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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 29-03-2008, 08.38.59   #1
emmeci
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La piaga divina

Pur essendo nota all’uomo fin dalle origini, pur essendo ben presente in noi, tanto che in questo forum tutti ne parlano, anche coloro che la disdegnano e si oppongono ad essa in nome della scienza o della ragione, la fede religiosa non è una ma duplice. Da una parte sembra tendere verso l’alto, cioè (indipendentemente da qualunque riferimento spaziale) verso un Dio che, inteso come assoluto, non può avere figura, non può essere dotato di tratti naturali od umani ed è, nella sua essenza, indicibile e inconcepibile…Dall’altra parte è ciò che brilla davanti a noi, cioè (indipendentemente da qualunque logica temporale) è al termine del cammino, cioè alla fine di ogni esistenza e della storia del mondo, di cui non può non serbare una traccia. Un’ambiguità che è nell’essenza stessa della fede.
Potremmo interpretare queste due proprietà della fede come i due modi di essere del divino che si sono detti “trascendente” e “immanente” – accentuando la loro distanza ma anche cercandone l’unità, quasi che – considerati isolatamente – potessero costituire una piaga da risanare…..qualcosa che potrebbe essere interpretato come la tragedia di Dio. Nell’un caso o nell’altro, infatti, Dio non esiste: il Dio trascendente perché deve oltrepassare ogni forma e concetto fino a rendersi simile al nulla – il Dio immanente perché potrebbe esistere solo alla fine della storia, cioè mai.
Eppure la fede non cede, cioè Dio è sempre possibile anzi è reale davanti ad essa. Ma credo che, al di là delle formule dei catechismi, Dio ha per la fede proprio questa misteriosa doppiezza, questa ambiguità che palpita nel cuore di ogni credente, questa sorta di lacerazione che si ripercuote nello spasimo di un fedele che vorrebbe chiudere quella piaga e soddisfare il bisogno che ha di un Dio unico e vero. Eppure l’impresa è difficile, visto che quella lacerazione è presente non solo nella religione cristiana ma in tutte le religioni, avendo trovato, ad esempio, una sublime espressione nei termini brahman e atman della religione vedica e un tentativo di comprensione – non so quanto accettabile - nei termini “assoluto” e “infinito” che mi pare di poter usare quando cerco di accostarmi a Dio.
emmeci is offline  
Vecchio 29-03-2008, 10.02.16   #2
Noor
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Riferimento: La piaga divina

Dio non è i nostri desideri inespressi,le nostre speranze,la proiezione delle nostre paure della nostra presunta finitezza:solo quando ci si arrende a questa evidenza, E' Dio: ed è come una morte in vita.
Dove noi non siamo più,Egli E', Siamo.
La fede è una forma suprema, assoluta di fiducia nel ciò che E', null'altro.
Ciao emmeci
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Vecchio 29-03-2008, 12.13.12   #3
Karenina
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Riferimento: La piaga divina

Caro Emmeci a proposito del dissidio della fede tra trascendenza e immanenza del Dio mi viene in mente il mio filosofo di riferimento,Ludwig Feuerbach, che in proposito e anche sul sentimento religioso si è pronunciato ampiamente, anche se è stato abbastanza frainteso soprattutto in seguito alla lettura del suo pensiero a opera di Marx. Come tutti ben ricorderanno Feuerbach mutua il concetto hegeliano di alienazione all'interno dell'ambito religioso, rilevando la effettiva necessità dell'uomo di dover ricorre ad un Dio Persona come referente della propria vita. All'interno del processo di alienazione religiosa per Feuerbach l'uomo aliena sè stesso in virtù di una trasposizione perfetta della propria natura e ripone in questo Io trascendentale, perfetto e soprattutto eterno tutte le aspettative di una vita ultraterrena. In realtà afferma Feuerbach il Dio del cristiano è L'uomo stesso nella sua perfezione, mja per spiegare questo concetto avrei bisogno di più tempo...
il punto è che il credente continua a vivere un rimando continuo di responsabilità, rifiutando apparentemente una prospettiva terrena alla quale però è comunque vincolato e da cui non può prescindere. e a niente servono le pratiche di umiliazione e il distacco dalla vita naturale... il dissidio non ha fine perchè l'uomo nella religione ha divinizzato sè stesso, con tutto ciò che esso comporta... la propria dimenzione naturale, ferina, ma anche quella razionale oggettiva.
e per quanto questo pensiero sia radicale, potrà sembrare quasi irriverente e irrispettoso nei confronti di quelli che della religione hanno fatto il senso della loro vita, non riesco a prescindere da questa visione, anche perchè il passo fondamentale da compiere potrebbe essere il riconoscere il vuoto contenuto delle nostre pratiche in vista di una consapevolezza che miri a migliorarci, a guardare il nostro prossimo non come il nostro referente attraverso cui possiamo giungere a Dio per godere della sua grazia....ma come l'elemento che ci completa, attraverso si compie il genere umano. Ma mi sono persa in una serie di concetti che forse escono dal tema del post. saluti
Karenina is offline  
Vecchio 29-03-2008, 16.34.54   #4
emmeci
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Riferimento: La piaga divina

