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17-03-2012, 22.21.12 | #32 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
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17-03-2012, 23.02.07 | #33 | |||||
Ospite abituale
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
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Ultima modifica di Tempo2011 : 18-03-2012 alle ore 13.53.34. |
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17-03-2012, 23.22.14 | #34 | |
Ospite abituale
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
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Infatti, per una distribuzione equa del cibo, non si dovrebbe prendere in considerazione quello che già è a disposizione di altri, ma bisognerebbe produrne altro nelle regioni interessate. Questo non è attuato per la semplice ragione che si preferisce inviarglielo e non aiutarli nella produzione, proprio per mantenere dipendenti quelle popolazioni, al fine di continuare a spogliarle delle loro materie prime. Materie che potrebbero essere acquistate a prezzi equi, solo se i ricchi si decidessero a diventare meno ricchi, per far si che i poveri diventino meno poveri. In ogni caso, gli ultimi interventi che sono stati fatti rispondono anche a quest’aspetto sociale, ma alla fine mi sembra che siamo d'accordo che le differenze, per un buon funzionamento del mondo, si rendano indispensabili. |
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18-03-2012, 18.53.13 | #35 |
Ospite abituale
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
La Natura ha costruito le differenze per poter esercitare la propria sopravvivenza, attraverso il dominio.Una sua proprietà è la spietata violenza.
La legge di natura, da cui veniamo, non ha nessuna caratteristica di giustizia. Costruisce un equilibrio sulle differenze delle specie e sulla loro competizione dove l’unica regola del gioco è la sopravvivenza.. La specie sopravvive se ha una “nicchia” , un habitat in cui poter progenerare all’interno di questa totalità. L’uomo , pur essendone parte, da sempre combatte la natura; è una delle dialettiche storiche dell’umanità. Su questa terra non vince il saggio o la ragione, vince la forza e la violenza. Infatti le differenze l’umanità cerca di “piallarle”culturalmente. Per far questo l’uomo ha dovuto costruire regole antinomiche alla natura: la morale contro la violenza, la giustizia contro la prevaricazione, la conoscenza(ordine) contro l’entropia(disordine). Tutte le religioni e spiritualità e la nascente filosofia greca tendevano a definire il mondo delle apparenze (maya per gli indiani e doxa per i greci) come un qualcosa di non essenziale. Noi umani viviamo da sempre questa antinomia: il sapere di far parte della regola spietata del gioco della sopravvivenza e di accettarne le proprietà: competizione, egoismo, ecc. E dall’altra essere coscienti di poter essere un qualcosa di più che non è nella natura delle cose: i sentimenti, i valori, la spiritualità, l’ontologia. La nostra condanna è la consapevolezza fra l’essere originario della natura e il poter essere oltre la materialità della natura, tutto questo genera lacerazione. Non ho più da tempo l’idea romantica che le differenze facciano ricchezza culturale, bensì portano a guerre ed egoismi, così da ricordarci, la Natura, che siamo sotto al suo dominio “naturale”. Chi giustifica fra gli umani il proprio privilegio sugli altri lo fa proprio per legge di natura.Il capitalismo e le dottrine liberiste si appoggiano ai paradigmi della natura. La differenza e la competizione sono un dato di fatto quindi, appartengono alla Natura. Ma io da essere umano ritengo che sia possibile vivere senza differenze e senza competizioni: è la mia utopia. |
19-03-2012, 09.49.26 | #36 |
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
Non ho più da tempo l’idea romantica che le differenze facciano ricchezza culturale, bensì portano a guerre ed egoismi, così da ricordarci, la Natura, che siamo sotto al suo dominio “naturale”.
