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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
12-02-2009, 18.14.25 | #14 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
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Riferimento: Modalità dell’essere: essere su… (facebook)
Citazione:
E’ da anni che qui dico che scienze sociali, psicoanalisi, ecc. non sono scienze esatte,non falsificabili secondo il fallibilismo poperiamo. Né io sono un sociologo anche se per supporto di alcuni temi ho letto qualche testo. Cellulari e affini secondo linguisti, educatori, ecologi dei media, ecc. hanno ridotto la competenza comunicativa anche per semplici rapporti di buon vicinato. La riproduzione dell’opera d’arte inizia la rappresentazione della realtà per la massa che estingue l’immaginazione e la fruizione diretta. ( Benjamin) La patata? È meglio saperla coltivare che sapere come si coltiva. E’ un concetto classico filosofico. Ma io ignoro entrambe le cose. Come Socrate, sono un ignorante perché so di non sapere , e non solo intorno alla patata. Omologazione e frammentazione dell’io che non sono termini di mia invenzione non sono incompatibili. Scusa la brevità per argomenti elevati. Ma credo proprio che diamo ai termini significati diversi. Niente di male, se si fruisce di formazioni diverse. Quel che importa è sapere sempre sapere cosa s’intende dire. Ma le scienze linguistiche non si limitano a questioni solo semantiche. saluti |
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12-02-2009, 18.16.33 | #15 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: Modalità dell’essere: essere su… (facebook)
Citazione:
Non vedo come la sessuofobia cattolica degli anni ’50 (complimenti per l’ottima memoria) c’entri con una metaforica “moralizzazione”della scuola, a maggior ragione che sempre specifico cosa intendo dire , a scanso di equivoci . Tu forse non hai mai avuto figli che hanno dimostrato una scarsa competenza nel leggere, scrivere, parlare, ascoltare ( è questa la competenza linguistica) e aver dovuto sopperire di persona a tali lacune incolmabili da parte della scuola di oggi e dei media. saluti |
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14-02-2009, 11.24.24 | #16 |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
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Ulteriori riflessioni: l’Homo eligens
Ringrazio tutti voi per aver riflettuto con me, e per avermi proposto le vostre visioni, tutte interessanti.
Non ho risposte alle vostre domande, sono in prima persona coinvolta nei meccanismi di ‘esibizionismo virtuale’ di ogni sorta. Avevo sensazioni, le ho ancora. Mi è piaciuto Bauman, fermo restando che la sociologia non è scienza esatta, quando afferma che oggi viviamo nella società del consumatore, dell’Homo eligens, dell’uomo che sceglie. L’uomo che sceglie è però a propria volta merce, e deve riuscire a farsi scegliere. Il meccanismo per essere scelto, è rendersi visibile. Facebook è uno strumento idoneo a dare visibilità. Per vendersi però non basta essere visibili, bisogna anche rendersi appetibili, e facebook permette di costruire la propria appetibilità … ognuno mirando al target di acquirente auspicato. E così si tende alla costruzione del proprio sé ideale, forse a quello che si ritiene di dover essere piuttosto che a quello che si è. Solo forse. L’imperativo categorico credo sia ‘promettere felicità’. Ed infatti, mentre l’anonimato di riflessioni ha permesso, almeno in passato, la presenza di sfoghi e sofferenze di individui in affanno, quando ci si vende su facebook si tende a ‘coprire il baco’, regalando immagini di pienezza e serenità in quantità prevalente rispetto ai momenti di riflessione malinconica. Bauman parla di un meccanismo moderno di aggregazione non più in gruppi ma in sciami. Dove per sciame intende l’aggregazione di singoli individui che rimangono singoli ma vanno in una medesima direzione convinti della bontà della direzione dal fatto che è quella percorsa dalla maggioranza, preoccupati dell’emarginazione di non essere in un tale contesto e subire, per così dire, la morte sociale, l’allontanamento. E’ una ipotesi. Fa riflettere anche quanto detto da Paolo, circa la costruzione della propria tv personale. Mi ha fatto venire in mente che nell’era dei reality, esiste un reality ancora più vero – se si vuole – quello che ognuno di noi può dirigere. I protagonisti sono quelli che conosciamo e noi stessi. Per la prima volta nella storia un’autorizzazione specifica concessa al prossimo a farsi illimitatamente gli affari nostri, in tutto e per tutto, in completa verità. Con l’unico limite del taglio ‘appetibile’ che a tale verità noi stessi diamo … un limite di non poco conto, specialmente se riteniamo di dover essere per l’altro uno strumento di felicità. |
15-02-2009, 16.35.58 | #17 |
stella danzante
Data registrazione: 05-08-2004
Messaggi: 1,751
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Riferimento: Modalità dell’essere: essere su… (facebook)
L’analisi sociologica pur con tutti i limiti che pure Bauman identifica nel suo esser modello e non pretesa di descrizione esatta della realtà che sarà senz’altro più complessa, offre spunti su cui meditare a mio parere a fondo.
