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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
11-12-2003, 01.38.08 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-12-2003
Messaggi: 48
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Quel che rimprovero io alla tecnologia (senza i progressi della quale non avremmo però una quantità immensa di benefici), è il fatto che un certo tipo di essa, se da un lato avvicina le persone tra loro, dall'altro le allontana.
Mi riferisco alle "telecomunicazioni" in senso lato. Il prefisso "tele-" indica distanza, e se per un verso la televisione, il telefono e i vari strumenti telematici ci avvicinano incredibilmente, dall'altro rendono i nostri contatti meno intensi e più superficiali, e ci rendono un po' più pigri nei confronti dell'incontro diretto e personale. In poche parole, per fare un esempio, mi piacerebbe trovarmi con voi in una piazza invece di trovarmi di fronte allo schermo. La tecnologia ci consente di scambiarci opinioni "conoscendoci" pur rimanendo a grande distanza fisica tra di noi (ed è un bene), ma toglie un po' troppo a noi e alla nostra società l'abitudine a relazioni più intense. Per lo meno questa è la mia esperienza e la mia sensazione. E già... amore-odio: perché senza la tecnologia, d'altronde, tutto quel che ho detto non ve l'avrei potuto esprimere. Non so se la mia riflessione è pertinente (probabilmente è una sfaccettatura diversa rispetto all'argomento iniziale), ma è una cosa a cui penso da diverso tempo. |
11-12-2003, 09.14.29 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2003
Messaggi: 978
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Hai perfettamente ragione, a me accade proprio questo, però c'è anche da dire che al giorno d'oggi è difficile trovare gente interessata a questi argomenti che si incontra per discussioni di questo genere.
Questo anche nell'ambiente universitario, noto che anche se la maggior parte dei miei amici non usa molto la tecnologia, non conosce il computer, comunque non si ritrova per discorsi di queso genere. Capita giusto di parlarne se si pranza assieme, per caso. Internet è un luogo dove vengono persone d'ogni genere ed è più facile trovare persone simili a se stesse, con gli stessi interessi. Comunque forse questo modo di fare disinteressato delle persone è figlio della tecnologia, del progresso. Un modo di vivere più artificiale, più tecnologico ma meno "fisico". |
11-12-2003, 18.29.17 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-12-2003
Messaggi: 48
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Citazione:
Esatto: più "distante". Meno "fisico", proprio come hai detto tu. Sembra proprio, purtroppo, che invece di poter far entrare il reale, il "materiale", "fisico", nel virtuale, avvenga il contrario: l'abitudine col "virtuale" (ma poi il "virtuale" cos'è? io che sto scrivendo e chi mi legge e risponde non siamo "reali"?) ci sta portando a considerare fantasmi il reale e le persone che ci sono vicine. |
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13-12-2003, 02.02.59 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
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Tecnologia...
Non è così chiara la direzione verso la quale il discorso va svolgendosi.
La tecnologia come possibilità...la tecnologia come limite, o causa di limitazioni... Ma essa, a parer mio, non è nè l'una nè l'altra. Essa è il concreto nella realtà e nel mondo in cui ci muoviamo e respiriamo. Le dighe costruite dai castori sono "tecnologia", anche se non discendono da un corpus dottrinale che possa essere tramandato astrattamente attraverso una simbologia scritturale. Le forme stesse del DNA, l'ordine razionale cui obbedisce l'espressività di ogni codice genetico rappresenta l'espediente "tecnico" mediante cui la vita si distacca dalla chimica inorganica... Dobbiamo temere, come diceva Bacone (Ruggero), l'amore del nuovo perchè è nuovo, come quello del vecchio perchè è vecchio, in quanto entrambi sono nemici di ogni autentica crescita e maturazione personale. La natura cosiddetta "incontaminata" non è che una fissazione arcadica ad uno stadio specifico, ma non per questo semplice o puro, dell'organizzarsi degli eventi. Un luogo mentale, amato perchè semplicemente "antico", ma non per questo più facile o vivibile, anzi. Ogni vivente, in quanto tale, per la definizione stessa di non essere inanimato, perturba l'ambiente in cui si colloca, adattandovisi attivamente e, in qualche modo, opponendosi ad esso. Ciò non significa che il mondo vivente entri in un conflitto fattivo con esso, ma che la sua relazione con il proprio spazio vitale è costituzionalmente, dialetticamente, conflittuale. Ciò che rende "dialettica" questa conflittualità è proprio il fatto che l'unico termine innovativo di questa antitesi, non può contrapporsi alla tesi per sollevarsi a quella sintesi che, in biologia, è definita come "adattamento". Il problema non è "la" tecnologia", ma "quanta" e "in che limiti", posto che l'ambito in cui essa potrà operare è il grembo stesso che la nutre e la rende operante. La questione del "senso della vita" non è che una pseudologia: come chiedersi quale sia il colore dei colori o se l'idea della vastità sia più o meno vasta della vastità che suggerisce. Perchè un ente possa essere attribuito di senso esso deve, prima di tutto essere "delimitato": così un quadro, per poter avere degli attributi per sestesso, prima di tutto deve poter essere separabile dalla parete cui è appeso, e la parete dalla muratura della casa, e così via. La vita di ciascuno di noi non può esser "delimitata" da noi stessi, all'interno della stessa vita che stiamo vivendo: la vita, nel suo insieme, comprenderà sempre il momento riflessivo in cui pretendiamo di sollevarci al di sopra di essa. Il senso della nostra presenza può esser noto solo agli "altri", gli unici che possano effettivamente "delimitarla". Solo agli altri, a coloro che hanno "cura" del nostro esserci, possiamo legittimamente chiedere "perchè" esistiamo, consapevoli che ciascun perchè avrà una risposta parziale, limitata dalla prospettiva attraverso la quale essi ci guardano e dal senso per il quale quella prospettiva ci "riguarda". In fin dei conti, non siamo che un groviglio di nodosità relazionali, sciolto qua e là da qualche frammento di consapevolezza. Io penso che la virtualità nasca con l'autocoscienza e che il primo strumento tecnologico di quest'ultima sia stata la scrittura. |