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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 07-12-2003, 23.58.32   #1
Dunadan
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Data registrazione: 19-11-2003
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Amore-odio Per La Tecnologia

Fino ai 17-18 anni ho visto la tecnologia (ad esempio i computer) come qualcosa di eccezionale, qualcosa che mi lasciava stupito e di continuo andavo alla ricerca di nuova tecnologia che mi stupisse ancora, perchè tutto nel mondo della tecnologia diventa subito vecchio, tutto viene sostituito dal nuovo, e il nuovo mi affascinava.

Oggi, a 19 anni, il nuovo continua ad affascinarmi, la TECNOLOGIA COSTRUITA DALL'UOMO MI AFFASCINA, ma ogni tanto... ogni tanto vedendo questo mondo che l'uomo ha adattato per se, questo mondo PIENO DI RELAZIONI, pieno di collegamenti, pieno di "tutto è già scoperto, esplorato" nulla è più vergine...QUESTO SISTEMA, OGNI TANTO MI VIENE DA ODIARLO, CON TUTTO IL CUORE.

Non tanto per le tipiche idee di "amore per la natura, che è stata rovinata", ma per un fatto più egoistico, il fatto che LA NATURA INCONTAMINATA NON è PIù A MIA DISPOSIZIONE. Mi è stata rubata.

Io, uomo, che adoro tanto la civiltà (a cominciare dalla grecia antica), sono ANIMALE, e allora, dove è il mio ambiente? dove posso esprimere la MIA natura? Dove si può esprimee il mio istinto?

Nulla di tutto ciò..., TUTTO CIò NON PUò PIù ESISTERE PER ME, TUTTO CIò MI è VIETATO, io sono QUA, INCATENATO IN QUESTO MONDO TRASFORMATO DA ALTRI, sono incatenato, sono COSTRETTO A VIVERE. Tirarmi dietro un telefonino dove mi possano reperire, mostrarmi ogni giorno con la stessa maschera da bravo ragazzo che non copia mai agli esami, devo Resistere, resistere.
E intanto mi chiedo di continuo il senso della vita e la risposta è sempre la stessa: il senso non c'è, devo Resistere.

Ogni tanto penso che, se potessi scegliere, forse deciderei di fare a meno degli amati greci, fare a meno di un po' di intelligenza di troppo che l'uomo ha, e essere pienamente me stesso, nel senso di "istintivo".
Cancellare tutta la nostra civiltà, essere nudo in una savana, e correre, scappare da un animale feroce, poi in salvo, (magari sanguinante), sdraiami sull'erba e ascoltare i rumori...
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Vecchio 08-12-2003, 00.19.06   #2
Marco_532
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...e nel caso fossi nudo al freddo non ti copriresti?...

Vedi, il vestire è legato a questo fatto.....se poi la mente malata ha sviluppato delle mode o altro, questo è un'altro problema...

Il fatto di essere inseguito da un'animale feroce, o ggi non esiste in quanto pericoloso e tutto questo è stato evitato, ed è un vantaggio sugli eventuali rischi.

Per quanto riguarda correre, sdaiarti sull'erba e ascoltare i rumori, questo lo puoi ancora fare, in quanto non nuoce alla tua stessa esistenza...è tutto qui...

Ciao, .
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Vecchio 08-12-2003, 14.17.24   #3
Dunadan
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Questa morale, questa etica, questo modo di vivere che gli altri ti impongono altrimenti sei un "diverso".
Questa macchina potente che è lo Stato, che pretende di costringerti in alcune cose per darti i servizi del bisogno comune.
Le leggi, l'etica, le continue maschere da indossare per sopravvivere nella società... è di questo che sono stanco, ribellarsi significa "fare il pazzo", non c'è via d'uscita.

Siamo imprigionati nelle relazioni con gli altri e più evito delle relazioni con gli altri più passo per asociale, per inadatto, per diverso.

L'unico modo per vivere come uno vuole veramente, è passare per pazzo.
Ad esempio, al giorno d'oggi se uno studente vuole impegnarsi in qualcosa, sfondare in qualche ambito e per questo è pronto ad abbandonare i tipici divertimenti da studente, fare sacrifici, mettere TUTTO SE STESSO IN QUELL'IMPEGNO, IN QUELLO STUDIO, (è UN PO' IL TEMA dell'Adolescente di Dostoevskij) e per fare ciò è pronto, ad esempio, a non uscire ogni sabato, è semplicemente visto dalla società come "uno che ha dei problemi", un disadattato, un fesso.

