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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
11-03-2014, 11.23.05 | #12 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Filosofia del dialogo
Il topic è interessante perché si capiscono le ascendenze culturali di ciascuno. Ed è ovvio che sia nell’opinione sul dialogo che risaltino.
C’è chi ritiene che la verità sia dentro di noi, chi ritiene che sia fuori di noi, e chi ritiene che tutto sia relativo. Forse hanno ragione un po’ tutti . Il dialogo non è separazione in sé e per sé, il problema è che la separazione nasce dagli individui, cioè dai dialoganti tanto più restino su convinzioni aprioristiche. Personalmente ritengo il dialogo fondamentale, perché non penso proprio che sia possibile da soli migliorare quanto invece lo possa il dialogo. Perché da solo io vedo solo il frutto della mia esperienza, nel dialogo io ascolto altre esperienze e ascolto e traggo insegnamento, anche rifiutando o confutando, ma è pur sempre insegnamento. Ho bisogno di parametrarmi con qualcosa o qualcuno per poter capire se miglioro o peggioro. Noi siamo fatti per stare dei momenti con gli altri e altri momenti da soli. Questa dinamica permette di migliorare. Il dialogo per essere fruttuoso deve avere un metodo che almeno inizialmente deve essere condiviso, diversamente ci si “parla addosso sputando sentenze”. In verità siamo orgogliosi di ciò che crediamo, di quello che riteniamo sia giusto. E’ illusorio ritenere che una persona ammetta un errore, perché non è questo il punto, il fondamentale è dire qualcosa nelle maniere rispettose dovute e lasciare che quelle parole decantino dentro di noi e negli altri. Il momento della riflessione, del raccoglimento delle nostre idee, è quello in cui riorganizziamo i nostri pensieri in funzione del libro che abbiamo appena letto, di un evento attuale, o di un dialogo appunto, ecc. Non ci accorgiamo di cambiare, ma cambiamo spesso non per strappi culturali, ma per piccole acquisizioni avute e ascoltate da esperienze proprie e altrui. La decantazione nella riflessione è simile al rito del tè , è l’essenza di un argomento quanto lo è di un fiore e lasciare che la mente ne sia corroborata. Il nostro vissuto è il filtro di quell’essenza. |
11-03-2014, 15.07.14 | #13 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 30-01-2014
Messaggi: 189
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Riferimento: Filosofia del dialogo
• «Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
G.B.Shaw Son qui in questo forum (da pochissimo) e dopo aver letto un po’, avendo qualcosa da dire ho aperto una discussione e allo stesso tempo, nei limiti della mia non-specializzazione, seguo il susseguirsi degli interventi nelle altre. Anche su quest’argomento, come naturale attendersi da tutti gli argomenti affrontati dall’uomo, in ogni ambito, le opinioni van da un estremo all’altro inframezzati da visioni tendenti all’equidistanza. Realisticamente non ci si poteva attender qualcosa di diverso, anche qui noi siam lo specchio del mondo, della società. Per me il valore del nostro incontrarci è nella citazione sopra riportata; non importa se la mia mela all’inizio (o sempre) vi potrebbe risultare indigesta o la vostra per me, infatti non ce la stiamo scambiando, al più scambiamo qualche idea. Dopo aver letto numerosi interventi di Sgiombo, Maral, Gyta, Jangene, Donquixote, Green&grey, Acquario69 e tutti gli altri (non son proprio molte le persone che intervengono, a fronte delle visite) qualcosa delle loro idee si è sedimentato in me e per ognuno potrei trovar qualche parola che (a mio parer) gli corrisponde, ad esempio per green&grey-serietà e studio, per Gyta-profondità e anelito, per Acquario-trasparenza e leggerezza, per Cannata-sorriso e valori, per Sgiombo… perbacco, mi vengon solo in inglese! E non mi par il caso di verificar il suo sens of humor… (spero che possa tollerare il mio, ogni tanto un po’ si scherza) Cosa intendo dir con questo? Che il dialogo, ammesso sia la parola corretta per quello che dico, procede in modi e per vie non solamente verbali e a mezzo di pensieri, quell’impressione che m’è derivata dai vostri scritti è affine a quella che ne ricavo dall’osservar la vostra icona, tutti riproponiamo lo stampo, il pensiero-guida che si muove incessantemente dentro di noi. Ah, qualcuno non ha un’icona… appunto, non ha un’icona… non sarà mica motivo d’esclusione, no? (come ogni altro motivo). Una stretta di mano a tutti |
11-03-2014, 22.43.43 | #14 | |
Moderatore
Data registrazione: 23-05-2007
Messaggi: 241
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Riferimento: Filosofia del dialogo
Citazione:
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11-03-2014, 22.59.11 | #15 | |
Moderatore
Data registrazione: 23-05-2007
Messaggi: 241
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Riferimento: Filosofia del dialogo
