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24-06-2009, 18.57.44 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Io mi stavo riferendo alla filosofia, che poi dovrebbe essere un "ragionare" con razionalità. Come si ragiona se no con gli strumenti razionali? Gli strumenti razionali a cosa servono se no per "conoscere"? E come conosco se no attraverso una descrizione? E quale descrizione io ho di "essere"? Quale senso può avere un essere di cui non si ha alcuna descrizione e conoscenza? |
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24-06-2009, 19.34.17 | #6 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
ce ne passa però a negarlo soltanto perché non puoi.. Bisognerebbe pur cominciare ad indagare la possibilità che la realtà conoscibile non sia tutta descrivibile e che sia una credenza autoimposta la possibilità della descrizione.. Bisognerebbe pur cominciare a rispondersi:” perché no?” piuttosto che negare al primo preambolo-difficoltà nell’indagine.. Bisognerebbe pur cominciare a verificare che la realtà non sia oggettivabile e approfondire verso altri strumenti di analisi. Non si potrebbe cominciare a prendere in seria considerazione l’ipotesi che l’oggettività razionale come strumento sia insufficiente o fuorviante? Ho indagato me stesso,diceva Eraclito. Sottointendeva che così c’è da scoprire il mondo. PS Arsenio..sento che se si parlasse di autostima ,sapresti dire davvero la tua..che se si parlasse di istruzione troppo spesso confusa per educazione sapresti dire doppiamente la tua.. A voi un caro saluto Ultima modifica di Noor : 25-06-2009 alle ore 09.43.15. |
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24-06-2009, 20.37.55 | #7 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Io direi che dell'essere io ne ho "coscienza" non una "conoscenza" poiché non posso descriverla. Citazione:
Nego il fatto che si possa conoscere tutto. Nego che la razionalità sia l'unico metodo per la conoscenza. Citazione:
E' quello che sto cercando di dire da circa due anni , la razionalità non può andare oltre se stessa, la vera conoscenza non può partire dalla sola razionalità. Un libro (per rispondere nuovamente ad Arsenio) è lettera morta senza quel modo irrazionale che è la coscienza del libro stesso e dei suoi significati. E se c'è una prova a questo modo irrazionale di comprendere le cose è che se tutto fosse razionale bisognerebbe negare l'essere, il nostro stesso vissuto interiore, quello che non riusciamo a descrivere con la ragione. Ma allora, se questo fosse accettato da tutti, servirebbe ancora la filosofia? |
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24-06-2009, 22.21.26 | #8 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Almeno non più in questi termini. Non servirebbe per dimostrare una verità o un suo simulacro,quanto per mostrare la via per giungervi. Poiché ,sinquando rimane concetto teorico ,la filosofia non ha assolto il suo vero compito,che è quello per cui è nata :realizzazione dell’essere. Ogni verità approvata s’inscrive nel silenzio,non nella descrizione. Infine la filosofia ,quando non rimane alla periferia di se stessa come mero linguaggio,diviene nutrimento veritiero ,giungendo al silenzio . Ecco cosa constatò Heidegger quando vide dei monaci zen,dimorare in quel cerchio di silenzio ove egli stesso mai s’avvicinò in migliaia di pagine. |
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25-06-2009, 10.11.12 | #9 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,272
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Riferimento: il senso del nostro essere
Di fronte a domande come quella di Arsenio siamo spinti d’acchito a rispondere secondo quel po’ di filosofia che la nostra affannata esistenza ci permette di avere, senza preoccuparci di seguire una logica. Ma poi, è proprio necessaria una logica di fronte alla vita?
