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Vecchio 26-06-2013, 09.21.59   #11
La_viandante
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Citazione:
Significa che di fronte a un serpente velenoso dovrei riflettere se è più giusto schiacciargli la testa o lasciarmi mordere?
Non ce lo chiediamo nemmeno davanti ad altri uomini che ci minacciano se sia giusto o meno reagire e difendersi, perché dovremmo farlo con gli animali?
Citazione:
L'uomo predomina il pianeta perchè ha un vantaggio: possiede la ragione.
Lo spazio di azione della ragione in base agli ultimi studi e conoscenze appare sempre più risicato, Libet ci dà delle limitazioni importanti, i neuroni specchio spiegano molte cose ma fanno sorgere anche tanti problemi nuovi, i moduli morali ci spiegano come alcune situazioni ci portano ad agire come automi eterodiretti (vedi esperimenti di Milgram o Zimbardo del carcere o delle scariche elettriche su obbedienza all'autorità ) o i bias cognitivi, come siamo portati a sbagliarci molto spesso, ieri invece ho letto di una fallacia cognitiva, quella narrativa, la mente è portata a creare delle narrazioni automaticamente, unendo i fatti che osserva tra di loro come fossero cause e effetti, e che dire delle dissonanze cognitive* quando si creano spiegazioni razionali per azioni che compi non coerenti con quello che credi o contro i tuoi principi morali? Insomma questa ragione a me pare assai sopravvalutata, Vedere l'homo oeconomicus dell'esempio sopra, un modello di persona che agisce in maniera solo razionale, che tende al massimo profitto col minimo sforzo, ebbene non esiste, e abbiamo tanti studi che han preso dei Nobel che spiegano come l'uomo non decida affatto in base a ragionamenti ma in maniera irrazionale, e anche come studiare una economia basata su decisioni in situazioni di incertezza (mi viene in mente Kanheman, ma se interessa posso postare alcuni link, li cerco) E riponendo la nostra massima fducia su questo abbiamo creato sistemi economici (e ora lo vediamo quanto fossero fallimentari) simili a teologie, ma li chiamavano razionali.
* vedi a proposito di animali e dissonanza cognitiva (siamo poi davvero specie diverse?)
http://www.uaar.it/news/2007/11/08/e...nelle-scimmie/
Citazione:
Noi grazie alla ragione abbiamo la capacità di giudicare
Sempre sulla base degli studi di Libet (e tanti altri) è molto discusso il metodo di giudizio nelle aule di tribunale, e non solo ma anche il concetto di responsabilità ... Se non c'è volontà cosciente nell'agire come si può punire? e se non si è sicuri della razionalità in toto come può un giudice giudicare?
La_viandante is offline  
Vecchio 26-06-2013, 10.12.36   #12
La_viandante
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Bisogna vedere da che parte si vuol prendere la superiorità, con riferimento a cosa: all'individuo ? alla specie ( hai ragione a dire che è solo un utile astrazione, secondo me ) ? al gene ? e come la valuti ?
In effetti ho lasciato la domanda aperta per non condizionare le risposte in nessun senso in particolare, il fatto però che usiamo a nostro piacimento ambiente ed animali nasce da qualche presupposta superiorità e mi interessava anche sapere in base a cosa si sosterrebbe. A me poi nel frattempo è sorta anche un'altra domanda, posto che davvero siamo superiori (ancora da dimostrare) è giusto sottomettere ogni altra specie animale, e tutto l'ecosistema all'uomo? La distruzione dell'ambiente non depone molto a favore della superiorità dell'intelligenza umana ripsetto a quella animale, questo appare più intelligente dal momento che non uccide più animali/vegetali di quanti ne servano per nutrirsi, a differenza di noi, non distrugge un ecosistema da quale dipende la sua stessa sopravvivenza. Tornando alle tue domande, il mio punto di paragone, parzialmente espresso, con altri animali era quello dell'apparato cognitivo, come spiego in risposta a CVC non credo ci sia una grandissima differenza tra la nostra supposta razionalità e l'agire che a noi appare istintivo negli animali. La differenza è davvero molto sottile, ammesso che ci sia. Dal punto di vista dell'adattamento credo Ulysse abbia risposto abbondantemente e mi trovo d'accordo. Non sarebbe nemmeno male vedere come altre forme di vita organizzino il loro vivere sociale, ma dubito che si possa poi stabilire se sia migliore o peggiore, siamo troppo condizionati dalla nostra cultura "democratica" per riconoscere ad esempio che la struttura verticistica possa funzionare meglio e poi bisogna stabilire a quale fine. Per ora dunque mi limito a sostenere che, dal punto di vista cognitivo le differenze si assottigliano sempre di più al progredire delle nostre conoscenze, ma anche qualora fossimo superiori in qualche misura ad altri animali questo non giustifica che ne possiamo abusare a nostro piacimento.
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Vecchio 26-06-2013, 14.15.53   #13
ulysse
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.........................
Lo spazio di azione della ragione in base agli ultimi studi e conoscenze appare sempre più risicato, Libet ci dà delle limitazioni importanti, i neuroni specchio spiegano molte cose ma fanno sorgere anche tanti problemi nuovi, i moduli morali ci spiegano come alcune situazioni ci portano ad agire come automi eterodiretti (vedi esperimenti di Milgram o Zimbardo del carcere o delle scariche elettriche su obbedienza all'autorità ) o i bias cognitivi, come siamo portati a sbagliarci molto spesso, ieri invece ho letto di una fallacia cognitiva, quella narrativa, la mente è portata a creare delle narrazioni automaticamente, unendo i fatti che osserva tra di loro come fossero cause e effetti, e che dire delle dissonanze cognitive* quando si creano spiegazioni razionali per azioni che compi non coerenti con quello che credi o contro i tuoi principi morali? Insomma questa ragione a me pare assai sopravvalutata, Vedere l'homo oeconomicus dell'esempio sopra, un modello di persona che agisce in maniera solo razionale, che tende al massimo profitto col minimo sforzo, ebbene non esiste, e abbiamo tanti studi che han preso dei Nobel che spiegano come l'uomo non decida affatto in base a ragionamenti ma in maniera irrazionale, e anche come studiare una economia basata su decisioni in situazioni di incertezza (mi viene in mente Kanheman, ma se interessa posso postare alcuni link, li cerco) E riponendo la nostra massima fducia su questo abbiamo creato sistemi economici (e ora lo vediamo quanto fossero fallimentari) simili a teologie, ma li chiamavano razionali.
* vedi a proposito di animali e dissonanza cognitiva (siamo poi davvero specie diverse?)
http://www.uaar.it/news/2007/11/08/e...nelle-scimmie/

