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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
08-02-2009, 10.18.32 | #5 |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
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la nostra vita è una scenografia
Sto leggendo anche io il testo di Bauman, proprio in queste ore.
Proprio leggendo Bauman ed il raffronto tra la società dei produttori, ormai scomparsa, e la società dei consumatori di cui tutti - volenti o nolenti - facciamo parte mi è venuto alla mente un paragone tra la vita 'virtuale' e la scenografia. E tornando all'argomento facebook stamani mi è sembrato che la nostra vita sia costruita lì sempre più come una scenografia: al colpo d'occhio da lontano appare bellissima e definita, ma va osservata 'alla distanza'. Perché la scenografia è piatta, e dietro... non c'è niente. Mi riservo anche io di approfondire appena conclusa la lettura. Grazie per gli interventi... e per il consiglio di lettura |
08-02-2009, 13.56.57 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Modalità dell’essere: essere su… (facebook)
Face book è un mezzo per comunicare.
Ognuno ci va con le proprie intenzioni: affari, narcisismo, sollievo dalla solitudine, politica, vanità, ricerca di un partner, esibizionismo... e chi più ne ha più ne metta. Face book rispecchia il mondo umano nel male e nel bene. C'è sempre un poco di "bigottismo" e di "spirito puritano" nel gridare allo scandalo. O qualcuno pensa che si dovrebbe moralizzare la rete? Ho ascoltato spesso delle lamentatio sulla scomparsa di luoghi tradizionali di socializzazione: "...una volta c'erano le osterie, c'erano i caffe, i circoli culturali..". Beh, oggi c'è "Face book" c'è "Second life" ecc. ecc. e siamo solo agli inizi. E piace ai giovani, è il loro nuovo mondo, quello della moltiplicazione dei contatti, dei rapporti virtuali, dello scambio di musica e di informazioni...anche di merci..perché no. Se qualcuno ritiene di essere più saggio, ebbene, porti le sue briciole di saggezza in "Second life", in "Face book", in rete insomma. Non avrà accoglienza diversa da quella che avrebbe nel mondo non virtuale. Preferisco riflettere sull'esistenza e sul mondo in un luogo più adatto alla riflessione... oggi, ....ma ieri l'altro sarei andato con entusiasmo in Face book o in Second life...dove vado qualche volta. Ultima modifica di Giorgiosan : 09-02-2009 alle ore 07.03.37. |
08-02-2009, 20.14.45 | #7 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
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Sì ma...
Citazione:
No, non bigottismo. Voglia di capire quel qualcosa in più. Cerco di approfondire il concetto. Scrivo qui da qualche anno, mi è capitato di incontrare qualcuno che conoscevo solo sul forum. Magari non siamo diventati grandi amici, però è stata una bella sensazione quella di parlare con qualcuno escludendo le frasi di circostanza. E la confidenza di base acquisita, dal mio punto di vista, avrebbe garantito la nascita di una amicizia 'seria', se si fosse trattato di persone della stessa mia città. Differentemente, su facebook - che uso e per vari aspetti apprezzo - c'è un gruppo, nato credo non a caso, intitolato più o meno così 'ma che mi addi a fare se per strada non mi saluti', dove 'addi' sta per 'inserisci tra i tuoi contatti'. Ovvero, per spiegare meglio ancora, alle volte mi sono sentita una figurina da mettere sull'album e non un'amicizia da coltivare. Ovvio non con tutti, ovvio che ci sono anche gli amici veri. Ovvio che il mezzo è specchio della società, e Bauman descrive la società... una società che a me spaventa terribilmente... perché io dal 'con-tatto' non posso prescindere, pur essendo talvolta la prima a mettere la distanza...e ritengo che sia un problema sociale, prima che individuale quello di 'mettere la distanza', tra noi e gli altri e, ripeto, vorrei capirne il perché. |
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08-02-2009, 21.51.11 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Sì ma...
Citazione:
Secondo me la solitudine è una condizione sociale frequente oggi, più di ieri, per molti motivi. Gli adolescenti ne sono terrorizzati. Il cellulare continuamente in attività è soprattutto un mezzo per fuggire dalla solitudine, e lo stesso vale per i "luoghi" della rete. Avere molti contatti deve dare la l'impressione di non essere soli. Credo che la solitudine non piaccia a nessuno, ma nonostante questo direi che mettere la giusta distanza sia una cosa saggia, prima dei con-tatti. E più l'esperienza esistenziale cresce più si capisce la saggezza della giusta distanza. Avere amici è ciò che vi è di più bello, consolante e significativo nella vita...e credo che tutti la pensino così...un'altra delle mie ovvietà. Mi domando: se tutti la pensiamo in questo modo perchè e così difficile farsi degli amici? O è difficile solo per me? Il post che ho scritto non era tanto una risposta al tuo, quanto mettere le mani avanti, nel timore che qualcuno dicesse: o tempora o mores. |
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09-02-2009, 19.34.10 | #9 |
Ospite
Data registrazione: 13-03-2008
Messaggi: 14
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Italia
L’argomento proposto è interessante, e – per me – anche piuttosto complicato.
