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Vecchio 18-09-2006, 10.17.38   #1
VanLag
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Gli errati presupposti filosofici del cattolicesimo.

Due sono i principi sui quali il cattolicesimo basa la sua supposta supremazia sulle altre fedi. Uno è l’idea, ereditata dall’ebraismo, di essere il popolo prediletto da Dio. La genesi di questo pensiero trova origine nella storia antica del popolo ebreo come sintetizzato in queste parole di Marcello Craveri nel suo libro “La vita di Gesù”.

Stanziati originariamente, in Caldea gli ebrei che, appartengono alla grande famiglia semitica, emigrarono nella fertile regione del Goshen, (oriente del delta del Nilo in Egitto), travolti dall’invasione degli Hiksos.
La riscossa egiziana del 1300 liberò il paese dagli Hiksos ed è a questo periodo che si riferisce l’Esodo, (il secondo libro dell’Antico Testamento), che narra appunto delle peripezie del popolo ebraico guidato da Mosè fino all’arrivo in Palestina.
Per contrapporsi alle popolazioni già stanziate nella zona gli Ebrei, vissuti fino allora divisi in tribù con costituzione patriarcale o famigliare sentirono il bisogno di unirsi sotto capi militari, che li guidassero alla conquista della terra promessa. Sull’esempio immediato dei popoli vicini, gli Ebrei organizzarono il loro stato in forma monarchica e svilupparono anche la loro religione in senso nazionalistico. La casta sacerdotale si assicurò l’obbedienza assoluta del popolo, diffondendo la leggenda di un "patto" che Dio stesso avrebbe stipulato con Mosè al momento dell’uscita dall’Egitto. In base a tale patto Jahvè prometteva eterna protezione e stabilità in Palestina al popolo ebraico, se questo avesse sempre osservato la sua legge e gli fosse rimasto fedele. Jahvè avrebbe fatto gli ebrei "superiori a tutti gli altri popoli", "numerosi come la polvere della terra," "come le stelle del cielo e la sabbia del mare." Essi sarebbero diventati "una grande nazione" ed avrebbero occupato "tutto il paese tra il Nilo e l’Eufrate."
In cambio di queste magnifiche promesse il popolo ebraico avrebbe dovuto mantenere fede alla Legge, che i sacerdoti finsero di aver trovato nel Tempio di Gerusalemme, in manoscritti risalenti a Mosè in persona.


La seconda è l’idea di essere i detentori della “Verità rivelata” cioè di essere coloro che conoscono le scritture ed attraverso esse quindi la volontà di Dio.

Con facile intuizione possiamo facilmente riconoscere come appoggiando su siffatte basi, il pensiero cattolico sia diventato il padre di quel pensiero fondamentalista che nel suo integralismo sia assimila e mutua ogni fascismo ideologico.
Non esiste nulla di analogo, infatti, nelle culture orientali le cui filosofie e religioni non partono dal presupposto di conoscere la Verità bensì da quello uguale ed opposto di cercare la Verità.
Non troveremo uguale violenza ideologica ed integralismo nell’induismo, non la troveremo nel buddismo, non la troveremo nell’asse cinese confuciano/taoista, ne la troveremo in nessun altra cultura e civiltà del pianeta che non si attesti all’antico testamento.

Queste due errate supposizioni, (errate in quanto nulla, se non un atto di fede, dimostra che le cose siano realmente così), comunque hanno generato una volontà di universalizzarsi che nel corso della storia si è espressa anche con estrema violenza. Dice Samuel P. Huntington nel suo libro - Scontro di Civiltà, (edizioni Garzanti): - Nel corso dell'espansione Europea la civiltà andina, e centroamericana furono letteralmente spazzate via, quella indiana e islamica soggiogate al pari dell'Africa e anche la Cina venne subordinata all'influenza occidentale. Solo la civiltà russa, giapponese ed etiope, tutte e tre governate da autorità imperiali fortemente centralizzate, riuscirono a resistere ai furiosi attacchi dell'occidente ed a preservare un certo grado di indipendenza. Per quattrocento anni i rapporti tra civiltà si ridussero in pratica alla subordinazione di altre società alla civiltà occidentale. La chiave del successo occidentale nella creazione tra il 1500 ed il 1750 dei primi imperi realmente mondiali va ricercata precisamente in quei progressi nell'arte di fare la guerra definiti come "la rivoluzione militare". L'occidente conquistò il mondo non grazie alla forza delle proprie idee, dei propri valori o della propria religione (ai quali ben pochi esponenti delle altre civiltà furono convertiti), ma in virtù della superiore capacità di scatenare violenza organizzata. Gli occidentali dimenticano spesso tale circostanza; i non occidentali non la dimenticano mai.