Citazione:
Ho sperimentato, e sono anni che ci rifletto. Ma alla fine non posso che fare mie le parole di uno che per anni ha sperimentato, e per anni ha riflettuto, e che qui sotto ti cito. "Ma laggiù in basso, là tutti parlano e nessuno presta attenzione. Anche a divulgare la saggezza propria con squillo di campane: ai mercanti sul mercato basterà far tintinnare pochi soldi, per sovrastarne il suono! Tutti parlano presso di loro, nessuno é più capace di intendere. Tutto va a finire nell'acqua, nulla più in profonde sorgenti. Tutti parlano presso di loro, ma nulla riesce più e giunge alla fine . Tutti starnazzano, ma chi ha voglia di rimanere in silenzio sul suo nido a covar l'uova? Tutti presso di loro parlano, e tutto viene logorato a forza di parole. E ciò che ieri era troppo duro perfino per il tempo e per la sua zanna oggi penzola rosicchiato a brandelli dal muso degli uomini d' oggi. Tutti presso di loro parlano, e tutto viene messo in piazza. E ciò che un tempo si chiamò segreto e intimità di anime profonde, oggi viene strombazzato per le strade da ogni genere di schiamazzatori." "Ho seduto tra loro travestito, disposto a misconoscere me stesso, per poter sopportare loro, e ripetendo sempre a me stesso: folle, tu non conosci gli uomini! Si disimpara a conoscere gli uomini, se si vive tra gli uomini: troppo in tutti gli uomini é solo facciata, a che servono, tra loro, occhi che mirano e che cercano nella lontananza!" L'uomo d'oggi fatica a guardare al di là del proprio ombelico, e anche quando lo fa è in funzione del proprio ombelico. Il dialogo, oggi, è essenzialmente seduzione, e il fatto che esistano così tante scuole che insegnano "come" comunicare e non "cosa" comunicare lo conferma. |
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11-03-2014, 23.19.28 | #16 | |
Moderatore
Data registrazione: 23-05-2007
Messaggi: 241
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Riferimento: Filosofia del dialogo
Citazione:
certo il dialogo non è un percorso lineare, può avere innumerevoli diramazioni, tornare al punto di partenza e poi ripartire, ma se lo scopo è andare da un punto A ad uno B, per quanti arzigogoli si possano fare non bisogna mai perdere di vista l'obiettivo. Se due fazioni politiche dialogano con l'intento di identificare che cosa si intende per bene comune lo faranno partendo magari da posizioni diverse, ma se il bene comune esiste sarà anche possibile identificarlo, e una volta acquisito tale concetto entrambi i contendenti dovrebbero lavorare insieme per perseguirlo concretamente. Invece questo non accade mai, perchè ognuno è geloso delle proprie idee e non è disponibile a metterle in dubbio. Quindi il dialogo oggi non serve affatto per raggiungere attraverso il confronto di idee una verità superiore a quella dalla quale ognuno parte, ma si è ridotto a puro mercanteggiamento di idee: tu rinunci a due idee e io in cambio rinuncio ad una mia più importante, e così via. E se la verità è ricerca allora non è niente, perchè il ricercare presuppone anche qualcosa che possa essere trovato, ma se il fine (la verità) sta nello strumento (la ricerca) allora vale quello che ho scritto a maral. |
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11-03-2014, 23.50.34 | #17 | |
Moderatore
Data registrazione: 23-05-2007
Messaggi: 241
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Riferimento: Filosofia del dialogo
Citazione:
Indubbiamente condivisibile, ed è anche quello che da sempre capita a me, che inizialmente recepisco superficialmente idee e concetti che, se sono veramente profondi, a poco a poco vengono masticati, digeriti e metabolizzati e divengono parte di un patrimonio intellettuale che si sedimenta col tempo e costituisce la base su cui fondare una visione del mondo. Ma queste cose possono accadere guardando un programma in TV (quasi mai), leggendo un libro (più spesso), magari ascoltando conversazioni altrui, o più di frequente rimanendo in silenzio e lasciando che dall'inconscio emergano da sole le intuizioni intellettuali che sovrastate dal chiacchiericcio quotidiano non hanno modo di manifestarsi. In tutto ciò però il dialogo non c'entra, è un lavoro tutto interno all'inconscio e alla coscienza di ognuno, e al contrario di te penso che il dialogo (perlomeno come si presenta nel mondo attuale) è il metodo meno adatto per raggiungere quegli scopi. Non è con le esperienze altrui che si può imparare, perchè ognuno vivrà le medesime esperienze in modo diverso, e queste lasceranno in ogni persona tracce differenti, o anche nessuna traccia. Del resto il semplice accumulo di esperienze (vissute in proprio o da altri) non porta ad una vera e profonda conoscenza ma ad una superficiale. Tutti i più grandi sapienti della terra di tutti i tempi non hanno mai auspicato il dialogo, ma dopo aver alimentato la propria sapienza e la propria consapevolezza in grande solitudine (spesso di molti anni) si rivolgevano agli uomini non per dialogare, ma per comunicare. Questi erano grandi maestri, non grandi conversatori, e anche se il loro insegnamento si manifestava attraverso lo scambio di idee e quindi tecnicamente con il dialogo, vi era comunque una evidente asimmetria nei ruoli, mentre invece il dialogo che si propone oggi è sempre fra "pari", e in questo caso l'atteggiamento dei contendenti, che si sentiranno ovviamente più "maestri" che "allievi", tenderà naturalmente all'irrigidimento sulle proprie posizioni. |
