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17-11-2013, 21.07.37 | #22 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
Citazione:
Se per "possibile" si intende "pensabile correttamente, non contraddittoriamente, sensatamente", allora un' origine, un inizio della vita (e anche in generale dell' esistenza; anche di ciò che esiste e non é vivo) é possibile: non é contraddittorio pensare ad un tempo in cui non esisteva la vita (né alcunché) e, senza che niente e nessuno l' abbia creata, ad un successivo (diverso) periodo di tempo in cui ha cominciato ad esistere (sia la vita sia qualsiasi altra cosa esista), é esistita ed esiste. Contraddittorio (e dunque sensa senso, impensabile, ovvero impossibile) sarebbe invece la vita (o anche la realtà in generale) esistente e non esistente allo stesso tempo. Questo indipendentemente dal fatto che anch' io penso che quella sul perché della realtà in generale é una domanda senza risposta, e anzi senza senso se non alla condizione di presupporre ad essa l' esistenza di un creatore o comunque di una causa extranaturale della sua esistenza (una causa naturale all' origine dell' esistenza della realtà naturale sarebbe un concetto autocontraddittorio, insensato). Quella del perché (ma sarebbe meglio dire: del come) della vita ha un senso ed ha una risposta scientifica, anche se ancora non completa e precisa in tutti i dettagli; che peraltro una sana filosofia razionalistica induce a ritenere del tutto naturali, ovvero dovuti al divenire naturale secondo le "solite, ordinarie" leggi fisiche nelle condizioni peculiari esistenti sul nostro pianeta. Ultima modifica di sgiombo : 18-11-2013 alle ore 09.21.48. |
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22-11-2013, 14.18.51 | #23 |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
Se è possibile che ci sia stato un tempo in cui non v'era nulla non so da dove si potrebbe ricavare il "come" dell'avvento delle cose che esistono.
Io ritengo piuttosto che la parola "nulla" non abbia davvero un significato (se non un rimando a qualcosa che sarà pur sempre qualcosa), pertanto diventa inutile innanzitutto chiedersi perché dovrebbe esistere qualcosa anziché nulla. è importante precisare che se con "nulla" ci riferiamo al "vuoto fisico" (qualcosa che riusciamo anche ad immaginare più o meno) non stiamo davvero pensando ad una nullità; nel vuoto ideale ci sono campi di energia ed effitti quantomeccanici che generano la materia. In questo caso si che troveremmo il come delle cose che esistono a partire dal vuoto (ed è soprattutto per questo che pensiamo di poterci riferire al nulla quando ne parliamo, ma in realtà indichiamo il vuoto fisico). Una sorta di causa interna al tutto per la sua esistenza potremmo trovarla nella necessità stessa che ci sia qualcosa; questa causa non produce già una modalità di esistenza, non ci dice come è fatto il mondo, ma solo che il mondo doveva esserci. Non è molto diverso dal dire che non ha senso chiedersi perché esistiamo, ma almeno si capisce perché ci vengono dei dubbi credendo che al posto delle cose poteva esserci un nulla. |
23-11-2013, 19.19.08 | #24 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
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Riferimento: La Domanda: perché?
Citazione:
In realtà penso proprio al nulla assoluto e non allo spazio fisico vuoto (di materia), allorché affermo che “non é contraddittorio (dunque ha senso) pensare ad un tempo in cui non esisteva la vita (né alcunché) e, senza che niente e nessuno l' abbia creata, ad un successivo (diverso) periodo di tempo in cui ha cominciato ad esistere (sia la vita sia qualsiasi altra cosa esista), é esistita ed esiste (e duqnue questa ipotesi è possibilie). Contraddittorio (e dunque senza senso, impensabile, ovvero impossibile) sarebbe invece la vita (o anche la realtà in generale) esistente e non esistente allo stesso tempo” |
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24-11-2013, 19.18.57 | #25 |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
dico la mia...
