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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
05-10-2012, 21.01.21 | #3 |
Ospite
Data registrazione: 02-10-2012
Messaggi: 5
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Riferimento: Serve filosofare?
Filosofia tradotto significa "amore x la sapienza"Si pone domande sul mondo e sull'uomo..Sull'essere e sul senso dell'esistenza..Ma il tuo dubbio è legittimo a mio avviso...difatti se all'inizio era inteso a soddisfare il bisogno di capire lo stupore..o la meraviglia..man mano che alcune di queste esigenze venivano soddisfatte...il bisogno di filosofare x liberarsi dall'ignoranza e passato al solo sapere senza alcuna utilità pratica..Vorrei lasciar rispondere più filosoficamente da "Schopenhauer"..
« Ad eccezione dell'uomo, nessun essere si meraviglia della propria esistenza… La meraviglia filosofica … è viceversa condizionata da un più elevato sviluppo dell'intelligenza individuale: tale condizione però non è certamente l'unica, ma è invece la cognizione della morte, insieme con la vista del dolore e della miseria della vita, che ha senza dubbio dato l'impulso più forte alla riflessione filosofica e alle spiegazioni metafisiche del mondo. Se la nostra vita fosse senza fine e senza dolore, a nessuno forse verrebbe in mente di domandarsi perché il mondo esista e perché sia fatto proprio così, ma tutto ciò sarebbe ovvio"...e dato che a questo risposte certe non c'è nè sono..a te decidere se la filosofia..è utile oppure nò... |
06-10-2012, 09.39.40 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: Serve filosofare?
Citazione:
Io credo non se ne possa fare a meno. Però io credo anche che crei solo confusione. Cerco di spiegare tutto con immagini. La filosofia è un piccolo sasso caduto nel mare. L'impatto crea onde circolari (sarebbe però meglio immaginare l'impatto all'interno del mare cosi da creare onde sferiche) che via via aumentano di ampiezza. Potrebbe andar bene anche l'immagine del seme che diventa albero. Ora che abbiamo descritto la filosofia con le immagini proviamo a recuperare i concetti. Nel momento in cui nasce la filosofia essa irragia attorno a se saperi che prima sembravano non esistere; Il sasso diventa onda (sferica o circolare, dipende dalla vostra immaginazione) e il seme diventa albero. Abbiamo così un inizio, un processo di trasformazione e il momento finale (questo momento temporale) che sembra non aver fine (l'albero diventa sempre più grande così come l'onda si allarga sempre di più). Cosa penso io? Io penso che l'espansione della filosofia crei caos, o se vogliamo "confusione" (come lunatika ha scritto). Cosa in realtà succede? Il filosofo, l'uomo pensante, l'umano vivente, pensa che la verità sia la fuori... e così tende ad allargare i suoi orrizzonti creando onde sempre più grandi o alberi sempre più complessi. Così facendo però (se l'immagine che ho tentato di portare come esempio risulta chiara) la verità si allontana sempre di più dall'origine. All'origine abbiamo solo un sasso o un seme. L'albero (quel che pensiamo sia il pensiero filosofico totale) invece è solo una espressione (complessa e caotica) della filosofia, che invece è solo seme. Come tutti sanno è molto più probabile che il seme diventi albero, che l'albero diventi seme. La maggiore probabilità è dovuta alla diminuzione del messaggio informativo rispetto al tempo, ovvero la filosofia oggi (albero) ha meno informazione rispetto al passato (quando era seme). E ne avrà sempre meno nel futuro. Per recuperare l'informazione della filosofia (quando era seme) dovremmo ritornare indietro, cosa che diventa sempre meno probabile più passa il tempo. Sarebbe come avere inizialmente una sola copia della divina commedia, incominciare a strappare le pagine, le parole e perfino le sillabe, confondendole fra loro, e poi sperare di ricomporla come era originariamente. Quindi si, la filosofia è servita e serve ancora ora, perchè è la nostra origine...la nostra stessa natura, ma pensare che lo studio approfondito ed erudito nella sua odierna totalità porti maggiore conoscenza, è fisicamente una sciocchezza. Io infatti tento (spesso con le unghie ) di ritornare indietro e di ricomporre quel che gli altri hanno in sostanza solo sparpagliato a destra e a manca. |
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06-10-2012, 10.11.57 | #5 | ||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
Messaggi: 689
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Riferimento: Serve filosofare?
Citazione:
Che è il solito azzeccagarbugli Citazione:
Può servire ad organizzare meglio i nostri pensieri e in definitiva a farci sentire meglio |
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06-10-2012, 20.20.44 | #6 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Serve filosofare?
