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#13 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito
@ Paul11
Io terrei ben presente l'antico ammonimento che ci viene da Esiodo: "la bellezza dei nostri vasi è dovuta alla competizione fra i vasai". Quindi, diciamo, ci andrei con i piedi di piombo prima di riproporre concetti come quello (che citi all'inizio della risposta sul merito) con cui Marx rispose a quello che gli sembrava essere "comunismo volgare" ("Critica al programma di Gotha"). Sì, effettivamente fra libertà e eguaglianza vi è una relazione che se non antinomica (nella visione illuministica francese trovo che tale antinomia sia quantomeno attenuata) è certamente problematica. In Italia si è a lungo dibattuto (Croce e Einaudi) se la libertà dovesse essere intesa solo per quel che riguarda la sfera politica. Personalmente, concordo con Einaudi circa una libertà politica che è necessariamente anche economica. Da questo, mi riesce difficile immaginare una posizione come quella francese, anche perchè la trovo francamente del tutto anacronistica (in quanto prodroma dello "stato etico" di hegeliana memoria). Ma noto che, come dire, punti il dito su un problema di assoluta rilevanza. Tempo fa leggevo che le retribuzioni degli amministratori delegati (oggi chiamati "managers") erano, fino a 20 anni fa, circa di 40 volte il salario di un operaio. Oggi, ammontano a 400 volte (con punte come quella che riguarda Marchionne, che guadagna circa 1500 volte il salario di un operaio FIAT). Ora, è chiaro che il problema non è più di eguaglianza, ma di misura. E appunto abbiamo visto che la libertà come concetto politico non ha "in sè" nessuna misura, per così dire. Fino a poco tempo fa si usava dire che, sì, le disuguaglianze crescevano - e quindi cresceva la povertà detta "relativa"; ma che al crescere delle disuguaglianze corrispondeva una diminuzione del tasso di povertà assoluta. Beh, credo davvero che un simile enunciato vada rivisto profondamente (almeno per quel che riguarda il nostro paese). Mi sembra, tra l'altro, che al problema si risponda sempre e comunque alla medesima maniera (più libertà, meno vincoli etc.); che è come dire che si continua a somministrare la medesima medicina che ha provocato l'intossicazione... Si preferisce affidarsi, come giustamente e acutamente sottolinei, a quello che negli USA viene chiamato "conservatorismo compassionevole", e che è null'altro che uno sbocco logico di società che hanno da tempo perso ogni concetto di "diritto" (il "diritto", a mio avviso, vive nella dimensione collettiva) per acquisire sempre più forte quello di "libertà" (che invece vive nella dimensione individuale). Conto comunque di approfondire le tematiche economiche in un nuovo post, e mi farebbe enormemente piacere se tu potessi partecipare alla discussione. con stima e simpatia mauro |
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#15 |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito
Ritornando nell'alveo di questa discussione filosofica , che sottintende numerose implicazioni nell'attualità politica, posso dire tranquillamente di sposare le tesi di oxdeadbeef; la meritocrazia dovrebbe essere confinata nell'ambito dell'agire operativo , e del potere decisionale con l'unica discrezionalità riferita alla tecnica delle procedure ed ai mezzi puramente neutrali per raggiungere scopi e finalità già poste da una imprescindibile potestà superiore incarnata nel popolo.
Sul cassero del veliero , il capitano governa la nave ,sceglie i suoi ufficiali ,assolda la sua ciurma e dispone la condotta a bordo, ma le rotte da seguire e i porti a cui approdare li decide la compagnia proprietaria del legno, essa ha la continua potesta' sul carico , sul relativo mercato ,sugli uomini e sullo stesso capitano a bordo , che puo' destituire in ogni momento dal proprio incarico; essa ha costruito il vascello, essa ha costituito il progetto e l'impresa, soltanto nelle sue mani e' il potere di rinnegarlo o di riconsiderare lo scopo di quell'impresa; l'occhio della proprieta' e' sempre vigile sul governo della nave attraverso le consegne costituzionali in mano ai poteri che agiscono a bordo;solo nella potesta' del popolo vi e' la volonta' unita che decide le sorti non soltanto di un viaggio, ma dell'intero scopo di una nazione; nella storia degli ultimi secoli, solo questa potesta' ha deciso di unire o di sciogliere intere nazioni , o di cambiarne radicalmente le regole e gli scopi che le costituivano. Il potere , quindi, e' innanzitutto il potere di decidere le sorti di una nazione,e non vi e' alcun dubbio che esso debba essere messo ugualmente nelle mani della nazione attraverso ogni suo costituente elementare che e' l'individuo, a prescindere da ogni differenza qualitativa o quantitativa insita in esso, fuorche' dalla capacita' effettiva ( la quale deve essere sempre salvaguardata) di poter decidere liberamente del proprio destino insieme a quello altrui. Ogni differenza fattuale , che sia nel merito del talento o della dote naturale, e' irrilevante ai fini dell'esercizio della liberta' di partecipare alla scelta del proprio destino insieme a quello degli altri uomini all'interno di una comunita' umana; questo mi pare ormai pacifico, ed e' inammissibile, quindi, ogni dittatura del sapere e di benpensanti illuminati, o della forza coercitiva delle volonta', o della facolta' economica delle persone. Ogni capitano benpensante che governi il veliero di uno zoticone ignorante, deve rispondere a questo sia nel bene che nel male, perche' gli interessi o i danni, i meriti e gli errori di quell'impresa devono appartenere soltanto alla volonta' di quel villano. |
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#16 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito
Ma quando un Capo di Governo diceva che tutto andava bene, dov’era la Ragioneria di Stato, la Corte dei Conti; come poteva sapere la verità il popolo che i conti dello Stato erano di tutt’altro indirizzo?