Una mente razionale che legga gli eventi non in funzione di se stessa ma con spirito critico non può che dissociarsi da questa visione onirica dell’uomo che ha prodotto nei secoli solo violenza e morte. Solo nell’attimo nel quale rinunciamo alla pretesa di conoscere la Verità possiamo iniziare a cercarla veramente. E’ solo in quel momento che il nostro cuore si apre ed iniziamo il nostro cammino di esseri umani.



P.S. mi sono concentrato sul cattolicesimo, ma come ho detto in altre parti questi presupposti riguardano tutte e tre le grandi religioni monoteiste.

Ultima modifica di VanLag : 18-09-2006 alle ore 10.43.26.
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Vecchio 18-09-2006, 11.31.38   #2
sorel
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Riferimento: Gli errati presupposti filosofici del cattolicesimo.

Il discorso si potrebbe allargare dalle religioni alle dottrine politiche che si pongono all'avanguardia delle coscienze sprovvedute le quali devono essere educate alla verità intesa come presa di coscienza. In queste dottrine la libertà possibile è solo quella dispensata dall'alto in quanto sola depositaria dell'indirizzo politico capace di superare l'attuale stato di inferiorità delle masse. Ogni ragionamento, ogni riflessione ulteriore da parte di chiunque, viene esclusa e bandita. La partecipazione e il dibattito sono momenti successivi a quelli già stabiliti. Si partecipa ad un pensiero già pensato.
In qualsiasi luogo dove la verità è stabilita la libertà è condizionata.
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Vecchio 18-09-2006, 12.50.04   #3
VanLag
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Riferimento: Gli errati presupposti filosofici del cattolicesimo.

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Il discorso si potrebbe allargare dalle religioni alle dottrine politiche che si pongono all'avanguardia delle coscienze sprovvedute le quali devono essere educate alla verità intesa come presa di coscienza. In queste dottrine la libertà possibile è solo quella dispensata dall'alto in quanto sola depositaria dell'indirizzo politico capace di superare l'attuale stato di inferiorità delle masse. Ogni ragionamento, ogni riflessione ulteriore da parte di chiunque, viene esclusa e bandita. La partecipazione e il dibattito sono momenti successivi a quelli già stabiliti. Si partecipa ad un pensiero già pensato. In qualsiasi luogo dove la verità è stabilita la libertà è condizionata.
Infatti dove l’ideologia diventa assoluta e non più sottoposta al vaglio della ragione origina una dittatura.
Ma quell’attitudine ad assolutizzare è un’invenzione delle religione monoteiste. Non la conosceva certo Socrate che insegnava a perseguire la Verità con la dialettica. Non la conosce il mondo asiatico dove la Verità la si cerca e non la si possiede.

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Vecchio 18-09-2006, 13.16.48   #4
Weyl
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Riferimento: Gli errati presupposti filosofici del cattolicesimo.

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La seconda è l’idea di essere i detentori della “Verità rivelata” cioè di essere coloro che conoscono le scritture ed attraverso esse quindi la volontà di Dio.

Non esiste nulla di analogo, infatti, nelle culture orientali le cui filosofie e religioni non partono dal presupposto di conoscere la Verità bensì da quello uguale ed opposto di cercare la Verità.
Non troveremo uguale violenza ideologica ed integralismo nell’induismo, non la troveremo nel buddismo, non la troveremo nell’asse cinese confuciano/taoista, ne la troveremo in nessun altra cultura e civiltà del pianeta che non si attesti all’antico testamento.