innanzitutto dopo aver letto ( grossomodo: ammetto che non sono in un periodo particolarmente filosofico! ) tutto il topic ho qualche nota da fare sui post altrui. sulla questione di essere e significato come identità: c'è una verità in questo ma è parziale secondo me, cioè il mio significato o il significato di qualcosa è ciò che esso è... ma secondo qualcuno: senza soggetto interpretante manca il significato e dunque anche l'essere derivato. Dunque è solo nella visione soggettiva che questa coincidenza ha luogo, e in particolare solo in quella dell'individuo che la verifica di volta in volta ( se fossimo in due ed in disaccordo, già si troverebbe la discrepanza tra i due concetti ). Poi, mi pare che qui molti si sono limitati all'ordine psicologico della domanda e questo mi sembra poco rilevante: soprattutto perché parlare di accettazione o meno riguarda già un tempo successivo alla domanda ed alla sua risposta, anche se condivido le riflessioni... però qui la risposta ce la siamo già data e ci stiamo chiedendo già perché ci facciamo tale domanda, che è un'altra domanda. Chiedo perdono per le ripetizioni. dunque arrivo al mio punto di vista sulla questione. Fondamentalmente la domanda perché mira a stabilire il nesso tra due eventi, definibili attraverso posizione temporale causa ed effetto. Ora siccome la domanda è stata posta in generale e per cui immagino riferendosi al mondo in quanto mondo sistema chiuso ( per cui la totalità delle relazioni aventi luogo ) e non potendo ipotizzare un'altrove non abbiamo altra scelta che non attribuirgli nessuna causa: perché la causalità ( essendo una struttura logica ) non ammette una causa prima, o perché questa comunque non sarebbe poi spiegabile in base ad essa e perciò la omette ( come io credo sia il caso ), essendo non attinente alla spiegazione di un nesso. Dunque l'unico modo in cui considerare questa causa è autopoietico, cioè effettivamente, sbucata fuori dal nulla ( qualsiasi ricerca su di una causa prima che non voglia poi approfittare dell'aiutino divino non vedo come non possa finire qui o come altro si potrebbe definire una causa prima in quanto prima ). Dato ciò credo dunque che la domanda perché in riferimento al mondo e cioè come diceva Maral: perché questo mondo e non un altro ? non possa avere una risposta deterministica ma soltanto indeterministica, cioè che una risposta soddisfacente possa seguire solamente una sorta di legge del caos che determina secondo un'ottica diversa del prima e del dopo. Ad ogni modo concludo che se questo mondo poteva esistere in quest'ottica, la sua stessa possibilità è fondamento della sua necessità. Cioè se a fronte di un processo casuale questo mondo poteva esistere, la necessità del suo essere è già fondata essendo la logica non causale. Anche perché noi nel chiederci perché facciamo sempre lo stesso errore di cercare una causa finale che sposti questa da prima a dopo l'effetto, non permettendoci più di riferirci in modo corretto al fare del mondo inorganico. Per così dire il ragionamento del mondo nel fare qualcosa non in quanto parte determinata ma in quanto un tutto casuale non è "perché" ma piuttosto "perché no". |
25-11-2013, 10.05.56 | #26 |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
Sgiombo:
In realtà penso proprio al nulla assoluto e non allo spazio fisico vuoto (di materia), allorché affermo che “non é contraddittorio (dunque ha senso) pensare ad un tempo in cui non esisteva la vita (né alcunché) e, senza che niente e nessuno l' abbia creata, ad un successivo (diverso) periodo di tempo in cui ha cominciato ad esistere (sia la vita sia qualsiasi altra cosa esista), é esistita ed esiste (e duqnue questa ipotesi è possibilie). Contraddittorio (e dunque senza senso, impensabile, ovvero impossibile) sarebbe invece la vita (o anche la realtà in generale) esistente e non esistente allo stesso tempo” Il fatto è che credo ogni parola debba essere una indicazione rifacentesi direttamente o indirettamente a dati sensibili, altrimenti non si capirebbe la differenza tra un insieme di lettere significante e uno senza senso. Non c'è nessun dato dei sensi che ci porti a visualizzare un nulla assoluto, e nemmeno una conoscenza per descrizione può ottenere una cosa del genere. Che quel concetto sia di per sé contraddittorio lo si capisce già per il fatto che si parla del "nulla" come di una condizione particolare della realtà, ma qualcosa che ha una sua peculiarità è già qalcosa in un certo modo (e non un nulla). |
25-11-2013, 19.26.22 | #27 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
Citazione:
Ma le parole possono avere e di fatto hanno anche significati che trascendono i dati sensibili (un' infintà di parole; per fare solo pochissimi esempi eclatanti: Dio, bene, male, infinito e tantissime altre; anche dei significati di queste parole, e di un' infinità di altre, si può dire che "Non c'è nessun dato dei sensi che ci porti a visualizzarli", eppure non sono mere successioni si caratteri tipografici privi di senso). Il concetto di "nulla" non é per niente contraddittorio; si può pensare non contraddittoriamente all' ipotesi che la realtà sia costituita da nulla (=non esista nulla); contraddittorio sarebbe pensare che é costituita da nulla ma anche contemporaneamente da qualcoosa, che non esiste nulla e anche contemporaneamente esiste qualcosa. |
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26-11-2013, 00.28.44 | #28 |
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Ma le parole possono avere e di fatto hanno anche significati che trascendono i dati sensibili (un' infintà di parole; per fare solo pochissimi esempi eclatanti: Dio, bene, male, infinito e tantissime altre; anche dei significati di queste parole, e di un' infinità di altre, si può dire che "Non c'è nessun dato dei sensi che ci porti a visualizzarli", eppure non sono mere successioni si caratteri tipografici privi di senso).
