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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
07-12-2006, 18.49.05 | #18 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-09-2006
Messaggi: 184
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Riferimento: Desiderare o non desiderare
Citazione:
Secondo me in questo scritto, come sintetizza la frase che ho riportato, non c’è nulla di nuovo se non il noto dilemma e il solito invito all’alienazione del desiderio e/o sensazione, come ho già scritto in un post precedente. Beh, c'è da dire che io non volevo riportare il messaggio di K. come qualcosa di nuovo, ma semplicemente come risposta alla richiesta di Palissandro e conoscendo bene K. mi è venuto facile citare lui. Il suo comunque ( non che voglia soppesare le tue parole ma solo per maggiore chiarezza ) non è in realtà un invito ( visto che i suoi libri sono tratti da dialoghi avuti con altre persone ) ma una risposta a coloro che chiedono come porsi nei confronti del desiderio visto che la tendenza-conflitto comune è quello di reprimerlo o o di arrendercisi. A parte che per errore mio la frase corretta è: DicE: “Senza dubbio il creare nulla ha a che vedere con la sensazione; la realtà, Dio, o quel che volete, non è una condizione sperimentabile come sensazione” DicI Quest’altra frase invece è assai opinabile, mi viene da chiedere perché ? chi lo dice ? DicE: “e quanto viene riconosciuto attraverso la memoria non è verità, creazione, realtà” DicI Perché ? chi lo dice ? secondo quale ragionamento logico si arriva a tale conclusione ? Qui invece c'è da spendere due parole in più se non hai mai letto nulla su di lui. Parto da un esempio: se tu vedi un tramonto e provi una sensazione di stupore, quella sensazione puoi definirla tale solo perchè l'hai già sperimentata e le hai dato un nome. Lui dice:" Perciò la mente non potrà sperimentare nulla di nuovo, sarà incapace di sperimentarlo, poiché il suo modo di affrontare la questione passa pur sempre attraverso la memoria ed il riconoscimento; e quanto viene riconosciuto attraverso la memoria non è verità, creazione, realtà. Una mente cosiffatta non potrà sperimentare la realtà; potrà sperimentare unicamente la sensazione e la creazione non è sensazione, ma qualcosa che e ininterrottamente nuovo i momento in momento." Credo che intenda dire che quando c'è sensazione la mente attraverso la memoria sta facendo nascere in te sensazioni che hai già sperimentato e quindi non ci può essere nulla di nuovo. Lui fa un esmpio: diciamo che un giorno hai visto un tramonto ed eri li con tutto te stesso fino al punto di non esserci ( lui dice infatti: la verità è quando voi non ci siete )...solo a posteriori tramuterai quel che è accaduto in ricordo...ma in quel momento non c'era ne la cosa sperimentata ( il tramonto ) ne lo sperimentatore ( tu ). Ora, la sensazione ci può essere se c'è colui che sperimenta ( la mente ) e la cosa sperimentata ( che provoca la sensazione )...ma quando non esiste ne sperimentatore ne cosa sperimentata non possiamo percepire la sensazione visto che non c'è nessuno che la sperimenta ( considerato poi da lui stesso lo stato meditativo, ovvero quello in cui colui che medita è assente ) In questo senso lui dice che la verità, Dio, la realtà o come volete chiamarla non può passare attraverso la sensazione, perchè la verità è nel presente, e se c'è sensazione significa che c'è uno sperimentatore, che c'è memoria e che la mente si sta quindi accostando al nuovo attraverso il confronto con il vecchio, i ricordi. Questa dicotomia - desiderio fisico / desiderio psicologico - è interessante quanto, a mio avviso, inesistente. Tra i desideri fisici c’è anche quello sessuale, è ragionevole sostenere che tale desiderio non comporti anche un "appetito psicologico" ? Qua credo tu abbia frainteso: certo è vero che il sesso come dici può diventare un appetito psicologico come può succedere per il cibo ( sempre di più ) per gli indumenti ( sempri più belli ) per i ripari ( case sempre più