Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
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Chiedo scusa a tutti, ho letto i vari interventi di questa discussione, li ho trovati estremamente interessanti, piuttosto in altra precedente discussione il tema della realtà era stato già affrontato; io intervenni con una mia opinione che rimase sospesa... senza ottenere praticamente alcuna repliuca... la ripropongo pari pari in questa discussione confidando in un esisto migliore (ACCAPIGLIAMOCI MA ANDIAmo fino in fondo)
"Dove finisce la realtà e dove inizia il pensiero di essa?" - QUESTO ERA IL TITOLO DELLA PRECEDENTE DISCUSSIONE DI QUALCHE MESE FA - EQUIVALE A DIRE "REALTA' OGGETTIVA E SOGGETTIVA"
Gran quesito; estremamente affascinante. Devo confessarlo più di una volta mi sono chiesto se veramente la realtà da me percepita fosse quella oggettiva, quella che, per intenderci avrebbero dovuto percepire tutti gli esseri viventi a parità di condizioni sia fisiche sia ambientali.
Io, nell’affrontare il tema, inizierei col porre in evidenza un dato di fatto già ampiamente sperimentato e di cui esistono le prove empiriche di laboratorio. Lo studio delle capacità percettive degli animali ha reso possibile evidenziare, con assoluta certezza, che gli animali non percepiscono la realtà circostante nel medesimo modo in cui la percepiamo noi esseri umani. I cani, ad esempio, hanno un udito ed un olfatto più sviluppato del nostro mentre la vista difetta della capacità di discernere chiaramente alcuni colori e diverse tonalità di colore (non ricordo quali). E’ evidente che, in tali condizioni, la percezione della realtà sia per questi alquanto differente rispetto all’uomo e che a differire non sia solo il fatto percettivo, inteso come fenomeno, ma anche e soprattutto la costruzione mentale del mondo circostante. In parole povere la differente percezione di alcuni fenomeni fisici è fonte di alterazioni che si ripercuotono nella percezione del mondo circostante e del modo che detti animali hanno di relazionarsi con esso; basterebbe pensare alla talpa.
Il fatto che il cane non percepisca il color rosso, o il verde, o il giallo (non so se sia vero) non rende meno vera l’esistenza dei tre colori appena citati, almeno nel senso che noi attribuiamo loro, cioè in relazione alla capacità percettiva dell’uomo, essere che in condizioni normali percepisce appunto l’esistenza di entrambi i colori. Quindi, almeno in questa circostanza stiamo parlando di due diverse realtà: una senza il rosso, o il verde, o il giallo ed una che contempla l’esistenza sia del verde, sia del giallo, sia del rosso. A questo punto dovrebbe essere agevole comprendere quanto le due diverse realtà siano entrambe soggettivamente (in relazione a ciascuno dei due diversi soggetti percepenti – cane ed uomo) oggettive e, seppur diverse, quanto entrambe coeve.
Abbiamo quindi individuato una condizione oggettiva in cui sono ammissibili due diverse realtà soggettive; oggettive (per ciascun percettore) e contemporaneamente soggettive (sempre in relazione a ciascun percettore) – cioè l’uomo percepisce la “realtà animale” come soggettiva in relazione alla “realtà uomo” oggettivamente percepita; coesistenti nel medesimo luogo (entrambi i soggetti osservano la medesima realtà) e nel medesimo momento (osservano nello stesso istante); ma ancora non siamo riusciti a definire quale delle due realtà sia la realtà vera, quella panteisticamente intesa, così come Dio, Allah, il Demiurgo o chi per Lui l’ha plasmata è messa a disposizione dei nostri fallaci sensi. Non siamo neanche riusciti ad intuire se effettivamente ESISTA una realtà così intesa, anche qualora non fosse percettibile per alcuno degli esseri viventi.
Ho il sospetto che entrambe le domande richiederebbero una risposta dettata dalla fede (positiva o negativa - io, al momento mi astengo dal pronunciarmi).
Una volta accettata, anche solo a livello teorico, la possibilità che diversi esseri viventi possano percepire realtà diverse, entrambe reali e pregnanti, essendo l’uomo limitato, finito e passibile di erronee percezioni, credo si possa anche congetturare una “realtà umana” (chiamiamola così per semplicità) che possa anche non essere quella “divina” (solo per identificare la realtà delle realtà – quella panteistica). In effetti, chi potrebbe escludere che nel percepire il mondo circostante noi, fidando nei nostri fallaci sensi, procediamo, ovviamente inconsciamente, alla rielaborazione di una realtà superiore; ogni volta che costruiamo il colore arancio attraverso una sapiente mescola dei colori giallo e rosso, potrebbe accadere che, a livello di “realtà divina”, stiamo invece componendo il colore XYZ attraverso la miscela dei colori ZYX e YZX?
In parole povere ritorna il dilemma di ely: “…Se non riuscissimo a vedere la realtà per come in Verità essa è? Se invece noi la vediamo a modo nostro?”
Noi non riusciamo a dare una risposta al quesito perché credo sia vero che l’uomo sia inglobato nella realtà che vive e, quindi, percependola come oggettiva, non è nella condizione ideale per rendersi conto di un’altra realtà più oggettiva della sua e, quindi, impossibilitato ad individuare, magari passando anche attraverso diversi livelli qualitativi (realtà cane – realtà animale – realtà uomo – realtà ….. – realtà divina), l’Unica, Vera, Oggettiva Realtà del mondo.
Vi saluto
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