Sempre sulla base degli studi di Libet (e tanti altri) è molto discusso il metodo di giudizio nelle aule di tribunale, e non solo ma anche il concetto di responsabilità ... Se non c'è volontà cosciente nell'agire come si può punire? e se non si è sicuri della razionalità in toto come può un giudice giudicare?
Amica viandante certo gli umani non sono perfetti e cadono facilmente preda di illusioni e incongruenze cognitive: l'aver portato avanti e sostenuto per migliaia di anni (e ancor oggi sostenere) la grande illusione del trascendente con tutte le sue storie fantastiche, basterebbe a dimostrarlo.

Le stesse modalità con cui le società umane si organizzano per perseguire i loro scopo o non-scopi sono ampiamente irrazionali. Credo anche impossibile agire, elaborare, mettere in atto sistemi operativi intrisi di razionalità assoluta...d'altra parte nessuno nemmeno lo pretende...se non chi non ne ha cognizione e non è addentro alla secrete cose.

Ma non è che di fronte al disatro che denunci dobbiamo buttare tutto e piangere : non resta, invece, altro da fare che perseguire un meglio conoscere capire, interpretare e un porre rimedio ove possibile...che è poi quello che la scienza con impegno crescente continua a fare da secoli con trend esponenzialmente crescente...proprio a partire dalle più recenti scoperte che citi...cui occorre sopperire

D'altre parte, questo tuo post mi fa ricordare ciò che ebbe a dire un giorno Churchil a proposito della "democrazia!: è il peggiore e più inefficace sistema di governo che conosciamo, ma per garantire un minimo di libertà e di pace ai popoli o di trasparenza e partecipazione, è l'unico che abbiamo.

Così potrebbe essre per il nostro raziocinio!

