delle emotività. Sono felice e tutto è perfetto...sono triste e tutto è nerissimo e cado nel pessimismo profondo. Sarà anche logico, ma che faticaccia uscire da questi vortici....inutile dirvi che la sensazione di arrancare faticosamente pervade quasi completamente l'anima! E passo pure la pazza, con aspettative irrealistiche e irrealizzabili e iper permalosa nonchè infantile!