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03-10-2009, 09.14.11 | #42 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-08-2009
Messaggi: 52
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
Citazione:
di contraddizioni ce ne sono nella tua formulazione, e te ne ho dimostrate due. puoi dire che non le hai capite ma non che non ci sono. il principio di non contraddizione non vale nelle logiche che non lo prendono in considerazione, tu invece lo affermi e quindi non puoi prescindere dall'usarlo, altrimenti sarebbe troppo facile e tutto si potrebbe affermare. una tautologia è una formula o una regola che è sempre vera qualunque sia il valore di verità che possono assumere le variabili, quindi per affermare che la frase " il coniglio esce dal cilindro per magia " è una tautologia devi prima tradurla in un linguaggio formale, poi vedere se questa formula è o no una tautologia. è la formula che è una tautologia non la sua parte traduzione semantica, cioè le varie interpretazioni della formula. io non ho mai detto che anche le tesi non razionali hanno una logica, io ho detto che esistono diverse " razionalità ". non è una frase felice ma serve per spiegare che esistono diverse logiche e ognuna ha le sue leggi. la religione ha una sua logica, altrimenti sarebbe solo un farfugliare incomprensibile. ad esempio la religione cristiana non prende in considerazione il principio di non contraddizione perchè afferma il dogma della trinità. il fatto che una religione abbia una logica non significa che questa sia consistente, e il fatto che una logica sia contraddittoria non significa che sia inconsistente o incompleta. il fatto è che tu non puoi analizzare una teoria solo su una frase. bisogna considerarla nel contesto. se la frase " il coniglio esce dal cilindro per magia " viene analizzata dalla tua logica è ovvio che è falsa, ma se venisse analizzata in una logica nella quale è diretta conseguenza delle regole che la caratterizzano allora potrebbe anche essere vera. |
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03-10-2009, 11.54.29 | #43 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
Citazione:
mi scuso se sto frammentando le mie risposte: se io dico: l'uovo esiste per il motivo x; è logico, secondo te, poi affermare che non esiste il motivo x? Non è una contraddizione? [alla luce di quanto hai espresso successivamente, hai la possibilità di garantire che tale contraddizione sia possibile usando altra logica e altra "razionalità"? Al posto dell'uovo mettici tutto quello che vuoi, A,B o C, l'importante è che mi spieghi in che modo è possibile affermare che anche se si ammette che esiste A e questo dipende da b, b non esiste; il problema da me enunciato è tutto qui, non serve parlare di altro...] Potrebbe essere che il tempo non esisteva prima dell'uovo, quindi non potremmo affermare nemmeno che l'esistenza dell'uovo sia dovuta all'esistenza di un motivo x. Sarebbe infatti contraddittorio affermare che l'uovo è nato per il motivo x se questo non esisteva. L'ultima possibilità è che l'uovo sia nato assieme al motivo che lo ha reso possibile. Questa ultima,per noi, è priva di qualsiasi "razionalità"... Ultima modifica di Il_Dubbio : 03-10-2009 alle ore 14.34.01. |
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03-10-2009, 12.56.51 | #44 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
Citazione:
Ma non comprendo, in quale logica è vera la frase "il coniglio esce dal cilindro per magia"? Hai detto che ogni razionalità ha una sua logica, allora dimmi a quale logica-razionale appartiene questa frase? Non puoi dirmi che io non ho capito la logica formale perché se essa è irrazionale non la comprenderò mai. Se invece è razionale dovrei comprenderla ed allora riformulo la domanda: in quale logica-razionale è vera la frase "i conigli escono dal cilindro per magia"! |
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03-10-2009, 15.59.55 | #45 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
Il fatto è che la logica è assimilabile a ciò che sant'Agostino diceva del tempo, che se non ci si pensa si sa che cos’è, mentre se si vuol sapere cos’è, ci sfugge misteriosamente. Perché chi si chiede se ciò che pensiamo è davvero logico? E chi si chiede, quando sta per parlare, se ciò che dirà è grammaticalmente corretto? Per questo dicevo che non resta al filosofo che lasciare che la mente proceda e la lingua parli in attesa di vedere se arriva a cogliere la verità….Non è in fondo ciò che facciamo ogni volta che usiamo il nostro computer?
Disgraziatamente, però, il filosofo ha un compito un po’ diverso da quello di un uomo qualunque (stavo per dire un uomo senza qualità, ma questo no, non è giusto!), perché il filosofo sarà sempre in compagnia del dubbio – il dubbio che la sua logica non sia logica e che ciò che dice non abbia senso e valore…D’altra parte non è proprio questo la filosofia? Uno scandagliare un abisso in cui può essere celato l’oro della verità, anche se egli sarà costretto a cercarla per tutta la vita? Un non trovare ciò che si cerca? Ma ecco, mi par di sentire la voce di chi non cerca perché ha già trovato, cioè di colui che ha avuto la grazia (l'amico il dubbio dice magia) della rivelazione e che, come san Tommaso – filosofo anch’esso - potrebbe ricordarci che certo la verità è una sola ma la strada per arrivarci è, per chi crede, tanto più breve…. E allora? Allora il bivio è davanti a noi, e possiamo scegliere se accettare la rivelazione o scegliere il ruolo più difficile e deludente di chi cerca e, almeno per ora, non trova. |
03-10-2009, 23.56.15 | #46 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
Citazione:
Il mio tema era destinato agli uomini di scienza che usano la logica scientifica (e chiaramente a quei filosofi sostenitori della supremazia della scienza sulle altre discipline). Sarebbe facile per uno di loro dire: la scienza ha una risposta razionale alla nascita dell'universo dal nulla. Io ho voluto dimostrare che ciò non è possibile. Credo di aver usato la loro stessa logica sostenendo che non è possibile avere una risposta razionale alla nascita dell'universo dal nulla, perché usando la stessa razionalità mi accorgo che ciò non sarebbe possibile. L'universo non può nascere dal nulla sempre che non si ammetta la stessa pseudo logica che permette ad un mago di affermare di saper fare uscire conigli dal cilindro senza alcuna spiegazione razionale. Ma non credo che questa sia la logica sostenuta dalla scienza. Lo stesso Oddifreddi ha parlato di un dio matematico. E Platone alla matematica riservò un mondo a parte. Non si può prescindere dall'esistenza, quindi il nulla è impossibile [oppure i miracoli sono possibili ] Ultima modifica di Il_Dubbio : 04-10-2009 alle ore 08.54.16. |
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04-10-2009, 11.30.18 | #47 |
Ospite di se stesso
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
Non c’è nessuna logica dualistica ovvero che risponde agli strumenti della razionalità umana per spiegare ciò che non puòvper sua stessa struttura contenere.