Questo non significa che anche la democrazia non possa essere migliorata...con l'impegno di tutti...come per la scienza del resto.
ulysse is offline  
Vecchio 26-06-2013, 19.18.20   #14
CVC
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Originalmente inviato da La_viandante

Lo spazio di azione della ragione in base agli ultimi studi e conoscenze appare sempre più risicato
Io mi guardo intorno e vedo case, automobili, strade, aeroplani, computer, libri, accessori e suppellettili di ogni tipo. Cos'altro è tutto ciò se non l'espressione dell'applicazione della ragione umana, ossia la capacità di definire un problema e pensare in modo da risolverlo?
Personalmente credo si possa comprendere assai di più sull'uomo attraverso l'espressione dei suoi pensieri e sentimenti, nonchè delle sue azioni, piuttosto che attraverso la fisiologia dei pensieri e sentimenti. Il fisiologo, credo, è un meccanico del corpo umano, che studia la macchina uomo per poterci mettere in condizione di adoperarla al meglio. Ma se voglio spiegarmi perchè Leonardo ha dipinto la Gioconda non cercherò nella fisiologia della sua mano, nè in quella del suo occhio e nemmeno - mi sento abbastanza sicuro di questo - in quella del suo cervello. Le risposte le cercherò nel suo scopo e nel suo agire conformemente al suo scopo, che è ciò che nell'essere umano soltanto si esplica attraverso la ragione. E ciò credo si possa dire per tutte le opere dell'uomo che hanno assoggettato il pianeta al dominio della nostra specie.
Dire che l'uomo sia una specie fra le tante che abitano il pianeta mi pare più che riduttivo.
Se vogliamo il bene delle altre specie, credo sia più realistico fare appello alla clemenza dell'uomo piuttosto che attendersi che chi coglie la mela dall'albero per mangiarla attribuisca a tale mela la stessa dignità che attribuisce a se stesso.
È alla luce della sua posizione di dominio, sentendosi al sicuro dalla fame e dalle intemperie che l'uomo rivaluta la sua considerazione sulle altre specie. E dopo che lo sfruttamento di esse gli ha permesso di porsi al vertice della catena alimentare.

Citazione:
abbiamo tanti studi che han preso dei Nobel che spiegano come l'uomo non decida affatto in base a ragionamenti ma in maniera irrazionale, e anche come studiare una economia basata su decisioni in situazioni di incertezza
Il fatto che l'uomo non prenda sempre decisioni in modo razionale non significa che l'uomo non sia un essere razionale

Citazione:
è molto discusso il metodo di giudizio nelle aule di tribunale, e non solo ma anche il concetto di responsabilità ... Se non c'è volontà cosciente nell'agire come si può punire? e se non si è sicuri della razionalità in toto come può un giudice giudicare?
Nel suo famoso trattato di criminologia Lombroso trattò esattamente questa questione, alla quale un non meglio precisato eminente filosofo avrebbe risposto :"A che volete approdare con queste premesse? Forse che ci lasceremo depredare ed uccidere dalle masnade, perche è dubbio se esse sappiano di far il male?"
E poi
"Vi e necessita nel delitto, ma vi e necessita nella difesa e quindi nella pena che parte dalla temibilita del delinquente (Garofalo), e su questa si deve misurare."
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Vecchio 26-06-2013, 22.11.48   #15
maral
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Siamo davvero una specie superiore o non differiamo granché da tutte le altre specie animali? Con gli animali e persino con i vegetali condividiamo molto del nostro DNA, e se guardiamo a tante di quelle sperimentazioni su abilità cognitive degli animali, a guardar bene, non differiamo nemmeno tantissimo.
Sicuramente il concetto di specie è un'astrazione del tutto umana, una categorizzazione che serve all'uomo per rappresentare a livello cognitivo il mondo in modo da poterlo "digerire" con la sua mente. Nessun animale, nessuna natura sa delle specie e pure se le sapesse non se ne curerebbe per nulla, perché gli animali assai più che rappresentare la loro realtà esistenziale la vivono esattamente per come è, gli animali sanno nello senso esistenziale del termine (sanno nel loro corpo vivente), gli uomini no e in questo senso sono animali mancati per effetto della loro coscienza che li separa dall'esistenza nell'illusione di potersene appropriare.
Per questo (e non certo per la matrice biologica o l'attitudine cognitiva concreta) l'uomo è diverso dall'animale, ove diverso non significa per nulla superiore (smettiamola con questa favola dell'uomo dominatore del mondo, quella dell'uomo è una specie incredibilmente recente su scala biologica, minata da profonde tendenze autodistruttive che ne aumentano enormemente il rischio di estinzione dunque la debolezza), ma anzi per molti versi l'uomo è un animale mal riuscito, afflitto da un'infelicità ben più radicale e profonda di quella dell'animale che vive e vivendo conosce l'eternità del proprio istante. L'uomo e non l'animale è per definizione mortale in virtù della chiara consapevolezza del proprio progressivo inevitabile annientamento, l'animale invece è eterno, come sono gli dei che l'uomo immagina prima in forma animale, poi a immagine di se stesso sperando in tal modo di esorcizzare il proprio dover morire.
Scrive Nietzsche:
Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi; salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo, e così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere e con il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell'attimo e perciò né triste né annoiato... L'uomo chiese una volta all'animale: Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della tua felicità? L'animale voleva rispondere e dire: ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque. Così l'uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre attaccato al passato: per quanto egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l'attimo, in un lampo, è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all'uomo.
Allora l'uomo dice "Mi ricordo"
.
E Leopardi nel Canto notturno di un pastore errante per l'Asia:
O greggia mia che posi, oh te beata,
che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d'affanno
quasi libera vai;
ch'ogni stento, ogni danno,
ogni estremo timor subito scordi;
ma piú perché giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
tu se' queta e contenta;
e gran parte dell'anno
senza noia consumi in quello stato.


