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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 25-06-2009, 18.26.27   #11
arsenio
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Riferimento: il senso del nostro essere

Citazione:
Originalmente inviato da Noor
Dire che l’essere è un concetto difficile da spiegare, ,trovo sia altrettanto fuorviante quanto l’affermazione del dubbio che l’essere non esiste.
Affermare,negare,descrivere,co ntrapporre,ribattere..
Ebbene:non ci stiamo mica interessando della mamma se ha comprato quattro mele ,o sei, o punto…
Mi sembra sia come chiedere ad un pesce a proposito del mare..,se ne sa qualcosa o meno..
Non son questi “discorsi da salotto” come intendebbe porli arsenio,né da negare a priori come a poter togliere il mare al pesce..che possono "mostrare" o meno l'essere.
(Eppure oltre le parole lo state mostrando,forse inconsapevolmente)
Negare a priori è una credenza quanto affermare a priori,il dubbio..
Credo che trasformare la metafisica in concetti sia pericolosamente infruttuoso se non si sa cosa si sta facendo,arsenio

Allora:Riportare tutto all’origine:
v'è un corpo che si osserva e che diciamo”mio”..
una continuità (evidentemente) che osserva il mutamento dei fenomeni..
Una continuità che sta in mezzo,che non possiamo definire..ma che c’è..

Dubitare..o affermare, credendo ad un’inferenza..
Oppure constatare-testimoniare discriminando ciò che è reale .
Ecco cosa distingue un filosofo-ricercatore da uno studioso di filosofia..
anche a te risponderò tenendo conto pure di temi proposti in altro post


La crisi della filosofia coincide con la crisi della civiltà europea. La ricerca socratica del dialogo tra uomini, a domande e risposte cooperative,si rivela sempre più improponibile. L'autocoscienza è estranea al nichilismo occidentale per tendenza ripiegato sui nirvana e il vuoto mentale in attesa di regressive mistiche illuminazioni. Estinte le passioni, i dolori e le gioie.

E' difficile oggi proporre filosofie a misura d'uomo, e senza vincolo a etichette culturali più o meno implicite.
L'essere non esiste? Come detto , se non è inserito in un definito contesto può significare tutto. Comunque è vero che sono i vissuti che più contano, di ogni unicità individuale. A stesse esperienze corrispondono diversità di vissuti: perciò anche l'empatia da esperienze condivise in realtà se esiste, è molto limitata.

Non nego mai a priori una credenza, un pregiudizio, perfino un pettegolezzeo o diceria. Fonti di possibili verità. L'errore è assumerle senza personali indagini, senza verifiche, solo appunto per adesioni automatiche, stereotipi, ecc. senza verifiche che precedano il giudizio.
Sono conscio che tra lo scetticismo e la fiducia sta la ricerca.
La ragione è irrazionale se le premesse di ciò che si afferma sono irrazionali, se si pretende che i miti come quelli della mela e del serpente vadano considerati come verità razionali. La ragione,per chi la segue è un corretto pensare in orizzonti determinati discorrere, ricavare conseguenze da premesse, implicite o se occorre esplicitate, allora ha un senso, ma non è detto che avvenga sovente. E poi cos'è il reale, se il filosofo ancora ammonisce con l'ipotesi cartesiana del genio ingannatore?

Il libro in sé è materia cartacea e conta l'uso che se ne fa. Allora sì può espandere la personalità (l'essere in questione), concedere la verifica di qualcosa di scordato. Cultura è sapere o, non meno importante, saper dove cercare. Prima di dare risposte affrettate se non si è sicuri si chieda tempo per accertarsi.

La metafisica non la concettualizzo: L'Essere, e Dio. La metterei tra parentesi come indirizzo storico filosofico ormai superato.

saluti
arsenio is offline  
Vecchio 25-06-2009, 18.28.48   #12
arsenio
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Riferimento: il senso del nostro essere

Citazione:
Originalmente inviato da Malacraine
Ciao, anzitutto Ti invito (poi fai come ti pare) a non generalizzare troppo, ho avuto a che fare con molte persone e non sono tutte come le descrivi, alcune sì, altre so.. ma trovo che ragionando per sillogismi , specie in ambiti così vasti come quello sociale, si ottiene in cambio la simpatia delle persone superficiali.