maestose )...il fatto è che tu non hai riportato tutta la frase, lui infatti prosegue dicendo: " Al di là delle esigenze fisiche, qualsiasi forma di desiderio — desiderio di grandezza, di verità, di virtù — si trasforma in un processo psicologico mediante -il quale la mente costruisce l'idea del "me" e si rafforza al centro. " L'idea del me non la costruisci attraverso il cibo o il sesso in se stessi ma attraverso il rapporto che hai con essi; in fondo se per qualcuno il sesso come dici tu diventa un " appetito psicologico " è perchè la mente dopo averne sperimentato la sensazione che produce continua a ricercarlo...ma questo vale per tutto, per la droga, la televisione ecc ecc Quindi se anche lo annoveriamo tra le necessita fisiche il suo discorso mi sembra non fare una grinza. Oltre al sesso ( mi ripeto ) potevi citare anche l'andare a giocare al casinò o qualsiasi altra " mania ". Infondo siamo noi ( quel me di cui lui parla ) che trasformiamo le cose in appetiti psicologici e comunque il sesso non è certamente al pari del cibo come necessità fisica. A me sembra che il succo di tutto il discorso rimanga quello di andare oltre il desiderio. Come dicevo nel post sopra, non ci si deve accostare a queste cose in maniera concettuale e quindi vedere nei discorsi dell'andare oltre il desiderio il solito minestrone trito e ritrito delle religioni orientali...ma vi ci si deve accostare se davvero si vive questa condizione di prigione senza sbarre sulla propria pelle...altrimenti il tutto rischia di rimanere troppo a livello astratto e si rischia che se ne faccia solo una questione di opinioni...ma come accade per la scienza le opinioni devono essere accontonate se si vuole essere il più obbiettivi possibile. Ultima modifica di individuo : 07-12-2006 alle ore 20.23.19. |
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10-12-2006, 01.44.30 | #19 |
Ospite
Data registrazione: 17-11-2006
Messaggi: 28
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Riferimento: Desiderare o non desiderare
Pensavo che avvicinarsi con mente e cuore, all'idea di andare oltre il desiderio, è sicuramente una idea bellissima. Non ho niente da eccepire è talmente una visione cosi' pura e alta.
Tuttavia troppo alta forse, umilmente, trovo sia una cosa troppo alta, quasi non umana. Per quanto ci rifletto , forse la cosa migliore che si puo' fare è cercare di vivere l'aspetto migliore dei desideri, cercando di eliminare ogni condizionamente negativo che crea sofferenza . Forse alla fine la sofferenza ci deve essere, conoscendo la sofferenza ti rendi ancora piu' conto e apprezzi la controparte della felicità. Nascere uomini, con tutto quello che comporta, è forse un privilegio. Secondo le antiche storie indiane , anche le divinità celesti che conoscevano solo bello e beatitudine , ad un certo punto dovevano rinascere uomini per poter scoprire il contrario di tutto questo e capire il significato della vita. Quando soffro, in fondo significa che sotto sotto ho tanta voglia di vivere veramente, che provo qualcosa che coinvolge tutto il mio essere, che in me ho una umanità completà. La sublimità forse sta, pur conoscendo la sofferenza in noi, nel saperla accettare senza lasciarsi condizionare negativamente da essa. ciao Alessandro |
10-12-2006, 20.32.55 | #20 | |
Ospite
Data registrazione: 10-12-2006
Messaggi: 16
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Riferimento: Desiderare o non desiderare
Citazione:
Ma vivere senza desiderare nulla è davvero vivere? se riflettiamo attentamente la nostra vita non è altro che un susseguirsi di desideri senza soluzione di continuità: desiderare un cibo, una bevanda, una penna, una passeggiata, un amore, un altro cibo, un film, un libro, ecc, ecc.... e l'ulitmo desiderio è la pace eterna. Solo dopo morti, infatti, non desideriamo più niente. Quindi la mia opinione è che il desiderio è vita e non è possibile vivere senza di esso. Desiderare o non desiderare = essere o non essere. |
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