P.S. mi sono concentrato sul cattolicesimo, ma come ho detto in altre parti questi presupposti riguardano tutte e tre le grandi religioni monoteiste.

La questione è delicata e molto più complessa.
Mi soffermerei su di un unico punto, altrimenti il discorso risulterebbe troppo dispersivo.
Non esiste una sola categoria concettuale della "Verità".
Molto prima di Galileo, già Averroè distinse ambiti diversi dentro i quali poteva trovare coerenza il concetto di "Verità" con quello della "Ricerca".
L'uno, infatti, non si declina senza l'altro e ritenere che il "Vero" della Rivelazione possa essere antitetico ad un percorso di conoscenza e comprensione è francamente errato.
Naturalmente la "Ricerca" dentro la dimensione esistenziale della "religiosità" è improntata da una tensione ben specifica: tale tensione coincide con il concetto di "conversione".
Quest'ultima, in se stessa affine ad ogni altra forma di "scelta" esistenziale, non è data "una volta per tutte", non è, insomma, un processo decisionale, ma qualcosa di più prossimo ad un atteggiamento, a una "disposizione d'animo esercitata nell'intendere e nella prassi sociale".
E' un itinerario della mente umana in Dio.

Assai diverso è il concetto di "Verità" nell'ambito scientifico, laddove l'intento della Ricerca è permeato della diversa intenzione verso la "coerenza" e la "completezza" di ogni immagine teoretica, la quale appoggia, poi, sul suffragio sperimentale della "previsione".
Ancora diverso quello di "Verità" filosofica, la quale, nelle sue accezioni più elevate, tende alla coincidenza con l'istanza della Ricerca, disponendosi al di là della prassi sociale e di ogni habitus psicologico.
Sotto questo profilo, la Verità attesa dalle religioni orientali è più affine a quella filosofica che non a quella cattolica.

La più profonda differenza tra l'Islamismo ed il Cristianesimo, ivi compreso quello riformato, concerne il percorso della "conversione".
Il cristianesimo la concepisce come crisi radicale dell'interiorità dell'Uomo, mentre l'Islamismo ritiene condizione sufficiente ad essa (anche se non necessaria) la coercizione fisica e morale.
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Vecchio 18-09-2006, 14.30.26   #5
VanLag
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Originalmente inviato da Weyl
L'uno, (il concetto di "Verità") infatti, non si declina senza l'altro (il concetto di "Ricerca") e ritenere che il "Vero" della Rivelazione possa essere antitetico ad un percorso di conoscenza e comprensione è francamente errato.
Naturalmente la "Ricerca" dentro la dimensione esistenziale della "religiosità" è improntata da una tensione ben specifica: tale tensione coincide con il concetto di "conversione". Quest'ultima, in se stessa affine ad ogni altra forma di "scelta" esistenziale, non è data "una volta per tutte", non è, insomma, un processo decisionale, ma qualcosa di più prossimo ad un atteggiamento, a una "disposizione d'animo esercitata nell'intendere e nella prassi sociale". E' un itinerario della mente umana in Dio.
Questa è una visione illuministica del cattolicesimo, ma secondo me, poco vicina alle tesi della chiesa e poco calzante nel caso di una religione che vanta la “rivelazione”.

In metafora, tu puoi cercare di scoprire chi è l’assassino del padrone di casa solo se qualcuno non ti ha rivelato la trama del film, dicendoti che l’assassino è il maggiordomo.
Se già sai puoi cercare di esprimere in azione la Verità che conosci, il che, sempre in metafora, potrebbe tradursi nel cercare di catturare il maggiordomo per assicurarlo alla giustizia, ma questo non sarebbe più cercare la Verità.

La ricerca presuppone non solo di “non sapere” ma di “sapere di non sapere”.

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Vecchio 18-09-2006, 17.41.33   #6
sorel
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Riferimento: Gli errati presupposti filosofici del cattolicesimo.