Per quanto mi riguarda, sono più spinto a chiedermi che cosa sia l'essere anziché quale sia il sue senso o significato, poiché credo che ragionando senza basi scientifiche si sfocia diritti nella mera superstizione (a.k.a. religione).

La donna -mediamente- è oggi quello che è sempre stata, cioè l'essere con più spirito di adattamento. Tutt' oggi vive in media di più, si suicida di meno ed è più propensa a prolificare rispetto all'uomo. Accendendo una TV vediamo donne adattarsi ad ogni tipo contesto sociale presente e passato sempre meglio rispetto all'uomo.
E' un bene? per la sopravvivenza della specie lo è senz'altro..

Malacraine.

Non ho detto “tutti sono così”, Se critico, ad esempio il consumismo, i consumisti, è implicito che non possono esserlo tutti, se non altro, se non per volontà, per necessità contingenti. Occorre dirlo solo se si ritiene che l'uditorio abbia bisogno di tali specificazioni.
Una quasi generalizzazione oggi discutibile,io la noto nella tua frase : “la donna mediamente oggi è quello che è sempre stata”. Cioè incline ad adattarsi. Sono tutte così secondo te? Proprio oggi che dopo le conquiste sociale, ben poche, in proporzione, sono costrette ad adattarsi a situazioni insostenibli come appena qualche decennio fa. Soprattutto matrimoni sopportati per ragioni economiche e di inculcate moralità.
arsenio is offline  
Vecchio 25-06-2009, 18.42.15   #13
arsenio
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Riferimento: il senso del nostro essere

Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Di fronte a domande come quella di Arsenio siamo spinti d’acchito a rispondere secondo quel po’ di filosofia che la nostra affannata esistenza ci permette di avere, senza preoccuparci di seguire una logica. Ma poi, è proprio necessaria una logica di fronte alla vita?
La cosa sicura è che, come diceva Heidegger “ noi siamo gettati nella vita”, e cerchiamo di darle un senso che alla fine sarà sempre un senso parziale e dubitabile – ciò che è dimostrato dallo stesso il dubbio che, pur dichiarando di avere precisi punti di vista sulla realtà e strumenti razionali per esplorarla, non può spogliarsi del nome che ha scelto e che autorizza qualche amichevole dubbio in proposito.
Il senso della vita è qualcosa che viene sempre “dopo la vita”: questa è la mina posta sotto qualsiasi filosofia, anche se essa preferisce, forse per abbreviare la strada, presentarsi come fede, e cioè rivelazione.
Dunque, se non abbiamo preclusioni di principio, cioè se accettiamo di attingere un aiuto dalla storia senza torcere il naso, è un fatto che la storia – cioè almeno la storia dell’uomo - sembra, dopo i primordi dedicati a scheggiare pietre per assicurarsi la vita, principiare come religione e svolgere da essa (ma campa cavallo!) una ricerca fondata sulla ragione e poi anche sulla scienza. L’obiettivo di questo immane sforzo di comprensione? E’ sempre lo stesso del primo giorno: cercare il senso del nostro essere come dice Arsenio ossia, come dice il filosofo, la verità: che tuttavia sta solo nella ricerca e quindi non sarà mai sua se non come anelito o singhiozzo vitale. Tutto il resto – essere o avere, essere o divenire, fisica o metafisica, satana o dio – sarà questione di sole parole. Ed è così fin dall’alba dell’umana cultura, come sembra svelare il rgveda: ”i saggi chiamano l’uno con molti nomi”.

