Riferimento: solipsismo
Credo che se rimaniamo nell’orizzonte conoscitivo (nel quale Wittgenstein fondamentalmente si pone anche quando gioca con le parole) il solipsismo possa rappresentare un’opzione accettabile, che in fondo non scuote la gabbia gnoseologica che il filosofo si è costruito. Forse sarebbe diverso per uno scienziato, che ha bisogno dell’approvazione dei confratelli per credere nel successo di una teoria, mentre il filosofo – specialmente se in possesso di cattedra universitaria - ben raramente ha tempo d’ascoltare ciò che obiettano i suoi colleghi e tanto meno i discepoli: e sono forse essi – i professori di filosofia – i veri, irriducibili solipsisti…. Ma l’uomo non è solo un emerito professore, e non è neppure, come l’astronomo, uno strumento puntato a scoprire pianeti; è un essere che vive in un orizzonte diverso e certo più agitato di quello conoscitivo, e deve fare i conti con la morale, sua e degli altri, come Galileo stesso ha dovuto imparare a sue spese di fronte al verdetto degli inquisitori. Sì, il solipsismo è smentito quando ci si apre all’orizzonte morale, tanto che perfino Stirner, eroe dell’Unico e del Solipsismo, si è riadattato alla fine, e dopo molte battaglie, a invocare una “associazione di liberi io”.
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