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13-01-2008, 08.02.53 | #22 | |
Ospite abituale
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Riferimento: per una filosofia morale, pratica e teoretica
Citazione:
Non ho incluso nel citarti assoluta Sono d'accordo che gli uomini tendono ad una morale unica....aggiungo anche che una filosofia che non determini un "agire" è una filosofia oziosa e perditempo.. ossia non è filosofia, non è saggezza. Eraclito afferma che " la sophia è dire cose vere e farle Pur essendo comune il logos molti vivono come se avessero una loro saggezza privata." Se la ragione è una, una deve essere anche l'etica. Severino dice che la scienza moderna quando nasce è ancora guidata da questa intenzione ma a partire dalla fine dell' ' 800 si rende conto che per rendere il mondo il più possibile conforme ai nostri progetti è necessario abbandonare la pretesa di conoscere la verità del mondo, la verità forte che essa presenta nel pensiero filosofico. In questo senso la scienza ritorna al mito. |
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14-01-2008, 17.28.28 | #23 |
Ospite abituale
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Riferimento: per una filosofia morale, pratica e teoretica
Ultima risposta possibile a Il Dubbio: tu non poni una verità assoluta in quanto la volessi formulare, ma nel cercarla – se veramente la cerchi – essa è una verità assoluta (direi persino un lampo d’assoluto), altrimenti non ti moveresti neppure. Come hanno fatto e faranno tutti gli scienziati e i filosofi di questo mondo (non parlo dei religiosi che la verità assoluta non hanno bisogno di cercarla perché l’hanno in sé). E se questo non basta a condurre avanti il dialogo, ammettiamo pure, come suggerisci, che “ci capiamo ma semplicemente non siamo d’accordo”. E così, per lo meno una volta, obbediamo al motto di Giorgiosan "ut unum sint".
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14-01-2008, 18.54.01 | #24 |
Ospite abituale
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Riferimento: per una filosofia morale, pratica e teoretica
Per scendere nel pratico una definizione di coscienza morale:
la coscienza morale è la capacità di riconoscere e distinguere il bene e il male morale, di cui sono manifestazioni i giudizi normativi sulla moralità degli atti individuali. In un senso più particolare, è il giudizio intorno alla moralità dell'azione che si sta per fare e si compie; se il giudizio è espresso anteriormente o in concomitanza con l'azione , si parla di voce della coscienza; se posteriormente all'azione, più appropriatamente di approvazione o rimorso. Da Enc.della filosofia di... Gallarate |
15-01-2008, 01.16.10 | #25 | |
Ospite abituale
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Riferimento: per una filosofia morale, pratica e teoretica
Citazione:
Per dire la verità non sono convinto che ci capiamo, ma non so in che altro modo porre la questione. Provo ad avvicinarmi al tuo pensiero: Tu dici che nel mio intento di cercare la verità questa deve essere per forza di cose un assoluto per il sol fatto di cercarla? Si ma tu prova a guardare la questione da un altro punto di vista, cioè quello di cui stiamo discutendo, ovvero la morale, in che modo nel praticarla posso avere un contatto con una morale assoluta? In un attimo potrei avere l'intuizione che possa essere assoluta (che io invece chiamo la migliore possibile per quel momento), ma è davvero assoluta? Non vorrei che ci stiamo confondendo con ciò che è assoluto e ciò che a me pare assoluto. Infatti se poni la seconda ipotesi mi vedrai molto piu d'accordo. E' necessario che tu sappia che sto cercando di guardare la questione dall'esterno come uno che studia cosa sia per te la morale. Io vedo che per te è la ricerca dell'assoluto. Ma guardando meglio il tuo comportamento, quello non è l'assoluto, ma solo ciò che sembra a te... in relazione al tempo che ti trovi a vivere. Tu non te ne puoi accorgere perché lo vivi in prima persona. Se provi a guardare me e a studiarmi tu dirai che per me è il dubbio l'assoluto. Forse fra 40 anni non sarà piu il_dubbio l'assoluto, ma la certezza. Ma non sto pensando che fra 40anni (o 4 mesi) cambierò il mio modo di vedere la morale (e tutto il resto), non potrei farlo perché oggi lo sto ponendo come assoluto. Sottile come differenza, ma se fai questo tipo di operazione ti accorgi come funzioni molto meglio. Certo, è meglio pensare di "intuire" l'assoluto, ma se guardo quell'intuizione dall'esterno, quella è un'intuizione relativa. Tanto meglio esserne consapevoli... ciao |
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15-01-2008, 07.13.26 | #26 |
Ospite abituale
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Riferimento: per una filosofia morale, pratica e teoretica
Credo che il disaccordo viene dal confondere assoluto con assolutismo. Una verità assoluta credo possa e debba essere ammessa da chiunque, anche da chi disperatamente non l’ha trovata e in un estremo tentativo si uccide o, come Nietzsche, impazzisce….. Tu dici che non si può trovarla? Ebbene, per te questa è la verità, e non hai bisogno di attendere quarant’anni.