leggo ora il tuo post, e non avrei nulla da obiettare. Direi che hai colto il segno di quello che più o meno intendo, proposto non tanto come novitaà concettuale, ma per controtendenza all'orientamento decisamente mistico-astratto che prevale in ogni forum virtuale dedicato alla filosofia, che esige di essere rinnovata proprio partendo dai classici ed essere un utile apporto anche ad altri sbocchi che non siano imitazioni di accademismi ormai superati anche nelle università.Per un pensiero certamente più impegnativo che non si cela dietro a circonlocuzioni,ridondanze, oscurità per più facilmente ottenere ragione che è oggi ciò che più conta per una distorta concezione di "essere", dove appunto in una disputa la vittoria dovrebbe essere arrivare a una sintesi chiarificante cooperativa dove non ci sia alcun vincitore.

saluti
arsenio is offline  
Vecchio 25-06-2009, 19.25.54   #14
Noor
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Riferimento: il senso del nostro essere

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Originalmente inviato da arsenio
L'autocoscienza è estranea al nichilismo occidentale per tendenza ripiegato sui nirvana e il vuoto mentale in attesa di regressive mistiche illuminazioni. Estinte le passioni, i dolori e le gioie.

E' difficile oggi proporre filosofie a misura d'uomo, e senza vincolo a etichette culturali più o meno implicite.
L'essere non esiste? Come detto , se non è inserito in un definito contesto può significare tutto.
Regressive mistiche illuminazioni? Da quale cilindro spunta fuori questa frase?
Passioni ,dolori e gioie estinte? Che significa ciò?Di chi si parla,di ET forse?
Filosofie da proporre oggi ?Parli forse di una materia da banchi di scuola?
Vincolate da etichette culturali? Intendi gli “ismi”?
No,non capisco..credo proprio che parliamo da universi paralleli…
La filosofia per me è vita che si realizza nel dispiegarsi di in ogni momento,il resto mi sembran superflue acquisizioni della mente dogmatica:anche la filosofia ha le sue religioni d’altronde…
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Vecchio 25-06-2009, 20.21.04   #15
Il_Dubbio
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Riferimento: il senso del nostro essere

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Originalmente inviato da arsenio
Quali sono le domande fondamentali per te? Se Dio esiste ,o qual'è il senso da dare alla nostra vita,da singoli e irripetibili individui?


Mai detto questo!

Come diceva emmeci citando Heidegger “ noi siamo gettati nella vita”, e cerchiamo di darle un senso.


A parte il cercare un pragmatico adattamento, nel profondo c'è il tentativo anche di dare una risposta ben precisa: cos'è quest'essere con il quale noi viviamo quotidianamente e che dobbiamo adattare?
A questa domanda vi è una risposta razionale che se permetti è semplicemente "materialista".
Io ho voluto dimostrare che non è possibile dare un senso materiale e razionale all'essere (ho seguito vari percorsi, che mi hanno visto partecipe del significato d'informazione, coscienza, conoscenza, fisica e biologia).
Non ho mai incrociato alcun essere perché non può essere conosciuto razionalmente, questo però è ovviamente un controsenso perché di quell'essere ne dovremmo avere coscienza.
Ora il pericolo è che la risposta da accettare, ovvia, sia quella materialistica perché razionale (più vicina alla nostra conoscenza), quando invece, ho tentato di dimostrare, prima a me stesso, quella non da risposte.
Quindi mi va bene una risposta pragmatica quando ci vuole, l'importante che non si cada nella "semplificazione", nel "semplicismo", e si perda di vista il concetto fondamentale.
Se si perde allora non va bene... perché sarei pronto a dire che le scelte fatte, di seguire pragmatismo e adattamento, sono arbitrarie e dettate dalle super esemplificazioni sulla vita e i suoi aspetti non conoscibili.
Questo è il nocciolo...
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 25-06-2009, 21.32.13   #16
Gaffiere
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Originalmente inviato da arsenio

La metafisica non la concettualizzo: L'Essere, e Dio. La metterei tra parentesi come indirizzo storico filosofico ormai superato.