Chi giustifica fra gli umani il proprio privilegio sugli altri lo fa proprio per legge di natura.Il capitalismo e le dottrine liberiste si appoggiano ai paradigmi della natura. La differenza e la competizione sono un dato di fatto quindi, appartengono alla Natura. Ma io da essere umano ritengo che sia possibile vivere senza differenze e senza competizioni: è la mia utopia. Concordo Paul 11. Ho alcuni commenti da fare a quanto è stato detto fino ad ora infatti. è stato detto che le differenza in natura sono necessarie, questo non vuol dire che è necessario il grande divario tra ricchi e poveri, ma solo un divario. Cioè, dire che l'uniformità è idealità, qualcosa che empiricamente non può darsi è scontato, ma nessuno ci dice fino a che punto il reale possa avvicinarsi a questa uniformità che può forse rappresentare l'equilibro. Per esempio è vero che non posso comportarmi nel modo eticamente perfetto (anche considerando un'etica soggettiva), ciò non vuol dire che allora non faccio nulla per avvicinarmi ai precetti che la mente mi impone. Certo, se potessi rappresentare l'universo con una linea la disegnerei mossa e mai perfettamente dritta, e rappresenterei il nulla in questo'ultimo modo, come qualcosa di statico, uguale a se stesso. Perché l'essente è dato nel molteplice, il quale necessita della distinzione, dunque della famosa "differenza". Comunque, alla fine, da quanto detto è stato solo dimostrato che qualcuno avrà sempre più potere (o danaro) di qualcun'altro. Questo porta a dire che l'umanità ha bisogno del divario di ricchezza che vediamo oggi? No. Si è lasciato totalmente indeterminato quesito aspetto che effettivamente non è parte della domanda di apertura della discussione ma sicuramente ne è la vera estensione; poiché si può immaginare quel divario in un modo tanto sottile da divenire inesistente è sulla portata di questo divario che si dovrebbe discutere. |
19-03-2012, 20.15.10 | #37 | |
Ospite abituale
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
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Quello che tu vorresti senza differenze e senza competizioni esiste già in natura da milioni di anni e si chiama: "Solidarietà utilitaristica", ed è praticata, sia dal mondo animale sia vegetale sia tra i due ecosistemi. Nel mondo vegetale sono tantissimi gli esempi di solidarietà utilitaristica, ma qui ne descrivo soltanto uno; ovvero: quello esistente tra un albero ad alto fusto e i funghi macroscopici, ai quali l'albero cede un po’ della sua acqua e il fungo contraccambia con i suoi elementi chimici come potassio ecc. Nel mondo animale questo principio è ancora più vasto e variato, poiché ammiriamo tanti animali che si scambiano favori a vicenda. In questo senso potrei portare l'esempio del pesce pilota che pulisce i denti al pescecane, facendogli un grande favore mentre lui si ciba con i sui residui. Allo stesso modo si comportano quei pesciolini che puliscono dai parassiti gli anemoni di mare, mentre ad altri è proibito dal veleno degli stessi. Per quanto concerne il meccanismo di collaborazione tra l'eco sistema animale e vegetale, si potrebbe citare quello che avviene tra le api e i fiori, meccanismo indispensabile per ambedue. In tal senso qualcuno ha parlato di casualità, però sta di fatto che il pescecane, durante la pulizia rimane a bocca aperta come noi quando andiamo dal dentista e le piante che entrano in solidarietà con i funghi sono sempre più alte e rigogliose di quelle che non la attuano. Tutto questo, tanto per ricordare che il dominio "naturale" non è una dittatura, ma lascia alla volontà o alla casualità dei singoli di collaborare per il proprio benessere. Per la verità questo accade anche tra di noi, quando chiediamo l'aiuto dell'idraulico per farci stappare il lavandino, ma in tutto questo notiamo una piccola differenza, ed è quella che: mentre nel dare e avere naturale tutti rimangono soddisfatti, poiché il dare e avere è paritario, tra l'idraulico e il committente non lo è. - Esempio portato a grandi linee solo per evidenziare quanto sia importante e vitale l'azione del primo, nei confronti del compenso ricevuto. - In ogni caso, dopo queste osservazioni, a mio modo di vedere, si evidenzia che l'umanità non ha valide alibi nell'ingigantire le differenze, poiché la natura stessa ci indica l'equità nel dare e dell'avere. Allora, tutto quello che avviene al di fuori di questa equità, potrebbe essere dettato solo dall'egoismo proveniente dalla paura esistenziale. |