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12-03-2014, 00.38.46 | #18 | |
Moderatore
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Riferimento: Filosofia del dialogo
Citazione:
Se posso sintetizzare brutalmente, quel che mi è parso di capire da quanto scrivi (e da quanto scrive anche acquario69) è che il dialogo non serve a nulla, poichè l'ascolto di cui voi parlate è innanzitutto l'ascolto di sé, e se è così non posso che condividere questa impostazione. Concordo anche sul fatto che le persone non sono solo il prodotto del mondo in cui vivono (anche se Vico comunque un po' di ragione l'aveva) ma il mondo in cui vivono condiziona il loro manifestarsi. Le stesse persone in tempi e luoghi diversi avrebbero manifestato potenzialità diverse compatibili con il luogo, il tempo e la cultura in cui si sarebbero trovati a vivere, pur rimanendo essenzialmente le medesime persone. Dunque se lo scopo era di mostrare che l'idea moderna di utilizzare il dialogo (fra pari) come metodo prevalente e quasi esclusivo per risolvere i problemi è una insensatezza questo appare tutto sommato chiaro, e il dialogo può aver senso solo se vi è una evidente e riconosciuta disparità di livello fra i "dialoganti", tanto è vero che nei dialoghi ad "alto livello" come ad esempio quelli fra nazioni, ciò che viene messa in campo non è una ragione o un torto, ma una potenza (solitamente militare o economica) che fa necessariamente pendere l'ago della bilancia dalla parte del "potente" di turno. Ma a questo punto allora è pura ipocrisia anche solo chiamarlo dialogo. |
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12-03-2014, 06.19.23 | #19 | |
Moderatore
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Riferimento: Filosofia del dialogo
Citazione:
Forse hanno ragione un po tutti,perché la Verita,non e' ne dentro,ne fuori di noi e non e' nemmeno relativa. penso che queste siano le nostre rappresentazioni mentali,che ci fanno "vedere" un fuori e un dentro."noi siamo",oltre a tutto questo...non posso aggiungere altro perché trovo che sia impossibile poterla menzionare…ma sentire forse si.. tornando nello specifico al tema del dialogo e ricollegandomi alla parola sentire ho trovato su internet un trafiletto che riporto secondo me molto interessante Nella lingua anglosassone infatti esistono due vocaboli distinti, solo per fare un esempio, che traducono il verbo sentire; uno è to hear, usato per definire l’atto fisico di sentire qualcosa con le orecchie, l’altro è to feel, che invece indica il sentire nel senso di sentimento. Ma vi sono anche altri significati per questa parola. Sentire nel senso di “percepire” qualcosa, ad esempio. In questo caso ci viene in aiuto ancora una volta il latino, che ci spiega brillantemente l’etimologia di questo termine. Pecepire viene infatti da “percipio“, composto dalla particella “per” (attraverso, per mezzo di) e il verbo “capio” ovvero “prendere“, nel senso di “intendere“. Il significato originale potrebbe quindi essere tradotto con “intendere attraverso“. Percepire diventa quindi intendere in sè, nel senso di “lasciarsi attraversare“ Ecco che il sentire,ovvero la percezione,si svelano come quel modo assai difficile di apprendere, lasciandosi attraversare, prendendo in sè qualcosa |
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12-03-2014, 09.00.59 | #20 | |
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Riferimento: Filosofia del dialogo
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Facendo riferimento al passo che hai citato io trovo più corretto e sensato utilizzare i verbi listen e understand. Il primo nel senso di ascoltare (in modo più profondo di hear, come see vedere é più profondo di watch guardare) e il secondo nel senso di comprendere e quindi "prendere con sé", "fare proprio un qualcosa". Understand significa letteralmente "stare sotto" ed é quindi un comprendere che funge da fondamento, quasi una ipostasi plotiniana. Percepire invece è più superficiale, e capio (capienza, capiente) evoca più un vuoto che viene riempito da percezioni, e quindi lo ricondurrei più all'attività della memoria che può apprendere tante cose senza però comprenderne veramente nessuna. |
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