Ma proprio qui si annida il pericolo dell’assolutismo, cioè nel credere che la propria verità sia l’assoluta. Invece la verità assoluta c’è in quanto non la si trova e non la si ha in pugno. C’è, anzi è là, forse solo un poco più in là, seguita dall’ombra di un dubbio che non la lascia e la spinge avanti….Così, in fondo, che cosa mai ci distanzia? Forse la presunzione che, se mi fosse dato di vivere un tempo infinito, la troverei? Ma non carichiamoci di un altro mistero e di un dialogo che non avrebbe fine. Piuttosto il grande dubbio per me sta nel chiedermi se questo modo di interpretare la verità e la morale non possa richiamare una religiosa ascesa o anche solo un anelito verso il divino – ciò che nel contempo mi rende diffidente e mi affascina se penso a che cosa si riduce il dio delle religioni e che cosa sarebbe per me. Forse si tratterebbe di una fede diversa da quella che obbliga a leggere un catechismo e a sgranare un rosario, cioè da quella delle religioni che per far credere in dio hanno bisogno di tratteggiarlo, ornarlo di doti oscure e gaudiose, e alla fine dargli un volto ed un nome. |
15-01-2008, 10.29.37 | #27 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Non ho detto che non si può trovarla, ho solo detto che sono consapevole, se riesco a mettermi in terza persona, che quella che ho dentro di me è una verità relativa. Solo se ci si pone in questo modo si riesce a trovare un punto di incontro con l'umanità intera e c'è un progresso sociale e morale. La mia volontà nel cercare una verità morale non deve lasciarmi ingannare dalla mia idea relativa, ma devo sforzarmi di confrontarla con te. Insieme troveremo una verità comune che se confrontata con Giorgiosan o con Napoleone riuscirà ad arrivare ad una verità più prossima a quella che tu pensi sia assoluta. Se tu invece pensi che cercare di arrivare ad una verità assoluta è inutile (anche se c'è) perché non la troverai mai, sicuramente non ti muoverai più. ciao |
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16-01-2008, 14.55.24 | #28 |
Ospite abituale
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Riferimento: per una filosofia morale, pratica e teoretica
E’ così come dici, [b]Il Dubbio[b]: proprio se si tratta di assoluto e non di assolutismo la ricerca è possibile, dovesse impegnare un’intera vita o un’intera umanità. Forse ti potresti domandare come può una verità assoluta permettere che la si cerchi, e qui effettivamente c’è il rischio di trasformare una posizione gnoseologica e solo filosofica in una visione religiosa, anzi perfino in una leggenda ebraico-cristiana, rendendo l’assoluto miseramente relativo. Ma è possibile accostarsi alla verità volando nel vuoto? Non sono necessari i puntelli del mito, preso magari nel suo valore di semplice simbolo?
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17-01-2008, 13.23.27 | #29 | |
Ospite abituale
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Riferimento: per una filosofia morale, pratica e teoretica
Citazione:
La ricerca dell'assoluto deve impegnare tutta una vita e l'intera umanità. Però, c'è un grosso però!!! Se l'umanità, o il singolo uomo, dovesse intuire un ideale di assoluto si troverà sempre in conflitto quando dovrà poi applicarlo nella vita reale. Quel modello di assoluto non sarà un modello applicabile, quindi perderà la sua assolutezza nel mondo relativo. Ti ho fatto numerosi esempi (comprese sferette, e uomini che nascono li dove non è possibile vivere se no nell'ipotesi <<conflittuale>> con il proprietario dell'intera terra che non gli permetterebbe di vivere), e te ne faccio quanti ne vuoi: per esempio la pace sulla terra è un modello di assoluto a cui l'umanità (quasi interamente) aderisce. Ma non la puoi applicare, in tutte le situazioni, con il mezzo della sola pace. Infatti la guerra ha avuto la stessa applicazione di pace che è contraddittoria con la pace stessa. Quindi cosa è l'assoluto se non lo puoi applicare nel mondo relativo se no la via piu breve e meno dolorosa per tutti affinchè si possa passare al tempo successivo, tenendo anche in mente che la pace è si un modello ma che ha bisogno di essere inteso nel mondo relativo e come mera applicazione relativa. Se hai il <<fine>> di raggiungere un modello assoluto devi per forza passare dai modelli relativi. Infatti non c'è solo la guerra come applicazione della pace, c'è il dialogo la diplomazia, il commercio ecc. ecc. Qualcuno potrebbe dire: ma come la Cina sfrutta i bambini per lavorare ( e chissà cos'altro) e tu commercializzi con loro? Alla fine devi fare un compromesso, e trovare la via migliore e meno dolorosa per tutti per applicare i modelli assoluti che hai interiorizzato nei secoli, passando dal modello assoluto ad un modello relativo che è, secondo me, assoluto per quel tempo. Io infatti farei la guerra alla Cina, perchè non è possibile nemmeno pensare di commercializzare con certi stati immorali; ma ti sembra la via meno dolorosa? |
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18-01-2008, 14.59.40 | #30 | |
Ospite abituale
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Riferimento: per una filosofia morale, pratica e teoretica
Citazione:
Aggiungo una definizione di rimorso: Stato di pena specificamente morale, conseguente alla coscienza del male operato; è parte della sanzione che segue naturalmente la colpa. La fonte è la stessa. E' il conscientiae morsus come è già stato detto. |
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