Intendo dire che l’armatore che pensa che la rotta e il carico sulla nave arriverà a destinazione e il capitano mente, per quanto il capitano sia responsabile, la perdita del carico se “la becca” l’armatore o il popolo, fuori dalla metafora. Quindi bisogna chiedersi fra merito e democrazia quali sono e dove sono i livelli di responsabilità. Mi spiego meglio. Nel diritto pubblico è sancito che l’amministrazione dello Stato si divide in organismi attivi, consultivi e di controllo. Fanno tutti il loro dovere? Oppure gli organi di controllo hanno una voce o sono “bloccati”? Sempre nel diritto pubblico si parla di amministrazione diretta e indiretta, centrale e periferica. Come si intreccia questa organizzazione elefantiaca che non fa altro che spostare e “palleggiarsi” i livelli di responsabilità. Nel diritto pubblico penale ci sono i reati di : corruzione, concussione e malversazione? Ma c’è qualcuno che veramente è in giudicato? Ma soprattutto come e chi fa le liste elettorali ? Il partitismo è ancora l’unica strada per i concorso democratico della rappresentanza istituzionale? Finiti i tempi di Bobbio e Sartori non c’è nessuno all’altezza di porre i quesiti di come riuscire a portare nella classe dirigente di un popolo le persone migliori per qualità morali(onestà) e competenze professionali. E’ possibile avere solo un referendum abrogativo e non quello propositivi? Essendo questo l’unico strumento di democrazia diretta . Il discorso è lunghissimo. Anche quì, sarò pedante, ma c’è una “questione morale” da risolvere nelle rappresentanze. E’ da decenni e il popolo si sta svegliando solo da un anno a questa parte ( solo perché c’è crisi economica) che albergano nei poteri pubblici personaggi interessati al loro portafoglio privato: “occupazione privata di un ruolo pubblico” la definirei. Ma ancora di più mi spaventa una sottocultura massmediologica, di chi c’era e sapeva e faceva finta di non vedere, di collusi, che si sono prestati scientemente senza un briciolo di dignità nel raccontare falsità, depistare. La deontologia?……ma per carità!!! Quindi in realtà c’è la raccomandazione e il nepotismo ,altro che merito. La demos-crazia è finita in un “dispotismo democratico” con le solite “facce”. E chiamano Benigni a parlare della Carta Costituzionale: non siamo messi bene. Il primo articolo della Costituzione recita che l’ Italia è fondata sul lavoro. Incredibile. Già da qui c’è i fallimento statutario di una istituzione perchè detta una priorità disattesa ![]() |
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#17 |
Ospite
Data registrazione: 28-12-2012
Messaggi: 14
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito
Mi sembra ci sia un po’ di confusione tra la meritocrazia e la politica.
La prima è inerente a persone selezionate in base alle loro capacità culturali o tecniche. Ci si rammarica che, soprattutto in italia (la minuscola è d’obbligo), prevalga il nepotismo. La democrazia non pretende di eleggere per meritocrazia ma in base ad una maggioranza di votanti. Questa rappresenta, fin dalle origini ed in primo luogo, la soluzione per evitare la conflittualità sociale. Se la maggioranza è d’accordo, essendo, appunto, in tanti, non ha problemi a sostenere le proprie scelte. Si evitano così scontri di altro genere. Il ricambio o la conferma degli eletti in base ai risultati ottenuti nella gestione del potere è il fondamento della democrazia. Per questo il populismo e la gestione dei mezzi d’informazione mediatici sono basilari per definire “democratica” una nazione: oggi come ai tempi di Pericle. I tecnici o comunque i professionisti debbono essere il supporto ai politici eletti e devono essere scelti non democraticamente ma in base alle loro specifiche capacità intellettuali. In effetti dovrebbe crearsi una dicotomia dove i tecnici sono la risorsa dei politici nell’attuazione delle leggi e nella gestione del potere. In democrazia quindi, affermare il "kratos" del merito non è equivalente a negare il "kratos" del “demos”. Non ho presente il brano di Cicerone che citi ma la rivoluzione francese ed americana hanno posto l’accento sui “diritti” e non sull’eguaglianza degli uomini (cosa peraltro assurda da sostenere). Anche se la Costituzione Americana afferma: "We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal" » è evidente che si riferisce ai diritti dei singoli e non alle loro caratteristiche fisiche o intellettuali. ;o)))) |
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#18 | |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito
Citazione:
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#19 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito
@ Paul11
