Tutto è, niente trascorre: tutto si rivela a se stesso, tutto afferma la sua esistenza nell'istante di un tempo che non esiste, in un punto dello spazio illusorio. Tutto si manifesta per un solo attimo che in sé è eterno: in quell'attimo è l'eternità. Perché mai contiamo le ore, i giorni, gli anni? Il sentirsi di esistere non conosce fine, anzi è eterno, perché è al di là del tempo.
Ci fermiamo e vogliamo immobilizzare il caleidoscopio delle forme che esistono proprio in forza della loro stessa variabilità, della loro stessa caducità.
Che cosa vogliamo fermare?
La forma delle nubi?
Che cosa vogliamo imprigionare?
Il pensiero?
Non dobbiamo fermarci all'esteriore, a ciò che appare. Non dobbiamo desiderare di godere per sempre del profumo del fiore, ma dobbiamo essere ciò che fa fiorire e profumare.
Dobbiamo essere consapevoli che tutto lo spettacolo che si svolge di fronte alla vostra osservazione, e di cui siamo fatti protagonisti, ha il solo scopo di ampliare il sentirsi di esistere che ciascun essere è fino ad abbracciare ed esprimere la Totalità del Tutto
(dal C. F.77)