Karenina, il tuo riferimento a Feuerbach mi ha obbligato a cercare quale rapporto potrebbe esserci fra il suo concetto di alienazione e quella doppiezza del divino (assoluto e infinito, ossia trascendenza e immanenza) con cui le religioni del mondo lo rappresentano e i fedeli lo vivono.
Certo, potrei pensare che assoluto e infinito sono proprietà che l’uomo considera desiderabili per sé stesso e che non potendo presumere di possedere, ha trasposto in quell’essere dotato di tutte le perfezioni che ha chiamato Dio. Ed ecco allora il senso di quella piaga divina, che in realtà è una piaga che l’uomo ha dentro di sé perché egli vive nella sua coscienza la certezza di essere la forma suprema della natura, anzi qualcosa che non può essere solo natura ma spirito o più che spirito…..mentre, d’altra parte, è costretto a vivere sulla terra e a percorrere un cammino che non ha fine di asperità e di dolorosa fatica – due dimensioni di sé che l’uomo dunque ha estroflesso in un Dio portandole al loro grado supremo.
E se l’operazione Feuerbach sembra essere andata incontro a qualche obiezione (perché l’uomo traspone in Dio solo ciò che desidera, cioè le sue qualità positive e non tutto sé stesso, con i suoi mali, spietatezze ed assurdità?), l’obiezione può essere superata perché effettivamente la divinità è dotata di qualità desiderabili portate al massimo grado, ma fra le qualità che l’uomo ritiene desiderabili non c’è solo la bontà, la misericordia, l’amore… ma anche (forse troppe volte) la durezza, il rifiuto, l’odio contro altri uomini, e perfino – come è stato dimostrato nei secoli - contro gli infedeli e contro chi crede a un altro Dio: un atteggiamento che egli può credere condiviso dal proprio Dio, e ben dimostrato in quelle lotte di religione in cui si compie ciò che tu chiami rimando di responsabilità, sfumando una prospettiva che è solo terrena in quello che diventa un odio da cui non si può prescindere, cioè un odio celeste.
Quanto al ritegno che provi ad accettare in pieno questa concezione, dipende da quella che alla fine mi pare però una critica insostenibile contro di essa: e cioè che, proprio conducendo agli estremi quell’aspetto trascendente-immanente della religiosità, cioè aprendo del tutto la piaga divina, non si sacrifica Dio, ma si raggiunge quell’ orizzonte in cui esso veramente giace: fra un assoluto ed un infinito che, continuando il discorso di Feuerbach anzi cercando di arrivare alla dimostrazione ultima della sua tesi, potremmo considerare le due supreme istanze che l’homo sapiens o sapientissimus vorrebbe riservare a sé ed è costretto a cedere – forse con qualche ritegno – al fantasma divino.
emmeci is offline  
Vecchio 30-03-2008, 16.29.42   #5
Karenina
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Riferimento: La piaga divina

l’obiezione può essere superata perché effettivamente la divinità è dotata di qualità desiderabili portate al massimo grado, ma fra le qualità che l’uomo ritiene desiderabili non c’è solo la bontà, la misericordia, l’amore… ma anche (forse troppe volte) la durezza, il rifiuto, l’odio contro altri uomini, e perfino – come è stato dimostrato nei secoli - contro gli infedeli e contro chi crede a un altro Dio: un atteggiamento che egli può credere condiviso dal proprio Dio,