Tutti gli esempi che hai portato sono esempi di concetti il cui contenuto può essere ricavato per descrizione, cioè rifacendosi a qualcosa di noto. Dio può essere una sorta di super uomo, il bene è tutto ciò che piace o altro a seconda di come lo intendi (se è ciò che pice può essere pensato in riferimento, ad esempio, ad una tazza di té caldo in inverno), l'infinito può essere visualizzato in riferimento ad una grande serie di oggetti. Ma il nulla, se è qualcosa di particolare, non vedo come possa porsi come effettiva "nullità". Il concetto di "nulla" non é per niente contraddittorio; si può pensare non contraddittoriamente all' ipotesi che la realtà sia costituita da nulla (=non esista nulla); contraddittorio sarebbe pensare che é costituita da nulla ma anche contemporaneamente da qualcoosa, che non esiste nulla e anche contemporaneamente esiste qualcosa. Ma sei tu a dire che la realtà può essere fatta di nulla, allora il nulla è reale. Il nulla è dunque qualcosa, non vedo perché questa parola dovrebbe designare una situazione in cui le cose non esistono. Forse vorresti dire che poteva esistere un'unica cosa compatta? Un grande buio? |
26-11-2013, 12.33.37 | #29 |
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Riferimento: La Domanda: perché?
Aggressor:
Tutti gli esempi che hai portato sono esempi di concetti il cui contenuto può essere ricavato per descrizione, cioè rifacendosi a qualcosa di noto. Dio può essere una sorta di super uomo, il bene è tutto ciò che piace o altro a seconda di come lo intendi (se è ciò che pice può essere pensato in riferimento, ad esempio, ad una tazza di té caldo in inverno), l'infinito può essere visualizzato in riferimento ad una grande serie di oggetti. Ma il nulla, se è qualcosa di particolare, non vedo come possa porsi come effettiva "nullità". Sgiombo: L' infinito non può essere visualizzato (e il riferimento a "una grande serie" finita "di oggetti" riguarda il concetto di "numeroso", non di "infinito"); e anche le altre visualizzaioni di cui parli non sono che esemplificazioni ma non affatto "visualizzazioni" dei concetti astratti cui si riferiscono (che esemplificano); ma i concetti astratti hanno significato senza bisogno di visulaizzazioni). Fra l' altro quelle visive non sono le uniche possibili immaginazioni di concetti (concreti o di esemplificazioni di concetti astratti): l concetti di "odore di caffe", "sapore di ananas", "toccata e fuga di Bach", "giustizia", "bontà" non si visualizzano ma hanno significati alquanto precisi). Il nulla basta descriverlo come la non-esistenza di alcunché (né di uomini, nè di dei, nè di altro, buono o cattivo che sia). Sgiombo: Il concetto di "nulla" non é per niente contraddittorio; si può pensare non contraddittoriamente all' ipotesi che la realtà sia costituita da nulla (=non esista nulla); contraddittorio sarebbe pensare che é costituita da nulla ma anche contemporaneamente da qualcoosa, che non esiste nulla e anche contemporaneamente esiste qualcosa.[/i] Aggressor: Ma sei tu a dire che la realtà può essere fatta di nulla, allora il nulla è reale. Sgiombo: Infatti "il nulla é reale" significa (equivale a dire) "non esiste nulla". Aggressor: Il nulla è dunque qualcosa, non vedo perché questa parola dovrebbe designare una situazione in cui le cose non esistono. Forse vorresti dire che poteva esistere un'unica cosa compatta? Un grande buio. Sgiombo: Inutili giochi di parole. Il nulla non é "qualcosa" ma un possibile modo di essere della realtà caratterizzato dalla non esistenza di alcunché (nessun "qualcosa"). |
26-11-2013, 16.22.53 | #30 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
Citazione:
Aggiungo a quanto ti ho già obiettato che, con le tue stesse parole, "questa parola" ("nulla") designa "una situazione in cui le cose non esistono". Quel che non si vede é perché questa parola non "dovrebbe designare una situazione in cui le cose non esistono" (e infatti questo é il suo del tutto coerente e sensato significato, nel quale tu stesso ne parli, sia pure per tentare vanamente di negarlo). E questo stesso fatto che ne parli, il fatto stesso che usi questi termini ("una situazione in cui le cose non esistono") come significato del concetto di "nulla" nell' esprimerti, sia pure intendendo negarlo, significa che anche per te stesso é un significato definito (quale una contraddizione non può avere), che tu stesso sei consapevole di (conosci) questo significato (non si può negare -oltre che affermare- un concetto o una nozione che non eiste in quanto tale ma é una mera sequela di parole autocontraddittoria e dunque insensata, o che comunque non si padroneggia nell' ambito delle proprie conoscenze). |
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