Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
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Riferimento: i possibili scenari futuri
Sì, l’attuale stato della scienza ha sconvolto paradigmi fermi da millenni, mentre la cultura, e in particolare la filosofia, sembrano non essere in grado di raggiungere o proporre nuovi equilibri, condivisibili almeno nel fondamento.
E qui vorrei dire, senza reticenze: bando al pensiero debole! Proprio in questo sconvolgente, tragico e comico momento della nostra storia (tragico perché vede un’assurda lotta di civiltà e religioni, comico perché là dove non ci sono vittime non si pensa che a mangiare e cantare) si torni al pensiero forte: cioè alla ricerca della verità.
Il che può voler dire tornare a Platone, a Socrate e alle prime avventure del logos nelle città greche, dove è nato il nostro pensare e con esso la ricerca della verità, l’assoluta verità. Ma siamo sicuri che basti la filosofia? O proprio quell’ansia di verità, quella fuga dalle opinioni e dal relativismo può spingere a chiedere: religione, scienza, o filosofia?
Una cosa si può ripetere ancora una volta: fuori dalla chiacchiera in cui sembrano finire piccoli e grandi cervelli, cattedratici, autorità della stampa e dei festival, quel buttare sentenze o parole d’ordine che presto si sgonfiano, quella strategia del vuoto, quel dividersi su argomenti da nulla o dare ragione un po’ a tutti per raccogliere voti e consensi….No, cercare la verità, che non significa chiudersi in sé ma allargare il proprio orizzonte, anzi mettersi dalla parte degli altri perché si valutino i pareri e i punti di vista e perché l’obiettivo non è un'astratta verità, ma sapere ciò che dobbiamo fare, cioè il bene, anzi il bene assoluto: un obiettivo a cui non erano giunti né Socrate né Platone nonostante o forse proprio a causa del loro parlare continuo di conoscenza delle virtù.…Forse era necessario che la Grecia, per arrivare al vero problema morale, fosse fecondata dalla religione cristiana?
Bene, ecco qui il primo scoglio sulla strada della verità: la religione, anche se la religione sembra la meno idonea a stimolare questa ricerca della verità, perché l’ha già da sempre trovata e non può metterla in discussione, mentre la filosofia la deve cercare - e questo è un altro punto a favore della Grecia, che nonostante i sigilli sacrali di cui ha costellato la sua poesia e la sua arte, non ha fatto della religione uno strumento di asservimento delle coscienze, non ha creato una chiesa….E la filosofia greca non ha avuto requie, ogni filosofo era come se incominciasse per la prima volta a pensare, a costo di andare contro sé stesso, cioè contro l’acqua, il fuoco, le idee, la logica, il formalismo e la città ideale per cercare, soltanto cercare….Ed ora la scienza. Certo la scienza ha il pregio di identificarsi con la ricerca del vero attraverso un superamento continuo delle posizioni raggiunte, quasi che l’assoluto cui pure aspira si libri davanti ad essa come una magica farfalla da catturare, e il relativo non abbia senso se non confrontato con l’assoluto.
E allora: bando agli equivoci; la filosofia o meglio – per chi riesce a vivere la loro discorde unità – scienza e filosofia non interrompano il loro cammino verso ciò che brilla davanti a loro come davanti non a un popolo ma a tutti i popoli, all’umanità e all’intero universo, anche se questa ricerca dovesse indicare che l’uomo ha già cominciato a uscire da sé e un’altra specie scuote le ali lasciando poco tempo per decidere come dobbiamo intervenire nel nostro destino e se è giusto farlo, sfidando un futuro che potrà risultare non amabile e tragico.…In fondo quale è stato il destino del profeta di questa mutazione della specie-uomo se non la pazzia? Sì, è giusto che Magris e Schiavone abbiano auspicato il sorgere di una nuova visione del mondo, ma questo dipende ormai dal progetto che ci poniamo e che non può basarsi solo su corredi di cromosomi ma deve diventare un progetto morale, quale non ci è dato trovare – fatalmente - né in Socrate né in Platone e forse in nessuno di quella schiera di filosofi e di scienziati che fanno onore alla storia ma che tacciono se li interroghiamo…..Forse nella religione? Ma se aspiriamo alla verità e al bene assoluto, la stessa religione non può frenare la nostra ricerca ed è proprio da lei che ci aspettiamo la rinuncia non solo alle armi ma ai dogmi, agli imprimatur e agli anatemi – in poche parole al suo stato ecclesiale e – starei per dire – alla fede in un Dio che è soltanto una maschera dell’assoluto. E dico questo non per cancellare la fede, ma per lasciarla libera di cercare – oltre le maschere – il vero Dio.
E con questo chiudo lo scenario che un po’ con ironia un po’ con convinzione mi è sembrato di poter tracciare con qualche speranza per il futuro. Dopo tutto è segno di effettivo progresso se nel ventunesimo secolo si può dire tutto.
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