Restando nell’ambito del virtuale mi hanno dato da pensare due cose su tutte: una è la concezione dell’Altro, che lasciamo esista solo in ragione di quanto può servire a fornire una vetrina per il nostro ego, non di per sé, cosa che è più difficile nel rapporto reale, tante realtà dell’altro non si possono eludere nel confronto faccia a faccia, mentre in virtuale è qualcosa di quasi automatico; l’altra che mi pare una valida spiegazione per questo strano stato di ipnosi e immobilismo che viviamo e del quale cercavo una decifrazione è che il dissenso verso la politica viene risucchiato e rinchiuso nel circuito virtuale e sebbene ci appaia di far tanto, di unire la nostra voce al pluralismo democratico questo resta qui rinchiuso come mero sfogo fine a se stesso e appagato il bisogno di democraticità la politica continua invece inattaccata, invariata. (correre per restare sempre nelo stesso luogo dice altrove Bauman rifacendosi ad Alice di Carroll) Ovviamente dipende da come usiamo il mezzo, è il nostro modo di porci perché Blog come quello di Beppe Grillo raccolgono il malcontento e lo convogliano in atti concreti di partecipazione democratica. Nelle piazze si raccolgono le firme e si presentano referendum e richieste varie, ed è forse per questo che dai media ufficiali si spara a zero sul comico. È anche vero che la politica stessa può anche saper sfruttare il campo virtuale (Di Pietro sembra saperlo fare, Obama lo ha fatto alla stragrande, stravincendo le lezioni) e non vorrei che pure qui si creasse quella che Chomsky chiama “La Fabbrica del consenso” ad opera di abili strateghi della comunicazione. Per questo credo non sia inutile cercare di capire cosa sia la nuova comunicazione attraverso la nuova tecnologia e come funziona, a breve daranno in tv sull’emittente La 7* un film che mi incuriosisce molto, (forse domani non ne sono sicura) Il Quinto Potere, che tratterà proprio il potere che è nelle mano della tv, che se anche oramai non raccoglie più le famiglie attorno a lei, i più giovani deviano su internet o sky o altro, gran parte ancora è e resta dipendente dalla pseudo-realtà che ci propina e ci condiziona ancora, capire a fondo anche questa ci può permettere di usare consapevolmente ogni altro mezzo, e non lasciarci usare. *ma la tv che mette in guardia da se stessa non genera qualche sospetto? Bah. Vedrò un film in tv che mi dirà di guardarmi dalla tv .. Ancora un doppio legame come il sii spontaneo di batsoniana memoria. |
16-02-2009, 16.48.58 | #18 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
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Riferimento: Ulteriori riflessioni: l’Homo eligens
Citazione:
Cara nevealsole bellissimo e inesauribile tema. Ogni fenomeno collettivo come i new media non può livellare sull'eccellenza. Sostenendosi su passioni di massa del momento, surrogati di cultura, bisogno di parti sancite in aggregazioni. Si perde la capacità di una lettura analitica del mondo quotidiano. Ad esempio Google, “scatola vuota”, se male usato disabitua a letture prolungate e formative, parola di giornalisti che lo usano pur apprezzandone i vantaggi. La cultura tradizionale nel 3° millennio non serve più, per una mutazione evoluzionistica. Ma si ha bisogno delle persone in carne ed ossa ed anche dei personaggi delle fiabe (il più importante è invisibile e gli occhi sono ciechi, ammonisce il Piccolo Principe), dei romanzi, poesie, libri di storia, racconti di viaggio, teatro, cinema, ecc. per illuminazioni mentali e affettive. Non celebrerò la mediocrità dei tempi, la userò a mio modo, e non m'importa di essere controtendenza ciao |
