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14-10-2013, 10.43.12 | #22 | |
Moderatore
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Messaggi: 781
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Riferimento: Il principio di identità
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14-10-2013, 11.59.52 | #23 | |||
Moderatore
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Messaggi: 1,314
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Riferimento: Il principio di identità
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Se infatti non ci fosse qualcosa da percepire, la percezione sarebbe solo percezione di se stessa che si percepisce e così via all'infinito, per cui alla fine temo che nulla sarebbe mai realmente percepito. |
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14-10-2013, 14.22.15 | #24 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
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Riferimento: Il principio di identità
@ Maral
Quando affermi: "l'identità è un rapporto che riguarda la cosa con quella stessa cosa e il concetto della cosa con quello stesso concetto della cosa", affermi sostanzialmente la stessa cosa che affermava Boole (ti rimando alla mia risposta ad Albert). E cioè che la copula "è" esprime una relazione qualsiasi, generalissima e convenzionale ("l'identità a se stessi è propria di ogni rappresentazione"). La mia impressione, tuttavia, è che non si stia parlando tanto dell'uso predicativo del verbo "essere", quanto del suo significato esistenziale (questa la distinzione che secondo me va fatta). Dice Aristotele: "l'essere si dice in molti modi, ma uno solo è il suo significato primario e fondamentale". Si tratta allora di vedere se un tale significato "esiste"; perchè, se esiste, non è indebito estenderlo a tutta la realtà. Secondo il mio punto di vista (che è, in radice, kantiano), questo significato primario e fondamentale non esiste, e perciò risulta indebito estenderlo a tutta la realtà. Ma questo non vuol certamente dire che la filosofia nega se stessa. Ciò che, a mio avviso, viene necessariamente negata è una concezione a-prioristica della metafisica. Una metafisica che mantiene la sua prerogativa; ma non nel senso, aristotelico, di "scienza" (men che meno con l'attributo "prima"), ma nel senso kantiano di "morale" (è per questo che, altrove, insisto sul carattere metafisico della morale). L'"essere" non è dunque l'essere "necessario" di Aristotele (ciò che è e non può non essere); un "essere" che, in quanto necessario, è un qualcosa che abbraccia l'intera realtà. L'"essere" kantiano è un essere "possibile", dunque un "essere" che si apre alla possibilità (di essere e di non essere "qualcosa"). E' chiaro che un essere come possibilità non dà luogo ad alcuna metafisica nel significato "classico" di questo termine (che è quello aristotelico di scienza prima). Ma la metafisica (che io equiparo alla stessa filosofia) non ne risulta annullata. Essa viene infatti "postulata", e rientra nell'a-priorismo (il posto che, ovviamente, le si compete) sotto la forma dell'"imperativo categorico". Insomma, ho cercato di sintetizzare in poche righe l'in-sintetizzabile, e mi accorgo di aver "partorito" un discreto groviglio di concetti... Vedi tu se riesci a vederci qualche spunto interessante. ciao |
14-10-2013, 16.28.42 | #25 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,234
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Riferimento: Il principio di identità
Maral:
Va bene, ma il punto è: se vedo un gatto sono fenomenologicamente certo che quel fenomeno-gatto che vedo è proprio il fenomeno-gatto che vedo, oppure lo posso essere solo in termini di linguaggio logico concettuale? Sgiombo: Assolutamente non capisco che cosa tu mi stia chiedendo (che senso possano avere le parole di questa domanda): Se vedo un gatto, vedo un gatto: dove sarebbe il problema?!?!?! Se penso che c' é un gatto lo penso in termini di linguaggio logico (concettuale ?!?!?!); e se per gatto intendo un certo insieme di sensazioni presenti alla mia coscienza ne ho certezza (semplicemente chiamo "gatto" quell' insieme di sensazioni). |
14-10-2013, 17.00.06 | #26 | ||
Moderatore
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Riferimento: Il principio di identità
Citazione:
Consideriamo ora un’altra formulazione del PI: la proposizione A ha lo stesso valore di verità della proposizione A. Cioè se è vero “X ha la proprietà P” allora è vero “X ha la proprietà P”. Esprimendo il principio in forma sintetica A = A, si può anche riconoscere al PI la funzione di definire (stipulare) una parte del significato dell’uguaglianza, cioè che l’uguaglianza è una relazione riflessiva. (Ma è anche simmetrica e transitiva. Queste 3 caratteristiche definiscono il significato completo della relazione d’uguaglianza). Quando ha considerato l’ipotesi che il PI sia un principio linguistico hai scritto: Citazione:
Considera la seguente proposizione “Quel foglio è alto X e largo Y”. La regola della congiunzione “e” spiega che affinché l’intera proposizione sia vera devono essere vere entrambi gli elementi congiunti, altrimenti la proposizione è falsa. Questa, ovviamente, è una regola linguistica, ma non rende irreale il foglio o una qualsiasi proposizione che utilizzi la congiunzione “e”. Altro esempio. Sappiamo il significato della parola “sedia” e sappiamo che la regola che associa un particolare significato alla parola “sedia” è una regola linguistica e arbitraria. Ma questo non implica che le sedie non esistano. Abbiamo un linguaggio con delle regole, ovviamente, ma lo scopo del linguaggio è di parlare del mondo (e di molto altro). |
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14-10-2013, 18.17.01 | #27 | |||
Moderatore
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Riferimento: Il principio di identità
Citazione:
No, non affermo la certezza in nessun campo, nemmeno in quello matematico - infinitesimale è diverso da nullo, anche se agli effetti pratici non fa differenza Citazione:
Il principio di indeterminazione è uno spendido "testimonial" dell'impossibilità di raggiungere una conoscenza completa Citazione:
Veramente nessuno era mai stato in orbita ai tempi |
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14-10-2013, 19.01.01 | #28 | |
Moderatore
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Riferimento: Il principio di identità
Citazione:
Anche se qua saremmo nel tema della discussione "l'esistenza" - la definizione è che per me una entità "esiste" se ritengo utile comprenderla nella mia visione del mondo - ovviamente avendo ridotto l'esistere ad un concetto di servizio, privo di ogni connotazione metafisica. Quadrati e triangoli mi sono sicuramente utili. |
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15-10-2013, 10.31.51 | #29 | |
Moderatore
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Riferimento: Il principio di identità
Citazione:
Invece, l'evidenza che intendevo sottolineare e che cozza contro il fuorviante senso comune e' proprio questa: che il Reale , interamente e in modo trascendente , non puo' che essere contenuto in ogni aspetto parziale dell'esperienza e di cio' che chiamiamo apparenza. Cio' che concretamente appare non puo' che essere interamente tutto l'Essere, poiche' nella sua assolutezza l'Essere non puo' che consistere nella completa relazione di ogni sua singola parte, quindi, logicamente, non si puo' che ammettere che ogni parte del Tutto rimane in relazione immediata ( non mediata) con ogni altra, gurdandone una non si puo' che guardarle tutte. Il principo di identita' riferito all'Essere genera questa evidenza , che l'Essere deve permanere uguale a se' stesso in ogni modo lo si possa esperire. |
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15-10-2013, 10.48.50 | #30 | |
Moderatore
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Riferimento: Il principio di identità
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