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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 16-09-2010, 09.37.45   #31
emmeci
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Riferimento: Nichilismo

Sillogismo: pensando il nulla pensiamo a qualcosa, dunque il nulla non c’è: perché anche quando c’è non c’è.
Però si può pensare al nulla come futuro di ciò che ora è: il che, però, significa ancora che il nichilismo può essere solo una possibilità – magari una probabilità – mai una realtà. Troppa agitazione per nulla, per un topo che si agita dietro la tenda? Perché il futuro può non avere fine, e allora che bisogno c’è di preoccuparci ora? Sì, ci ronza nell’orecchio quell’ “estote parati”, ed è infatti di fronte a una tale possibilità che è nata prima la religione, poi la cultura in tutti i suoi aspetti, culminanti nella filosofia… la quale ha assunto il compito – come dicono certi filosofi – di una tavola di salvezza o addirittura di un edificio di cui sbarrare le porte per difendersi dall’onda nera che arriva alle fondamenta….Ma non credo che i filosofi siano così egoisti e ruffiani da pensare solo alla loro sicurezza interiore: credo che essi – forse trascinati da una misteriosa e gratificante etica professionale – ritengano la verità qualcosa di valido per sé anzi valido per tutti, e se la religione non è bastata a dare pace alle anime, essi hanno il diritto di cercare di offrirla, come in questo forum, con la filosofia.
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Vecchio 18-09-2010, 02.55.02   #32
Soren
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Riferimento: Nichilismo

@emmeci: non sono d'accordo, è vero che anche quando pensiamo il nulla il massimo a cui possiamo approdare è il senso del nulla, così come la mente non è capace di uscire dall'ottica del -senso- ma ciò non vuol dire che allora il nulla non sia la realtà, o non ne faccia parte: mi pare fosse proprio Nietzsche il primo a dire che è la volontà a fondare il senso che vediamo nelle cose, e dalla propria volontà -volenti o nolenti- è impossibile uscire, agiamo sempre per volontà, sensi e significati. i_ agiamo. la realtà non agisce nè da supporto nè da acerrimo nemico: si limita ad applicare le leggi, uguali in ogni azione che comprende senso e significato per l'uomo: la necessità umana non le cambia. questo è tutto ciò che ci è dato conoscere, le leggi della realtà: non il loro senso. sono semplicemente un codice che tiene unito tutto: ma se noi credessimo che il loro senso è questo tenere unito tutto, presupporremmo una volontà nella realtà, che invece, come sappiamo, anima i viventi e non le pietre.
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Vecchio 20-09-2010, 08.41.19   #33
emmeci
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Soren. Se dalla volontà non si esce, come sembra asserire Nietzsche sulla scia di Schopenhauer, mi pare che questa sia una dimostrazione in più dell’inconsistenza del nichilismo, che potrebbe d’altra parte ridursi a una semplice e perfino banale constatazione, cioè che il vivente – umano, sub-umano o super-umano - quando esiste non pensa alla morte, e quando essa viene reagisce con nuove speranze e purtroppo con nuove illusioni Ma l’uomo, direbbe un filosofo, non ha il pensiero? Non dovrebbe cioè porsi seriamente questo problema chiedendosi magari se un vivere eterno sarebbe meglio o peggio per lui?
Mi pare che di fronte alla tua fede di nichilista si possa ricorrere – se non altro a scopo esorcistico – all’idea di Ulysse, cioè che il nichilismo attraversa sì la storia ma è sempre sopravanzato dalla realtà ed è quindi un nichilismo utile alla formazione e all’evoluzione degli esseri, impegnato per così dire a rendere immortale la vita…. Ma allora perché questo orrore dell’ultimo evento, perché avere paura dell’ombra che ci trasciniamo dietro e che non vediamo davanti a noi? Forse perché è un nichilismo che ci dà forza, ci spinge avanti e che, come il sonno prepara alle visioni del giorno, è forse la soglia di quel mitico tempio in cui è riposta la nuda, intangibile verità.
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Vecchio 21-09-2010, 21.16.36   #34
Soren
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Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Soren. Se dalla volontà non si esce, come sembra asserire Nietzsche sulla scia di Schopenhauer, mi pare che questa sia una dimostrazione in più dell’inconsistenza del nichilismo, che potrebbe d’altra parte ridursi a una semplice e perfino banale constatazione, cioè che il vivente – umano, sub-umano o super-umano - quando esiste non pensa alla morte, e quando essa viene reagisce con nuove speranze e purtroppo con nuove illusioni Ma l’uomo, direbbe un filosofo, non ha il pensiero? Non dovrebbe cioè porsi seriamente questo problema chiedendosi magari se un vivere eterno sarebbe meglio o peggio per lui?
Mi pare che di fronte alla tua fede di nichilista si possa ricorrere – se non altro a scopo esorcistico – all’idea di Ulysse, cioè che il nichilismo attraversa sì la storia ma è sempre sopravanzato dalla realtà ed è quindi un nichilismo utile alla formazione e all’evoluzione degli esseri, impegnato per così dire a rendere immortale la vita…. Ma allora perché questo orrore dell’ultimo evento, perché avere paura dell’ombra che ci trasciniamo dietro e che non vediamo davanti a noi? Forse perché è un nichilismo che ci dà forza, ci spinge avanti e che, come il sonno prepara alle visioni del giorno, è forse la soglia di quel mitico tempio in cui è riposta la nuda, intangibile verità.