Comunque nel discorso intorno alla verità rivelata come anche nella verità non rivelata e quindi da ricercare nel sottofondo culturale c'è il medesimo problema:la detenzione del potere.
La prima lo detiene perchè erede diretta della verità rivelata.
La seconda, più sottilmente ma non meno efficacemente, perchè detiene la via che si conosce solo se si crede.
L'una gioca sull'immagine e l'altra sull'immaginazione.
A noi saper guardare.
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Vecchio 18-09-2006, 20.03.27   #7
Fallen06
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Riferimento: Gli errati presupposti filosofici del cattolicesimo.

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Originalmente inviato da VanLag
Con facile intuizione possiamo facilmente riconoscere come appoggiando su siffatte basi, il pensiero cattolico sia diventato il padre di quel pensiero fondamentalista che nel suo integralismo sia assimila e mutua ogni fascismo ideologico.
Non esiste nulla di analogo, infatti, nelle culture orientali le cui filosofie e religioni non partono dal presupposto di conoscere la Verità bensì da quello uguale ed opposto di cercare la Verità.
Non troveremo uguale violenza ideologica ed integralismo nell’induismo, non la troveremo nel buddismo, non la troveremo nell’asse cinese confuciano/taoista, ne la troveremo in nessun altra cultura e civiltà del pianeta che non si attesti all’antico testamento.

Salve,

notavo questo:hai "rimproverato" a Weyl di parlare di un cristianesimo che in realtà non esiste(o esiste solo nella mente illuminata di chi ne parla,nella teoria e nella speculazione teologica),però mi pare che in questo caso tu abbia fatto qualcosa di simile.
Noi oggi abbiamo un'immagine magnifica delle religioni e filosofie orientali.Spesso contrapponendole al cristianesimo e ai monoteismi in genere,ne lodiamo il carattere non violento,tollerante,dialogante ,pacifista,e ne apprezziamo la profondità intellettuale.
Lungi da me negare che i monoteismi della Rivelazione contengano in sè i semi e le possibilità per esiti violenti che in Oriente si sono avuti in maniera sicuramente minore,come pure lungi da me l'intenzione di privare del loro valore le religioni e le filosofie orientali,con le quali oggi perfino la scienza si trova a dialogare.
Però io credo che spesso,come stavolta,siu concentri l'attenzione su alcuni aspetti di quei sistemi culturali e non su altri,credo ci si dimentichi che in India la società è strutturata in caste religiose,che nel buddismo tibetano il nuovo Lama viene "trovato" per via di una mistica ispirazione e non,come nel tanto criticato cattolicesimo,tramite elezione(difatti mi coglie positivamente impressionato la notizia di ieri,che comunica l'intenzione dell'attuale Lama di rendere elettiva la "discendenza",democratizzandol a).

La mia opinione è che forse ogni intellettuale tende(da un certo punto di vista,giustamente)a criticare in casa propria e a vedere nel giardino dell'altro un erba sempre più verde.
Un pò per gioco,un pò seriamente,mi domando:se fossimo nati in Tibet e stessimo ora discutendo su un forum di questo tipo,potremmo leggere qualche discussione critica nei confronti del buddismo in cui si parli anche di qualche aspetto positivo del cristianesimo?
...mi sembra piuttosto probabile

Fallen06 is offline  
Vecchio 18-09-2006, 23.27.29   #8
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Originalmente inviato da Fallen06
hai "rimproverato" a Weyl di parlare di un cristianesimo che in realtà non esiste(o esiste solo nella mente illuminata di chi ne parla,nella teoria e nella speculazione teologica),però mi pare che in questo caso tu abbia fatto qualcosa di simile.
……………………………………………
Un pò per gioco,un pò seriamente,mi domando:se fossimo nati in Tibet e stessimo ora discutendo su un forum di questo tipo,potremmo leggere qualche discussione critica nei confronti del buddismo in cui si parli anche di qualche aspetto positivo del cristianesimo?
ma l’ultima cosa che volevo fare, almeno in questo post, era rimproverare o "rimproverare" qualche cosa a Weyl e mi rammarico se l’espressione del mio pensiero viene vista così.

