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25-10-2013, 13.27.07 | #13 |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
@ Green&grey pocket
Devo essere sincero: non ho capito molto di quanto scrivi (sarà per la mia ignortanza di Nietzche e Heidegger). Credo però che ci siano due possibilità: o lasciasi vivere acriticamente o porsi degli scopi soggettivi (arbitrari, nell' ineludibile e insuperabile mancanza di scopi oggettivi), magari anche di tipo ideologico, filosofico o religioso. Per questo ribadisco il riferimento alla bella canzone di Vasco che ho già citato in risposta a Gyta: "voglio trovare un senso [soggettivo, N.d.R] a questa vita, anche se questa vita un senso [oggettivo, N. d. R] non ce l' ha!". |
25-10-2013, 14.25.17 | #14 |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
@ Sgiombo
Caro Giulio, non saprei che dirti, se non riportarti la mia esperienza personale. Capirai bene come un animale non si ponga simili domande, o almeno lo si presume (queste domande sono DELL'uomo). Ma allora chi è quest'essere che si pone queste domande? Kant (che non è tanto il mio filosofo preferito, quanto quello che riesce a dire le cose che io ho sempre pensato - senza riuscire a focalizzarle) si chiedeva: "uomo cosa sei?". A questa domanda egli dava una risposta di straordinaria sintesi (una risposta che contiene tutta la sua filosofia): "troppo poco per essere Dio, troppo per essere un caso". L'uomo è troppo poco per essere "Dio" (cioè per non essere qualcosa di diverso da un animale), ma è troppo per essere frutto della mera casualità evolutiva (cioè è "troppo" per essere un animale). So bene che non troverò mai una risposta a questa domanda (se persino Kant non l'ha trovata, è mera illusione sperare di trovarla). Ma è questa domanda che mi ha condotto, e pur restando non-credente, al "problema" di Dio. ciao |
25-10-2013, 16.48.21 | #15 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La Domanda: perché?
Citazione:
Dissento radicalmente (ma ne ho già parlato a lungo in atre discussioni che non mi sembra il caso di riaprire qui) dalle tue affermazioni sull' esteriorità delle sensazioni materiali (che per me sono del tutto interne alla coscienza, anche se potrebbero avere un -comunque indimostrabile; e tanto meno mostrabile, per definizione; solo credibile per fede, e creduto anche da parte mia- corrispettivo ad essa esterno). Così pure circa il porsi della nostra mente all' interno del mondo materiale - naturale (in cui si pone invece il nostro cervello). |
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25-10-2013, 22.33.11 | #16 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-01-2013
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Riferimento: La Domanda: perché?
Citazione:
Ma non ne sto facendo una questione metafisica, come gli altri, infatti ho detto "Heidegger lo ignoriamo". come hai scritto a gyta possiamo solo prendere atto di quello che ci succede senza crederlo in assoluto,ma proprio in questo senso ritengo che le 2 vie che esprimi siano entrambe errate, nel primo caso prendi atto e non dai un giudizio, e quindi vivi acriticamente, nel secondo ricadi nel metafisico, come se l'uomo avesse una finalità, e quindi ricadi in una sorta di paradosso. molto più semplicemente non bisogna porre alcuna certezza di cosa l'uomo possa raggiungere, ma di volta in volta valutarlo secondo ragione. questo ti porrebbe come un perfetto dualista senza bisogno di monismi. il fatto che invece non rinunci a quella parte ideologica-religiosa è testimonianza di un bisogno di metafisica. è proprio quel bisogno che ti porta a chiederti della possibilità di una via "finalista", sebbene non puoi che rappresentarlo paradossalmente, il mio invito allora è quello di ragionare su cosa sia quel "bisogno". tutto questo lo desumo dal fatto che dopo (cito) "allora le domande di cui sopra sono senso" aggiungi "ma è possibile?" la tua domanda insomma l'ho letta in chiave psicologica, se fosse in chiave razionale cadrebbe nel paradosso, forse era solo ironica... non lo so! cerca di spiegare meglio.ciao! |
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26-10-2013, 14.01.43 | #17 | |
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Messaggi: 2,614
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Riferimento: La Domanda: perché?
