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05-10-2007, 07.24.07 | #27 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,272
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Riferimento: Einstein e Pirandello, eroi del relativismo
No, Albert, non baso affatto la confutazione del relativismo sulla contraddizione in cui incorrerebbe il relativista, perché egli potrebbe rispondere di essere pronto a usarlo contro di sé facendolo in ogni caso trionfare, ma perché proprio il relativista, se vuol continuare a credere di essere tale, deve avere un’intuizione che una verità assoluta esiste anche se non la conosce e sa che non la raggiungerà mai, altrimenti come potrebbe dire che la sua è una verità relativa? E’ come se proiettasse la sua parziale o relativistica verità su uno sfondo che, se anche appannato o tale che si ritira ogni volta che si cerca di contemplarlo, in qualche misterioso modo è là. Di più: non credi che Einstein o Heisenberg non fossero convinti, nel momento dell’illuminazione o nel pieno delle loro battaglie, di averla ormai in pugno, la verità? Credi che degli scienziati siano pronti a un simile atto di autoflagellazione? Tu dirai che questo sarebbe una dimostrazione di futile orgoglio, che la prossima generazione di scienziati sarà pronta a smentire. Io dico semplicemente che la verità c’è e non c’è: paradossale? Ma tutta la storia della conoscenza è qui dentro, scientifica, filosofica: solo la religione ne è per così dire immune, ma solo perché per la religione la verità non si cerca ma c’è.
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05-10-2007, 21.32.29 | #28 | ||
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2007
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Riferimento: Einstein e Pirandello, eroi del relativismo
Citazione:
quindi, emmeci (a proposito, grazie per la discussione che sta diventando interessante), il concetto di verità relativa non può esistere senza il concetto di verità assoluta. Secondo me si può faticosamente arrivare a costruire un concetto di “verità” privo dell’attributo di assolutezza (l’insieme delle affermazioni su cui tutti non possono fare a meno di concordare), mentre il concetto di “verità assoluta” è insostenibile. Se ci fosse una verità assoluta, allora secondo me varrebbe l’argomento ontologico di Sant’Anselmo d’Aosta. Ma il fatto che si possa pensare ad una cosa non ne può implicare l’esistenza, come osservò anche Kant. Citazione:
Sono d’accordo con te sul fatto che la totalità o quasi dei pensatori del passato credessero nella verità assoluta e la cercassero (penso anche a Cartesio, che riteneva che la bontà divina garantisse che un’idea è vera se la percepiamo con “chiarezza e distinzione”). Sicuramente Einstein era di questo parere, tanto è vero che avversò l’interpretazione di Copenhagen della meccanica quantistica – però, con il senno di poi, aveva torto. Non sarei altrettanto sicuro di Heisenberg, figura che mi affascina (dobbiamo al suo sabotaggio del programma atomico tedesco la mancata vittoria della Germania nazista nell’ultima guerra). Nei suoi ultimi anni si occupò attivamente di filosofia, e scrisse il libro “Fisica e Filosofia”, non so bene che posizioni avesse. |
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06-10-2007, 13.23.25 | #29 |
Ospite abituale
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Riferimento: Einstein e Pirandello, eroi del relativismo
Ha perfettamente ragione Kant: difatti la verità assoluta è una verità possibile ma non reale, una verità che vedo là in fondo, al termine (irraggiungibile) di tutti gli sforzi miei, tuoi, dell’umanità e dell’intero universo….Un volo fantascientifico? Ma quanti voli hanno ipotizzato la religione e la filosofia! Io mi limiterei a definirlo un volo metafisico, consentito da una logica superlogica. Infatti, come altre volte ho cercato di spiegare, che una verità assoluta ci sia è incontestabile, anche se non la conosciamo e non la conosceremo….infatti, poniamo che questa verità assoluta sia soltanto fisica, ebbene sarebbe questa la verità; che la verità assoluta sia l’idea o lo spirito, sarebbe questa la verità; che la verità assoluta è Dio, sarebbe questa la verità…..E perfino se la verità è nulla e non essere, o se una verità assoluta – come tu dici – non c’è o è un concetto sbagliato, ebbene la verità assoluta sarebbe questa. E forse noi ci affanniamo a cercare qualcosa che è già stato da sempre trovato.
Ma a proposito di Heisenberg. Non so se ti è capitato di vedere (io l'ho vsta su Sky) una ricostruzione della sua persona e della sua avventura, dalla quale veniva fuori, con tanto di autorevoli testimoni, che la mancata costruzione dell’atomica tedesca è stata causata non da una sua volontaria resistenza o frenata, ma da un suo vero e proprio errore di calcolo, dovuto tra l’altro a un ripicco perché un altro fisico che si era impegnato a studiarla aveva fatto calcoli esatti e l’avrebbe senz’altro potuta creare. Forse il superteorico è meno abituato all’aritmetica elementare? O è un’ironia delle cose, visto che proprio lui è stato l’assertore massimo del principio di indeterminazione. “Tale principio, dice, stabilisce un limite alle nostre possibilità conoscitive, che devono limitarsi alla probabilità, cioè a una conoscenza relativa dei fenomeni sperimentati”. Tutto bene dunque? No, perché egli considera questo come un principio assoluto. E, per entrare nelle sue valutazioni più propriamente filosofiche, si può aggiungere che egli insiste sulla necessità di collegare i nuovi principi scientifici a nuovi presupposti filosofici, mostrando come i primi possono retroattivamente modificare i secondi. In particolare il principio di indeterminazione e la riformulazione del concetto di esperimento attraverso la dimostrazione dell’intervento attivo da parte dello sperimentatore, oltre a influenzare le scienze naturali contribuisce a un ripensamento delle scienze umane, nelle quali è notoriamente condizionante l’intervento del soggetto. Io preferirei interpretare l’indeterminismo - come anche la relatività, cioè l’intera nuova scienza - come un’apertura alla libertà del pensiero e perfino alla metafisica che, come riconoscono i più rivoluzionari teorici della scienza, può costituire per essa un potente stimolo verso la verità. |
07-10-2007, 20.45.45 | #30 | |||
Moderatore
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Riferimento: Einstein e Pirandello, eroi del relativismo
Citazione:
Ma se questa verità assoluta è irraggiungibile, non la conosciamo e non la conosceremo, che cosa me ne faccio, in che cosa mi può interessare? Sarebbe come discutere dell’esistenza di altri universi che mai potranno venire in contatto con noi; ognuno al proposito potrebbe dire quello che vuole, tanto non ci potrà mai essere una verifica. Citazione:
Non conoscevo questa ricostruzione e ti ringrazio per l’informazione. In effetti è plausibile, la storia del sabotaggio dall’interno sembra troppo romanzesca. Rimane la beffa di Hitler che ha perso la guerra a causa dei suoi pregiudizi, chiamava la meccanica quantistica “fisica ebrea” e fece fuggire tutti quegli scienziati che avrebbero potuto dargli la bomba atomica. Una bella lezione, secondo me. Citazione:
Però avevi convenuto che non si può usare la contraddizione in cui incorrerebbe il relativista che dice “non c’è nessun principio assoluto”, “perché egli potrebbe rispondere di essere pronto a usarlo contro di sé”. Anche qua per fare funzionare le cose basta considerare lo stesso principio di indeterminazione alla stregua di ogni conoscenza, priva dell’attributo di assolutezza. Ciao! |
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