ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
25-06-2009, 18.28.48 | #12 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Malacraine. Non ho detto “tutti sono così”, Se critico, ad esempio il consumismo, i consumisti, è implicito che non possono esserlo tutti, se non altro, se non per volontà, per necessità contingenti. Occorre dirlo solo se si ritiene che l'uditorio abbia bisogno di tali specificazioni. Una quasi generalizzazione oggi discutibile,io la noto nella tua frase : “la donna mediamente oggi è quello che è sempre stata”. Cioè incline ad adattarsi. Sono tutte così secondo te? Proprio oggi che dopo le conquiste sociale, ben poche, in proporzione, sono costrette ad adattarsi a situazioni insostenibli come appena qualche decennio fa. Soprattutto matrimoni sopportati per ragioni economiche e di inculcate moralità. |
|
25-06-2009, 18.42.15 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
leggo ora il tuo post, e non avrei nulla da obiettare. Direi che hai colto il segno di quello che più o meno intendo, proposto non tanto come novitaà concettuale, ma per controtendenza all'orientamento decisamente mistico-astratto che prevale in ogni forum virtuale dedicato alla filosofia, che esige di essere rinnovata proprio partendo dai classici ed essere un utile apporto anche ad altri sbocchi che non siano imitazioni di accademismi ormai superati anche nelle università.Per un pensiero certamente più impegnativo che non si cela dietro a circonlocuzioni,ridondanze, oscurità per più facilmente ottenere ragione che è oggi ciò che più conta per una distorta concezione di "essere", dove appunto in una disputa la vittoria dovrebbe essere arrivare a una sintesi chiarificante cooperativa dove non ci sia alcun vincitore. saluti |
|
25-06-2009, 19.25.54 | #14 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Passioni ,dolori e gioie estinte? Che significa ciò?Di chi si parla,di ET forse? Filosofie da proporre oggi ?Parli forse di una materia da banchi di scuola? Vincolate da etichette culturali? Intendi gli “ismi”? No,non capisco..credo proprio che parliamo da universi paralleli… La filosofia per me è vita che si realizza nel dispiegarsi di in ogni momento,il resto mi sembran superflue acquisizioni della mente dogmatica:anche la filosofia ha le sue religioni d’altronde… |
|
25-06-2009, 20.21.04 | #15 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Mai detto questo! Come diceva emmeci citando Heidegger “ noi siamo gettati nella vita”, e cerchiamo di darle un senso. A parte il cercare un pragmatico adattamento, nel profondo c'è il tentativo anche di dare una risposta ben precisa: cos'è quest'essere con il quale noi viviamo quotidianamente e che dobbiamo adattare? A questa domanda vi è una risposta razionale che se permetti è semplicemente "materialista". Io ho voluto dimostrare che non è possibile dare un senso materiale e razionale all'essere (ho seguito vari percorsi, che mi hanno visto partecipe del significato d'informazione, coscienza, conoscenza, fisica e biologia). Non ho mai incrociato alcun essere perché non può essere conosciuto razionalmente, questo però è ovviamente un controsenso perché di quell'essere ne dovremmo avere coscienza. Ora il pericolo è che la risposta da accettare, ovvia, sia quella materialistica perché razionale (più vicina alla nostra conoscenza), quando invece, ho tentato di dimostrare, prima a me stesso, quella non da risposte. Quindi mi va bene una risposta pragmatica quando ci vuole, l'importante che non si cada nella "semplificazione", nel "semplicismo", e si perda di vista il concetto fondamentale. Se si perde allora non va bene... perché sarei pronto a dire che le scelte fatte, di seguire pragmatismo e adattamento, sono arbitrarie e dettate dalle super esemplificazioni sulla vita e i suoi aspetti non conoscibili. Questo è il nocciolo... |
|
25-06-2009, 21.32.13 | #16 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-01-2009
Messaggi: 111
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Superato in che senso? mi sembra di leggere Heidegger, che aveva la tendenza a non negare l'impianto teorico di un discorso, ma a dire che si trattava di superarlo, storicamente intendo. Heidegger non rilevava contraddizioni, non diceva che un discorso fosse vero o falso, giusto o sbagliato (non a caso non ha mai accennato al celebre pdnc del quarto libro della Metafisica di Aristotele, la sua ontologia è unicamente fenomenologia) solo si volgeva (e sentiva la necessità di volgersi) alla comprensione di qualcosa di più originario rispetto al discorso, in modo da discernere i motivi e le cause che stanno alle spalle della sua costituzione. Come a dire che una domanda non è sensata o meno, nel senso forte del termine, ma si tratta di guardare ai motivi storico-epocali della sua formulazione. Così Heidegger non dice che la metafisica e la tecnica siano errori. Ma che si tratta di elevarsi ad un profilo più originario, cioè nel suo caso al manifestarsi stesso inteso come dimensione trascendentale, l'apparire, l'Essere appunto. Molto simile a Hegel in questo, che negava la