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17-02-2009, 09.37.53 | #19 |
Ospite
Data registrazione: 22-01-2009
Messaggi: 10
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Riferimento: Modalità dell’essere: essere su… (facebook)
Ciao Neveslsole, dici che avevi delle sensazioni, e che le hai ancora, il che vuol dire che non ti abbiamo aiutata, poi molto.
Scrivi, dobbiamo venderci e per tanto dobbiamo essere appetibili; credo sia sempre stato cosi, anche se non in forma cosi vasta; fruttivendolo, politico, scrittore, persona comune, chi per interesse, chi per necessità,deve rendere appetibile la propria”merce”, sia essa materiale o intellettuale. Credo sia scontato che questo mostrarsi porti con sé alcuni aspetti negativi: superficialità, distorsione, allontanamento dalla realtà, e ne nasconda altri, paura dell’anonimato o di non sentirsi appartenere. Certo, si può criticare l’imponente necessità di emergere che sembra caratterizzare questo periodo storico, ma, credo sia piuttosto complicato criticare gli strumenti che abbiamo inventato perché questa si realizzi(e anche inutile, sarebbe come accusare il forno di aver bruciato l’arrosto o la televisione di fare programmi spazzatura). Se gli strumenti sono mezzi e quindi basterebbe eliminarli da casa, per non avere più il problema, molto diversa è la questione uomo. A fronte di persone, che nella superficialità identificano benessere, e perché no, felicità, ve ne sono molte che hanno bisogno di approfondire o, per usare una tua espressione,di riflessione malinconica. Quando si verifica l’incontro fra queste due”categorie” di persone, a prescindere dallo strumento, si ha una sorta di corto circuito nelle comunicazioni:l’una non apprezza l’approfondimento, l’altra non apprezza la superficialità. Vorrei,se cosi si può dire, spezzare una lancia in favore dei superficiali: -superficialità uguale ignoranza o, peggio, stupidità( accusa che sovente i “superficiali” si sentono rivolgere) non è a mio parere equazione corretta, poiché se dovessimo porre sui piatti di una bilancia l’egoismo di chi non vuole ascoltare e l’egoismo di chi vuole essere ascoltato, ho l’impressione che vi sarebbe un perfetto equilibrio. -il “superficiale” può essere persona non agitata da stati interiori che mettono in difficoltà o non sentire la necessità di crearseli;godere di ciò che si ha, anche se intellettualmente “povero”, se dona benessere, è una benedizione, non il contrario. - se accettiamo come vero il vecchio adagio:”chi sa non parla, chi parla non sa”, resto dell’idea, che molti”superficiali” potrebbero essere persone che hanno, semplicemente, risolto le domande e i dubbi che, invece, inquietano molti di noi. Inoltre, se è legittimo amare il proprio interrogarsi, amare la necessità di andare a fondo alle questioni che l’esserci ci pone, non capisco perché si debba ritenere inconsapevole la felicità di colui che non è soggetto a tale imperativo culturale;felice del suo stato, solo e soltanto perché la natura non gli ha concesso( secondo un certo punto di vista) gli strumenti per indagare. Infine,se la scelta è fra cultura di massa e cultura di “nicchia”, per esperienza diffido molto di più della seconda, che per definizione produce comunità: chiuse, asfittiche e con regole endogame; comunità, che sono sempre all’origine di: baronie, settarismi e manipolazioni. Salute a tutti. |
18-02-2009, 12.03.34 | #20 | |||||||
Lance Kilkenny
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Messaggi: 362
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Riferimento: Modalità dell’essere: essere su… (facebook)