NOn potevi esprimere il concetto in modo migliore, anche perchè questo mette in luce la contraddizione interna alla fede cristiana stessa che paradossalmente dovrebbe essere religione dell'amore.
Sono contenta che sia stato compreso il mio intervento. In ogni caso hai detto bene tu l'uomo cede le sue istanze in favore del Dio, e questa è una cosa che oltre al dilaniare l'uomo nella totalità della sua vita, in tutti i suoi aspetti finisce per fargli dimenticare l'aspetto più importante: la consapevolezza del suo essere limitato. Il rapporto con la morte non è più autentico e da tutto questo deriva il problema esistenziale del comprendere il senso della morte, senza capire che essa pone la vita, ma non quella ultraterrena con la risurrezione del corpo, ma la vita terrena stessa, immanente che per l'opinione religiosa è paradossalmente quasi un nulla.
Karenina is offline  
Vecchio 31-03-2008, 14.31.31   #6
emmeci
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Riferimento: La piaga divina

Sì: Dio può diventare – nella situazione feuerbachiana che abbiamo ipotizzato – un fantasma ambiguo in un senso magari più vibrante ed emozionale di quello che suggeriva il binomio trascendenza-immanenza, cioè come un temibile super-ego ma nello stesso tempo come il padre del figliol prodigo: alla fine un alibi per tutte le occasioni…..Eppure, non mi sembra giusto né forse possibile ridurre un Dio a questa volubile caricatura.
La fede, Karenina, è stata per me sempre un problema: quanto più mi sembra di averla superarla, spingendomi a taglienti e a volte brucianti ironie, tanto più si può avere il sospetto che questo atteggiamento possa essere considerato – con approvazione o disapprovazione secondo il grado di intelligenza e religiosità di chi legge le mie parole – una vera bestemmia, un capriccio da libertino, o uno sfogo religioso estremista, cioè una specie di misticismo (che, come è sempre stato, risulta sospetto ai censori e alle anime pie). Così, di fronte alle conseguenze di una così contorta concezione di Dio (conseguenze evidentemente solo verbali, visto che non siamo più in epoca di inquisizioni e di auto-da-fé….(quousquetandem, Karenina?), ho cercato di sottrarre in qualche modo Dio alle ciarle di questo mondo, cioè alle lodi e ai biasimi di credenti e atei riportandolo nel senso più pieno a quell’intuizione dell’assoluto che probabilmente l’aveva fatto sbocciare nelle foreste o nelle savane, allorché l’homo sapiens volse per la prima volta il suo sguardo al sole e, accorgendosi che l’assoluto è luce ma anche tenebra, lo appellò Dio. In ogni caso c'è questo che posso considerare un vantaggio: che un Dio assoluto sembra tornare alla sua solitudine, comunque lontano dalle brame dei religiosi di arricchirlo di proprietà e di attributi che sono – fino a prova contraria – solo nostri attributi. Ma è un vero Dio questo? O questi attributi sono per lui una piaga o una corona di spine?
emmeci is offline  
Vecchio 31-03-2008, 15.03.36   #7
Noor
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Riferimento: La piaga divina

Si parla di uscire dalla visione tradizionale,cristiana di Dio,ma vedo che torna
comunque inevitabilmente ,ad essere quella figura condizionata dalla cultura e dalle idee precostituite:un oggetto-soggetto da noi diviso, esterno che ci osserva e che tentiamo di riuscire a scorgere da qualche parte..
Noor is offline  
Vecchio 31-03-2008, 16.37.26   #8
Karenina
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Caro Emmeci nel post ci chiedevamo il punto di vista dell'uomo e la conseguente percezione di se di fronte all'istanza divina come un giano bifronte, tendente all'assoluto ma legato alla propria materialità. Il quesito su Dio in parte secondo me esula da queste considerazioni, e sicuramente il punto di vista feuerbacchiano non può essere il punto di partenza se finisce per ammettere che Cristo è la Coscienza del genere umano, come vedi è una visione che è sempre antropocentrica... invece quello che mi sembra essere il risvolto del tema che hai posto, anche ne Lo scandalo, è di che natura sia allora Dio, quale siano le caratteristiche sue proprie. Mi viene in mente un discorso di Duns Scoto sui futuri contingenti... non ricordo bene il ragionamente ma mi sembra che tutto partisse dalla messa in discussione del principio di non contraddizione aristotelico... in ogni caso mi è rimasto impressa l'argomentazione portata avanti dal filosofo inglese a proposito della Grazia in cui si affermava che non è detto che Dio debba per forza essere graziato rispetto a Giuda, potrebbe anche essere che Dio decida di fare il contrario, come non è detto che Lucifero non possa essere redento... i piani divini sono imperscrutabili... mi auguro che questo possa essere uno spunto, chissà approfondendo i volontaristi, o magari anche i mistici la domanda che ti sei posto tu può partire da un sostrato molto più fecondo rispetto alla problematizzazione del dualismo della fede nell'uomo. cari saluti e perdona le mie imperfezione su gli argomenti portati avanti in questa mia risposta.
Karenina is offline  
Vecchio 02-04-2008, 09.21.26   #9
emmeci
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Riferimento: La piaga divina