L'unica via per molti è essere uguali al tipo di società in cui si vive, seguire quello che fa la massa. IL SENSO DEL GIUSTO INSTAURATOSI. (etica)
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Vecchio 08-12-2003, 14.22.33   #4
Moonlit knight
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...concordo...
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Vecchio 08-12-2003, 17.41.48   #5
Marco_532
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X Dunadan.

Basta non farlo....se ti senti giudicato, e questo capita sempre, fregatene...fai quello che ti senti di fare, l'iportante è che non vivi condizionato dalle idee altrui, che non vivi cioè, facendo cose solo per le consegueguenze che queste potrebbero avere nel pensiero altrui.....questo è una cosa che ti può far felice....fregatene di fere questo o quello perchè quell'altro pensa così o casà....basta un po' di consapevolezza no?

Ciao, .
Marco_532 is offline  
Vecchio 08-12-2003, 18.12.19   #6
Dunadan
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Questo mi tornare in mente un'idea che mi è venuta in mente qualche tempo fa. C'era un ragazzo che in un forum diceva:

Citazione:
Il nostro misero cervello per ora non può riuscire a comprendere il xkè della vita, quindi sorvoliamo questo problema!
Proprio per queste ragioni secondo me la vita va vissuta tutta! Bisogna fare tutto, non bisogna lasciare nulla d'intentato! E poi non sappiamo cosa ci sia dopo la morte, chissà se si continuerà a vivere in modo diverso in un posto diverso oppure finirà davvero tutto! Nel dubbio, dato ke non possiamo contare su una seconda vita dobbiamo sukkiare tutto ciò che di buono ci offre questa vita!
Si, lo so, sono discorsi un pò contorti! Cmq ora sarò più concreto! Per me la vita è una sola e ci si deve divertire senza badare a nulla e a nessuno! Bisogna cercare di fare di tutto per imprimere le proprio impronte su questo mondo per lasciare un ricordo ai posteri, per continuare a vivere nella memoria degli altri, attarverso le proprie gesta, la gloria ecc..........Finisco sto discorso sulla vita dicendo che io farò di tutto per avere il massimo dalla vita e cogliere al volo tutto ciò ke mi offre, vorrò avere dei flgli e una famiglia con una donna davvero speciale e poi godermi tutto fino alla morte!

e io gli risposi:
Citazione:
Dove sta scritto che la vita va vissuta tutta? Solo perchè è a nostra disposizione?
Secondo me, il bello non è il POTER E DOVER FAR TUTTO, SFRUTTARE LA VITA IN PIENO, ma è il POTER SCEGLIERE cosa fare e cosa non fare !
Se avremo compiuto scelte per cui ci differenzieremo da altri, ci potremo distinguere tra uomini di qualità e uomini non di qualità. Un uomo che da tutto per buono e fa tutto non compie scelte, non ha nemmeno un'immagine di se, noi siamo qualcosa a seconda di cosa approviamo e di cosa disapproviamo.
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Vecchio 11-12-2003, 01.38.08   #7
Woodstock
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Quel che rimprovero io alla tecnologia (senza i progressi della quale non avremmo però una quantità immensa di benefici), è il fatto che un certo tipo di essa, se da un lato avvicina le persone tra loro, dall'altro le allontana.

Mi riferisco alle "telecomunicazioni" in senso lato.

Il prefisso "tele-" indica distanza, e se per un verso la televisione, il telefono e i vari strumenti telematici ci avvicinano incredibilmente, dall'altro rendono i nostri contatti meno intensi e più superficiali, e ci rendono un po' più pigri nei confronti dell'incontro diretto e personale.

In poche parole, per fare un esempio, mi piacerebbe trovarmi con voi in una piazza invece di trovarmi di fronte allo schermo. La tecnologia ci consente di scambiarci opinioni "conoscendoci" pur rimanendo a grande distanza fisica tra di noi (ed è un bene), ma toglie un po' troppo a noi e alla nostra società l'abitudine a relazioni più intense. Per lo meno questa è la mia esperienza e la mia sensazione.

E già... amore-odio: perché senza la tecnologia, d'altronde, tutto quel che ho detto non ve l'avrei potuto esprimere.

Non so se la mia riflessione è pertinente (probabilmente è una sfaccettatura diversa rispetto all'argomento iniziale), ma è una cosa a cui penso da diverso tempo.
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Vecchio 11-12-2003, 09.14.29   #8
Dunadan
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Hai perfettamente ragione, a me accade proprio questo, però c'è anche da dire che al giorno d'oggi è difficile trovare gente interessata a questi argomenti che si incontra per discussioni di questo genere.
Questo anche nell'ambiente universitario, noto che anche se la maggior parte dei miei amici non usa molto la tecnologia, non conosce il computer, comunque non si ritrova per discorsi di queso genere. Capita giusto di parlarne se si pranza assieme, per caso.
Internet è un luogo dove vengono persone d'ogni genere ed è più facile trovare persone simili a se stesse, con gli stessi interessi.