Sì l'uomo invidia l'animale, quell'inconsapevolezza che gli risparmio l'essere gettato separato dal mondo fino all'annientamento finale e su questa invidia costruisce il suo spesso crudele complesso di superiorità.
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Vecchio 28-06-2013, 19.27.18   #16
z4nz4r0
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A Ulysse

Non solo Hitler, fin dai tempi antichi con la suddivisione in caste, l'aristocrazia, la schiavitù o verso i neri e poi gli Ebrei, anche tra gli uomini sono esistite le differenziazioni, si nasce in una determinata cultura, con certe credenze, e si accettano per inerzia, finché qualcuno un giorno si sveglia e comincia a dubitare e dubitando insinua il dubbio che, forse, quella gente, anche se ha il colore della pelle diverso dal nostro, non è diversa realmente da noi. E forse quello che facciamo è profondamente, eticamente sbagliato. Con l'antispecismo sta forse emergendo un nuovo senso etico, una nuova coscienza e sensibilità verso altre forme di vita. Ma abbiamo troppi sensi di colpa e ricacciamo via il pensiero, non vogliamo fare i conti con la nostra coscienza, o dovremmo accettare che tutto quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare agli animali è identico a quanto i nostri antenati han fatto ai neri considerandoli una specie inferiore. I tempi cambiano, le culture si evolvono, cambiano i paradigmi, chissà che non siamo proprio nel bel mezzo di un cambiamento di paradigma.
*
Verrà il giorno in cui il resto degli esseri animali potrà acquisire quei diritti che non gli sono mai stati negati se non dalla mano della tirannia. I francesi hanno già scoperto che il colore nero della pelle non è un motivo per cui un essere umano debba essere irrimediabilmente abbandonato ai capricci di un torturatore. Si potrà un giorno giungere a riconoscere che il numero delle gambe, la villosità della pelle o la terminazione dell'osso sacro sono motivi egualmente insufficienti per abbandonare un essere sensibile allo stesso destino! Che altro dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà della ragione, o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali, e più comunicativi, di un bambino di un giorno, o di una settimana, o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è: <<Possono ragionare?>>, nè: <<Possono parlare?>>, ma: <<Possono soffrire?>>. (Jeremy Bentham 1823).

Questo è per me uno dei migliori saggi sull'argomento (il primo capitolo riguarda l'aspetto filosofico e puramente razionale):
Peter Singer "Liberazione animale"



Ps: Ho trovato il primo capitolo per intero:
cap. 1
Tutti gli animali sono eguali
Perché il principio etico su cui si fonda l'eguaglianza umana ci imponga di estendere l'uguale considerazione anche agli animali



Citazione:
Originalmente inviato da CVC
Significa che di fronte a un serpente velenoso dovrei riflettere se è più giusto schiacciargli la testa o lasciarmi mordere?
Ma perché limitarsi a schiacciargli la testa quando lo si può fare a fettine a partire dalla coda? Perché di certo evitarlo come cercherebbe di fare lui non basta; non deve osare intralciare il passo, bisogna dare l'esempio sennò poi ognuno fa come gli pare!!11!!!1
E poi il serpente è uno degli animali più ebrei! E' indubbiamente necessario schiacciargli la testa, voglio dire, come minimo.