preso per vero che quando si esiste non si pensa alla morte, ciò non prova niente: prova soltanto che una parte ( importante tra l'altro ) della realtà è esclusa dal pensiero e a maggior ragione sfalsa il pensiero, il senso, a favore del nichilismo. perchè la morte, sorpresa, c'è eccome.
Poi ( e a questo punto il tuo discorso mi fa pensare che è a causa del mio atteggiamento nichilista, anche se di mio non credo ) io per quanto ne so esisto, eppure penso spesso alla morte. non nei termini di suicidio, chiaramente, ma nei termini di possibilità: se vado sul balcone e salto, muoio ( tempo di attuazione: 5 secondi circa ) se scendo le scale e metto un piede in fallo, potrei morire ( altri 5 secondi ) e via dicendo. sono questi 5 secondi che mi separano dalla morte, in ultima analisi, la mia volontà di volere questi 5 secondi: mi basterebbe proprio poco per morire, a dire il vero. il punto è che ( io ) non voglio.
e non capisco cosa intendi con la tua riflessione sul -vivere in eterno-: manca la possibilità reale di ciò, e mi pare più una domanda fatta, considerato che tutto sommato un vivere in eterno sarebbe la più grande delle condanne, per legittimare l'altra opzione ( quella reale ), ovvero che tutti dobbiamo morire. la morte fa paura e allora si cerca un senso maggiore spreferibile ( è nella meccanica della volontà umana ) per contrastarlo. personalmente a me l'idea di dover morire diverte molto.
e come può essere il nichilismo rintracciato nella storia ? se prendiamo il nichilismo come la filosofia del nulla, per ciò che dicevo prima, al massimo nella storia si trova il senso che gli uomini danno via via al nulla e non il nulla che sta alla base del nichilismo. poiché sono d'accordo che il nulla non può esistere senza un senso nella mente dell'uomo. il senso regge tutto, e allo stesso modo cade così la storia: i sensi che gli uomini mano a mano producono del mondo, le azioni che ciò provoca, e quindi le relazioni degli uomini gli uni con gli altri e con il caso che gli capita ( e a cui trovano immancabilmente un senso: _loro_ lo trovano ). quello che voglio dire, è che il nichilismo non è mai sopravanzato dalla realtà, ma al massimo dai sensi che gli uomini danno ad essa ( e che rientra nella mia prima definizione -positiva- di nichilismo: nessun-senso comporta possibilità di verità di ogni senso, ovvero libertà totale, se si intuisce come il nulla e l'infinito siano in rapporto ).
del tuo ultimo capoverso posso apprezzare lo spirito poetico che metti nelle tue risposte, ma riguardo al contenuto non capisco: parli spesso della morte, eppure io non l'ho passata affatto in rassegna ( anche qui, potresti indagare sul senso di ciò ): non vedo il modo in cui si possano legare nichilismo e orrore della morte: l'orrore della morte è sentito dalla vita, non dal nessun-senso nichilista, che invece comprende tutte le possibilità dei sensi della morte -l'orrore, la serenità, l'indifferenza- in base alla vita di chi si fa portatore dell'idea della morte. lo torno a ripetere: il modo in cui io mi trovo più a mio agio quando considero la possibilità della morte, è accettandola con divertimento. anche se capisco che ora come ora io non sia la persona giusta per parlare di ciò: mi manca probabilmente l'esperienza reale, il sentore reale della morte che anche se ci penso spesso, non posso ottenere se non a livello di possibilità. ma come ti ho detto qua non c'entra il nichilismo ma la vita di chi porta l'idea.

saluti, Soren
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Vecchio 22-09-2010, 20.24.18   #35
ulysse
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Citazione:
Originalmente inviato da emmeci
Sillogismo: pensando il nulla pensiamo a qualcosa, dunque il nulla non c’è: perché anche quando c’è non c’è.
Però si può pensare al nulla come futuro di ciò che ora è: il che, però, significa ancora che il nichilismo può essere solo una possibilità – magari una probabilità – mai una realtà.