Comunque forse questo modo di fare disinteressato delle persone è figlio della tecnologia, del progresso. Un modo di vivere più artificiale, più tecnologico ma meno "fisico".
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Vecchio 11-12-2003, 18.29.17   #9
Woodstock
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Citazione:
Messaggio originale inviato da Dunadan
Comunque forse questo modo di fare disinteressato delle persone è figlio della tecnologia, del progresso. Un modo di vivere più artificiale, più tecnologico ma meno "fisico".

Esatto: più "distante". Meno "fisico", proprio come hai detto tu.

Sembra proprio, purtroppo, che invece di poter far entrare il reale, il "materiale", "fisico", nel virtuale, avvenga il contrario: l'abitudine col "virtuale" (ma poi il "virtuale" cos'è? io che sto scrivendo e chi mi legge e risponde non siamo "reali"?) ci sta portando a considerare fantasmi il reale e le persone che ci sono vicine.
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Vecchio 13-12-2003, 02.02.59   #10
leibnicht
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Tecnologia...

Non è così chiara la direzione verso la quale il discorso va svolgendosi.
La tecnologia come possibilità...la tecnologia come limite, o causa di limitazioni...
Ma essa, a parer mio, non è nè l'una nè l'altra. Essa è il concreto nella realtà e nel mondo in cui ci muoviamo e respiriamo.
Le dighe costruite dai castori sono "tecnologia", anche se non discendono da un corpus dottrinale che possa essere tramandato astrattamente attraverso una simbologia scritturale.
Le forme stesse del DNA, l'ordine razionale cui obbedisce l'espressività di ogni codice genetico rappresenta l'espediente "tecnico" mediante cui la vita si distacca dalla chimica inorganica...
Dobbiamo temere, come diceva Bacone (Ruggero), l'amore del nuovo perchè è nuovo, come quello del vecchio perchè è vecchio, in quanto entrambi sono nemici di ogni autentica crescita e maturazione personale.
La natura cosiddetta "incontaminata" non è che una fissazione arcadica ad uno stadio specifico, ma non per questo semplice o puro, dell'organizzarsi degli eventi.
Un luogo mentale, amato perchè semplicemente "antico", ma non per questo più facile o vivibile, anzi.
Ogni vivente, in quanto tale, per la definizione stessa di non essere inanimato, perturba l'ambiente in cui si colloca, adattandovisi attivamente e, in qualche modo, opponendosi ad esso.
Ciò non significa che il mondo vivente entri in un conflitto fattivo con esso, ma che la sua relazione con il proprio spazio vitale è costituzionalmente, dialetticamente, conflittuale.
Ciò che rende "dialettica" questa conflittualità è proprio il fatto che l'unico termine innovativo di questa antitesi, non può contrapporsi alla tesi per sollevarsi a quella sintesi che, in biologia, è definita come "adattamento".
Il problema non è "la" tecnologia", ma "quanta" e "in che limiti", posto che l'ambito in cui essa potrà operare è il grembo stesso che la nutre e la rende operante.

La questione del "senso della vita" non è che una pseudologia: come chiedersi quale sia il colore dei colori o se l'idea della vastità sia più o meno vasta della vastità che suggerisce.
Perchè un ente possa essere attribuito di senso esso deve, prima di tutto essere "delimitato": così un quadro, per poter avere degli attributi per sestesso, prima di tutto deve poter essere separabile dalla parete cui è appeso, e la parete dalla muratura della casa, e così via.
La vita di ciascuno di noi non può esser "delimitata" da noi stessi, all'interno della stessa vita che stiamo vivendo: la vita, nel suo insieme, comprenderà sempre il momento riflessivo in cui pretendiamo di sollevarci al di sopra di essa.
Il senso della nostra presenza può esser noto solo agli "altri", gli unici che possano effettivamente "delimitarla".
Solo agli altri, a coloro che hanno "cura" del nostro esserci, possiamo legittimamente chiedere "perchè" esistiamo, consapevoli che ciascun perchè avrà una risposta parziale, limitata dalla prospettiva attraverso la quale essi ci guardano e dal senso per il quale quella prospettiva ci "riguarda".
In fin dei conti, non siamo che un groviglio di nodosità relazionali, sciolto qua e là da qualche frammento di consapevolezza.
Io penso che la virtualità nasca con l'autocoscienza e che il primo strumento tecnologico di quest'ultima sia stata la scrittura.
leibnicht is offline  

 



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