veracità di un discorso solo in quanto astrattamente inteso, e allora si trattava di ricondurre la posizione, così isolata, al concreto, senza che ciò significasse negarla. Anche Hegel sosteneva l'astrattezza di un discorso se isolato dalla coscienza trascendentale (e da ogni altro discorso , contenuto, momento ovviamente). L'Assoluto hegeliano è l'Essere dello Heidegger, certo quest'ultimo perde i caratteri epistèmici, necessari del primo (non a caso l'Essere stesso, cioè l'orizzonte dell'apparire degli eventi, è un che di finito, precario e instabile per Heidegger, e la riconduzione dei contenuti al trascendentale non è, come in Hegel, questione di progressiva necessità, non è l'autosvolgimento dialettico di uno Spirito ma piuttosto la celebrazione della finitudine, dell'imperfezione). D'altra parte, se le cose stanno così, se il senso del tuo superamento non sta nel rilevare la contraddittorietà ma in una semplice decisione, per quale motivo si dovrebbe negare che la metafisica abbia a tornare prima o poi? Inoltre, quali motivi starebbero alle spalle di tale superamento? Perchè non ci si dovrebbe piuttosto opporre ad esso? |
|
26-06-2009, 09.28.58 | #17 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Ciò che ti chiedo è:chi dovrebbe avere coscienza dell'essere? E' forse un io che evidentemente riesci a dare per scontato e non indagare, che ha coscienza di una cosa diversa da sè che chiami essere? Chi ha dunque coscienza di ciò,piuttosto che come affermavo io, essere conoscenza stessa di sè? |
|
26-06-2009, 13.08.45 | #18 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Guarda non voglio cambiare la filosofia, la scienza e i loro significati. La conoscenza può essere un concetto poliedrico ma non contraddittorio. Arturo non può essere nello stesso tempo sposato e scapolo. La conoscenza che io ho dello stato di Arturo è una (potremmo discutere questo in modo da aggiungere la fisica, ma secondo me è inutile, teniamoci anche il principio di non contraddizione). Se io quindi non riesco a descrivere lo stato di Arturo non ne ho conoscenza. Arturo forse avrà le sue proprietà a prescindere dalle mie conoscenze su di lui, ma il concetto di conoscenza segue una sola direzione: so qualcosa di Arturo solo quando posso descriverlo. Tutto questo discorso l'ho fatto su "cos'è la conoscenza?" (rimando li tutti i concetti), dove ho mostrato che la conoscenza di un dato sensibile (che si esprime attraverso i sensi) può essere descritto nei minimi particolari, pur tuttavia la conoscenza interna rimane non conoscibile. Io potrei eliminare, con un colpo magico, la conoscenza interna e decidere arbitrariamente che non esista alcun essere da conoscere, e quindi posso fregarmene di una conoscenza che non solo non possiedo ma che non esiste. Ma la devo eliminare, debbo dire che non esiste, mentre se invece ne ho "coscienza" ne deduco che non è eliminabile e non può essere soltanto un'illusione. Sarebbe un'operazione impossibile, sarebbe come dire che Arturo stesso è un'illusione e con lui tutte le sue proprietà che mi illudo di conoscere in modo descrittivo. Quindi ho un "essere" che conosce in modo descrittivo; se però l'essere non è descrivibile non posso passare la spugna su quell'essere che pur mi permette di descrivere il mondo e di conoscerlo, devo dedurre che esiste anche se non è descrivibile quindi non conoscibile. n.b. Quello che tu proponi è un cambiamento del significato di "conoscenza". Bisognerebbe costruire una nuova teoria della conoscenza |
|
26-06-2009, 14.48.30 | #19 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
E’ conoscenza ciò o non conoscenza? A me questa definizione sembra poco importante,ma ognuno ha le sue scale di valutazione evidentemente... A me sembra sufficiente poter affermare che l’essere non è oggettivabile dunque non descrivibile. Ogni altra logica la lascio fuori perché la trovo superflua e mi affido unicamente all’esperire. Esperire in questo caso non è un osservatore che osserva,ma essere osservazione, è il campo della coscienza prima che diventi descrivibile,prima che diventi memoria (che è già un’immagine della realtà esperita) è uno specchio ove tutto il flusso si riflette e prende apparenza il mondo. E’ in questo spazio ancora indicibile che si gioca tutta la metafisica,già un’attimo dopo uccisa dal pensiero oggettivante. |
|
28-06-2009, 23.28.36 | #20 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: il senso del nostro essere
Citazione:
Noor Passioni, gioie e dolori oggi sono veramente argomenti da alieni. Hai fatto bene a mettere in calce l'aforisma, molto chiaro per comprendere la verità a cui ti riferisci. Proseguire il discorso su altri versanti che non sia il dogma eterno e immutabile qui sarebbe vano. Io vago nel divenire della pluralità. Finalmente ci siamo capiti. saluti “Filosofi sono quelli che hanno potenza di attingere ciò che è eterno,immutabile e a se stesso identico. Quanti invece non hanno questa capacità, ma sono bensì errabondi quasi vaganti nella pluralità e in ciò che per ogni guisa tramuta,costoro non sono filosofi.” (Politéia) |
|