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20-03-2012, 01.09.08 | #38 | |
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
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E' certamente importante la "differenza" che ti sta a cuore. E' certamente scandalosa quella "differenza" che si chiama sperequazione, vale a dire la mancanza di un equo criterio distributivo, in senso economico, e talvolta la sperequazione è enorme. Una sperequazione che tu desideresti essere inesistente ed anch'io, come vorrei inesistente ogni forma d'ingiustizia come il liberismo sfrenato. Solo che l'eliminazione di qualsiasi differenza economica, l'egualitarismo economico, sarebbe un'altra forma d'ingiustizia perchè svuoterebbe l'esistenza umana e ucciderebbe la società: spazzerebbe via il merito, omologherebbe pigrizia e laboriosità, sperpero e previdenza, premierebbe il parassitismo e l'ignavia. Senza lo stimolo del profitto, parlo di un giusto profitto, l'economia regredisce e muore. Ci sono stati esperimenti storici che lo hanno ampiamente dimostrato e comunità politiche che sono implose, non per non avere perseverato abbastanza ma per inevitabile esaurimento. La conclusione di un italiano, Enrico Belinguer, che aveva creduto nel raggiungimento di quell'utopia fu: "Si è esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre!” Uno meno umile di lui che ha tentato di eliminare le differenze e forse c'è riuscito per qualche giorno è stato quell'angioletto di Pol Pot di venerata memoria. La Rivoluzione Cinese ha fatto un bagno di pragmatismo...mi dicono che è un ottimo mercato per le Ferrari. La Corea del nord è diventata una grottesca dittatura che ha realizzato l'eguaglianza con le sole eccezioni della Dinastia, dei funzionari di corte, e dei gradi alti dell'esercito ... elemosina dagli stati più ricchi come può. Fidel Castro è un asino cocciuto che ha mantenuto il suo popolo nella miseria ... fortuna che c'è il turismo sessuale ... si fa per dire. Ecc. ecc. ecc. |
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21-03-2012, 12.12.52 | #39 |
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
Solo che l'eliminazione di qualsiasi differenza economica, l'egualitarismo economico, sarebbe un'altra forma d'ingiustizia perchè svuoterebbe l'esistenza umana e ucciderebbe la società: spazzerebbe via il merito, omologherebbe pigrizia e laboriosità, sperpero e previdenza, premierebbe il parassitismo e l'ignavia. Senza lo stimolo del profitto, parlo di un giusto profitto, l'economia regredisce e muore.
Giorgiosan, volevo dirti che io non ho parlato di egualitarismo, cioè non mi sono espresso sulla misura di quel divario. Ho detto altre cose che non mostrano a priori una propensione per l'egualitarismo, semplicemente ho fatto notare che affermando la necessità delle differenze non si afferma gran che, perché manca la quantificazione di quella differenza. La mia opinione personale in merito a quel divario e alla meritocrazia è questa, che mi sembra strano una persona possa effettivamente meritare 30 o 40 volte di più rispetto ad un'altra, mentre nella società attuale, forse per colpa del capitalismo, ci sono uomini che guadagnano anche 1000 volte di più di altri (ed anche peggio). Per dire che c'è un problema di meritocrazia evidenziato dal divario tra ricchi e poveri; forse se esistesse un metro di retribuzione più sensato tutto questo divario si assottiglierebbe, magari qualcuno guadagnerebbe il doppio, il triplo, il quadruplo o dieci volte di più rispetto agli altri, ma non 1000 volte tanto... Inoltre non credo nel libero arbitrio, dunque nella mia coscienza chi riesce a fare di più degli altri non ci riesce perché è meglio, ma perché ha avuto fortuna a nascere con certe caratteristiche e a svilupparsi in certi ambienti. Ma non credere che per questo io non creda nella meritocrazia. Infatti, nonostante tutto, una società per andare avanti ha bisogno di gente che lavora, e se uno mi dice "non voglio lavorare perché non mi va, non ci posso fare niente, sono costretto dalla necessità", non è che allora lo pago lo stesso perché so che non lo fa apposta, semmai lo esilierei per una questione pratica (si tratta di un esempio). Ultima modifica di Aggressor : 21-03-2012 alle ore 19.59.07. |
23-03-2012, 00.17.10 | #40 |
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Riferimento: E Se Fossero Le Differenze L’unico Modo?