Ultima modifica di z4nz4r0 : 29-06-2013 alle ore 12.26.27.
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Vecchio 28-06-2013, 19.33.01   #17
naruto
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Credo che stabilire o meno la nostra superiorità nei confronti delle altre specie debba essere fatto in relazione ad un solo ed unico parametro,da sempre esistente e agente su tutto il vivente,ovvero la capacità di adattarsi e sopravvivere. Se si imposta il discorso sulla qualità peculiare dell'essere umano, l'intelligenza emotiva,e su tutto ciò che da essa ne consegue, il discorso si fa insostenibile in quanto troppo relativo(Il miglior leone del mondo non scriverà mai l'Amleto,ma il peggior leone del mondo non decapiterà mai un suo simile perchè ha un diverso credo religioso,per dirne una). Detto ciò credo che ai fini del discorso sia interessante menzionare una teoria degli anni ottanta circa,fornita dal biologo Dawkins,detta teoria del gene egoista,che è sostanzialmente un nuovo modo di vedere la teoria dell'evoluzione classica. Dawkins,che è anche un eccellente divulgatore scientifico, sostiene che l'evoluzione si basi esclusivamente sul gene, il quale passerà alle generazioni successive solo se esso produrrà conseguenze utili alla sopravvivenza della specie. L'essere umano,così come l'elefante o la mantide religiosa,costituisce solo un involucro,una macchina,che ha lo scopo di preservare e proteggere il gene. Ovviamente si è arrivati a una complessità biologica tale in miliardi di anni di evoluzione. Sempre secondo la teoria di Dawkins infatti, si ipotizza che inizialmente siano esistite molecole in grado di replicarsi(dette replicatori) ma che queste commettessero degli errori di copiatura di tanto in tanto,dando origine a molecole diverse.La differenziazzione di queste molecole divenne notevole,tanto che queste dovettero iniziare a "lottare" e ad evolversi per sopravvivere.La competizione e le avversità ambientali selezionarono quelle più adatte che attraverso un lungo percorso evolutivo sono diventate sempre più complesse. I replicatori di oggi sono i geni dentro di noi,e di tutti gli altri esseri viventi.Abbiamo dunque come unico scopo quello di proteggere i geni più adatti e passarli alle generazioni successive. Anche se la teoria sembra essere al confine della fantascienza,io credo che sia plausibile affermare che qualsiasi teoria si nascondi dietro la complessità biologica della vita, tutte gli organismi viventi condividano la stesso scopo da sempre, ovvero la preservazione della vita. Alcuni di voi potrebbero pensare che questa situazione sia comune fino a quando non sia avvenuto lo sviluppo dell'intelligenza umana, e che grazie a questa l'uomo sia riuscito ad evadere e a ergersi a qualcosa di superiore.Ma è solo un illusione. Infatti,coscienti o non,lo scopo rimane il medesimo,anche se perseguito in modo più complesso e attraverso diverse vie. Un leone non ha la capacità di provare sofferenza,noia o insoddisfazione come le prova un essere umano,per cui egli non ha bisogno di andare in discoteca o cercarsi qualcosa che lo soddisfi intellettualmente.Al leone magari basta accoppiarsi e mangiare antilopi per poter vivere, l'uomo di contro deve ingegnarsi ogni giorno per uscire dal suo caratteristico stato di malinconia e turbamento. I comportamenti tra questi due organismi sono differenti ma la radice è la stessa: rispondere a determinati bisogni. La sofferenza(provata attraverso un intelligenza superiore) ha portato l'uomo a diversificarsi molto dagli altri organismi viventi, ma se si guarda bene siamo tutti sulla stessa barca: dobbiamo impegnarci a soddisfare dei bisogni per sopravvivere. Se si adotta questa prospettiva,che è quella giusta a mio avviso,si guarderà a un qualsiasi altro organismo vivente,che sia un batterio o un aquila reale, con più rispetto,e che la nostra superiorità sia più un illusione che una realtà.
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Vecchio 29-06-2013, 14.18.48   #18
paul11
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L’uomo è strutturato,nel cervello soprattutto, in maniera diversa dagli animali.
Ha le aeree del linguaggio, il Broca e il Wernicke e la laringe si è strutturata in modo da modulare l’aria emessa costruendo una varietà di fonemi: il linguaggio.
Se una intelligenza non ha il linguaggio per relazionare con sé e i mondo è come avere un computer senza sistema operativo e software: i due si accompagnano crescendo l’uno aumenta l’altro.

