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Originalmente inviato da emmeci
correggere la natura e mutarne il corso e le leggi.
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Per un cristiano e per chiunque si rifaccia ad un modello di pensiero
della Tradizione, correggere la Natura è lecito ma mutarne le leggi
no, è inaccettabile e fonte di immani sciagure!
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Originalmente inviato da emmeci
Infatti, proprio per rimanere nell’ambito di questo argomento, che cos’è l’ideale primo e ultimo delle rivoluzioni se non una trasformazione della società e in ultima analisi la creazione di una società più morale? (Anche se i partecipanti ai moti rivoluzionari obbediscono solo a reazioni impulsive e forse non sanno quello che fanno, e i filosofi arrivano a illudersi di potere – attraverso una rivoluzione - bruciare la storia e iniziare una storia nuova).
Dunque, per concludere, si potrebbe affermare che la società è sì un dato di fatto ma che deve diventare un fine: ed è come creatore di fini che l’uomo si sottrae alla realtà naturale, con tutti gli equivoci, i crimini e gli eroismi, che tale impresa può comportare.
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Sono molto critico verso l'idea dell'uomo creatore del suo fine.
Nella natura dovrebbe essere possibile interpretare lo spirito della stessa,
che cosa ha in serbo per noi.
Qualcosa di simile all'idea di adeguamento di Spinoza, l'uomo non adeguato
al suo disegno soffre.
Il problema dell'uomo moderno è quello della crisi del demiurgo.
La funzione prometeica assunta dalle menti migliori che si sono posti
a guida degli uomini, Marx e Freud sono stati due Titani che hanno
provato a portare il fuoco della conoscenza all'umanità.
Ma sappiamo che fine ha fato Prometeo.
Il mito della rivoluzione è quanto di più antinaturale esiste.
"La natura non fa salti" e non fa sprechi e quindi non vi è nulla
da rifare in essa ma solo da migliorare.
Dovremmo provare come esercizio relatovistico domandarci: ma siamo
sicuri che la rivoluzione francese e russa erano davvero necessarie?
Siamo sicuri si debba parlare di rivoluzione scientifica quando le premesse
della stessa sono state ampiamente preparate da una adeguata gestazione.
Quando nasce un bambino non si dice che quella "struttura" ha fatto
una rivoluzione.
Esiste tutta una visione storiografica legata al Romanticismo
e all'Illuminismo che vede delle rivoluzioni, dei rinascimenti e dei
risorgimenti, epoche buie che poi sono state tutt'altro che buie.
Perciò fin da bambini, da studenti impariamo una storia a fette
che ci crea un'indentità a fette, tutta proietatta verso il superamento
di limiti della natura. Una costante rivoluzione che conduce l'uomo
alla nevrosi e alla alienazioni.
Proviamo a riappropriarci del nostro passato, di quello che non conosciamo,
ci sono millenni liquidati come bui o inutili. preistorici, propedeutici
solo a ciò che sarebbe dovuto venire.
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Originalmente inviato da emmeci
mi pare si debba abbandonare questa rincorsa al principio e cercare piuttosto il fine, che dopo tutto se c’è, è un fine immaginato o voluto dall’uomo nel suo sforzo di uscire dal regno animale per entrare nel regno morale.
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Questo concetto è affascinante .
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Originalmente inviato da emmeci
Eppure sì, proprio qui, cioè nella politica, in questa arretrata per non dire arcaica attività degli umani, mi sembra di vedere incrinarsi la verità che sembra inoppugnabile dell’ateismo: perché, se tutto ci insegna che uomini che hanno acquisito potere sono per natura incapaci di abbandonarlo o di limitarlo – una sorta di sviluppo dall’epoca delle caverne ad oggi c’è pure stato….e questo, considerati i geni ostinati della nostra specie, forse è spiegabile solo con l’intervento di una misteriosa invisibile provvidenza. Qualcuno crede perfino d'aver scoperto una legge che impedisce agli imperi di vivere eternamente ….
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Guardando la storia credo che la tua conclusione sia fondatissima.
Se ci pensiamo dal I secolo D.C. l'umanità ha avuto una progressiva
accellerazione del progresso tecnico-scientifico.
Il medioevo bistratto è buio solo agli occhi del laicista ortodosso e ormai
superato. Quel periodo va letto come una lunga gestazione.
E come un periodo in cui la Chiesa ha salvato il meglio dell'antichità
a livello filosofico e sopratutto civile e statuale. Senza tale operazione
politica non si sarebbe mai avuto alcun progresso.
Altro momento di progresso soprattutto spirituale l'umanità ebbe anche
un grande momento tra il VI secolo e il III secolo A.C, da Buddha a Confucio,
alla Grecia coi suoi filosofi, al regno di Israele con Salomone e Davide
durante il quale si mise per iscritto la versione definitiva dell'Antico Testamento testo basilare dell'Occidente, è stata una fioritura mondiale
di spiritualità.
Senza progresso spirituale non si da alcun progresso storico.
Tra l'altro mi pare esistano studi in questo senso sulle ere astrologiche.
L'influenza spirituale non è avulsa dalla materia del mondo è incarnata
esattamente come il "verbo incarnato" e le traccie di queste influenze
sono registrate proprio dall'astrologia.