Non si possono negare le differenze anche fra gli umani, siamo simili, non uguali. Si tratterebbe di capire se una persona che nasce con un handicap , con un talento o una genialità, ricco o povero, possano insieme convivere costruendo una propria vita anche retributiva dove l’interesse di ognuno non collida con gli interessi generali del bene comune.In altre parole la propria libertà deve necessariamente riferirsi alla libertà dell’intera comunità e con questa confrontarsi e limitarsi. Questa per me è la base della socialità. E non può che nascere da principi morali ed etici.
I più “forti” coloro che nella vita hanno molto anche per loro capacità dovrebbero mettere una mano sulla loro “coscienza” e decidere che il proprio talento è anche al servizio della comunità. Questo differenzia una organizzazione biologica da quella morale, anche se pure in natura esistono molti casi simbiotici (un lichene è dato da un fungo e un alga). Non si tratterebbe di mortificare quindi le differenze e le punte date dal talento e genialità, ma che coloro che lo abbiano si sentano in dovere anche di dare al proprio prossimo. La domanda che viene spontanea è : “ Ma chi glielo fa fare”? Infatti diventa individuale la volontà di compierlo. Prima della nascita dello stato moderno i nobili agivano , se volevano, volontariamente per spirito di carità verso i poveri. Lo stato sociale e politico attuale lo ha formalizzato nel diritto. Ma lo attua,come lo attua? Questo fa la differenza fra i valori sanciti nei principi e il come opera il potere dello stato. Quando uno stato di cittadinanza (democrazia)diviene di sudditanza(dittatura) vuol dire che sta cadendo in contraddizione con i suoi principi costituenti. Fra le altre cose l ‘economia ha sempre più il sopravvento sulla politica, la mondializzazione del mercato che uniformerà e standardizzerà le culture travalica i confini di stati nazioni e culture, pensare in piccolo nel proprio stato è impossibile e gli eventi di questi periodi lo insegnano. A titolo di esempio esplico una famosa teoria, quella della giustizia distributiva di John Rawls .Si schierò contro la teoria utilitaristica in quanto questa ritiene che la felicità di una comunità è data dalla somma delle singole felicità individuali. Se conta di più la somma finale che i singoli addendi significa che questa teoria può violare i diritti fondamentali di alcuni o parte della comunità, per rendere più felici altri. Rawls contrappone che ogni persona ha un uguale diritto alla più estesa libertà compatibilmente con gli altri individui e che le ineguaglianze economiche e sociali sono ammissibili soltanto se sono per il benessere dei più svantaggiati. Rawls è celebre anche per il seguente esempio. Nessun uomo conosce il suo posto nella società, la sua posizione di classe o di status sociale, né si conosce la sua fortuna nella distribuzione delle risorse naturali e le capacità, la sua intelligenza e forza. Attraverso questo “velo d’ignoranza”, la gente può quindi concordare principi di giustizia indipendentemente da interessi personali, cioè imparziale e razionale. Tali principi dovrebbero essere quindi socialmente equi. Al centro del suo pensiero Rawls pone il diritto della libertà inalienabile e quello di “giusto” al posto di “bene”. Rawls è famoso per il pensiero neocontrattualista, le cui origini risalgono al contrattualismo della filosofia politica della corrente del giusnaturalismo o diritto di natura tra i cui massimi pensatori sono stati: Kant, Hobbes, Rousseau. Ma se per questi ultimi il contratturalismo era una teoria per giustificare il potere sovrano , per Rawls è il tentativo di creare una società “giusta” che deve praticare “il principio di riparazione” secondo cui se si vuole assicurare a tutti un’effettiva eguaglianza di opportunità la società deve prestare maggiore attenzione a coloro che sono nati con meno doti. Per la teoria della giustizia Rawls adotta il “principio di differenza” che collega all’idea di fratellanza, il più trascurato nella rivoluzione francese (libertà, fratellanza, uguaglianza) e per avvalorare la teoria addita nell’ambito familiare il rifiuto della massimizzazione della somma dei vantaggi, così allora nella società si dovrebbe migliorare chi sta peggio; oppure le ineguaglianze sono ammesse se massimizzano le aspettative nel lungo periodo. In definitiva Rawls è per una società anti-meritocratica a favore del cooperativismo. |