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Allo stesso modo, chi offre le proprie emozioni/considerazioni agli altri su di un network (ma anche altrove...) lo fa cercando una felice sintesi tra le proprie proiezioni e le attese altrui presunte.La moneta di scambio in questo caso non è il denaro ma la gratificazione emotiva, non cambia però il meccanismo utilitarista alla base, senza che il termine acquisisca carattere negativo e... anzi. Citazione:
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Facebook, l'internet, sono solo camere di espansione, numeriche e specifiche, di caratteristiche umane generali quali l'ipocrisia, la falsità, la timidezza, l'autoinganno e certo non solo.La gratificazione derivante dalla molteplicità dei contatti amplifica la tendenza a 'vendersi', è necessario cioè che la vetrina sia non solo ammiccante ma coerente, articolata e dettagliata, perchè tutti la osservano uguale a sè stessa e nello stesso tempo. Ma questo paradossalmente porta in superficie le magagne, le espone, oltre certo a configurare mondi iperidilliaci e apparentemente troppo falsi per servire a qualcosa.Il fatto che chiunque possa parlare a lungo di sè a tante persone contemporaneamente lo espone cioè al rischio teorico sempre maggiore di verificabilità/falsificabilità : è un modello di processo democratico di selezione. Il problema dirai è che a forza di inventarsi cose, teorie e mondi inesistenti la comunicazione rischia di poggiare, a lungo andare, su assunti appunto inverosimili quando non falsi : chi si preoccupa di controllare se il tizio è davvero laureato in filosofia ad ex., se i contenuti discussi esulano da quel merito?Chi va a controllare se quel tipo davvero alleva maiali e coltiva la vite in sperduti quanto suggestivi angoli della Toscana più selvaggia ( )? Se la comunicazione diventa fine e cessa di essere strumento di un'idea di relazione (se la relazione cioè diventa equivalente alla sola comunicazione virtuale), se io sono preso dalla voglia di comunicare più o meno qualunque cosa mi vada per il solo kick endorfinico che ne ricevo, e se tu fai altrettanto e come noi migliaia di persone, ecco che i fatti non importano più, la realtà muore proprio in seguito alla tecnologia della comunicazione, che inizia/consente di prescinderne sistematicamente.Così più o meno diceva Baudrillard (12 anni fa!).E se già problematico era pensare alla riproduzione di mondi 'disneyani' fatti di film/fiction/serial/media tutti orientati a riprodurre e riportare quanto riprodotto e riportato in precedenza, ecco che facebook è lo strumento geniale con cui la verità dei fatti si perde nella parcellizzazione dei contatti senza la necessità di ispirarsi costitutivamente a mondi falsi, ma anzi con la promessa di poter consentire a tutti la verifica trasparente dell'altro.Ma la parcellizzazione e l'esplosione numerica dei contatti macinano sotto la pressa 'unità di tempo' e digeriscono tutto risputando fuori solo opportunità (sempre più) neutre e digeribili : se lo scopo impostato è moltiplicare i contatti per aumentare il business è naturale che più velocemente passa il dato conoscitivo/comunicativo più contatti si creano. Il sistema è cioè perfettamente autoimplementante ma non vale a mio avviso considerare le categorie di bene/male ovvero autenticità/inautenticità : perchè tale sistema offre comunque l'opportunità teorica a qualunque dato di essere processato, seppur magari di essere emarginato dopo poca strada.Ma è un'opportunità sconvolgente. Citazione:
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