L’uomo domina la natura terrestre perché la può annientare e con essa se stesso.
Ma questo dominio deve essere consapevole in una morale perché noi siamo all’interno di un ecosistema e quindi tanto più si è dominanti e tanto più si è responsabili.

Il rispetto per la natura e quindi anche per gli animali non deve essere solo nel motivo utilitaristico, perché la natura e in specie gli animali soffrono e provano dolore, proprio come noi.

Questo ci unisce e basta a far sì che non siano trattati da dominati, perché l’umanità è dentro questa natura e non può porsene fuori estraneandosene, alienerebbe anche se stesso…annienterebbe se stesso.
Ma la natura ci avverte della distanza fra noi e lei e non è più tempo di"girare le spalle dall'altra parte".

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Vecchio 02-07-2013, 12.41.51   #19
La_viandante
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A Paul
Citazione:
L’uomo domina la natura terrestre perché la può annientare e con essa se stesso.
Ma questo dominio deve essere consapevole in una morale perché noi siamo all’interno di un ecosistema e quindi tanto più si è dominanti e tanto più si è responsabili.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità?( Io credo di sì)

A Ulysse
Citazione:
D'altre parte, questo tuo post mi fa ricordare ciò che ebbe a dire un giorno Churchil a proposito della "democrazia!: è il peggiore e più inefficace sistema di governo che conosciamo, ma per garantire un minimo di libertà e di pace ai popoli o di trasparenza e partecipazione, è l'unico che abbiamo.

Così potrebbe essre per il nostro raziocinio!

Sì, be' io credo che la democrazia non sia perfetta ma sia il male minore non il sistema peggiore, c'è di peggio, ma questo è il sistema migliore seppure imperfetto - perfettibile però -, che abbiamo trovato fino a ora,e condivido, anche per la ragione possiamo fare di meglio alla luce di quanto (attraverso questa) siao riusciti a sapere di questa.
A CVC
Citazione:
Dire che l'uomo sia una specie fra le tante che abitano il pianeta mi pare più che riduttivo.
Non una specie tra le tante ma un esemplare di una unica specie, quella animale. Ti riporto quanto dice Gazzaniga in Human, un libro che dovrebbe spiegare perché uomini e animali sono diversi. Lui dice prima pagina del primo capitolo: "Sembra che metà del mondo scientifico consideri l'essere umano come un continuum con gli altri animali, mentre l'altra metà riconosca una netta divisione [...]"
Da questo si capisce che una parola definitiva la scienza non l'ha ancora detta.
X z4nz4ro
Citazione:
non deve osare intralciare il passo, bisogna dare l'esempio sennò poi ognuno fa come gli pare!!11!!!1
VERGOGNIA KA$TA KITI-PACA? !!unidici!!1

A Maral
Citazione:
Sicuramente il concetto di specie è un'astrazione del tutto umana, una categorizzazione che serve all'uomo per rappresentare a livello cognitivo il mondo in modo da poterlo "digerire" con la sua mente.
Perfettamente d'accordo e credo che per me tutto si concluda qui aggiungo da wiki
Sulla sostanziale arbitrarietà di un qualsiasi tipo di classificazione è chiara la posizione di Darwin:

« [...] io considero il termine specie come una definizione arbitraria che, per motivi di convenienza, serve a designare un gruppo di individui strettamente simili tra di loro, per cui la specie non differisce granché dalla varietà, intendendosi con questo termine le forme meno distinte e più fluttuanti. Inoltre, anche il termine di varietà viene applicato arbitrariamente per pura praticità nei confronti delle semplici variazioni individuali. »
(L'origine delle specie, cap.2 "La variazione in natura")
http://it.wikipedia.org/wiki/Specie

