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23-03-2008, 09.12.27 | #11 |
Ospite abituale
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?
Saluti a te, Giancarlo: a evitare equivoci di un non addetto ai lavori, preferisco indicarti il sito internet del neurobiologo Christof Koch: http://www.klab.caltech.edu
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29-03-2008, 19.54.58 | #15 |
iscrizione annullata
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?
Da scorpione non posso che essere ipnotizzato e affascinato dalla morte (ovviamente quella simbolica..più o meno.). Anzi, hai appena aggiunto un collegamento in più nel mio cervello.
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30-03-2008, 16.05.56 | #16 |
Ospite abituale
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?
Sì odos, bisogna leggere le domande ma anche capire le risposte. Vedo che, nel tuo primo intervento, hai detto: “cosa significa innato o tabula rasa a questo punto? Il cervello ha assunto una certa configurazione in conseguenza ad un uso e un disuso contingentemente storici e personali. Di fronte a questo un domanda sulla tabula rasa oggi è difficile persino da comprendere”. Parole che mi pare corrispondano al mio “ma che importa?"; tanto più che in un altro intervento precisi: “abbiamo due possibilità: o neghiamo che vi siano predisposizioni innate o modifichiamo il nostro concetto di innato in termini storici” – il che mi pare corrisponda a quello che ho detto, cioè che qualunque sia la base di partenza, ciò che è determinante è lo sviluppo”, uno sviluppo che può arrivare da un informe zigote alla Critica della Ragion Pura.
Ciao. |
04-04-2008, 15.38.44 | #17 | ||
Moderatore
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?
Citazione:
Citazione:
In altri termini, è il vecchio problema: “conta di più la predisposizione innata dell’individuo o l’ambiente in cui si trova?” Scusatemi, ma mi viene in mente il film “Una poltrona per due” (che programmano tutti gli anni a Natale), in cui i ricchissimi Randolph e Mortimer Duke scommettono un dollaro sul fatto che una persona presa dalla strada sarebbe in grado di sostituire il direttore generale della loro azienda, per dimostrare che quello che conta non è la persona ma l'ambiente in cui si trova. Nel film, la persona presa dalla strada se la cava benissimo mentre l’ex direttore generale diventa un relitto umano. Nella realtà, almeno a sentire lo scienziato cognitivo Pinker, conta molto di più la predisposizione genetica, un uomo alla nascita è tutt’altro che una “tabula rasa”: “Gemelli monozigoti separati alla nascita condividono tratti come entrare in acqua all’indietro e solo fino alle ginocchia, il non andare a votare perché non si sentono sufficientemente informati, il contare in modo ossessivo tutto ciò che hanno sotto gli occhi, il diventare capitani del corpo dei pompieri volontari, o il lasciare in giro per la casa messaggi d’amore destinati alla moglie” |
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08-04-2008, 21.32.59 | #18 | |
Ogni tanto siate gentili.
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?
albert
Citazione:
Se ogni vita dovesse iniziare sempre da capo, come si potrebbe spiegare l'aumento del volume della scatola cranica che ha raggiunto la sua maggior dimensione all'epoca delle caverne? Tale aumento volumetrico rispondeva ad una esigenza indotta? Maggiori informazioni accumulate e tramandate? Oppure in quel caso la natura non seguiva più una logica ma si divertiva a fare degli uomini con un "capoccione", come si usa dire a Roma? Saluti. Giancarlo. |
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09-04-2008, 10.04.42 | #19 | |
Moderatore
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?
Citazione:
Nel senso che gli uomini delle caverne erano potenzialmente più intelligenti di noi?? |
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09-04-2008, 20.58.09 | #20 | |
Ogni tanto siate gentili.
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Riferimento: L'uomo è davvero una "tabula rasa"?
albert
Citazione:
Non so rispondere alla tua domanda, ma sta di fatto che al tempo dell'uomo delle caverne si è raggiunto il maggior volume della scatola cranica per poi diminuire gradualmente, forse con l'entrata in uso di tante cose che hanno facilitato la vita umana, come l'agricoltura, la ruota e tanti altri strumenti che hanno reso la vita dell'uomo più semplice e meno impegnativa fino ad arrivare ai giorni nostri. Vi è da dire che se da una parte è diminuto il volume, dall'altra sono aumentate le ramificazioni di connessione che servono a formulare pensieri più complessi. Ma il problema portato dalla mia domanda non era questo, ma sapere per quale motivo l'evoluzione ha sentito la necessità dell'ampliamento della scatola cranica se una vita che nasce deve partire sempre da zero: a cosa serviva aumentarla? Saluti. Giancarlo. |
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