Condivido ed apprezzo i pareri riportati qui sopra. E non credo proprio di poter aggiungere molto. Personalmente, non sono iscritto a facebook; forse perché non ho amici. Non critico chi lo usa, né avrei argomenti (seri) per farlo, salvo i soliti. Ho però la sensazione che, più rapidamente di quanto non si possa immaginare, possa diventare un luogo ineludibile, pena – sono d’accordo – l’auto-emarginazione (che certamente dovrò affrontare, con rassegnazione). Ho idea – sia pur vaga – che facebook rappresenti anche la evoluzione più recente di un processo di semplificazione dei costumi che ha origini – provo a dire – “televisive”. Lo sdoganamento di una certa banalità – in ambito nazionale, almeno – viene dalla televisione commerciale, e poi da quella pubblica appiattita su logiche di concorrenza economica. E’ triste, ma è così. Non occorre farne un dramma. Noi utenti siamo vittime, ben inteso. Non carnefici. Oggi, non ha più senso – lo si vede bene – idolatrare (o criticare con piglio da intellettuale) i vari Tronistii, i vari Emilii Fede, o le belle vallette, o peggio ancora i comici tristi di italia uno. Si tratterebbe di una critica di qualcosa che non esiste. La critica di un cadavere. La attualità è virata piuttosto verso una trasposizione del totem televisivo dentro un sistema sfaccettato (visto che si parla di facebook); un sistema“personalizzato” che consente a tutti noi di vedere tanti piccoli televisorini (tante piccole italia uno, tanti piccoli totem) per ciascun aderente al network. Un sistema (questa è la vera novità) che consente a ciascuno di noi di fondare la propria (piccola) rete televisiva, a immagine e somiglianza di quella antica che non c’è più. Quasi come fossimo dei piccoli Berlusconi, dico solo per facile (e non creduta) battuta. Da tempo – diciamo da due anni – non guardo più la televisione, e in fondo in fondo mi sento un po’ più solo. Mi manca un po’ quello specchio e quella piazza. Mi manca persino il presentatore Corrado. Ma sento che, pur ricominciando a guardarla, mi sentirei sempre solo: si tratterebbe di ricominciare a guardare una foto sbiadita del totem-focolare-ipnotico di un tempo, evocativa – oramai – di vecchiaia, oltreché (confermativa) di solitudine. Niente di vivo, di contemporaneo, insomma. Tutto anacronistico. Invece, iscrivendomi a facebook – ammettendo che io abbia degli amici di facebook – forse troverei pace. Una pace contemporanea. O più sinteticamente una pace temporanea. Farei dei test che dicono quanto io sono interessante, come se fossi l’invitato speciale in un programma di AmandaLear, mi iscriverei a gruppi, e userei il titolo di quel gruppo (tipo:“ vuoi andare a quel paese da solo, o hai bisogno del tom tom?”) come il comico televisivo usava le sue battute, fin dai tempi del Drive-in (che oggi puzzerebbe di cadavere, ovviamente). Battute che piacciono, a grandi e piccini. Facebook sarebbe, insieme a me, il co-autore. In altre parole: la tv non si può più guardare, stante il mefistofelico odore di vecchiaia che promana. Sebbene ancora ci attiri. Guardiamo allora un sistema di micro-tv dove ciascuno ha la propria. Ciascuno ne è il regista, il produttore, lo sceneggiatore, l’autore. E – soprattutto – dove ciascuno di noi può giocare a fare la valletta, il forzuto, il latin lover: basta che pubblichi foto aderenti a quel modello (le uniche che abbiamo, le uniche che possediamo); faccia i test e aderisca ai gruppi-truppa, e si circondi di tanti tanti amici vallette, tornisti, velisti ect. dotati – se possibile – di buone foto del proprio profilo. Questa – per come la vedo io – è una possibile ragione-“macro” del proliferare, in Italia, di facebook presso i 25-45enni. (mi pare che altrove si sia diffuso ben prima, con altri ritmi, del tutto disallineati rispetto alla crisi della tv commerciale; per di più per altri scopi, precisamente riconducibili – mi dicono – al cd. dating, ossia al prendere gli appuntamenti/dare i propri riferimenti/et similia). Esistono poi ragioni “micro”, e sovra-nazionali, tipo: farsi gli affari degli altri, pettegolezzo, spionaggio di ex fidanzati/e, et cetera. Sule quali ho ancora meno da dire. Con facebook siamo meno soli, televisivamente parlando. Con facebook abbiamo la prima vera occasione di diventare quello che più amiamo: tramutare noi stessi una nuova italia uno. |
10-02-2009, 11.05.03 | #10 |
Ospite
Data registrazione: 22-01-2009
Messaggi: 10
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Riferimento: Modalità dell’essere: essere su… (facebook)
Scusa nevealsole ma non riesco a capire il senso della tua domanda/e.