Dici le cose con vera amarezza, e lo si percepisce. Non posso che essere in larga parte d'accordo con te. Io penso, come Voltaire, che ogni popolo abbia il governo che si merita. Ed il problema, quindi, diventa "nelle" rappresentanze perchè "è" di rappresentanza. In altre parole, non vedo nessun Bobbio o Sartori perchè "questo" popolo, "questa" società, non è più in grado di esprimerli. Una questione di moralità? Sì e no. Di moralità sì, perchè antropologicamente non ci sono più quelle generazioni che hanno duramente sofferto, e che quindi hanno sviluppato un senso della solidarietà a noi sconosciuto. Ma anche di moralità no, perchè certi processi, in atto da millenni, hanno conosciuto una accelerazione repentina in un certo senso (mi riferisco soprattutto, ma non solo, all'emergere dell'individuo). Credo d'altronde non ci sia da meravigliarsi se la crisi del sistema democratico si stia evolvendo, o involvendo, in quella che Aristotele chiamava "demagogia". Quando il "demos" è debole, inevitabilmente anche il "kratos" legato ad esso è debole: gli esempi storici di questa decadenza sono numerosi. E come una volta il "gogos" (colui che conduce il popolo; che da lui si fa condurre) distribuiva grano, adesso distribuisce favori e prebende ai "clientes" - il termine non è propriamente un neologismo - in cambio di voti. E' spesso successo (incrociamo le dita...) che alla demagogia è seguita la dittatura: speriamo solo che Nietzsche e il suo "eterno ritorno" siano falsificati. Certo che se sperassimo di cavercela con una Costituzione "bella e poetica" (condivido assolutamente quelle tue parole) staremmo freschi. Ma come si inquadra il discorso sul merito in un simile contesto? Si inquadra, a mio avviso, nella maniera che dicevo, e cioè con uno che si presenta e dice: "questi sono meritevoli e questi no". Se non si parte dalla considerazione che tutti gli uomini sono uguali (come nella "Repubblica"), non può esservi altra "misura" che non l'arbitrio del "Principe" (la cui versione moderna ha deciso che un manager guadagni 400 volte il salario di un operaio - speriamo che il prossimo sia più magnanimo...) un saluto |
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#20 |
Ospite abituale
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Messaggi: 486
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Riferimento: Kratos del demos e kratos del merito
La questione filosoficamente più rilevante, sottesa al tema trattato in questa interessantissima discussione, a mio parere è la seguente.
Se il concetto di "uguaglianza" declini oppure coniughi quelli, rispettivamente, di "congruità" e "identità". Relativamente, è chiaro, agli esseri umani che compongono come cellule un tessuto sociale, e tenendo ben chiaro che il tessuto sociale conserva della parola "tessuto" il senso più largo e quasi metaforico. Occuparvi uno stesso spazio (del tessuto sociale) è "congruenza"; occupare lo stesso (sovrapponibile) è "identità". Il senso del concetto di "uguaglianza" tra esseri umani oscilla da tre secoli tra questi due poli non dialettici. Se l'uguaglianza declina la congruità, questo significa che "essere uguali" vuol dire muoversi tra: avere il diritto alle stesse opportunità, non dover essere in alcun modo stigmatizzati per la propria diversità. Se invece l'uguaglianza coniuga l'identità, questo significa che "essere uguali" vuol dire muoversi da: "una composizione di elementi di un sistema la cui complessità implica, per sua natura, una evoluzione spontanea" - attraverso: "dinamiche note o ignote, ma forse intelligibili, riguardanti il DNA oppure la fisica oppure la dialettica della proprietà dei beni oppure gli attrattori caotici oppure il sapere occulto di un destino ultraterreno oppure altro ancora" - a/verso: "una complessità più evoluta". A cosa assomiglia l'uomo nel primo caso e a cosa nel secondo? Nell'ipotesi che l'uguaglianza declini la congruità, alla libertà di essere ciò di cui si compiace resta all'Uomo un largo spettro di possibilità: dall'amarsi all'odiarsi. Nell'ipotesi, invece, che l'uguaglianza coniughi l'identità, a me pare che al compiacersi dell'Uomo resti un altro ambito di immagini mentali, che vanno dall'esaltazione alla vergogna. Chi ha la mia età ed ha iniziato ad avanzare nella vecchiaia, è nato nel secondo di questi modelli ed è vissuto nel sovrapporsi e poi imporsi del primo. Personalmente credo in un modello diverso, nascente dal principio leibniziano dell'identità degli indiscernibili. Un concetto di "uguaglianza" perfettamente dinamico, ossia antitetico a quello aristotelico, per cui "l'essenza dell'uomo è data una volta per tutte". L'uguaglianza delle opportunità degli esseri umani non è data in sè, ma è un compito collettivo asintotico: è una speranza progettuale ed un'idea, alla quale tutte le nostre menti sono chiamate, con ogni mezzo, a collaborare perchè si realizzi. Vorrei una terza via e non so immaginarla... Così sono consapevole di avere i piedi nella prima e lo sguardo verso la seconda. |
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