Ovvio che il nichilismo è un concepire, un sentire nella mente del'nichilista...cosidetto...n iente a che fare con un "NULLA" effettivo o creduto.
Credo, infatti, che pensare a niente non si possa …finchè siamo coscienti qualcosa pensiamo sempre…anche se siamo distratti o, persino dormienti.
Questo però non ha niente a che fare con l’esistenza o meno del “nulla” teistico dell'oltremondo… solo astrazione creduta e temuta...come vera..
Alla fine non tutto ciò che pensiamo ha una necessaria corrispondenza concreta nell’immanente o nel trascendente….e per ciò stesso esisterebbe…o viceversa.

Infatti questo “nulla” credo possa avere significato solo come espressione teologica o filosofica…altrimenti diremmo “vuoto”…vuoto fisico.
Il nichilismo trarrebbe significato dalla credenza che oltre la morte non ci sia niente: cioè… il “nulla” teistico sarebbe concepibile soltanto in quanto lì prima c’era qualcosa che è stato tolto senza porvi niente di sostitutivo.

Comunque è stata ed è la religione stessa...con la fede inculcata... che inducendoci a credere nell’aldilà, crea, per contrapposizione il senso di smarrimento, incapacità e vuoto morale in chi, deluso, non crede più….che è anche un senso di mancanza delle tante meravigliose promesse che la fede implicava…compresa la “legge morale” supposta esclusività divina…o l’aspirazione ad un aldilà concreto.
In sostanza il nichilista è depauperato della visione di un Dio che gli è sottratto o che si autosottrae.
In quale terribile inferno cadremo senza Dio?!
Sfuggendo anche alla logica secondo cui, mancando Dio, non ci sarebbe nemmeno l’inferno.

Ma se Dio non c’è allora non può nemmeno esserci sottratto…e infatti l’ateo non è nichilista …è solo ateo!
Il nichilista, come interpretato dalla letteratura russa di fine ottocento, è disperato, non vede necessità o possibilità di bene, perché ha perso qualcosa…una parte della propria essenza.
L’ateo,(magari l’agnostico), con grande stupore dei credenti, non è disperato ..non ha perso nulla…per lo meno così crede.

Citazione:
Troppa agitazione per nulla, per un topo che si agita dietro la tenda? Perché il futuro può non avere fine, e allora che bisogno c’è di preoccuparci ora? Sì, ci ronza nell’orecchio quell’ “estote parati”,….

Si è vero ...tanto rumore per nulla! Prematuro preoccuparsi…o prepararsi, (a cosa e come?)
..per quanto, almeno per noi, per tutti credo, il futuro abbia sempre una fine!

Citazione:
… è infatti di fronte a una tale possibilità che è nata prima la religione, poi la cultura in tutti i suoi aspetti, culminanti nella filosofia… la quale ha assunto il compito – come dicono certi filosofi – di una tavola di salvezza o addirittura di un edificio di cui sbarrare le porte per difendersi dall’onda nera che arriva alle fondamenta….

Ma veramente dubiterei che la “RELIGIONE” possa vantare diritti di primogenitura nel confuso iter evolutivo del sentire e del pensare umano: forse religione e filosofia in qualche modo strutturate sono nate ed evolute insieme, magari in sintonia o in opposizione a volte, ma solo dopo gli infiniti tentativi di branchi di ominidi incapaci di articolare: magari prima bisognava capire come procurarsi il pranzo e la cena, o cacciare i clan concorrenti, poi magari sarà nata l’astrazione con l’intuizione che forse una qualche potenza sopranaturale, tipo spirito della foresta o dei defunti, poteva aiutare…se gli lanciavi un osso: adorazione e sacrifici!
Così facciamo anche oggi...magari con maggior simbolismo

Citazione:
Ma non credo che i filosofi siano così egoisti e ruffiani da pensare solo alla loro sicurezza interiore: credo che essi – forse trascinati da una misteriosa e gratificante etica professionale – ritengano la verità……

