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09-05-2012, 01.40.37 | #45 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-07-2010
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Riferimento: Entità biologiche e materia inanimata
Ulysse, tu dici fondamentalmente che gli atomi non hanno memoria. Ma gli atomi sono composti da varie cose che interaginscono, tipo elettroni che girano intorno al nucleo, dunque, ogni atomo possiederà una peculiare disposizione interna delle sue parti.
Questa disposizione dipenderà da un'informazione che si è realizzata tramite il confronto con altri atomi. Ciò vuol dire che il passato avrà influenzato lo stato presente di quegli oggetti, e non credo che con memoria si possa intendere moltro altro da questo: "una modificazione del proprio stato"; a meno che non si voglia aggiungere a questo concetto quello del cogliere il proprio stato, cosa che, secondo me, può accadere solo nel momento in cui si risponde all'esterno in base alla propria soggettività. Semplicemente dico che gli atomi non sono tutti uguali e che il loro stato dipende dal passato, esattamente come quello che riguarda almeno i contenuti della memoria. E non si può dire che il codice genetico, preso come esempio di "memoria del vivente", sia qualcosa di identico in ogni ente che ne possiede uno, e con ciò ammettere che la memoria è qualcosa di statico che non si realizza in un movimento -cioè in un'informazione che comprende velocità e traiettorie di corpuscoli, come ho detto per gli atomi, in cui la memoria non sarebbe che particolari caratteristiche di velocità e posizione/traiettoria almeno degli elettroni-. Infatti il codice genetico è fatto di atomi, cioè da quel tipo di entità mobili, e solo da un punto di vista macroscopico esso si trasmette identico nelle proprie caratteristiche. Un evoluzione nel senso di cambiare la propria forma ce l'hanno pure gli atomi, non solo, tentando di raggiungere l'ottetto mostrano di volersi "migliorare" stabilizzando la propria forma, dunque, aottenere una forma che perpetui nelle porprie caratteristiche (effetto della stabilità interna). Ma soprattutto, qualsiasi caratteristica possa avere un corpo essa non si realizzerà che in una serie di relazioni, concetto universale (simbolo col quale designare una caratteristica propria di una serie di oggetti particolari) sotto cui è possibile ascrivere tutte quelle cose che si predicano delle entità "biologiche". Nel senso che la reazione, il metabolismo, la riproduzione ecc, non sono che particolari tipi di relazioni tra atomi o forme di energia, perché questo è il loro "subtrato". E su questo baso gran parte della mia inclinazione teorica; perché ascrivere il percetto cosciente a un'insieme di manifestazioni specifiche e non a ciò che è comune in ognuna di loro? Come può da una serie di disposizioni particolari emergere qualcosa, come la coscienza, che si dice non essere solo questo (altrimenti anche gli atomi ne avrebbero di coscienza), ma allo stesso tempo essere il risultato di certe specifiche disposizioni atomiche? Di qui il dubbio: non sarà che questo viene fatto per convenienza di metodo di indagine sulla specificità di certi oggetti naturali? Comunque grazie Ulysse per la risposta! Mi interesserebbe sapere se non hai compreso le mie ulteriori argomentazioni, se si ovviamente ti esorto a rispondere perché è tutto molto interessante. |
09-05-2012, 18.42.02 | #46 | |||||||
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Data registrazione: 02-02-2003
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Riferimento: Entità biologiche e materia inanimata
Citazione:
Assolutamente d'accordo. Ecco perché sottolineavo l'importanza del comprendere che il mondo dei concetti è solo ed esclusivamente relativo alla nostra capacità di pensiero. Perché se non cogliamo questa distinzione di fondo scordiamo che le qualità non sono dell'oggetto ma (risultato) della mente (e strumenti atti a percepirlo). La temperatura che misuriamo in un corpo è il risultato dell'interazione fra il termometro ed il corpo e non esiste al di fuori di questa relazione. Ma per la necessità di rappresentarci una mappa del reale intendiamo temperatura una qualità intrinseca ai corpi. C'è "qualcosa" di essenziale nell'incontro fra la mente (con o senza strumenti aggiunti) ed un secondo termine di paragone ma ciò che cogliamo non è che filtrato dal nostro strumento. Ciò non significa che ciò che cogliamo sia irreale ma che appare a noi, alla nostra capacità di pensiero, come concetto (sia questo il sentimento di amore o un qualunque simbolo -numero/misura/variabili- a rappresentare altro). Non conosco Teilhard de Chardin ma è possibile che ciò lo dia per implicito. Citazione:
Più che dire "una sola sostanza" direi che si prende coscienza che visto che ciò che sperimentiamo è attraverso i nostri sensi coordinati da ciò che chiamiamo mente, la conoscenza del modo di interagire di questa mente, del ragionare, definisce la sperimentazione stessa o ciò che chiamiamo realtà e universo. Tenendo presente questa allora la nostra capacità di vedere è risultato di questa "interfaccia" -termine orripilante ma utile a semplificare la situazione. Citazione:
Lo sperimentare uno stato di coscienza sino giungere al pensiero è la condizione attraverso cui possiamo affermare che esita una realtà o "materia" ed è la medesima condizione attraverso cui possiamo intendere quella medesima realtà o "materia" come dotata di qualità relative. Di qualità "intrinseche" non esiste che la relazione. Citazione:
No. Proprio al fine di comprendere ciò che intendiamo con "reale" è necessario rammentare che la nostra percezione implica quel dualismo o relatività. Citazione:
Quando si parla di fede sempre a mio avviso si sottintende fiducia perché ciò che chiamiamo cuore è ciò che la nostra mente intende nel profondo Citazione:
Intendevo una ricerca finalizzata a fornire una comprensione che possa portare -strada facendo- i differenti linguaggi ad una lettura di interazione. E forse questa strada radica proprio in quella capacità di comprendere i simboli come tali. Allora si intravedrebbe ancor più l'implicazione fra ciò che intendiamo come scienze sociali ed umanistiche e quelle naturali. Fra ciò che intendiamo come uomo ed il suo prodotto. Fra l'indagine del mentale e le sue derivazioni. Fra il linguaggio del pensiero ed il linguaggio delle scienze. Qui allora quel "dualismo" può trovare la sua risposta nella capacità di cogliersi come radice stessa del linguaggio. Citazione:
La "coscienza" forse.. quel "substrato attraverso cui".. Naturalmente in questo caso non intendiamo esattamente "coscienza" come funzione psichica ma come qualità o caratteristica intrinseca a quel "qualcosa" di cui facciamo esperienza. "Coscienza" e "conoscere" indicano in un certo senso la caratteristica di poter essere e quindi di poter essere in relazione. Di nuovo ci ritroviamo al confine dove il linguaggio diventa percezione. |
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11-05-2012, 14.07.11 | #47 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Entità biologiche e materia inanimata
Citazione:
Bergson, un incompreso secondo me, ha sottolineato la differenza fra tempo inteso come misurazione matematica e durata effettiva. Anche lo spazio-tempo non è che un'unità di misura che serve per calcolare le distanze in modo non relativo all'osservatore. Per pensare il concetto di durata bergsoniana bisogna separarsi dall'idea di misura che presuppone l'omogeneità, l'omogeneità resa dall'unità di misura appunto. Per comprendere la durata effettiva bisogna abbracciare la pura eterogeneità, ossia concepire ogni momento come diverso dai precedenti e seguenti ed irripetibile. Questa per Bergson (se non mi sto solo illudendo di aver colto qualcosa del suo pensiero) è la vera realtà, che è nascosta ai nostri occhi dalla nostra visione matematica del mondo che ci permette di controllarne gli eventi. La differenza fra noi viventi e la materia inanimata è dunque nel fatto che il vivente è sia la sua massa che il suo passato psicologico, il quale influisce su di lui perchè ha una consapevolezza, mentre la materia inanimata è soltanto massa che reagisce esclusivamente alle forze attuali che agiscono su di lei. Ultima modifica di CVC : 11-05-2012 alle ore 22.19.04. |
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11-05-2012, 17.49.53 | #48 | |
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Riferimento: Entità biologiche e materia inanimata
Citazione:
Sì. La mappa a rappresentazione. Non che il linguaggio matematico nasconda alcunché ma è per l'appunto linguaggio, veicolo. L'informazione in chiaro si concretizza nel realizzarlo come tale. |
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12-05-2012, 10.21.14 | #49 |
Ospite abituale
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Riferimento: Entità biologiche e materia inanimata
La differenza fra noi viventi e la materia inanimata è dunque nel fatto che il vivente è sia la sua massa che il suo passato psicologico, il quale influisce su di lui perchè ha una consapevolezza, mentre la materia inanimata è soltanto massa che reagisce esclusivamente alle forze attuali che agiscono su di lei.
(CVC) Premettendo che la materia inanimata non è solo massa poiché reagisce alle forze che agliscono su di lei, mi piacerebbe capire che differenza c'è tra passato psicologico e passato non psicologico. Anche addietro ho scritto, per rispondere ad Ulysse, che gli atomi non sono delle biglie ma sono formati da enti che si muovo e pure parecchio; la posizione e la velocità di questi enti non è sempre ugale a sé stessa, e allora anche loro godono di un passato, un passato che non sarebbe però psicologico. |
12-05-2012, 11.56.08 | #50 | ||
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Riferimento: Entità biologiche e materia inanimata
Citazione:
Se la matematica è linguaggio attraverso simboli a rappresentazione del reale, non è il reale ma per l'appunto la sua rappresentazione. Non che il linguaggio matematico nasconda alcunché ma è per l'appunto veicolo, linguaggio. L'informazione in chiaro si concretizza nel realizzarlo come tale. Non assaggiamo una torta.. leggendone la preparazione sul libro. Né guardando la radiografia del braccio ci chiediamo dov'è finito il braccio. Se vogliamo vedere il braccio come lo vediamo noi al massimo possiamo fotografarlo; ma poi non chiediamoci dove sono finite le ossa. Il linguaggio è linguaggio, porta informazioni della realtà non la realtà. E' elementare, molto semplice, persino banale.. forse proprio perché troppo evidente sembra sfuggirci facilmente.. Quel tempo, quella "durata effettiva" è la nostra realtà, quella che sperimentiamo.. E sulla questione tempo segnalo questa trascrizione Neuroneproteso di una conferenza di un certo Rovelli (fisico) Interessanti (o "ovvie"?!) le sue conclusioni.. Citazione:
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