Citazione:
Giustamente rispondi in modo razionale alla mia riflessione, ma la mia riflessione non risulta realmente comprensibile se intesa dialetticamente.. Significato in questo caso non è sinonimo di scopo, non intende chiarire un utilizzo ma uno stato di coscienza, sinonimo più vicino a manifestazione. Io sono in quanto manifestazione, espressione di coscienza, questa coscienza, questa manifestazione è segno di sé, in questi termini è significato non come scopo oggettivo che pone il soggetto in un ottica reificante. La risposta di senso allora non è una risposta come solitamente la intendiamo ma una mutazione di coscienza che apre ad un sentire differente e che risponde a quel “perché” attraverso l’espressione dei sensi, attraverso un’esperienza sensoriale dove il ragionamento razionale coglie parametri relazionali differenti, ciò che prima è distinto nella relazione soggetto-oggetto-azione/scopo viene qui inteso come direzione minuscola e restrittiva del potenziale mentale. Detta così sembra metafisica.. e lo è.. sigh.. purtroppo.. da spiegare non è il massimo.. Diciamo che è la medesima differenza che passa fra il fare sesso ed amare/essere in amore anche attraverso il corpo: nella relazione sessuale c’è un chi ed un quando nell’esperienza di amore accade qualcos’altro dove quei parametri di comprensione procedenti per distinzione di superficie non funzionano più.. Sto tentando di indicare che alcune domande hanno una risposta ma proprio perché domande non parziali presuppongono un differente campo d’indagine ed un differente metodo di indagine meno parziale, si potrebbe dire “meno oggettivo” ma il significato di “oggettivo” in tal caso non andrebbe più a definire qualcosa di distinto dal “soggettivo” e nemmeno “al di sopra delle parti/unanime”.. ovvero non una contrapposizione ai parametri “oggettivo-soggettivo”.. Penso di averti confuso maggiormente.. per cui lascio le parole come solo spunto volendo di sperimentazione.. Ciao.. |
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27-10-2013, 11.57.40 | #18 | |
Ospite abituale
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Green&grey pocket:
Ma non ne sto facendo una questione metafisica, come gli altri, infatti ho detto "Heidegger lo ignoriamo". come hai scritto a gyta possiamo solo prendere atto di quello che ci succede senza crederlo in assoluto,ma proprio in questo senso ritengo che le 2 vie che esprimi siano entrambe errate, nel primo caso prendi atto e non dai un giudizio, e quindi vivi acriticamente, nel secondo ricadi nel metafisico, come se l'uomo avesse una finalità, e quindi ricadi in una sorta di paradosso. Sgiombo: Non vedo paradossi: Ho bisogno di trovare finalità (sia pure soggettive, arbitrarie, nell' impossibilità che ne esistano di oggetive), le cerco e (per fortuna) le trovo: Che c'é di paradossale? Green&grey pocket: molto più semplicemente non bisogna porre alcuna certezza di cosa l'uomo possa raggiungere, ma di volta in volta valutarlo secondo ragione. questo ti porrebbe come un perfetto dualista senza bisogno di monismi. Sgiombo: Di importanti limiti a ciò che l’ uomo può raggiungere v’ è certezza (per esempio l’ immortalità, l’ onnipotenza sono certamente oltre i limiti umani). Ma non vedo che c’ entri con l’ ontologia (monistica o dualistica). Green&grey pocket: il fatto che invece non rinunci a quella parte ideologica-religiosa è testimonianza di un bisogno di metafisica. Sgiombo: A parte il fatto che non ritengo la metafisica una parolaccia (“bisogno di metafisica” mi risulta più oscuro), a quale “parte” -?- “ideologica-religiosa” (parte di che?) non rinuncerei?!?!?! Green&grey pocket: è proprio quel bisogno che ti porta a chiederti della possibilità di una via "finalista", sebbene non puoi che rappresentarlo paradossalmente, il mio invito allora è quello di ragionare su cosa sia quel "bisogno". tutto questo lo desumo dal fatto che dopo (cito) "allora le domande di cui sopra sono senso" aggiungi "ma è possibile?" la tua domanda insomma l'ho letta in chiave psicologica, se fosse in chiave razionale cadrebbe nel paradosso, forse era solo ironica... non lo so! cerca di spiegare meglio.ciao! Sgiombo: Diffido sempre della psicologia (e vedo che mio malgrado molti partecipanti alla discussione mi fanno diagnosi di disagi, bisogni, investimenti affettivi e altri malesseri psicologici: vorrei rassicurarli: sto benone!). La mia frase finale è semplicemente una constatazione (e non vi vedo nulla di paradossale: è proprio di un atteggiamento razionalistico, e pure della scienza, rimettere sempre in discussione certezze e soluzioni acquisite dei problemi). Una constatazione molto serena e tranquilla: la domanda, che mi sono già chiarito essere senza senso, di tanto in tanto mi si riaffaccia alla mente (e finora le ho sempre risposto con tale chiarimento). Ragazzi, vi ringrazio di cuore per la premura e l’ apprensione nei miei confronti, ma state tranquilli: non soffro di alcuna patologia o disagio psichico! Citazione:
E' proprio così. Sono sinceramente dispiaciuto, ma malgrado gli sforzi non riesco a comprenderti. Il mio razionalismo è troppo distante e impossibile da interfacciare (ma si, questo orrendo neologismo ci sta bene perché indicativo della semplicità ed elementarità banalmente tecnica della cosa) con il tuo irazionalismo. Per fortuna si può star bene sia essendo razionalisti che irrazionalisti (forse le probabilità non sono le stesse, ma non voglio ricadere nel dialogo fra sordi). Ultima modifica di sgiombo : 27-10-2013 alle ore 15.27.22. |
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27-10-2013, 17.59.57 | #19 | ||
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Riferimento: La Domanda: perché?
Citazione:
Di certo! Citazione:
Sull’irrazionalità beh, non definirei il mio discorso tale.. forse semplicemente differente da una classica visione “razionale”. Ma qual è poi la “classica visione razionale”? Boh.. Forse di “classico” nelle indagini non c’è che il proprio percorso.. |
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28-10-2013, 02.29.53 | #20 |
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Riferimento: La Domanda: perché?
@sgiombo
non è che tutto quanto riguarda la psicologia è da intendere come malattia! lo so che stai bene, non mi preoccupo. mi sembra solo strano che tu abbia bisogno (bisogno temporaneo, almeno questo l'ho capito!) di un finalismo, per me è paradossale in un ambito strettamente razionale. ciao: al prossimo dibattito! |