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25-10-2003, 17.56.09 | #16 |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-03-2003
Messaggi: 246
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Va bene ripley, il discorso del non-agire è agire restando immo-
bili interiormente...non essere identificati col mondo, appunto restare nell'occhio del ciclone dove c'è la quiete osservando da testimoni distaccati. |
25-10-2003, 18.45.11 | #17 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-10-2003
Messaggi: 0
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"Per sopravvivere
agli uragani della vita ...mi rintano ed aspetto che passi" Mi piace molto. Secondo me non agire è agire senza farsi travolgere dagli avvenimenti, senza fretta, razionalmente, mantenendo comunque una calma interiore, controllando la situazione con un certo distacco, dal di fuori, consapevoli che tutto passa. E' anche non cercarsi altre complicazioni in un momento magari difficile, ma concentrare la propria energia su un problema alla volta. Al contrario agire è muoversi irrazionalmente in mille direzioni, nel panico, disperdendo le proprie energie e facendosi sopraffare dagli avvenimenti. |
27-10-2003, 19.02.01 | #18 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2003
Messaggi: 876
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esattamente :)
agire per agire
è istintivo e naturale ma agire bene è qualcosa di assai più complesso ed allora nel dubbio è meglio non agire per esser certi di uscirne nel migliore dei modi ah... non so più come spiegarlo forse... con una citazione tao: NON AGIRE Quei che volendo tenere il mondo lo governa, a mio parere non vi riuscirà giammai. Il mondo è un vaso sovrannaturale che non si può governare: chi governa lo corrompe, chi dirige lo svia, poiché tra le creature taluna precede ed altra segue, taluna è calda ed altra è fredda, taluna è forte ed altra è debole, taluna è tranquilla ed altra è pericolosa. Per questo il santo rifugge dall'eccesso, rifugge dallo sperpero, rifugge dal fasto. wahankh . |
28-10-2003, 20.27.32 | #19 |
Ospite
Data registrazione: 26-10-2003
Messaggi: 13
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Beh, io sono spesso una che non agisce a causa dell'indecisione, della paura dell'ignoto.
Ma conosco una storia che lessi da qualche parte: Un tale chiese a un veggente di predirgli il futuro. Quest'ultimo gli annunciò che avrebbe avuto un inverno molto triste e negativo. Il tale voleva evitare che la profezìa si avverasse. Quindi decise bene di ritirarsi in un eremo, al riparo da tutto ciò che avrebbe potuto arrecargli danno, fece provviste per l'inverno, onde evitare di uscire e di imbattersi in qualche sciagura. Tenne staccato il telefono e evitò di incontrare gente, perché fosse scongiurata la possibilità di litigi, incomprensioni e tutto ciò che rende tristi e di malumore. Inoltre si teneva molto isolato dal mondo esterno per scongiurare pericoli di contagi di malattie, calamità varie, quali incidenti per strada etc. Al termine dell'inverno il tale disse al veggente: "hai visto? Non mi è capitato nulla di brutto, nulla di negativo, non è stato un inverno sciagurato al contrario di quello che mi hai predetto..." Ma qui il veggente lo interruppe: "e secondo te vivere tre mesi in assoluto isolamento in un eremo, non uscendo, tagliando i ponti col mondo esterno, non comunicando con nessuno, in assoluta solitudine, non è già di per sé qualcosa di sufficiente a rendere un inverno triste e negativo? Profezia che si auto-verifica? Esiste anche in psicologia questo concetto... Il punto è che possiamo esimerci dall'agire, ma non esonerarci dallo scegliere e il non agire porta comunque a delle conseguenze |
28-10-2003, 21.50.00 | #20 |
Ospite
Data registrazione: 10-09-2003
Messaggi: 17
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Direi che Sissi ha colto l' essenza di ciò che avevo detto nel mio primo intervento.
Certo è necessario distinguere tra una reazione istintiva ed una ponderata, ma questo penso che faccia parte del bagaglio filosofico di chiunque sia cosciente di sè e delle proprie azioni. La citazione di dawoR(k) "Per questo il santo rifugge dall'eccesso, rifugge dallo sperpero, rifugge dal fasto." non ha nulla a che vedere con l' azione o la non azione bensì con l' istinto e la ragione. "Per sopravvivere agli uragani della vita ...mi rintano ed aspetto che passi" è una chiara dichiarazione di passività nella sua forma più negativa: la mancanza di volontà di intervento e l' accettazione passiva di quanto il mio mancato intervento potrà provocare. A mio avviso il problema più grande del vivere è la scelta consapevole, priva di false giustificazioni e scuse, centrata su quel concetto non individuale bensì universale di bene-male al quale siamo legati a doppio filo ma dal quale da secoli tentiamo di fuggire attraverso arzigogoli filisofici pur di giustificare le bassezze a cui siamo costretti per sopravvivere. Quando la nostra componente animale ha il sopravvento (istinto), facciamo delle scelte improntate sulla sopravvivenza nostra o quantomeno dei nostri desideri, quando si riesce a dominare l' istinto ci si pone davanti all' accettazione di qualsiasi conseguenza personale in nome della giusta scelta spiritualmente positiva staccata dalle nostre necessità individuali. Osho dice: "e ci vuole molta più forza a far questo che a roteare i pugni contro il vento feroce della realtà" ma in verità la forza consiste non nel decidere se agire o non agire, bensì nella scelta del tipo di azione intraprendere: se quella a me conveniente o quella obiettivamente giusta. Come già detto, anche la mancanza di azione diretta è un intervento attivo e può essere caratterizzato, ad esempio, da un minor sforzo fisico ma un maggior impegno di coscienza (non ho voglia di farlo perchè sono stanco, decido di accettare il senso di colpa che ne conseguirà) oppure potrebbe essere inteso come una fuga -impossibile- dalle responsabilità (se non intervengo la colpa adrà a chi è intervenuto al posto mio). In questo secondo caso ci troviamo davanti alla chimera dello sgravio di responsabilità dal quale invano da duemila anni il vangelo tenta di mettere in guardia l' umanità. Non è possibile rinunciare alla propria responsabilità per ogni evento che accade nell' universo: ogni avvenimento è in un modo o nell' altro passibile di essere influenzato da chiunque, pertanto ognuno avrà su di sè la responsabilità, quanto meno, del mancato intervento. In soldoni: la non-azione non può esistere, al limite può esserci una scelta operata su basi istintive o su basi ponderate. A voi la palla |