Citazione:
l'uomo è diverso dall'animale, ove diverso non significa per nulla superiore (smettiamola con questa favola dell'uomo dominatore del mondo, quella dell'uomo è una specie incredibilmente recente su scala biologica, minata da profonde tendenze autodistruttive che ne aumentano enormemente il rischio di estinzione dunque la debolezza),
Su questo concordo meno, un po' perché non tutti sono affetti da tendenze autodistruttive (eros e thanatos sono solo ipostatizzazioni, modelli astratti che Freud avrà forse davvero riscontrato in qualcuno ma esteso all'intera umanità, sbagliando.),un poì prché secondo me l'uomo è affetto da miopia, vede solo il suo istante e immediata vicinanza, e di quella si cura (giardino , famiglia) , non riesce a vedere l'ecosistema in cui è inserito, dal quale dipende, nel suo insieme.

Ultima modifica di La_viandante : 02-07-2013 alle ore 16.46.50.
La_viandante is offline  
Vecchio 03-07-2013, 20.56.40   #20
ulysse
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Originalmente inviato da La_viandante
....A Ulysse
Citazione:
Sì, be' io credo che la democrazia non sia perfetta ma sia il male minore non il sistema peggiore, c'è di peggio, ma questo è il sistema migliore seppure imperfetto - perfettibile però -, che abbiamo trovato fino a ora,e condivido, anche per la ragione possiamo fare di meglio alla luce di quanto (attraverso questa) siao riusciti a sapere di questa.
Ma certo che ci sono sistemi sempre peggiori di una democrazia per condurre una società: una dittatura ad esempio, od una oligarchia autoritaria, oppure un regime asservito alla religione, ecc...

Ma credo che Churchill intendesse dire che la democrazia è il peggior sistema per condurre razionalmente in modo diretto un stato e relativi cittadini verso le migliori soluzioni di vita.

Purtoppo in democrazia si fa sempre un sacco di confusione e spesso i cittadini non sanno bene quello che vogliono: Un governo di saggi del tipo che ipotizzavano i filosofi con le loro citta ideali farebbe molto meglio..in teoria...in pratica mica tanto!...ne abbiamo avuto una recente dimostrazione diretta col governo dei tecnici.

Quindi non resta che la democrazia...il governo dei cittadini!...che proprio col governare direttamente si formano e si temprano ad una crescente civiltà...se, imborniti da demagoghi, non si astengono!!!
Citazione:
« [da Darwin?...] io considero il termine specie come una definizione arbitraria che, per motivi di convenienza, serve a designare un gruppo di individui strettamente simili tra di loro, per cui la specie non differisce granché dalla varietà, intendendosi con questo termine le forme meno distinte e più fluttuanti. Inoltre, anche il termine di varietà viene applicato arbitrariamente per pura praticità nei confronti delle semplici variazioni individuali. »
(L'origine delle specie, cap.2 "La variazione in natura")
http://it.wikipedia.org/wiki/Specie
Ma certo che è arbitrario!
A me il discorso pare ovvio e lapalissiano: si introducono denominazioni diverse per le varie specie di viventi perchè è comodo per gli scopi di studio ed altro che ci proponiamo.
Del resto la cosa vale per ogni specie di ordinamento e classificazione sia necessario fare...o si tenda a fare...sia per scopi benefici che malefici.

La classificazione è a noi congeniale e rientra in un piano di generale razionalità...gli scopi sono invece da valutare sul piano utilitaristico e morale..e che siano morali dipende dagli individui.
Citazione:
Su questo concordo meno, un po' perché non tutti sono affetti da tendenze autodistruttive ..................),un poì perché secondo me l'uomo è affetto da miopia, vede solo il suo istante e immediata vicinanza, e di quella si cura (giardino , famiglia) , non riesce a vedere l'ecosistema in cui è inserito, dal quale dipende, nel suo insieme.
In effetti mi pare che sia proprio chi attribuisce all'uomo tendenze autodistruttive ...che ne è lui stesso affetto ...e non altri.

Ma credo che anche la miopia non sia da generalizzare: certo che ognuno tira l'acqua al proprio mulino...ma con diversa strategia: cè chi è veramente miope e pensa solo ai vantaggi immediati...e assalta le banche!
...e c'è chi, con vista piu' lunga e concetti di strategia globale, pensa anche all'ecosistema.
L'importante è non essere puntati su di una sola idea fissa, ma considerare l'interdisciplinarità a lungo termine.
ulysse is offline  

 



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