Per altro è probabile che se fossimo nati in Tibet e stessimo ora discutendo su un forum di questo tipo,potremmo leggere qualche discussione critica nei confronti del buddismo in cui si parli anche di qualche aspetto positivo del cristianesimo!

Comunque volevo aggiungere che le filosofie orientali non sono certo esenti da pecche, così come non sono esenti da pecche le società che le esprimono, ma il problema, in questo ambito filosofico era di indagare i presupposti su cui appoggiano le loro fondamenta queste filosofie e queste religioni, perché è da quel seme che si sviluppa l’intero albero.

Ora se io coltivo una filosofia che mi assicura di essere parte del popolo eletto da Dio e che mi conforta dicendomi che mi da la “Verità Rivelata” ci sono buone possibilità che io, o chi aderisce a questa filosofia, sviluppi un orgoglio smisurato che, in qualche modo finirà per essere dannoso.
Il mio indice, al di là delle frasi verbose, puntava a questi semplici concetti.

VanLag is offline  
Vecchio 19-09-2006, 00.51.55   #9
Elijah
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finirà per essere dannoso

In che modo l'amare il prossimo come se stessi può diventare dannoso?

VanLag, prima che continui, vorrei sapere cosa stai criticando esattamente:
Il Nuovo Testamento o la Chiesa Cattolica Romana?

Dovresti sapere che le Scritture neotestamentarie, non lasciano molte vie di interpretazione:

Non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio.
(3 Giovanni 11)

Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri.
(Paolo in 1Corinzi 10:24)

Sono solo due esempi di tanti...

Se tu critichi il Cristianesimo, critichi l'Amore e l'uguaglianza.

E se poi l'Amore cerca il proprio di interesse, e non quello degli altri (cfr. 1Corinzi 13:5), non è colpa delle Scritture.



P.S.:
Gli errati presupposti sono quelli di vedere il male negli altri, di vedere gli errati presupoosti, al posto di quanto c'è di positivo, e partire da quelli per migliorare le cose.
Perché continui a cercare il male...? Cerca il bene... o almeno tentiamo.
Elijah is offline  
Vecchio 19-09-2006, 09.52.50   #10
VanLag
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Originalmente inviato da Elijah
VanLag, prima che continui, vorrei sapere cosa stai criticando esattamente:
Il Nuovo Testamento o la Chiesa Cattolica Romana?
In questa sede critico alcuni capisaldi della religione cattolica, (capisaldi per altro comuni alle tre religioni monoteiste), che sono:

L’idea di essere il popolo eletto, (per i cristiani ed i cattolici, gli unici che avranno accesso alla salvezza) e l’idea che le tre religioni monoteiste hanno di conoscere la “Verità rivelata” cioè la parola di Dio espressa per bocca dei profeti.

L’orgoglio e la presunzione che nascono dai due presupposti su indicati impediscono all’amore di svilupparsi ed impediscono al messaggio di Cristo di fiorire Non so se ti sei accorto, mio giovane amico Elijah, ma viviamo in un società che parla tanto di amore, ma ne parla e basta. La cultura occidentale muove nel senso della prevaricazione e dello sfruttamento, non solo verso gli altri uomini, ma verso ogni forma vivente del pianeta e verso il pianeta stesso e siccome religioni e filosofie sono alla base dei valori di una cultura non mi sembra che il cattolicesimo si possa esimere dalle sue responsabilità, (anche se sicuramente ci sarà, come c'è stato e c'è, chi proverà a dire che l'attuale situazione del pianeta è colpa dei comunisti).
Come dire ciò che va bene è merito dei cattolici, ciò che va male è colpa dei comunisti. Peccato che ai tempi dell'inquisizione e del genocidio delle civiltà andine i comunisti non esistevano ancora.

Per altro il messaggio di Cristo è un messaggio duale ed è criticabile se si prende come base di riferimento il monismo metafisico, (cosa che io faccio), ma non è mia intenzione entrare in questi ambiti qui.

VanLag is offline  

 



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