Forse la religione, con l’originale concepire e confidare negli spiriti e col successivo contributo alla organizzazione ed all’ordine sociale…tanto che il capo, re o faraone che fosse era sempre …e lo stesso Mosè lo era… anche gran sacerdote, capo spirituale o addirittura divinità…il chè lo legittimava....
Forse le religione dicevo… ha dato spesso il suo contributo alla formazione, all’ordine ed alla sicurezza/strutturazione sociale interiore/esteriore del popolo suddito, gregario, schiavo o cittadino che fosse.
La Bibbia è fondamentalmente un manuole dell'arte politica, bellica e sociale tenuta in gran conto fino a tempi recenti...ed anche oggi citata, dai maggiori leader politici...ovvio anche per blandire il popolo religioso...numericamente ancora... superiore agli atei.

In effetti la religione è sempre stata coinvolta con la politica e a stretto contatto col potere spirituale e temporale insieme..come succede anche oggi…del resto: il Papa fa visite di stato con discorsi anche politici ed i cardinali partecipano alla celebrazione di Porta Pia.

A tutto questo i media dedicano amplissimo spazio...senza alcun accenno ad un trascendente ipotetico o ad un "NULLA" temuto: mi sà che, nonostante la generale miscredenza o agnosticismo incombente...il nichilismo ottocentesco e passionale sia in netto disuso...ed è un peccato...è segno che le vecchie passioni politiche, religiose, agnostiche, anticristo...sono in netto calo nel mondo occidentale ...a parte l'ostilità e la paura per il diversorso, tutto si riduce ad un quieto convivere intellettuale....e, forse, è prorio in questo uniformizzarsi il vero nichilismo...distruttivo.

La filosofia piuttosto,forse per la sua mania di ricerca e di verità…anche nel fallimento…ha spesso messo qualche sassolino negli ingranaggi del potere, magari dopo averlo concepito e idealizzato… e nemmeno ha dato grande pace alle anime …anzi….
Per lo meno questa è l’impressione mia….forse da approfondire.
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Vecchio 26-09-2010, 16.47.13   #36
emmeci
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Qualcuno diverte, Soren, l’idea di morire? Probabilmente perché è giovane, o perché non ha visto una persona cara morire di una lunga morte vicino a sé, guardandola impotente soffrire e pensando a un Dio senza grazia e senza pietà. Così a quel giovane la morte sembra scendere morbida come la sera, pronta a dissolvere i crucci della giornata….Resta, giovane, nel tuo candore, e pensa semmai a lei con le parole del film di Wenders “così lontana, così vicina….”
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Vecchio 27-09-2010, 01.42.36   #37
Soren
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non volevo dire che la morte sia "divertente" dico che la possibilità della mia morte preferisco vederla - e forse hai ragione tu, soltanto perché vi sono *probabilmente* lontano - in maniera divertente. con un esempio di questo lato del mio carattere, ti posso dire che spesso se dico qualcosa con certezza - anche di importante - e poi si dimostra sbagliato, scoppio a ridere ( irritando spesso chi mi sta intorno ). quel che voglio dire è che la morte c'è, è ineludibile e allora non trovo un senso vederla in modo tragico quando si prospetta come "possibilità". la morte vera e propria, quando è vicina ( e si, ho avuto "morenti" vicino ) è diversa. non sto parlando della morte degli altri, perché ognuno vive la morte degli altri non solo per quello che è il suo dramma in ciò - anzi penso che la cosa orribile di vedere un'altra persona morire sta nel vedere il dramma che ciò rappresenta per lei stessa: quando mio nonno morì in un incidente sul lavoro, aveva 70 anni e aveva appena sconfitto un tumore. è morto all'istante; io non ho provato molto dispiacere ( certo nessun piacere ) per lui, tuttavia l'ho provato per mia madre e le mie zie, al massimo. quello che voglio dire è che la mia morte e la morte degli altri sono questioni totalmente differenti per le situazioni che generano rispetto a me; è una cosa troppo personale, piena di senso ( o non-senso ) per considerarla sempre col proprio metro. quindi, seppur valuto la mia con ironia, non intenderei mai lo stesso per quella degli altri.
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Vecchio 27-09-2010, 09.05.30   #38
emmeci
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Rinfràncati, Ulysse, il nichilismo non è in disuso – per lo meno il nichilismo in un senso rispondente al termine, cioè il nichilismo filosofico, perché se è vero che la religione combatte questo mostro insieme col relativismo a cui noi laici o filosofi siamo condannati per incapacità di pensare alto, c’è pure una “scuola del pensiero debole” che si limita semplicemente a non ammettere l’esistenza di una verità assoluta, ed evita l’ illusoria possibilità di averla in pugno …In ogni modo è un dato di fatto che per alcuni filosofi la filosofia è nata proprio come antidoto alla paura di quel nulla che sta davanti a noi, giovani e vecchi, assumendo un onere che forse era stato (ma continua ancora ad essere) un “plus” della religione.
Quanto alla filosofica mania di ricercare la verità, beh forse proprio quel non trovarla è il suo imperituro onore, perché il non trovare non estingue il bisogno e l’ansia di arrivare alla meta….ed è questo forse, il prezioso dono del nichilismo filosofico: cancellare tutto quello che non è verità assoluta, lasciando ad essa uno spazio che potrà sempre essere riempito - almeno finché ci saranno animi appassionati a cercarla in solitudine o nell’agora di un forum, come siamo noi.
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Vecchio 01-01-2011, 00.57.26   #39
femmefatale
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Ultimamente ho afferrato alla perfezione, quasi fosse un carattere della mia vita, il concetto di esserci heideggeriano e la domanda fondamentale per eccellenza: "perchè l'Essere e non il Nulla"? solo che io personalmente la rivolto, quindi "perchè vedo il Nulla e non l'Essere?". Devo ammettere che anche la lettura del"Muro di pietra" di Severino mi ha fatto riflettere molto.
Io non vedo nessun Essere.Vedo solo il Nulla: tutto va a finire nel Nulla, e quindi come osservò Sartre non c'è differenza tra ubriacarsi o condurre una battaglia.