La cosa sicura è che, come diceva Heidegger “ noi siamo gettati nella vita”, e cerchiamo di darle un senso che alla fine sarà sempre un senso parziale e dubitabile – ciò che è dimostrato dallo stesso il dubbio che, pur dichiarando di avere precisi punti di vista sulla realtà e strumenti razionali per esplorarla, non può spogliarsi del nome che ha scelto e che autorizza qualche amichevole dubbio in proposito. Il senso della vita è qualcosa che viene sempre “dopo la vita”: questa è la mina posta sotto qualsiasi filosofia, anche se essa preferisce, forse per abbreviare la strada, presentarsi come fede, e cioè rivelazione. Dunque, se non abbiamo preclusioni di principio, cioè se accettiamo di attingere un aiuto dalla storia senza torcere il naso, è un fatto che la storia – cioè almeno la storia dell’uomo - sembra, dopo i primordi dedicati a scheggiare pietre per assicurarsi la vita, principiare come religione e svolgere da essa (ma campa cavallo!) una ricerca fondata sulla ragione e poi anche sulla scienza. L’obiettivo di questo immane sforzo di comprensione? E’ sempre lo stesso del primo giorno: cercare il senso del nostro essere come dice Arsenio ossia, come dice il filosofo, la verità: che tuttavia sta solo nella ricerca e quindi non sarà mai sua se non come anelito o singhiozzo vitale. Tutto il resto – essere o avere, essere o divenire, fisica o metafisica, satana o dio – sarà questione di sole parole. Ed è così fin dall’alba dell’umana cultura, come sembra svelare il rgveda: ”i saggi chiamano l’uno con molti nomi”. |
25-06-2009, 18.22.27 | #10 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,006
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Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
gentile Dubbio qui ti rispondo anche per quesiti tutto sommato stimolanti che hai proposto in altro post Se non si espongono i propri confini ,limiti, premesse, ambiti di riferimento, tutti possiamo dire tutto su tutto,smentire e smentirci, tornare sui nostri passi, girare e rigirare un discorso a nostro piacimento e avremo sempre e comunque ragione, con quale soddisfazione o autostima non saprei. Ognuno dice anche verità, ma è necessario focalizzarsi, estrinsecare senza reticenze, senza paura di una chiarezza che più può esporre, conoscere il processo storico di un termine chiave, secondo autori, tempo, ambito disciplinare specifico, ecc. L'”io personale” può avere svariate accezioni. Ad esempio è l'istanza ultima di riferimento nella teoria psicoanalitica e nelle teorie comportamentali. Ben diversa dall'io di un Tutto , da cui cogliere illuminazioni dopo vuoto mentale. Personalmente preferisco riferirmi ad un io come senso di un proprio essere,a un'entità sostanziale costruita dalla memoria e differenze dagli altri, ecc. Necessario per indagare su se stessi, per raggiungere ognuno ciò che propriamente è o può diventare. “All'interno di ogni uomo non c'è nulla da cercare”, dici. In un senso è vero. Se l'uomo è limitato nell'apprendere l'assoluto, il secondo limite è la sfera umana, anche per chi se ne occupa. ( “la donna è un continente inesplorabile”, è un concetto ereditato da Freud e finora mai smentito). L'anthropos, l'anima,la psiche, ecc. è un territorio immenso e straordinario, cui “non potremo mai scorgere i limiti per quanto lo percorriamo in lungo e in largo, tanta è la sua profondità ( è sempre Eraclito) E perfino la forza dell'io,secondo la psicoanalisi, deve sottostare alle forze dell'inconscio dimostrabile solo dai suoi effetti, come talora succede anche in ambiti scientifici. Quali sono le domande fondamentali per te? Se Dio esiste ,o qual'è il senso da dare alla nostra vita,da singoli e irripetibili individui? Pragmatici siamo tutti, se in un dibattito cerchiamo di ottenere qualche effetto anche se non pratico, ma di convincimento. E' vero che Fromm è uiltrasuperato, e l'ho detto. Oggi noi critici dell'esistente (rari) seguiamo Zygmunt Bauman, lucido testimone di una società “liquida”, inconsistente, abissalmente distante dal concepire un saper essere come stile di vita, o meglio vita con un certo “stile”, e di comprenderne le più profonde implicazioni. |
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