Ospite abituale
Data registrazione: 27-06-2007
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Spiegazioni e cecità.
Caro Emme Ci,
si pongano pure uno contro l’altro il padrone ed il servo, si supponga pure ciascuno cosciente di sé, cioè l’uno della sua servitù e l’altro della sua padronanza, si propongano pure ambedue quali figure di classi o ceti civili in lotta e si conceda pure non poco all’estravagante ingegno dell’autore:
non mi pare che la questione muti molto, se non per altro, perché perfino nella trasposizione figurata il rappresentante deve avere una qualche similitudine col rappresentato.
Ora, se consideriamo quello che fu sempre, è ora e sempre, suppongo, sarà la natura di quel vincolo tra due uomini, in virtù del quale possiamo appellare l’uno padrone e l’altro servo; la questione è:
perché alcuno ne usa per figurare qualche cosa di contrario, ponendo il servo padrone, proprio in virtù del suo servizio, ed il padrone servo, proprio in virtù del suo dominio ?;
che cosa egli vuole talmente significare ?.
Omettiamo, in primo luogo, il caso ch’egli argomenti con ironia, deridendo dottrine od opinioni altrui.
Una spiegazione può essere questa, ch’egli voglia significare che dinanzi a coloro, i quali, siano numi superni ovvero siano uomini sapienti, sanno perscrutare la verità delle cose, oltre la fallacia delle apparenze; i padroni in tanto, in quanto dipendano dal lavoro servile, sono indegni di stima e d’onore, essendo perciò essi stessi servi dei loro servi; di contro i servi, in tanto, in quanto servendo pongano i suoi padroni nello stato di chi dipenda da altri per vivere, essi sono i padroni veri, di cui i padroni di nome sono servi.
Un’interpretazione simile, dunque, a quella dei Cristiani che ammoniscono:
gli ultimi sulla Terra saranno i primi in Cielo e vice versa.
Ma una tale interpretazione porta, se non necessariamente, al meno ragionevolmente seco che, in altro luogo, in altro tempo, la servitù dominante ed il dominio servente siano riconosciuti o da ambedue le due parti o, al meno, da una ovvero da un terzo esterno, il quale possa remunerare, in qualche modo, la ricognizione.
Se così non fosse, se nessuno riconoscesse la verità del vincolo, che appare servente, ma è dominante, né il padrone, che potrebbe così stimarsi umiliato, né il servo, che potrebbe così gloriarsi esaltato, né un terzo mortale od immortale, che potrebbe così compensare prima o poi il servo della servitù e punire il padrone del dominio; il giudizio dell’Hegel sarebbe, come Tu stesso noti, un’opinione singolare e stravagante e, aggiungo io, anche piuttosto ridicola e vana.
I Cristiani, per parte sua, differiscono la ricognizione alla vita futura, quando Cristo disvelerà la fallacia dei vincoli terreni e dispenserà premii e castighi.
Ma il nostro filosofo mi pare non confidi in quella salute futura.
Forse la spiegazione è quella che Tu stesso adombri nel Tuo commento, benché poi, nella conclusione, pari ritrarTene.
E veramente annoti:
“E non bisogna dimenticare che il raffronto si risolve senz’altro a favore del servo, dove si potrebbe vedere rappresentata un’intera classe, quasi l’intero proletariato cui si rivolgerà l’attenzione di Marx…”
E se l’Hegel, vissuto in un secolo d’eversione di consuetudini e riti ed opinioni e leggi antichissime e radicate nelle menti e nei cuori umani, abbia voluto non tanto rappresentare l’essenza presente del vincolo di servitù, quanto piuttosto divinarne l’esito futuro ?.
Quasi abbia voluto ammonire che i signori, se dipendono troppo dai servi, in fine dovranno sopportare l’eversione del proprio dominio e, di contro, che i servi, pur che sappiano usare astutamente del proprio servizio, potranno precipitare nella rovina i signori.
Quello che mi pare manchi, forse perché, come osservi, l’uomo non aveva ancora formulata compiutamente la sua dottrina, è la composizione ovvero sintesi:
abbiamo la posizione ovvero tesi, il padrone è padrone ed il servo servo; l’opposizione ovvero antitesi, il padrone diviene servo ed il servo padrone; ma la composizione quale sarebbe ?.
Forse la repubblica perfetta e fallace che alcuni filosofi spesso sono andati elucubrando ?.
A me tuttavia pare, ripetendo i casi umani passati e presenti, cosa vera che i padroni prima o poi divengano servi ed i servi padroni, i dominanti dominati ed i dominati dominanti, ma appare cosa verisimile supporre che così accadrà sempre, perché la composizione io non solo non l’ho mai vista, ma neppure so vedere quale potrà mai essere, finché al meno la nostra natura umana permanga tale.
Sarò cieco....
Anakreon.
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