Citazione:
Quindi, allora, "filosofia" aveva il significato globale di ricerca ed esplicazione della conoscenza comunque e dovunque e con qualunque metodo. Le risultanze, tenuto conto che si trattava di semplici uomini innamorati della conoscenza, senza alcun mezzo o supporto a disposizione, furono straordinariamente buone…per quanto proprio Aristotele, in relazione al concreto mondo (cosmo) abbia un pò divagato e ceduto al fantasticare metafisico...alla ricerca dell'assoluta perfezione. Per inciso, la mia impressione è che, in relazione al mondo fisico, Aristotele le abbia scagliate tutte...anche in opposizione ad altri filosofi di quei secoli che invece vedevano giusto!...ma forse non è così interessante! Comunque, nel linguaggio di Aristotele chiedersi se valesse la pena filosofare era come chiedersi se valesse la pena mangiare: costituiva, infatti, una provocazione! Ma certo che valeva e vale la pena!....anzi era ed è essenziale!....e credo che questa fosse la risposta che Aristotele stesso intendeva dare alla sua stessa domanda. Oggi porre la domanda nei medesimi termini mi parrebbe, invece, un poco ingenuo e fuorviante. Infatti, ai tempi di Aristotele, il sapere era pensato come graniticamente rivolto al mondo in cui siamo immersi, ..percepibile o non percepibile o immaginario che fosse...fisico e metafisico in un tutt'uno! ....mondo cui l'uomo era sensibile...popolato oltre che di uomini, di dei ed essenze. L'oggetto della conoscenza è oggi ovviamente sempre quello: il bio-psico-fisico-micro-macro universo/multiverso...anche se, ai tempi di Aristotele, la definizione era assai più approssimata e vaga di oggi. Tuttavia quel sapere granitico si è, per forza di cose, sbriciolato in tanti rivoli...nelle varie branche del sapere, che anche, a mala pena oggi, sappiamo denominare e distinguere! La cosa si è tanto più incrementata, specialmente con l'avvento recente dell'idea di scienza e con la suddivisione del nostro concreto/immaginario oggetto del sapere, in immanente e trascendente. E' insorta di conseguenza, l'esigenza del suddividere il globale sapere, (già incastonato e compresso in un unico globo cerebrale), in tante branche per relativi globi in cui incastonare i relativi saperi specialistici. Persino gli antichi tuttologi, che pure si cerca di mantenere e ricostituire in un tutto olistico...devono pur suddividersi, inoltrandosi, appunto, per le varie strade del sapere che sempre più richiedono conoscenze approfondite ... magari innarrivabili per un solo uomo ...da cui la costituzione di laboratori e team di ricerca definiti specialistici. Questo tuttavia non significa che il sapere, oggi, sia disperso e scoordinato...anzi, è il contrario: mai, in epoche passate, il sapere globale comprendente ed esplicante l'universo fenomenico costituì un corpo di conoscenze e trovati tanto integrato e interagente in continua evoluzione. Sopperiscono le grandi teorie interpretative e predittive oggi ben note: la relatività, la quantistica, l'evoluzionismo... che, insieme o separatamente, costituiscono interpretazione ed esplicazione di ogni ulteriore teoria e fenomeno in esse contenuti... esplicabili come in un organigramma ad albero...o a cespuglio. Credo stia in questo il perché dell’essere la domanda oggi limitata e fuorviante: oggi, per noi, il significante "filosofia" non comprende tutto il sapere, (che le varie scienze, invece, per gran parte coprono), ma solo una particolare branca del cosiddetto sapere..(la "filosofia" appunto)...che, per giunta, sembra spesso imboccare certe astruse argomentazioni che sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui circa l'essere e il divenire. O, forse,...a me sembrano! Per conto mio, comunque, e per questa particolare branca di cosiddetto "sapere", prederei in considerazione la risposta di Stephen Hawking che già anche altrove ho riportato: "...La filosofia è morta non avendo tenuto il passo degli sviluppi più recenti della scienza e in particolare della fisica. Son stati quindi gli scienziati, i fisici i particolare, a raccogliere la fiaccola della ricerca della conoscenza! Le nuove risposte, suggerite dalle scoperte e dai progressi teorici recenti che la scienza propone per gli antichi quesiti esistenziali (natura, comportamenti e comprensione dell’universo, sua origine e scopo, ecc…) conducono ad una nuova concezione dell'universo stesso e del nostro posto in esso. Concezione assai diversa da quella tradizionale ed anche diversa da quella che avremmo potuto delineare anche soltanto uno o due decenni addietro. Una tale nuova concezione può emergere dalla lettura del libro che Hawking/Mlodinow hanno di recente proposto: Il Grande Disegno. (ed. Mondadori). Comunque non è che Hawiking dia l’ostracismo alla filosofia in toto. Hawking incolpa quella particolare filosofia che si è persa e si perde per lo piu’ ad inseguire chimere metafisiche quali appaiono dal seguente estratto da Wikipedia: Il termine "metafisica" non è dunque casuale poiché era lo stesso con il quale i discepoli di Aristotele ebbero intitolato i lavori del proprio maestro trattanti i problemi relativi alla costituzione del mondo (cause e principi