Hai ragione, Karenina, ci siamo incanalati, con Feuerbach, su una strada che potrebbe non portare a nulla di certo e comunque non ci faccia uscire da quella corona (di rose o di spine?) che sono i predicati che si attribuiscono a Dio…..Dunque, almeno per ora, non parliamo di Dio. Ma tolto Dio che cosa rimane? Rimane qualcosa che forse è più importante e decisivo per tutti, fedeli ed increduli, e cioè rimane la certezza che comunque una verità assoluta dev’esserci, anche se non sappiamo qual è, non sappiamo se è fisica o metafisica, se dice che siamo essere o nulla….Ma che una verità assoluta esista è una certezza senza possibilità di smentita, proprio perché non la conosciamo e non possiamo sapere che cosa veramente sia, poiché potrebbe perfino essere che la domanda medesima è assurda, che non solo una verità assoluta è al di là del nostro orizzonte, ma perfino che una verità assoluta non c’è….Non so se mi sono fatto capire, ma di fronte all’immane dubbio su quello che è, la verità c’è e rimane intatta, come la dea di Sais in mezzo ai suoi veli. Una sconfitta senza riparo? Eppure proprio sul margine dell’abisso una strana possibilità sembra venirci incontro, cioè la possibilità a noi data di cercare questa verità, guidati unicamente da quel filo di luce che attraverserà la nostra ricerca e che non sai se è il filo di Arianna o di una Fata Morgana pronta ad attrarci in un gioco futile e senza confine. E noi non possiamo che lasciare che questo gioco continui, magari scommettendo, come ha fatto Pascal, su una soluzione che non ha la più piccola probabilità di riuscire se crediamo, come credeva Einstein, che Dio non gioca ai dadi. Ebbene, sì, si può desistere dallo scommettere e accontentarsi di quella certezza che esiste una verità assoluta anche se irraggiungibile. Meglio che niente, ti pare Karenina?
emmeci is offline  
Vecchio 02-04-2008, 11.00.28   #10
espert37
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Riferimento: La piaga divina

Citazione da Emmeci:
guidati unicamente da quel filo di luce che attraverserà la nostra ricerca e che non sai se è il filo di Arianna o di una Fata Morgana pronta ad attrarci in un gioco futile e senza confine. E noi non possiamo che lasciare che questo gioco continui, magari scommettendo, come ha fatto Pascal, su una soluzione che non ha la più piccola probabilità di riuscire se crediamo, come credeva Einstein, che Dio non gioca ai dadi. Ebbene, sì, si può desistere dallo scommettere e accontentarsi di quella certezza che esiste una verità assoluta anche se irraggiungibile. Meglio che niente, ti pare Karenina?

Carissimo emmeci, con piacere mi sembra di notare che tu stia imboccando il sentiero che conduce ad un graduale rientro nei ranghi,che piano piano ti stia convincendo che la ricerca tanto ambiziosa quanto altrettanto superflua della verità assoluta sia più conveniente sospenderla,per adoperarsi ad approfondire la ricerca e gli affrofondimenti di quella verità più vicina all'essere umano,quella verità i cui valori ci possono donare più gioia e felicità,contribuendo così a migliorare la società di cui facciamo parte.Quella verità che non rientra nel trascendentale,che non è una utopia,ma è,con un poco di impegno, raggiungibile.Quella verità la cui ricerca deve pertire dall'Ego
perchè tutti i problemi esistono perchè esiste l'io,se l'io non esistesse per lui non esisterebbe nessuna verità,tantomeno nessun universo. Cerchiamo di convincerci che Dio è e sta in noi e nel nostro prossimo.Che sia vero o no, non ci deve importare nulla, l'essenziale è averne la convinzione per poter avere la possibilità di dare un concreto senso alla nostra vita,vivendola essenzialmente con Amore.

Un amichevole saluto espert37
espert37 is offline  

 



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