saluti

Superato in che senso? mi sembra di leggere Heidegger, che aveva la tendenza a non negare l'impianto teorico di un discorso, ma a dire che si trattava di superarlo, storicamente intendo. Heidegger non rilevava contraddizioni, non diceva che un discorso fosse vero o falso, giusto o sbagliato (non a caso non ha mai accennato al celebre pdnc del quarto libro della Metafisica di Aristotele, la sua ontologia è unicamente fenomenologia) solo si volgeva (e sentiva la necessità di volgersi) alla comprensione di qualcosa di più originario rispetto al discorso, in modo da discernere i motivi e le cause che stanno alle spalle della sua costituzione. Come a dire che una domanda non è sensata o meno, nel senso forte del termine, ma si tratta di guardare ai motivi storico-epocali della sua formulazione. Così Heidegger non dice che la metafisica e la tecnica siano errori. Ma che si tratta di elevarsi ad un profilo più originario, cioè nel suo caso al manifestarsi stesso inteso come dimensione trascendentale, l'apparire, l'Essere appunto. Molto simile a Hegel in questo, che negava la veracità di un discorso solo in quanto astrattamente inteso, e allora si trattava di ricondurre la posizione, così isolata, al concreto, senza che ciò significasse negarla. Anche Hegel sosteneva l'astrattezza di un discorso se isolato dalla coscienza trascendentale (e da ogni altro discorso , contenuto, momento ovviamente). L'Assoluto hegeliano è l'Essere dello Heidegger, certo quest'ultimo perde i caratteri epistèmici, necessari del primo (non a caso l'Essere stesso, cioè l'orizzonte dell'apparire degli eventi, è un che di finito, precario e instabile per Heidegger, e la riconduzione dei contenuti al trascendentale non è, come in Hegel, questione di progressiva necessità, non è l'autosvolgimento dialettico di uno Spirito ma piuttosto la celebrazione della finitudine, dell'imperfezione).
D'altra parte, se le cose stanno così, se il senso del tuo superamento non sta nel rilevare la contraddittorietà ma in una semplice decisione, per quale motivo si dovrebbe negare che la metafisica abbia a tornare prima o poi? Inoltre, quali motivi starebbero alle spalle di tale superamento? Perchè non ci si dovrebbe piuttosto opporre ad esso?
Gaffiere is offline  
Vecchio 26-06-2009, 09.28.58   #17
Noor
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Originalmente inviato da Il_Dubbio
Non ho mai incrociato alcun essere perché non può essere conosciuto razionalmente, questo però è ovviamente un controsenso perché di quell'essere ne dovremmo avere coscienza.
.
Nell'altro post mi correggevi che dell'essere si può essere coscienti e non averne conoscenza.
Ciò che ti chiedo è:chi dovrebbe avere coscienza dell'essere?
E' forse un io che evidentemente riesci a dare per scontato e non indagare, che ha coscienza di una cosa diversa da sè che chiami essere?
Chi ha dunque coscienza di ciò,piuttosto che come affermavo io, essere conoscenza stessa di sè?
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Vecchio 26-06-2009, 13.08.45   #18
Il_Dubbio
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Originalmente inviato da Noor
Nell'altro post mi correggevi che dell'essere si può essere coscienti e non averne conoscenza.
Ciò che ti chiedo è:chi dovrebbe avere coscienza dell'essere?
E' forse un io che evidentemente riesci a dare per scontato e non indagare, che ha coscienza di una cosa diversa da sè che chiami essere?
Chi ha dunque coscienza di ciò,piuttosto che come affermavo io, essere conoscenza stessa di sè?