Poiché non abbiamo termini di paragone,dato che, mezzi di comunicazione e spostamento veloci sono recenti, le analisi sociologiche non possono che essere incomplete. Non riesco a capire!”contesti, anonimato, superficialità, mancanza di “corrispondenza faccia-pensiero,in facebook, luogo ove in realtà per auto pubblicità si è sovraesposti., mentre ti trovi a tuo agio, riuscendo a comunicare più intimamente, in un forum come questo, dove si é anonimi. Ora delle due l’una: -devi avere un contatto diretto per comunicare “l’intimo”,e questo forum non é il luogo ideale dato che nessuno sa nulla di nessuno, basta dare un’occhiata ai dati personali dei partecipanti, per comprendere quanto si sia anonimi, oppure, -non devi avere un contatto diretto per comunicare “l’intimo”, e facebook, per tua definizione, sembra essere il luogo ideale, dato che puoi venire a conoscenza di informazioni molto ampie riguardanti la persona con la quale comunichi.. Temo che i paradossi nascano da una mancata definizione condivisa dell’idea che passa sotto il nome di amicizia. Dal canto mio non so dirti esattamente cosa sia( e probabilmente non mi interesse nemmeno dato che sono un solitario e amo l’anonimato), però penso di poter dire quello che credo non sia: non sia un “luogo” esclusivo, non sia antisociale, non assuma connotati piccolo-borghesi, non sia “luogo” entro il quale scaricare sulle persone,delle quali si ama la compagnia, grovigli esistenziali, fobie, paure e problemi, stati interiori che non devono essere utilizzati per tediare gli amici, o si corre il rischio di averne molto pochi, che non sembra essere quello che la maggior parte delle persone vuole. Anche la definizione, esseri sociali, entro la quale amiamo collocarci non aiuta, direi che siamo gregari e molto spesso,solo per necessità. Per arsenio. Se l’apparire è figlio del feticismo della soggettività( a proposito il contrario qual è, forse totemismo dell’oggettività, e quali di questi due stati dell’essere hanno connotati più marcatamente egoisti?) come puoi sostenere che dove non vi sono soggetti esistano solo false coscienze?Delle due l’una : o siamo soggetti e abbiamo false coscienze o siamo oggetti e abbiamo vere coscienze, ma non mi risulta di oggetti con coscienza.... e se queste false coscienze cercano la propria identità fuori da se stesse come possono i pensieri perdere in spessore e in dialettica che per definizione richiedono confronto? E come puoi sostenere che queste monadi sperse per il web manchino di profondità(termine orribile) e di responsabilità?...forse che i tuoi scritti, che se non erro sono molti, e quelli di altre migliaia di persone siano tutti da considerarsi superficiali e privi di responsabilità? Poiché se cosi fosse dovresti definire cosa intendi per comunicazione non superficiale e responsabile. …insomma il web come compimento di soggettività narcisiste con ego ipertrofici incapaci di comunicazione dirette, che però sono disposte a diventare merce in vendita al primo offerente che capita, stravagante alchimia. E cosi anche la vita reale;” attori discrepanti”( cosa voglia dire …) vengono definiti gli uomini che cercano; e l’altro, assume identità solo come auto-riflesso, non capisco: o sono un oggetto che si auto-definisce pensandosi in se stesso, o sono un soggetto che si definisce pensandosi negl’altri. E come faccio a pervenire a una dimensione compiuta di me, se auto-pensandomi mi privo del confronto con la realtà( gli altri)?. Certo, un sistema c’è, si diventa sociologi. Infine il filosofo puro è uomo che cerca la dimensione ultima degl’enti indagati, sorta di dimensione oltre la quale non vi é più nulla da dire o da indagare, l’etica non rientra per obbligo in tale ricerca, poiché non necessaria, anzi limite. Salute a tutti |