Tutto finisce ugualmente nel Nulla.

So che Abbagnano ha proposto l'alternativa del possibile e molto ottimisticamente si augurava che nell'uomo passasse questa crisi di valori, questo anelito al Nulla...ma io non riesco a crederci; ripeto: vedo che tutto ciò che si fa finisce nel Nulla.
Io stessa finirò nel Nulla, ciò che faccio, dico, i miei dolori e le mie gioie, i miei sentimenti, tutto.
L'unica cosa che mi da un pò di gioia è la lettura -e anche la meditazione- su tutti quei filosofi che sto scoprendo da circa due anni...mi stanno veramente vicino...in fondo loro con le loro opere sono rimasti...forse c'è una speranza che qualcosa rimanga....

posso dirvi che l'ultimo che ho scoperto è Sestov...bellissima l'analisi su Kierkegaard..

mi scuso per il mio linguaggio forse bambinesco...sono ancora agli inizi..
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Vecchio 11-01-2011, 17.37.31   #40
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Originalmente inviato da emmeci
Rinfràncati, Ulysse, il nichilismo non è in disuso – per lo meno il nichilismo in un senso rispondente al termine, cioè il nichilismo filosofico, perché se è vero che la religione combatte questo mostro insieme col relativismo a cui noi laici o filosofi siamo condannati per incapacità di pensare alto, c’è pure una “scuola del pensiero debole” che si limita semplicemente a non ammettere l’esistenza di una verità assoluta, ed evita l’ illusoria possibilità di averla in pugno …In ogni modo è un dato di fatto che per alcuni filosofi la filosofia è nata proprio come antidoto alla paura di quel nulla che sta davanti a noi, giovani e vecchi, assumendo un onere che forse era stato (ma continua ancora ad essere) un “plus” della religione.
Quanto alla filosofica mania di ricercare la verità, beh forse proprio quel non trovarla è il suo imperituro onore, perché il non trovare non estingue il bisogno e l’ansia di arrivare alla meta….ed è questo forse, il prezioso dono del nichilismo filosofico: cancellare tutto quello che non è verità assoluta, lasciando ad essa uno spazio che potrà sempre essere riempito - almeno finché ci saranno animi appassionati a cercarla in solitudine o nell’agora di un forum, come siamo noi.

Cioran ha affermato che attingere nel Vuoto e nel Nulla a piene mani, fare l'esperienza del Nulla, serve ad assuefarci e a renderci sopportabile il pensiero della morte.
Io la penso così.
Più si frequentano IL NULLA, IL VUOTO e la disperazione, più si impara a farci l'abitudine e a non temerli più.
femmefatale is offline  

 



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