delle cose). Così, con l'andare del tempo e definitivamente in epoca medioevale, con metafisica si cominciò a indicare quella parte di filosofia incentrata sull'essenza profonda e intima delle cose, sul valore della vita e sul fine supremo dell'esistenza. La metafisica è stata inoltre definita "ontologia" o scienza dell'essere oppure "gnoseologia" o scienza del conoscere; essa, che può essere considerata come il momento supremo del pensiero, fa da fondamento a ogni giudizio occupandosi del principio primo della realtà. .... -Essenza profonda e intima delle cose! -Fine supremo della esistenza! -Momento supremo del pensiero! -Il principio primo della realtà! -Scienza dell'essere e del conoscere! .Ecc… Argomentazioni, da perseguie senza alcuna metodologia e strumentazione, magari giustificate ai tempi di Aristotele!…giustificate nel medioevo!…forse anche fino a prima di Nietzche!.... ma non oggi…in questo 1900/2000. Citazione:
Ma che la ricerca filosofica e scientifica sia dovuta alla “inquietudine” mi pare solo una vecchia idea metafisica…per cui l’uomo, che non trova Dio, deve sempre essere inquieto! Raramente invece ho visto o saputo di filosofi, scienziati e ricercatori inquieti: tutti invece …sono felicemente attivi, interessati e fiduciosi delle possibili esplicazioni e scoperte. Motivo di inquietudine sono piuttosto le tristi condizioni in cui i più giovani e non più giovani sono costretti a lavorare: precariato, contratti a progetto, ecc… L’imperativo categorico è sempre il cercare di sapere di più ….scegliendo anche fra diversi possibili impegni per un sapere efficace: è un pò retorico dire "filosofare"! La confusione tende ad emergere in chi non sà…come sempre del resto. Anche Aristotele poteva indurre confusione nei suoi discepoli, se erano distratti e non si applicavano. D’altra parte non siamo obbligati ad impegnarci in tutto: occorre scelta e ordine nel nostro intraprendere!...ed è la nostra “torre di controllo” che deve vigilare e intervenire. |
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06-10-2012, 21.47.40 | #7 |
Ospite
Data registrazione: 23-06-2012
Messaggi: 10
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Riferimento: Serve filosofare?
come dici tu. molte risposte.
a me piace sempre quella per cui la categoria di utile è compresa nella filosofia e non è nemmeno la più importante. allora come dice un giovane filosofo serve a non fare quella stessa domanda, cioè a non chiedere più a che serve, ma chiedere cosa è meglio chiedere o del perchè uno chieda a che serve e altri ameni casi riguardo la categoria "utile". |
15-10-2012, 14.43.16 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-09-2011
Messaggi: 47
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Riferimento: Serve filosofare?
In realtà noi facciamo "filosofia" ogni volta che ci poniamo in termini critici e problematici in relazione a fatti, giudizi, opinioni, idee.
"Critico" significa "ispirato da un ripensamento" questo è il senso letterale. "Problematico" significa "aperto alla possibilità". Quanto alla parola "filosofia", è arcinoto che essa vuol significare "amore per il sapere". Possiamo quindi dire, io credo, che l'amore per il sapere implica essere disposti a ripensare al senso di ciò che ci accade vivendo, ed anche ammettere che le nostre certezze possono essere trattate come semplici possibilità. Fare filosofia è dunque un atteggiamento esistenziale, ma è chiaro che, in sua assenza, nessuna opinione, nessuna convinzione e nessuna visione del mondo potrebbe essere soggetta ad un cambiamento. |
15-10-2012, 17.52.25 | #9 | |
Utente bannato
Data registrazione: 27-09-2012
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Riferimento: Serve filosofare?
Citazione:
Ma la parola critico non ha il significato di processo mentale che consiste nell’analizzare o nel valutare delle informazioni? Essere critici non si intende come mettere in discussione quello che te stai dicendo? Mi confonde il significato che te hai dato..sicuramente giusto..ma forse non attuale. Problematico io sò..credo..che voglia dire:CON PROBLEMI. FILOSOFICAMENTE PARLANDO..forse queste definizione che hai dato sono dei tempi di Giulio Cesare...non sono attuali..quindi per mia personale opinione confondono. Mi chiedo se non bisognerebbe ,visto che viviamo in questo tempo,usare un linguaggio più accessibile e capibile. Non stò muovendo una critica sia chiaro.,mi interrogo solo sui termini usati. Anche questo è filosofare. |
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15-10-2012, 18.08.56 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-08-2012
Messaggi: 128
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Riferimento: Serve filosofare?
Citazione:
Vorrei solo aggiungere che questo “amore per il sapere”, che è poi “fede nella Verità”, per manifestarsi necessita dell’altro. “Altro” inteso nel suo più ampio significato. L’atteggiamento esistenziale consiste difatti nell’aprirsi all’altro, facendo un passo indietro. Affinché possa svolgersi la comunicazione esistenziale, e quindi il cambiamento che conduce a se stessi. |
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