Il nulla non è un qualcosa e non ha senso dunque neanche parlarne perché non corrisponde a nessun canone possibile e immaginabile per la mente. E’ altresì ingenuo contrapporlo al qualcosa che è già tutto nel suo affermarsi e dunque lo contiene (il nulla). Il Reale,da altro punto di vista è però anche vuoto (non il nulla) senza il quale non vi sarebbe il Pieno percepibile e che è ciò a cui qui ( e tutta la scienza a parte la quantistica)ci si riferisce. Semplificando invece come si fa qui tutta la faccenda,scusate ma..per me son inutili inconcepibili disquisizioni.. |
04-10-2009, 15.48.51 | #48 |
Ospite abituale
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
Certo, il dubbio: movendo da un punto di vista esistenziale-scientifico non si può domandarsi “perché l’universo?” o addirittura “perché l’essere invece che il nulla?”. Non c’è passaggio fra questi termini: o non si è o si è. A meno di un miracolo, dici, ed è effettivamente così, cioè è quello cui ricorrono i religiosi.
Però, se ricordiamo qualcosa del vecchio Hegel, potremmo presumere che quel passaggio ci sia, cioè che l’essere sia divenire, e ogni determinazione la soluzione di antinomie che si aprono nel seno di ciò che precede e nello stesso tempo dia luogo a nuove antinomie sempre risolte in una sintesi di valore superiore. E allora il principio di quest’ascesa non può che essere la prima antinomia, quella appunto che oppone l’essere al nulla, inaugurando un’ascesa razionale di antinomie che arriverà allo spirito assoluto che le assorbe in sé. Ma è lecito ricorrere a Hegel quando si tratta di scienza? |
05-10-2009, 11.52.15 | #49 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
Citazione:
Io parto da una considerazione: l'uomo con il suo intuito riesce a percepire l'infinito e il nulla. Fisicamente e razionalmente però solo il finito e l'essere sono analizzabili e spiegabili (e quando parlo d'infinito mi rivolgo a quello attuale per esempio il passato infinito). Per questo motivo credo che se l'uomo percepisce invece l'irrazionale (quindi anche Dio) evidentemente nell'uomo agisce anche quella parte che razionalmente non riusciamo a spiegare. [Per inciso per me questo motivo mi induce a non credere che l'uomo sia soltanto una macchina finita o una semplice soluzione complessa e macroscopica di un universo finito] Questa nostra superiorità (o diversità) però non ci permette di comprendere razionalmente (quindi scientificamente) questa sintesi che in noi si è creata. Questa sintesi non è però una sintesi (Noor continua a predicare l'impossibilità dualistica) vera e propria, in noi rimangono comunque distinti il nulla dall'essere, l'infinito dal finito (creando quello che a Noor non piace). Essi sono consapevolmente presenti entrambi, i primi irrazionalmente e i secondi razionalmente. Come se non ci fosse solo una verità, ma due che si sono unite nell'uomo (forse come direbbe Hegel in una sintesi). Ad una si da una spiegazione razionale (il finito e l'essere) mentre all'infinito ed al nulla non esiste risposta razionale, ma resta il fatto che per il sol fatto di essere da noi percepite, ma non comprese, ci induce a pensare che il "miracolo" sia un fatto non solo religioso ma filosofico e in potenza quindi anche una soluzione razionale. |
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09-10-2009, 11.27.35 | #50 |
Ospite abituale
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Riferimento: Tra Realtà ed Esistenza
legge universale fisica e realtà sono in un senso stretto la stessa cosa. Non capisco il motivo di dare valenza ideale alle leggi.
La natura muta nel tempo, e questo movimento è chiamato legge. E' la natura che è vista nella sua dinamica. Tutto qui. Inoltre per giustificare una teoria non basta la coerenza interna: anzi a volte nemmeno è necessaria: spesso i paradossi dovuti alla male applicazione di un modello puramente logico-astratto applicato a fattispecie concrete porta alla rifondazione del paradigma logico e non della realtà del mondo, Zenone è stato uno di questi primi artefici: il suo modello ideale di moto era sbagliato!la natura si comporta ai nostri sensi in modo diverso dalle sue istantanee, e si comporta come una raccolta di "istantanee" invece a livello di micro-cosmo quantistico di spazio, tempo e massa. Ciò che è necessario è la coerenza esterna cioè empirica con i dati di fatto, cosa difficile da definire una volta per tutte perchè la nostra conoscenza limitata puo' solo portare (previo spettacolari voli pindarici dell'intuito) a ipotesi induttive. E' sempre il solito trade-off: sapere "oggettivo" il piu' possibile, pena la sua portata esplicativa e previsionale. |