Guarda non voglio cambiare la filosofia, la scienza e i loro significati. La conoscenza può essere un concetto poliedrico ma non contraddittorio. Arturo non può essere nello stesso tempo sposato e scapolo. La conoscenza che io ho dello stato di Arturo è una (potremmo discutere questo in modo da aggiungere la fisica, ma secondo me è inutile, teniamoci anche il principio di non contraddizione). Se io quindi non riesco a descrivere lo stato di Arturo non ne ho conoscenza. Arturo forse avrà le sue proprietà a prescindere dalle mie conoscenze su di lui, ma il concetto di conoscenza segue una sola direzione: so qualcosa di Arturo solo quando posso descriverlo.
Tutto questo discorso l'ho fatto su "cos'è la conoscenza?" (rimando li tutti i concetti), dove ho mostrato che la conoscenza di un dato sensibile (che si esprime attraverso i sensi) può essere descritto nei minimi particolari, pur tuttavia la conoscenza interna rimane non conoscibile. Io potrei eliminare, con un colpo magico, la conoscenza interna e decidere arbitrariamente che non esista alcun essere da conoscere, e quindi posso fregarmene di una conoscenza che non solo non possiedo ma che non esiste. Ma la devo eliminare, debbo dire che non esiste, mentre se invece ne ho "coscienza" ne deduco che non è eliminabile e non può essere soltanto un'illusione. Sarebbe un'operazione impossibile, sarebbe come dire che Arturo stesso è un'illusione e con lui tutte le sue proprietà che mi illudo di conoscere in modo descrittivo.
Quindi ho un "essere" che conosce in modo descrittivo; se però l'essere non è descrivibile non posso passare la spugna su quell'essere che pur mi permette di descrivere il mondo e di conoscerlo, devo dedurre che esiste anche se non è descrivibile quindi non conoscibile.

n.b.
Quello che tu proponi è un cambiamento del significato di "conoscenza". Bisognerebbe costruire una nuova teoria della conoscenza

Il_Dubbio is offline  
Vecchio 26-06-2009, 14.48.30   #19
Noor
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Originalmente inviato da Il_Dubbio
devo dedurre che esiste anche se non è descrivibile quindi non conoscibile.
Su questo punto mi pare siamo d’accordo..dunque non è negabile l’essere,né possibile descriverlo..
E’ conoscenza ciò o non conoscenza?
A me questa definizione sembra poco importante,ma ognuno ha le sue scale di valutazione evidentemente...
A me sembra sufficiente poter affermare che l’essere non è oggettivabile dunque non descrivibile.
Ogni altra logica la lascio fuori perché la trovo superflua e mi affido unicamente all’esperire.
Esperire in questo caso non è un osservatore che osserva,ma essere osservazione,
è il campo della coscienza prima che diventi descrivibile,prima che diventi memoria (che è già un’immagine della realtà esperita)
è uno specchio ove tutto il flusso si riflette e prende apparenza il mondo.
E’ in questo spazio ancora indicibile che si gioca tutta la metafisica,già un’attimo dopo uccisa dal pensiero oggettivante.
Noor is offline  
Vecchio 28-06-2009, 23.28.36   #20
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Originalmente inviato da Noor
Regressive mistiche illuminazioni? Da quale cilindro spunta fuori questa frase?
Passioni ,dolori e gioie estinte? Che significa ciò?Di chi si parla,di ET forse?
Filosofie da proporre oggi ?Parli forse di una materia da banchi di scuola?
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No,non capisco..credo proprio che parliamo da universi paralleli…
La filosofia per me è vita che si realizza nel dispiegarsi di in ogni momento,il resto mi sembran superflue acquisizioni della mente dogmatica:anche la filosofia ha le sue religioni d’altronde…

Noor
Passioni, gioie e dolori oggi sono veramente argomenti da alieni. Hai fatto bene a mettere in calce l'aforisma, molto chiaro per comprendere la verità a cui ti riferisci. Proseguire il discorso su altri versanti che non sia il dogma eterno e immutabile qui sarebbe vano. Io vago nel divenire della pluralità. Finalmente ci siamo capiti.
saluti



“Filosofi sono quelli che hanno potenza di attingere ciò che è eterno,immutabile e a se stesso identico. Quanti invece non hanno questa capacità, ma sono bensì errabondi quasi vaganti nella pluralità e in ciò che per ogni guisa tramuta,costoro non sono filosofi.”
(Politéia)
arsenio is offline  

 



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